L'Illazione

L'illazione è un piccolo film di appena 63 minuti scritto, diretto e interpretato da Lelio Luttazzi. Per chi non ne conoscesse le vicende personali che, al culmine della sua carriera di musicista, compositore, showman e conduttore televisivo di successo, lo hanno visto incarcerato pur essendo innocente, rimane comunque un film curioso che restituisce l'eclettismo dell'artista. E questo è già un punto a favore per un progetto di certo non ambizioso, quasi un divertissement in cui però Luttazzi mette molto del suo, sia a livello personale che artistico.
L'illazione potrebbe rappresentare la risposta alla vicenda giudiziaria che lo segnò a tal punto da convincerlo ad abbandonare la scena nel momento più alto della sua carriera, quando cioè l'esperienza con "Studio 1" e "Teatro 10" si erano affermate divenendo (e restando) tra le migliori trasmissioni nella storia della televisione italiana. Allora Luttazzi, dopo aver passato 27 giorni di carcere per poi venire rilasciato perché innocente, si rinchiuse in un silenzio tutto privato. Negli anni ottanta e poi novanta fu ospite in alcune trasmissioni ma furono esperienze sporadiche e di fatto il musicista triestino voltò pagina.
Nel 1972 scrive L'illazione e lo gira con pochi mezzi, in location famigliari. Il film racconta di un giudice che, trascinato dalla moglie che vorrebbe trasferirsi in campagna, si reca alle porte di Roma per visitare un terreno in vendita. Decio (Lelio Luttazzi), uno scrittore amico del proprietario del terreno e la sua compagna Paola (Cinzia Bruno), con l'occasione invitano il giudice e la moglie a unirsi a una cena che hanno organizzato con una coppia di amici nella loro casa, attigua al terreno in vendita. Gli ospiti finiranno con il trascorrere tutta la notte nella casa di Decio. Si scoprirà l'intenzione del padrone di casa di coinvolgere il giudice in una questione che riguarda la coppia di amici: lui, amico d'infanzia di Decio, è un medico che per provare a salvare suo figlio nato con una grave malformazione lo affida a un collega svizzero. Il neonato muore sotto i ferri e da allora continua a ricevere messaggi minatori che sospettano una sua volontà di uccidere il figlio perché affetto da handicap e di scegliere di farlo, per scampare alla giustizia, all'estero, con la complicità dei colleghi. Il magistrato, forse per deformazione personale o per cinismo, imbastisce, in un balletto di sospetti, una specie di pacato ma crudele gioco processuale in cui le vittime si trasformano in immaginari colpevoli e in cui tutti sono costretti a calarsi. Proprio la scelta di rendere la dimensione persecutoria attraverso dei sogni monocromatici che ricostituiscono le supposizioni di reato è uno degli aspetti interessanti che rendono L'illazione un film per nulla scontato. Le incursioni musicali nel film, specie jazz, aiutano a mantenere la dimensione onirica che avvolge tutta la vicenda.
Ad un certo punto, Decio legge al giudice uno scritto in cui si sostiene che tutti coloro che detengono funzioni statali dovrebbero sottoporsi a un test psicologico per provarne l'equilibrio, dal momento che chi detiene il potere ne è spesso affascinato a tal punto da approfittarne. Il magistrato osserva polemicamente che questa prassi dovrebbe riguardare chiunque, anche gli scrittori; Decio risponde che "gli scrittori mica hanno il potere di mettere in carcere la gente". Ecco la risposta personale di Luttazzi; l'illazione è sempre in agguato, sembra dirci, e basta niente per mettere alla gogna un innocente.
Il film è stato ritrovato per caso da Rossana Luttazzi durante un trasloco nella stalla della casa rossa, la stessa in cui viene ambientato il film e nella quale la coppia ha vissuto nel corso degli anni settanta. "Lelio mi disse - racconta lei stessa - che era una cosa che aveva girato qualche anno prima ma che non se n'era mai parlato perché era una storia contro i giudici". Allora - era il 1978 - la compagna provò a convincerlo a rimettere in circolazione il film ma lui non ne volle sapere e liquidò la cosa dicendo che gli ricordava qualcosa che voleva dimenticare. Infine, va detto, la prova attoriale migliore è proprio quella di Lelio Luttazzi, a tratti divertente, a volte ruvido, sempre sincero nel vestire i panni di Decio. 