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jonnylogan
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martedì 11 febbraio 2025
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la pellicola inessitente
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Il mondo della settima arte è pieno, anzi strapieno, di progetti falliti sul nascere oppure arenatisi sul più bello o quasi in dirittura di arrivo. Basti pensare che per quasi due anni Francis Ford Coppola non aveva la garanzia di riuscire a portare a termine il suo Apocalypse Now(id.; 1979) iniziato e quasi terminato in un vortice di disgrazie ambientali e malattie, defezioni, cambi di programma e di cast. Mentre Terry Gilliam nel 2002, certificava con il documentario Lost in La Mancha (id.; 2002) il più celebre caso di development hell della storia del cinema, con ben otto tentativi andati a monte da parte dell'ex Monty Python, per arrivare alla realizzazione di L'uomo che uccise Don Chisciotte (The Man Who Killed Don Quixote; 2018) infine approdato al cinema nel 2018.
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Il mondo della settima arte è pieno, anzi strapieno, di progetti falliti sul nascere oppure arenatisi sul più bello o quasi in dirittura di arrivo. Basti pensare che per quasi due anni Francis Ford Coppola non aveva la garanzia di riuscire a portare a termine il suo Apocalypse Now(id.; 1979) iniziato e quasi terminato in un vortice di disgrazie ambientali e malattie, defezioni, cambi di programma e di cast. Mentre Terry Gilliam nel 2002, certificava con il documentario Lost in La Mancha (id.; 2002) il più celebre caso di development hell della storia del cinema, con ben otto tentativi andati a monte da parte dell'ex Monty Python, per arrivare alla realizzazione di L'uomo che uccise Don Chisciotte (The Man Who Killed Don Quixote; 2018) infine approdato al cinema nel 2018.
Alla stessa maniera Argo può a pieno titolo rientrare nell'elenco di questi progetti che per loro stessa natura sono vittime di una gestazione molto complessa. Anzi Argo, rispetto ai progetti cinematografici più celebri, non corre i medesimi rischi d'insuccesso, perché non ha mai avuto l'ambizione di arrivare sul grande schermo, ma è stato partorito dalla mente di Tony Mendez, ben interpretato dal regista Ben Affleck, agente della CIA assegnato al salvataggio di un manipolo di diplomatici 'a stelle e strisce' ed esperto di esfiltrazioni, incaricato dal governo americano di salvare sei uomini nevralgici per la sicurezza dalla nazione, con qualunque mezzo a sua disposizione. Pianificando ogni dettaglio con cura maniacale, Tony decide di mascherare da troupe cinematografica i sei funzionari, fingendo che siano arrivati sul territorio Iraniano per cercare le locations per un film di fantascienza che, sul finire degli anni di piombo, potesse gareggiare con lo Star Wars (id.; 1977) di George Lucas e il Flash Gordon di Alex Raymond, con tanto di sceneggiatura e lancio di agenzia con manifesti e un cast di primo piano. Una vicenda ritornata agli altari della cronaca solo nel 1997 grazie all'autobiografia di Mendez e a un articolo a firma Joshua Bearman apparso nel 2007 sulle pagine di Wired dal quale l'esperto di cinecomics Chris Terrio, ha tratto la sceneggiatura per il film.
Una sceneggiatura che fra le mani di Ben Affleck si convertì in ben tre statuette Oscar, quale miglior pellicola, miglior montaggio e per l'appunto quale migliore sceneggiatura non originale. Diventando un inno sia alla settima arte, sia alle pellicole d'azione con una forte componente psicologica. Grazie a una vicenda relativamente recente vista, o per meglio dire intravista, attraverso le pagine dei giornali e nelle pieghe di qualche TG nazionale. Una sorta di meta narrazione sull’importanza del cinema anche nella vita di persone che con la settima arte non avrebbero nulla a che vedere, a partire dal protagonista, un agente della CIA ben distante dalle dispute fra registi, cast e produttori, sino ai sei funzionari impantanati nell’inferno di Teheran.
Oltre alla sceneggiatura carica di pathos e il lavoro egregio svolto sia in cabina di regia sia dietro la macchina da presa da Affleck, vanno sottolineate come maiuscole anche le prove di John Goodman, nel ruolo del truccatore John Chambers e di Alan Arkin in quello del produttore Lester Siegel che con Mendez pianificarono la fuga dei sei funzionari. Alla fine Affleck, alla sua quarta prova da regista, riuscì a far centro sia in termini d'incassi, sia di critica, riuscendo a confezionare due ore di pathos e tensione che non lasciano mai spazio ad alcun momento di lentezza, grazie a una vicenda di cronaca talmente assurda da essere vera.
