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kingkong
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giovedì 25 novembre 2010
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si può non vedere?
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C'è un errore nel box office! manca uno zero!!!! son 12 milioni di incasso ( quindi buono ma pensavo di più) non 1 milione e rotti!!! Quindi il film non è scarso! Certo pensando a quanti vivono su Fb, soprattutto teenagers, pensavo richiamasse anche tanto popolino, non solo abitudinari del cinema.
A parte questo, penso che il film vada visto solo per la curiosità di vedere la genesi di questa rivoluzione sociale. E poi è di Fincher, e ho dettto tutto!
menzione speciale per il protagonista, ma avrei visto bene anche Shia Labeouf che invece non vedo minimamente in Wal Street 2
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cronix1981
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mercoledì 24 novembre 2010
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the social network: la rivoluzione sociale in rete
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Ritmo incessante. Dialoghi secchi e battute taglienti. Così inizia "The Social Network". E così prosegue. E alla fine del film non ti accorgi che sono passate ben due ore. L'assenza di pause, la fluidità dell racconto, la continuità degli avvenimenti fanno letteralmente volare il tempo. Le sequenze si susseguono a ritmo vertiginoso e lo spettatore viene davvero catturato e si appassiona al film sin dalla scena iniziale.
La mano di Fincher si vede nei minimi particolari, quelli che fanno la differenza in un film. Sa dirigere le inquadrature, sa indirizzare sapientemente la consequenzialità degli eventi, sa guidare il cast (per altro di alto spessore).
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Ritmo incessante. Dialoghi secchi e battute taglienti. Così inizia "The Social Network". E così prosegue. E alla fine del film non ti accorgi che sono passate ben due ore. L'assenza di pause, la fluidità dell racconto, la continuità degli avvenimenti fanno letteralmente volare il tempo. Le sequenze si susseguono a ritmo vertiginoso e lo spettatore viene davvero catturato e si appassiona al film sin dalla scena iniziale.
La mano di Fincher si vede nei minimi particolari, quelli che fanno la differenza in un film. Sa dirigere le inquadrature, sa indirizzare sapientemente la consequenzialità degli eventi, sa guidare il cast (per altro di alto spessore). è come quel bravo direttore d'orchestra capace di mettere in rilievo ogni singolo orchestrale e allo stesso tempo bravo a dare quell'armonia che fa fondere tutti gli elementi in un'unica melodia.
E soprattutto Fincher sa raccontare una storia: la biografia non autorizzata del fondatore di Facebook, il più giovane miliardario sulla terra.
Il film si concentra in un arco temporale di pochi mesi. Dagli albori di facemash fino al milionesimo utente di Facebook. Raccontato in forma di flash back tra le scrivanie in cui si dibatte tra i legali di Mark Zuckerberg e quelli dei fratelli Winklevoss prima, e quelli del su ex-socio ed ex-migliore amico poi. Il "fenomeno" Facebook è sì presente, ma rimane sullo sfondo. Quello che rimane del film è la figura di Mark Zuckerberg, la sua idea (?) e la sua solitudine. Un ragazzo che ha 500 milioni di amici, ma che non ha nessun vero amico. Un ragazzo che sembra avere molte difficoltà a rapportarsi con gli altri. Un ragazzo che nonostante i soldi e la notorietà, sembra infelice e solo. Frustrato e ossessionato dall'apparire più che dall'essere.
Se ad una prima analisi può sembrare singolare che il più grande social network sia stato creato dalla mente di Mark Zuckerberg, esplorando più in profondità ci si rende conto che è proprio questa sua caratteristica che lo rende adatto a sviluppare quel concetto di rete sociale per cui si è amici di tutti e amici di nessuno. In fondo Facebook avvicina persone sconosciute lontane migliaia di chilometri, ma allontana le persone dai rapporti sociali, umani e dalla realtà. Fa vedere una persona filtrata secondo quello che la persona stessa vuol credere di essere, non quella che è nel mondo reale.
Il film non dà giudizi sulla persona Mark Zuckerberg, non dà giudizi su nessuno dei protagonisti, e non dà giudizi sulla moltitudine di utenti che via via hanno popolato Facebook. Il film è un racconto, ben fatto, sul fondatore, sui primi travagliati mesi di vita e in parte sul fenomeno Facebook. Il giudizio è lasciato allo spettatore.
