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gioperu
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giovedì 26 gennaio 2012
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non sono d'accordo con la giornalista
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Non ho ancora, ovviamente, visto il film, ma mi permetto di far notare che le opinioni di chi ha recensito il film sono molto, molto di parte: la Signora Thatcher è stata eletta in un momento in cui l'Inghilterra era in mano ai sindacati e l'economia era ferma da tempo e ha ridato slancio, anche morale, al paese. Se poi si parla della guerra delle Falkland, mi sembra ovvio osservare che l'Argentina ha fatto la sua parte....
Basta leggere le osservazioni di Blair riguardo alla Thatcher contenute nel suo libro per capire che ella ha lasciato un segno molto marcato nella vita degli inglesi, certo non solo positivo, ma neanche cosi negativo come ci vuol far credere l'autrice dell'articolo.
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Non ho ancora, ovviamente, visto il film, ma mi permetto di far notare che le opinioni di chi ha recensito il film sono molto, molto di parte: la Signora Thatcher è stata eletta in un momento in cui l'Inghilterra era in mano ai sindacati e l'economia era ferma da tempo e ha ridato slancio, anche morale, al paese. Se poi si parla della guerra delle Falkland, mi sembra ovvio osservare che l'Argentina ha fatto la sua parte....
Basta leggere le osservazioni di Blair riguardo alla Thatcher contenute nel suo libro per capire che ella ha lasciato un segno molto marcato nella vita degli inglesi, certo non solo positivo, ma neanche cosi negativo come ci vuol far credere l'autrice dell'articolo.
Saluti
Gioperu
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leonardo malaguti
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mercoledì 11 gennaio 2012
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meryl, margaret e tutto il resto
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Margaret Tatcher, ormai anziana e sola, preda della demenza senile, fa i conti col passato ripercorrendo la sua carriera dagli albori, ad essere la prima donna al 10 di Downing Street al declino.
Più di un semplice biopic, meno di un dramma, ‘The Iron Lady’ di Phyllida Lloyd è il tentativo di raccontare una donna che fu cruciale nella storia inglese ( e mondiale) del secondo Novecento attraverso il suo privato di cui possiamo solo ipotizzare la veridicità , riuscendoci solo a metà. Provando ad approfondire la parte più intima della Tatcher per darne un ritratto meno convenzionale, viene messa troppo in disparte la parte pubblica, l’importanza capitale che, nel bene e nel male, questa donna ha avuto a livello internazionale e la sua influenza sulle politiche che hanno seguito la sua, calcando eccessivamente sulla demenza senile della donna e mantenendo un tono indeciso tra la critica e la neutralità.
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Margaret Tatcher, ormai anziana e sola, preda della demenza senile, fa i conti col passato ripercorrendo la sua carriera dagli albori, ad essere la prima donna al 10 di Downing Street al declino.
Più di un semplice biopic, meno di un dramma, ‘The Iron Lady’ di Phyllida Lloyd è il tentativo di raccontare una donna che fu cruciale nella storia inglese ( e mondiale) del secondo Novecento attraverso il suo privato di cui possiamo solo ipotizzare la veridicità , riuscendoci solo a metà. Provando ad approfondire la parte più intima della Tatcher per darne un ritratto meno convenzionale, viene messa troppo in disparte la parte pubblica, l’importanza capitale che, nel bene e nel male, questa donna ha avuto a livello internazionale e la sua influenza sulle politiche che hanno seguito la sua, calcando eccessivamente sulla demenza senile della donna e mantenendo un tono indeciso tra la critica e la neutralità. Per quanto la regia sia buona e a volte capace di invenzioni interessanti, spesso si avverte una certa confusione nell’insieme, la mancanza di basi veramente solide; per quanto la Lloyd abbia fatto certamente del suo meglio questo film avrebbe necessitato di un respiro più imponente, sicuro, di una regia capace di sostenere il carisma del personaggio.
Ma tutto ciò salta agli occhi solamente dopo una buona riflessione una volta usciti dalla sala, durante il film è impossibile concentrarsi troppo su queste incongruenze perché tutta l’attenzione è catalizzata dalla performance straordinaria di Meryl Streep. Impossibile giudicare se questa possa essere l’interpretazione che corona la sua carriera data la mole di film dove la Streep eccelle, ma sicuramente resta un’interpretazione magnifica che lascia senza fiato per intensità e meticolosità nell’aderire al personaggio: la voce, i gesti, gli sguardi, sono studiati nel minimo dettaglio e non falliscono un’inquadratura. Quella che vediamo in scena è Margaret Tatcher, non un’attrice che la impersona. Si piange, si ride, si provano rabbia e pietà completamente rapiti da una performance magistrale. Possiamo dire che in Meryl Streep il film riesce e fallisce: per tutto il tempo si ha l’impressione che l’insieme sia troppo piccolo per una bravura tanto grande.
In generale, comunque, dal punto di vista della recitazione il film è completamente riuscito, con un cast di prim’ordine guidato da un grande Jim Broadbent e anche, a sorpresa, da Alexandra Roach che nell’interpretare la Tatcher da giovane non si lascia intimorire dal ruolo dando una performance carismatica, credibile e perfettamente in linea con quella della Streep, lasciando il segno.
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