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elgatoloco
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lunedì 12 ottobre 2020
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argo film antidocumentario
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Dopo la visione di"Argo"(Ben Affleck, tratto da un libro dell'ex-agente segreto USA Tony Mendez , sceneggiatura di Chris Terrio, 2012)siamo decisamente affascinati, sia dal ritmo straordinario, sia dal"golpe"(la volpe, ho citato il lemma machiavelliano)del controspionaggio dell'imperialismo USA(beninteso nella giusta visione si Affleck, sempre critico rispetto all'imperialismo USA), che, per liberare i membri dell'ambasciata USA a Teheran che sono ostaggio (parliamo di fine anni 1970.inizio anni 1980)del regime khomeinista, s'inventano un film(inutile qui, o quasi, ribadire che il playing the play è qui onnipresnete, ovviamente o meglio ancora è proprio quintessenzialmente nel film, lo"domina"in qualche modo, essendone ragione costitutiva)per poter sottrarre i "presos"alle grinfie di un'altra(piccola)potenza, quella appunto iranaina, da poco sottrattasi all'imperialismo yankee.
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Dopo la visione di"Argo"(Ben Affleck, tratto da un libro dell'ex-agente segreto USA Tony Mendez , sceneggiatura di Chris Terrio, 2012)siamo decisamente affascinati, sia dal ritmo straordinario, sia dal"golpe"(la volpe, ho citato il lemma machiavelliano)del controspionaggio dell'imperialismo USA(beninteso nella giusta visione si Affleck, sempre critico rispetto all'imperialismo USA), che, per liberare i membri dell'ambasciata USA a Teheran che sono ostaggio (parliamo di fine anni 1970.inizio anni 1980)del regime khomeinista, s'inventano un film(inutile qui, o quasi, ribadire che il playing the play è qui onnipresnete, ovviamente o meglio ancora è proprio quintessenzialmente nel film, lo"domina"in qualche modo, essendone ragione costitutiva)per poter sottrarre i "presos"alle grinfie di un'altra(piccola)potenza, quella appunto iranaina, da poco sottrattasi all'imperialismo yankee. Siamo in un vero e proprio"antidocumentario", in quanto dei fatti(anzi, potremmo dire, degli eventi reali, appunto documentati, a partire dall'esperienza di Mendez, che è protagonista del fim, precisamente interpretato da Affleck, che qui si"sdoppia"molto efficacemente quale regista)reali vengono narrati in una fiction che è solo nominalmente tale. Risorge, dunque, il dubbio su che cosa sia realtà e che cosa finzione, senza escludere il"tertium"(che qui, dunque, datur)per cui una dicotomia così netta, almeno nel nostro tempo, non abbia più senso... Oppure?Certo rimane la doppia considerazione sul valore simbolico della presa in ostaggio e della lbierazione(qui non vorrei entrare nel dettaglio delle scelte, che ognuno fa anche a partire anche e soprattutto a partire dalla propria Weltanschauung, come dalle propre scale valoriali, dove naturalmente l'apppartenenza a una concezione./visione politica gioca un ruolo detemrinante, ineliminabile, ma anche eelementi legati alla sensibilità, al gusto, fondamento di ogni concezione estetica . Ma rimane la possibilità, anche, "semplicemente"(le virgolette non sono per nulla casuali, peraltro)che si voglia rileggere una pagina di storia che abbiamo in qualche modo"vissuto di lato"(ossia dal TG, senza prestarvi grande attenzione)che abbiamo letto o altro, in una maniera realmente"nuova". E ciò, non si dica che non è vero, è una,possibilità del tutto insperata, ricca di sviluppi importanti, per cui una volta tanto il cinema diventa un tramite conosctivo notevolissmo: Occasione più unica che solamente"rara", purtroppo. El Gato
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elgatoloco
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lunedì 12 ottobre 2020
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argo film antidocumentario
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Dopo la visione di"Argo"(Ben Affleck, tratto da un libro dell'ex-agente segreto USA Tony Mendez , sceneggiatura di Chris Terrio, 2012)siamo decisamente affascinati, sia dal ritmo straordinario, sia dal"golpe"(la volpe, ho citato il lemma machiavelliano)del controspionaggio dell'imperialismo USA(beninteso nella giusta visione si Affleck, sempre critico rispetto all'imperialismo USA), che, per liberare i membri dell'ambasciata USA a Teheran che sono ostaggio (parliamo di fine anni 1970.inizio anni 1980)del regime khomeinista, s'inventano un film(inutile qui, o quasi, ribadire che il playing the play è qui onnipresnete, ovviamente o meglio ancora è proprio quintessenzialmente nel film, lo"domina"in qualche modo, essendone ragione costitutiva)per poter sottrarre i "presos"alle grinfie di un'altra(piccola)potenza, quella appunto iranaina, da poco sottrattasi all'imperialismo yankee.