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tulipanonero
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mercoledì 24 novembre 2010
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wanna be mark zuckerberg: nerd è bello!
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Assolutamente da andare a vedere! Unica controindicazione appena usciti dal ciinema comincerete a spremervi le meningi alla ricerca di un'idea geniale almeno la metà di quella avuta dal buon Mark Zuckerberg :)
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capo89
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martedì 23 novembre 2010
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film piacevole, veloce e ben riuscito!
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IL FILM IN 3 RIGHE APPENA:
Il merito di Fincher è di riuscire a tenere il ritmo del film sempre alto, anche i dialoghi tra i vari personaggi non sono mai lenti ne prevedibili.
Una buonissima interpretazione di Eisemberg nel ruolo principale che viene ben seguita dal resto del cast ( Justin Timberlake incluso ).
Perfetta sia la scena iniziale che quella finale !
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clavius
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lunedì 22 novembre 2010
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come sono lontani i tempi del fight club....
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Costruito come un film d'inchiesta, ha l'ambizione di mettere le basi di una nuova mitografia del sogno americano, una nuova puntata del self made man. La storia romanzata del giovanissimo miliardario Mark Zuckerberg ruota attorno alla genesi della sua creatura: il social network più celebre del mondo. Facebook. La pellicola è un continuo alternarsi tra le diatribe legali fra giovani studenti di Harvard e le intuizioni più o meno geniali che hanno accompagnato l'evoluzione dell'idea di Facebook da progetto sperimentale a gigantesco fenomeno planetario. Gli eventi scorrono rapidi tra fiumi di dialoghi infarciti di termini tecnici e dissidi più o meno comprensibili per accaparrarsi la paternità del progetto plurimiliardario.
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Costruito come un film d'inchiesta, ha l'ambizione di mettere le basi di una nuova mitografia del sogno americano, una nuova puntata del self made man. La storia romanzata del giovanissimo miliardario Mark Zuckerberg ruota attorno alla genesi della sua creatura: il social network più celebre del mondo. Facebook. La pellicola è un continuo alternarsi tra le diatribe legali fra giovani studenti di Harvard e le intuizioni più o meno geniali che hanno accompagnato l'evoluzione dell'idea di Facebook da progetto sperimentale a gigantesco fenomeno planetario. Gli eventi scorrono rapidi tra fiumi di dialoghi infarciti di termini tecnici e dissidi più o meno comprensibili per accaparrarsi la paternità del progetto plurimiliardario. Un nugolo di individui mossi dalla brama di denaro si danno battaglia, rovinano irrimediabilmente le loro amicizie, si scrutano con invidia gli uni con gli altri.
Certo un film con questo soggetto non è semplice da mettere in scena ed il risultato conferma le mie perplessità iniziali. Tutto sommato il racconto è convenzionale e, fatta eccezione per il protagonista, i personaggi appaiono bidimensionali, senza spessore. Il regista si sofferma poco e niente sui dettagli che stanno all'origine dell'idea, dando molto più peso alle vicissitudini legali che la accompagnarono. Poca psicologia dunque o meglio nessuna volontà di affrontare in modo più intimo il personaggio di Mark, la sua fragilità emotiva, la sua anaffettività che diventa stimolo per la sua rivalsa sul mondo. Nella descrizione di questa ansia di riscatto compaiono la santificazione del denaro, la misoginia esibita attraverso il relegamento della donna a mero oggetto, il cinismo come unica soluzione ai rapporti umani. Ma il film ahimè non ha mai un colpo d'ala, vola sempre basso. E tutto è raccontato senza uno sguardo critico. Una sorta di becera apologia del tardo capitalismo. Al Mark che clicca infelicemente sulla tastiera nella speranza di riallacciare (ora che è una celebrità) i rapporti con l'unica persona che gli ha voluto veramente bene, è l'unico tenue spiraglio di riflessione che il film ci regala, ma resta lì appeso come un corpo estraneo a tutta la vicenda. Peccato.
