watpo
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martedì 30 ottobre 2012
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solido
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grande prova degli interpreti, regia solida e asciutta che regala alcune sequenze da antologia.
Spacey torna agli splendori di Big Kahuna, Irons si risveglia dagli stati catatonici delle ultime prove.
estremamamente sconsigliato a chi non riesce a vedere un film senza sangue e/o volgarità varie.
questo è il cinema, bellezza!
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filippo catani
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domenica 7 aprile 2013
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tanto i superricchi non pagano mai
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New York. Una importante banca che si occupa di transazioni finanziarie di vario genere avvia un piano di taglio di dipendenti. Uno di questi riesce, prima di andarsene, ad affidare a un suo sottoposto una chiavetta contenente un'analisi terribile. La società è infatti piena fino al midollo di titoli tossici e rischia di essere spazzata via.
Ecco un altro preciso e tagliente racconto di come è cominciata la terribile crisi che dal 2008 a oggi ha gettato nella disperazione milioni di persone. Una parata di stelle al servizio di un film che vive delle decisioni che devono essere prese4 nell'arco di una notte soltanto. E ovviamente abbondano gli elementi che suscitano un moto di indignazione nello spettatore.
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New York. Una importante banca che si occupa di transazioni finanziarie di vario genere avvia un piano di taglio di dipendenti. Uno di questi riesce, prima di andarsene, ad affidare a un suo sottoposto una chiavetta contenente un'analisi terribile. La società è infatti piena fino al midollo di titoli tossici e rischia di essere spazzata via.
Ecco un altro preciso e tagliente racconto di come è cominciata la terribile crisi che dal 2008 a oggi ha gettato nella disperazione milioni di persone. Una parata di stelle al servizio di un film che vive delle decisioni che devono essere prese4 nell'arco di una notte soltanto. E ovviamente abbondano gli elementi che suscitano un moto di indignazione nello spettatore. Intanto (come già ampiamente spiegato nello splendido documentario Inside job) le operazioni sui mutui e sui titoli derivati sono arrivati ad una complessità tale che per seguirne gli intricati sviluppi è necessario ingaggiare degli ingegneri. Ovviamente questi vengono reclutati con il prospetto di guadagni che sono ovviamente imparagonabili a quelli del loro lavoro. Allo stesso tempo è allucinante vedere come i capi della società siano costretti a farsi spiegare le cose come se fossero dei neofiti ma tanto la loro unica preoccupazione è fare soldi. Infatti in più di un'occasione viene puntato il dito sui ripetuti e inascoltati allarmi lanciati sulla tenuta di questi titoli che avevano però il pregio di essere una autentica miniera d'oro. Infatti tutti i grandi capi a fine anno staccavano assegni milionari e accumulavano stock option )terrificante sentire il conto delle spese di un uomo che con un milione di dollari riesce a maapena a pagare mutuo, vestiti e soprattutto prostitute d'alto bordo). E la verità più sconcertante di tutte è che questi signori fanno perdere tutti i risparmi ai piccoli risparmiatori e loro non ci perdono quasi mai e non vedono quasi mai intaccato il loro prestigio e il loro capitale. Anzi come dice uno di loro questi broker devono esistere per fare in modo che la gente comune possa continuare a fare la vita di sempre. Insomma un terribile spaccato del capitalismo finanziario di chi cerca di fare soldi dai soldi senza il minimo scrupolo cadendo sempre in piedi. Il cast nel completo non sfigura affatto ma spiccano Irons e Spacey. Magari un po' astruso in alcuni passaggi per i non addetti ai lavori (ma pare anche per chi ci è dentro) ma davvero di pregevole fattura tanto da poter forse essere davvero considerato come il vero sequel di Wall Street di Stone per cui complimenti al regista Chandor.
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donni romani
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venerdì 18 maggio 2012
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la crisi economica tutta in una notte
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Tutto in una notte. La crisi economica morde, un analista finanziario viene licenziato ma lascia un file ad un giovane collega che scoprirà che la banca per la quale lavorano sta per fallire. Che fare? Come evitare che il mattino successivo salti tutto? Nel giro di un paio d'ore vengono convocati gli stati generali ed ha inizio una notte di confronti serrati, proposte e progetti che salverebbero la banca ma manderebbero in rovina gli investitori, crisi di coscienza, ripensamenti e atti di coraggio. Teso come un grafico di borsa, spietato come un broker, amaro come il sapore del fallimento, Margin Call è un grandissimo film che racconta con coraggio ed onestà ciò che il mondo finanziario ci ha sempre taciuto fino all'inevitabile collasso.