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Dopo la visione di"Argo"(Ben Affleck, tratto da un libro dell'ex-agente segreto USA Tony Mendez , sceneggiatura di Chris Terrio, 2012)siamo decisamente affascinati, sia dal ritmo straordinario, sia dal"golpe"(la volpe, ho citato il lemma machiavelliano)del controspionaggio dell'imperialismo USA(beninteso nella giusta visione si Affleck, sempre critico rispetto all'imperialismo USA), che, per liberare i membri dell'ambasciata USA a Teheran che sono ostaggio (parliamo di fine anni 1970.inizio anni 1980)del regime khomeinista, s'inventano un film(inutile qui, o quasi, ribadire che il playing the play è qui onnipresnete, ovviamente o meglio ancora è proprio quintessenzialmente nel film, lo"domina"in qualche modo, essendone ragione costitutiva)per poter sottrarre i "presos"alle grinfie di un'altra(piccola)potenza, quella appunto iranaina, da poco sottrattasi all'imperialismo yankee. Siamo in un vero e proprio"antidocumentario", in quanto dei fatti(anzi, potremmo dire, degli eventi reali, appunto documentati, a partire dall'esperienza di Mendez, che è protagonista del fim, precisamente interpretato da Affleck, che qui si"sdoppia"molto efficacemente quale regista)reali vengono narrati in una fiction che è solo nominalmente tale. Risorge, dunque, il dubbio su che cosa sia realtà e che cosa finzione, senza escludere il"tertium"(che qui, dunque, datur)per cui una dicotomia così netta, almeno nel nostro tempo, non abbia più senso... Oppure?Certo rimane la doppia considerazione sul valore simbolico della presa in ostaggio e della lbierazione(qui non vorrei entrare nel dettaglio delle scelte, che ognuno fa anche a partire anche e soprattutto a partire dalla propria Weltanschauung, come dalle propre scale valoriali, dove naturalmente l'apppartenenza a una concezione./visione politica gioca un ruolo detemrinante, ineliminabile, ma anche eelementi legati alla sensibilità, al gusto, fondamento di ogni concezione estetica . Ma rimane la possibilità, anche, "semplicemente"(le virgolette non sono per nulla casuali, peraltro)che si voglia rileggere una pagina di storia che abbiamo in qualche modo"vissuto di lato"(ossia dal TG, senza prestarvi grande attenzione)che abbiamo letto o altro, in una maniera realmente"nuova". E ciò, non si dica che non è vero, è una,possibilità del tutto insperata, ricca di sviluppi importanti, per cui una volta tanto il cinema diventa un tramite conosctivo notevolissmo: Occasione più unica che solamente"rara", purtroppo. El Gato
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fabio
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sabato 16 febbraio 2019
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quando la realtà supera la finzione
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Meritato oscar per questo film. Solido e ben fatto. Suspense assicurata per tutte le due ore che sembrano volare. Bravi interpreti e maestria tutta Hollywoodiana. La storia quando si ripete volge se stessa da tragedia in farsa. Qui invece una farsa si presenta come tragedia. Una finzione per raccontare la storia "vera" di una finzione inscenata dentro una tragedia.
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samanta
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martedì 8 maggio 2018
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argo e via ...
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Il fim è del 2012 e l'ho rivisto in TV confemando, in meglio, il giudizio positivo. Ben Affleck che aveva ricevuto l'Oscar nel 1998 per la migliore sceneggiatura originale (Genio ribelle), ricevette nel 2013 l'Oscar per il miglior film per Argo in qualità di produttore di un film di cui era anche attore e regista (alla sua terza esperienza dopo Gone Baby Gone e The Town). Il film è tratto da una storia vera la fuga di 6 diplomatici USA da Teheran nel 1980 dopo che l'ambasciata era stata occupata dai miliziani con circ 50 ostaggi ed abbastanza fedele alla realtà. La trama: la CIA cerca di fare progetti per far fuggire i 6 diplomatici che si sono rifugiati nella dimora privata dell'ambasciatore canadese, ma sono progetti irrealizzabili, un agente Tony Mendez (Ben Affleck) propone di spacciarli per una troupe cinematografica canadese che si trova per studiare la location di un film.