Oramai del Fincher anarchico e fuori controllo, del Fincher spiazzante ed antisistema non c'è più traccia. Come sono lontani i tempi del Fight Club....
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silvianovelli
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sabato 20 novembre 2010
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il sogno americano nell'era2.0: the social network
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Sono diligentemente andata a vedere "The Social Network" nel primo weekend di programmazione, trovando un cinema stranamente poco gremito, pur essendo sabato sera nel centro di Siena. L'impressione che ho è che questo film, annunciato come il film dell'anno per la golosità del tema, non abbia fatto un grande botto, o quantomeno sia uscito un po' in sordina.
La regia è di David Fincher (tra i suoi lavori più famosi ci sono "Seven", "Fight Club", "Panic Room" e il recente "Il curioso caso di Benjamin Button").
"The Social Network" racconta la storia del fondatore di Facebook Mark Zuckerberg, interpretato da Jesse Eisenberg (che pare sia un geek anche nella realtà) e tutti gli eventi legati alla nascita del social network globale.
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Sono diligentemente andata a vedere "The Social Network" nel primo weekend di programmazione, trovando un cinema stranamente poco gremito, pur essendo sabato sera nel centro di Siena. L'impressione che ho è che questo film, annunciato come il film dell'anno per la golosità del tema, non abbia fatto un grande botto, o quantomeno sia uscito un po' in sordina.
La regia è di David Fincher (tra i suoi lavori più famosi ci sono "Seven", "Fight Club", "Panic Room" e il recente "Il curioso caso di Benjamin Button").
"The Social Network" racconta la storia del fondatore di Facebook Mark Zuckerberg, interpretato da Jesse Eisenberg (che pare sia un geek anche nella realtà) e tutti gli eventi legati alla nascita del social network globale.
I temi che gravitano intorno a questa storia sono vari: in primo luogo c'è la figura di Zuckerberg, giovane nerd tanto geniale quanto, evidentemente, piuttosto cinico e non poco stronzo, che posta sul suo blog frasi molto poco politically correct sulla ragazza che lo ha lasciato, partorisce idee geniali nel bel mezzo di una festa caraibica a temperature glaciali, se ne va in ciabatte persino alle udienze coi giudici e non si fa troppi scrupoli a dare il benservito a chi intralcia il suo piano, come appunto il suo amico fraterno Eduardo Saverin - Andrew Garfield, cofondatore del Social Network, estromesso e poi marginalmente riammesso nell'affare Facebook, passando per vie legali.
Perchè non arrivi a 500 milioni di amici senza farti qualche nemico.
E' la classica realizzazione del sogno americano, dove il ragazzino di venti anni è in grado di creare un impero, perchè se hai le capacità, se sei un "visionario" con le palle ma anche con un notevole egocentrismo e una buona dose di fortuna puoi diventare padrone del mondo. Il sogno americano, appunto, che in Italia difficilmente sarebbe possibile... ma questo è un altro discorso e puzza di retorica.
Il film è veloce e incalzante, con dialoghi serrati e ben concepiti, e rende molto bene l'idea di qualcosa che nasce come un vero e proprio colpo di genio, risposta creativa ad un'esigenza concreta delle persone, e che esplode in breve tempo espandendosi vorticosamente. La cosa buffa e al contempo efficace è la perfetta rappresentazione di un qualcosa cresciuto troppo in fretta rispetto al suo inventore e alle altre persone coinvolte: ci sono in ballo miliardi e Mark ed Eduardo si trovano ancora a litigare per "la storia della gallina", dell'ammissione a un certo club universitario o per le ragazze. Sono geni - Mark è un genio - ma sono anche ventenni con qualche ideale in testa (soprattutto Eduardo) e molti ormoni in circolo. Quando poi si mette in mezzo Sean Parker - Justin Timberlake, fondatore di Napster, tra Mark ed Eduardo succede il casino definitivo, salvo che poi Sean si rovina in seguito ad un festino a base di coca. Emerge così anche la facilità con cui sia facile sputtanarsi, con tutti quei soldi e quella fortuna a disposizione, e da questo punto di vista Zuckerberg, per quanto poco simpatico, a differenza di Parker riesce a tenere in pugno la situazione e il suo progetto senza perdersi per strada, arrivando a diventare il più giovane miliardario di tutti i tempi.