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Tutto in una notte. La crisi economica morde, un analista finanziario viene licenziato ma lascia un file ad un giovane collega che scoprirà che la banca per la quale lavorano sta per fallire. Che fare? Come evitare che il mattino successivo salti tutto? Nel giro di un paio d'ore vengono convocati gli stati generali ed ha inizio una notte di confronti serrati, proposte e progetti che salverebbero la banca ma manderebbero in rovina gli investitori, crisi di coscienza, ripensamenti e atti di coraggio. Teso come un grafico di borsa, spietato come un broker, amaro come il sapore del fallimento, Margin Call è un grandissimo film che racconta con coraggio ed onestà ciò che il mondo finanziario ci ha sempre taciuto fino all'inevitabile collasso. E lo fa mettendo in campo pedine pesanti come uno stanco e demotivato Kevin Spacey, un distaccato e cinico Jeremy Irons, un disilluso rassegnato Stanley Tucci e una rampante in caduta libera Demi Moore. Cast d'eccellenza che gareggia in bravura e asciuttezza e un monologo in sottofinale di Kevin Spacey che mette i brividi per i contenuti. Il cinema di contenuti talvolta rimane freddo e distante, pur avendo il pregio di denunciare realtà spesso taciute, in questo caso invece lo spessore cinematografico va di pari passo con la rappresentazione più che realista, e la tensione emotiva rimane totalmente scenica nella cadenza e nello svolgimento.
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giovedì 19 maggio 2016
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diavoli
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Iron ad un certo punto spiega la ciclicità delle crisi (economiche) per ammorbidire Spacey e indurlo a restare nella società. Qui emerge un punto quanto mai cinico, ma non per questo irreale. C'è una analogia tra medico e dirigente di società per consulenza. Entrambi accomunati dal poter incidere profondamente sulla vita delle persone, ma quando falliscono è perchè la natura deve fare il suo corso. Inuitile aver rimpianti o provar pena perchè non pui impedirlo e perchè ricapiterà.
E' chiaro che le motivazioni sono profondamente diverse, ma il risultato e l'approccio sono gli stessi.
L'altro spunto di riflessione emerge quando Bettany dalla sua extra lussuosa Aston Martin spiega in parole povere chi davvero alimenta questo meccanismo: ognuno di noi.
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Iron ad un certo punto spiega la ciclicità delle crisi (economiche) per ammorbidire Spacey e indurlo a restare nella società. Qui emerge un punto quanto mai cinico, ma non per questo irreale. C'è una analogia tra medico e dirigente di società per consulenza. Entrambi accomunati dal poter incidere profondamente sulla vita delle persone, ma quando falliscono è perchè la natura deve fare il suo corso. Inuitile aver rimpianti o provar pena perchè non pui impedirlo e perchè ricapiterà.
E' chiaro che le motivazioni sono profondamente diverse, ma il risultato e l'approccio sono gli stessi.
L'altro spunto di riflessione emerge quando Bettany dalla sua extra lussuosa Aston Martin spiega in parole povere chi davvero alimenta questo meccanismo: ognuno di noi. Un giorno sei la patria delle opportunità, quello dopo la fonte di tutti i mali.
La finanza è una materia complessa, ma le persone che vi lavorano non sono extraterrestri e Chandor è forte nel descriverne la varietà di personalità che ne fanno parte con i rispettivi punti di vista.
Un film piacevole e scorrevole su un tema delicato e tecnico.
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amici del cinema (a milano)
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sabato 9 giugno 2012
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un grand guignol dell’orrore
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Un Grand Guignol dell’orrore con affondi alla giugulare, una tragedia Shakespeariana con coltellate sotto la cintola.
Questa e’ la prima impressione che mi ha lasciato “Margin Call”, una fotografia impietosa di un mondo dove i valori (almeno quelli nei quali credo io) sono capovolti, dove il “vita mea mors tua” e’ l’unica massima di sopravvivenza.
Esemplare il personaggio di Kevin Spacey che piange il cane morto e non i numerosi licenziamenti aziendali o le persone truffate dalle vendite delle posizioni aziendali.