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Il fim è del 2012 e l'ho rivisto in TV confemando, in meglio, il giudizio positivo. Ben Affleck che aveva ricevuto l'Oscar nel 1998 per la migliore sceneggiatura originale (Genio ribelle), ricevette nel 2013 l'Oscar per il miglior film per Argo in qualità di produttore di un film di cui era anche attore e regista (alla sua terza esperienza dopo Gone Baby Gone e The Town). Il film è tratto da una storia vera la fuga di 6 diplomatici USA da Teheran nel 1980 dopo che l'ambasciata era stata occupata dai miliziani con circ 50 ostaggi ed abbastanza fedele alla realtà. La trama: la CIA cerca di fare progetti per far fuggire i 6 diplomatici che si sono rifugiati nella dimora privata dell'ambasciatore canadese, ma sono progetti irrealizzabili, un agente Tony Mendez (Ben Affleck) propone di spacciarli per una troupe cinematografica canadese che si trova per studiare la location di un film. Accettata l'idea, con l'aiuto di John Chambers (Oscar come truccatore de Il Pianeta delle scimmie) interpretatp da John Goodman e con l'aiuto di un vecchio produttore Lester Siegel (Alan Arkin) viene messa in piedi una casa di produzione (che ovviamente non farà alcun film anche se nella realtà riceverà una ventina di sceneggiature tra cui una di Steven Spielberg) con tanto di ufficio e telefono, nel film questa parte è l'occasione per prendere in giro i miti e la realtà di Hollywood.. Mendez con un passaporto canadese falso ma datogli dalle autorità canadesi va a Teheran, contatta i sei rifugiati a cui assegna false identità e professioni cinematografiche (regista, sceneggiatore, fotografo ecc.) e che l'ambasciatore del Canadà dota di 6 passaporti. Il trucco riesce e dopo una serie di peripezie sempre con il pericolo di essere smascherati, i sei fuggono dall'aeroporto di Teheran. Il film non solo è ben diretto ma scorre bene avvicendo lo spettatore, la suspence è assicurata senza ricorrere ad effettacci, all'aeroporto si susseguono gli intoppi risolti all'aultimo momento, sembra che Affleck abbia imparato la lezione di Hitchcock, che bastano pochi accorgimenti per attirare l'attenzione dello spettatore. Per di più è una storia vera e spesso la realtà supera l'immaginazione della più scatenata fantasia.Buona la recitazione, anche di Ben Affleck che di solito non è un mostro di espressività, veramente ottima l'interpretazione di John Goodman e Alan Arkin (che ebbe una nomination all'Oscar per migliore attore n.p.). Per la cronaca Tony Mendez ebbe la massima decorazione della CIA ed insieme a lui John Chambers.
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busso195
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mercoledì 4 gennaio 2017
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banalità all'americana
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Se sono questi i film da 4 stelle , io sono Stanley Kubrick . Non scherziamo , un conto sono i gusti, un conto è avere la presunzione di capire e scrivere di cinema. Lo dico senza offesa o cattiveria a chi ritiene capolavori queste americanate che neppure i bambini apprezzerebbero più di tanto.
In questo sito ho visto liquidare con 2 o 3 stelle film eccellenti di registi come Almodovar , Weir o Bergman , dei quali il film peggiore è abissalmente al di sopra di film come questo. Non scrivo l'ennesima descrizione della trama perchè è stata già pubblicata da diversi commentatori , ma ritengo questo film una "confezione" hollywoodiana senza arte ne parte, scontata e con clichè in ogni momento e situazione.
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Se sono questi i film da 4 stelle , io sono Stanley Kubrick . Non scherziamo , un conto sono i gusti, un conto è avere la presunzione di capire e scrivere di cinema. Lo dico senza offesa o cattiveria a chi ritiene capolavori queste americanate che neppure i bambini apprezzerebbero più di tanto.
In questo sito ho visto liquidare con 2 o 3 stelle film eccellenti di registi come Almodovar , Weir o Bergman , dei quali il film peggiore è abissalmente al di sopra di film come questo. Non scrivo l'ennesima descrizione della trama perchè è stata già pubblicata da diversi commentatori , ma ritengo questo film una "confezione" hollywoodiana senza arte ne parte, scontata e con clichè in ogni momento e situazione. Dialoghi di uno spessore psicologico pressochè inesistente , un tale clima di banalità e luoghi comuni e privo di emozioni autentiche non può che generare noia e disappunto, nonostante il ritmo e il montaggio siano di ottimo livello. Film inutile perchè scontato , non aggiunge o toglie nulla a quello che già sappiamo e , per le ragioni addotte, non è neppure un prodotto artistico e anche dal punto di vista dello spettacolo non stupisce . Negativo.