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alexpark
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sabato 20 novembre 2010
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la realtà sociale diventa virtuale
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The Social Network riesce con la sua semplicità altisonante a rapire il pubblico per molti aspetti che lo rendono un capolavoro.Ciò che salta subito all’occhio(o in questo caso alle orecchie)è la potente,ma spedita sceneggiatura che parola dopo parola lascia lo spettatore colpito e stupefatto per quanto dialoghi così semplici possano perfettamente rispecchiare il modo di parlare dei giovani di oggi. Quindi bisogna dire che Sorkin(sceneggiatura)ha fatto proprio un bel lavoro.Bisogna riconoscere inoltre che Fincher(regista),oltre a dirigere in maniera perfetta un film che tratta un argomento odierno senza appesantirlo,ha fatto centro anche nel scegliere un cast che ha dato espressività ad un film senza il quale non sarebbe stata la stessa cosa.
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The Social Network riesce con la sua semplicità altisonante a rapire il pubblico per molti aspetti che lo rendono un capolavoro.Ciò che salta subito all’occhio(o in questo caso alle orecchie)è la potente,ma spedita sceneggiatura che parola dopo parola lascia lo spettatore colpito e stupefatto per quanto dialoghi così semplici possano perfettamente rispecchiare il modo di parlare dei giovani di oggi. Quindi bisogna dire che Sorkin(sceneggiatura)ha fatto proprio un bel lavoro.Bisogna riconoscere inoltre che Fincher(regista),oltre a dirigere in maniera perfetta un film che tratta un argomento odierno senza appesantirlo,ha fatto centro anche nel scegliere un cast che ha dato espressività ad un film senza il quale non sarebbe stata la stessa cosa. Primo fra tutti è Eisenberg che è riuscito magnificamente nell’interpretare Zuckerberg e a dare al suo personaggio un’aria da nerd frustrato ma allo stesso tempo geniale che ha sfogato la sua insoddisfazione della vita sociale creandone una virtuale.La struttura della pellicola è interessante poiché attraverso un insieme di flashback il regista narra,rendendo comunque il film conciso e coeso,l’avventura dei creatori di Facebook.Essa procede e si evolve diventando sempre più interessante e coinvolgente fino al termine di questa dove Mark ottiene i diritti d’autore di un social network che sarebbe diventato sempre più popolare e si sarebbe rivelato in grado far guadagnare miliardi di dollari,ma al contempo di far perdere al suo creatore il suo unico amico nella vera realtà sociale.
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joker 91
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venerdì 19 novembre 2010
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fincher non sbaglia
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un film che posso vedere tranqillamente in corsa per i prossimi oscar su moltissimi fronti per prima la sceneggiatura di un certo Sorkin che in un periodo fatto di sceneggiature povere alla blockbuster alla supereroe tira fuori una sceneggiatura superba,fantastico il dialogo iniziale con la ragazza ad esempio. Fincher in un lavoro poco personale ma reso benissimo solo come lui sa fare. Un film che ci ricorda di come l'America terra delle opportunità sia diversa dalla nostra realtà 100 volte inferiore.
Attori al massimo e grande GARFIELD e EISELBERG per non parlare dell ottimo TIMBERLAKE,un film da oscar sotto ogni aspetto che spero faccia bene quanto fece a suo tempo quinto potere,da vedere solo per chi ama il cinema dato che non parla solo di facebook ma si fa portatore di messaggi importanti su cui riflettere a livello personale e sociale.
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federer85
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venerdì 19 novembre 2010
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da vedere
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Ottimo film,grande storia,meravigliosa regia. Sicuramente lo vedo tra i nominati per la corsa all'oscar come miglior film,sicuramente per miglior regia.
P.S:oltre alla storia in se,è importante vederlo per far capire(o quanto meno provare ad intuire)al pubblico europeo il tanto diverso mondo dei college americani.
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moebius
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giovedì 18 novembre 2010
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bello!...da vedere
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Per me è da vedere, specialmente se si è appassionati di internet....
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