Compresi i due giovani apprendisti tutti i personaggi vivono in questa sorta di torre d’avorio (letteralmente il grattacielo), lontano dai problemi dei comuni mortali, tessendo di notte i loro complicati piani (qui il bardo di Stratford-upon-Avon mi ritorna in mente) mentre la gente comune dorme ignara.
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Un Grand Guignol dell’orrore con affondi alla giugulare, una tragedia Shakespeariana con coltellate sotto la cintola.
Questa e’ la prima impressione che mi ha lasciato “Margin Call”, una fotografia impietosa di un mondo dove i valori (almeno quelli nei quali credo io) sono capovolti, dove il “vita mea mors tua” e’ l’unica massima di sopravvivenza.
Esemplare il personaggio di Kevin Spacey che piange il cane morto e non i numerosi licenziamenti aziendali o le persone truffate dalle vendite delle posizioni aziendali.
Compresi i due giovani apprendisti tutti i personaggi vivono in questa sorta di torre d’avorio (letteralmente il grattacielo), lontano dai problemi dei comuni mortali, tessendo di notte i loro complicati piani (qui il bardo di Stratford-upon-Avon mi ritorna in mente) mentre la gente comune dorme ignara.
La fredda oscurità dei panorami di quelle scene mi e’ rimasta impressa dentro con tanta malinconia.
Margin Call e’ davvero un film molto appassionante, gelidamente appassionante, con poca musica e ritmo incalzante ti prende e le quasi due ore di visione passano estremamente velocemente tra brividi freddi e un certo disgusto che si forma piano piano nello stomaco.
Lodi ovviamente anche alle interpretazioni degli attori: Kevin Spacey e Paul Bettany sono perfetti nel loro ruolo, Simon Baker e Demi Moore se la cavano e Jeremy Irons, pur se con una certa dose di teatralità, incarna bene il prototipo massimo di tutti questi dirigenti cinici e con pochi scrupoli.
Con una battuta folgorante: “Spieghi semplicemente. Non sono arrivato fino a qua’ certo per il mio cervello”.
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renato volpone
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sabato 19 maggio 2012
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nessuna pietà per i ricchi
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Il film scorre lentissimo senza lasciare il ben che minimo spazio alle emozioni. Sterile, esile, banale, racconta di conti falsati in una società che porteranno alla liquidazione del personale e alla svendita dei titoli. Elogio della ricchezza e della corruzione dei mercati non spiega nulla di ciò che accade realmente entrando nei particolari, ma lascia il tutto alle espressioni degli attori che, doppiati, ovviamente non ci raccontano nulla. Buon film per chi soffre di insonnia.
[+] insonnia?????!!!!!!!!
(di rocco albanese)
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jezza
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mercoledì 23 maggio 2012
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una vera tragedia: in tutti i sensi
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C'era la storia. C'era il cast. C'era il dramma: premesse ottime, risultato pessimo.
Una cavalcata nella notte scandita da un ritmo pressoché inesistente. Si dovrebbe trattare di un vortice che trascina tutti nel baratro, ma un vortice senza velocità non è un vortice!
Il gusto americano per i discorsi rallenta il tutto ancor di più.
Voluto o non voluto, è totale il distacco dalla realtà. E questo è l'unico aspetto ben riuscito. I soldi sono una bolla di sapone, un invenzione: il mondo reale, il mondo dei "normali" che prendono un mutuo per la macchina per portare i bambini a scuola, non esiste, non interagisce con il mondo dell'economia globale.
Deludente.
[+] già. e in più...
(di francesco2)
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Un Grand Guignol dell’orrore con affondi alla giugulare, una tragedia Shakespeariana con coltellate sotto la cintola.
Questa e’ la prima impressione che mi ha lasciato “Margin Call”, una fotografia impietosa di un mondo dove i valori (almeno quelli nei quali credo io) sono capovolti, dove il “vita mea mors tua” e’ l’unica massima di sopravvivenza.
Esemplare il personaggio di Kevin Spacey che piange il cane morto e non i numerosi licenziamenti aziendali o le persone truffate dalle vendite delle posizioni aziendali.
Compresi i due giovani apprendisti tutti i personaggi vivono in questa sorta di torre d’avorio (letteralmente il grattacielo), lontano dai problemi dei comuni mortali, tessendo di notte i loro complicati piani (qui il bardo di Stratford-upon-Avon mi ritorna in mente) mentre la gente comune dorme ignara. [+]