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busso195
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mercoledì 4 gennaio 2017
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americanata e non delle migliori
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Ribadisco la mia opinione che viene confermata ancora una volta che chi scrive le recensioni principali su questo sito quasi sempre è un dilettante in fatto di critica cinematografica . Saper decentemente scrivere non significa capire il linguaggio, l'arte e la cultura cinematografica. Direi che definire capolavoro e premiare con 4 stelle un film del genere , quando vedo spesso attribuire 2 o 3 stelle a film di valore assoluto come quelli di registi del nome di Almodovar o Weir o Bergman e altri .
E veniamo al film di cui non riporto la trama , ampiamente descritta in molte altre recensioni.
Trattasi di film hollywoodiano, neppure tanto originale e riuscito, buon ritmo , montaggio più che professionale .
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Ribadisco la mia opinione che viene confermata ancora una volta che chi scrive le recensioni principali su questo sito quasi sempre è un dilettante in fatto di critica cinematografica . Saper decentemente scrivere non significa capire il linguaggio, l'arte e la cultura cinematografica. Direi che definire capolavoro e premiare con 4 stelle un film del genere , quando vedo spesso attribuire 2 o 3 stelle a film di valore assoluto come quelli di registi del nome di Almodovar o Weir o Bergman e altri .
E veniamo al film di cui non riporto la trama , ampiamente descritta in molte altre recensioni.
Trattasi di film hollywoodiano, neppure tanto originale e riuscito, buon ritmo , montaggio più che professionale . I dialoghi e le situazioni, le sequenze narrative con estratti di notiziari tv e quant'altro sono quanto di più banale e scontato , con clichè uno dopo l'altro , che il cinema commerciale di hollywood possa aver prodotto.
Quasi piatto il livello introspettivo della psicologia dei personaggi , il livello emotivo non può decollare con una simile simulazione costruita, non c'è pathos , ritmo a iosa ma senza sentimento.
Film inutile,non reca nulla di nuovo della letteratura cinematografica . Non c'è spessore, non c'è vera vibrazione , immedesimazione, tutto "videogiocato "nella maniera più prevedibile. Un film che forse neppure i bambini credo possa apprezzare davvero.
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renato c.
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sabato 29 ottobre 2016
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da un fatto realmente accaduto!
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Non sempre films tratti da fatti realmente accaduti riescono a tenerti così incollato allo schermo con tanta suspance! Questo anche perchè ricordavo il fallito tentativo di un blitz a Teheran da parte degli Americani per liberare gli ostaggi! Ma non ricordavo minimamente di questi sei rifugiati nell'ambasciata canadese, per cui non sapevo com'era andata a finire, e la suspance c'è stata davvero! Molto in gamba Ben Affleck come regista, produttore e protagonista; l'idea di fingere di andare a Teheran a girare un film è stata fantastica! Lasciamo stare gli sfondi politici; il film non difendeva minimamente lo scià, semmai il contrario! Comunque era giusto difendere queste sei persone che avevano l'unica copla di essere cittadini am
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Non sempre films tratti da fatti realmente accaduti riescono a tenerti così incollato allo schermo con tanta suspance! Questo anche perchè ricordavo il fallito tentativo di un blitz a Teheran da parte degli Americani per liberare gli ostaggi! Ma non ricordavo minimamente di questi sei rifugiati nell'ambasciata canadese, per cui non sapevo com'era andata a finire, e la suspance c'è stata davvero! Molto in gamba Ben Affleck come regista, produttore e protagonista; l'idea di fingere di andare a Teheran a girare un film è stata fantastica! Lasciamo stare gli sfondi politici; il film non difendeva minimamente lo scià, semmai il contrario! Comunque era giusto difendere queste sei persone che avevano l'unica copla di essere cittadini americani e che con le torture dello scià non c'entravano niente e quindi è un gran sollievo vederli felicemente tornati a casa! Per gli altri sarebbe stata un po' più lunga perchè sono potuti ritornare a casa solo con la fine della presidenza Carter! Evidentemente gli Iraniani non gli hanno mai perdonato l'asilo politico allo scià ed il tentativo di blitz!
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dario
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martedì 5 gennaio 2016
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corretto
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Buoni dialoghi, regia svelta, attori in forma, Arkin su tutti. La storia è così così, condotta correttamente. Non poche superficialità. Robusto tuttavia l'insieme.
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rorschach77
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sabato 26 settembre 2015
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non un capolavoro ma.....
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non è un capolavoro ma davvero un bel film. Realista e credibile al punto giusto, tecnicamente ben fatto e ben recitato e soprattutto senza le solite esagerazioni americane che rovinano il finale. Avrei messo anche mezza stella in più....
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