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Ritmo incessante. Dialoghi secchi e battute taglienti. Così inizia "The Social Network". E così prosegue. E alla fine del film non ti accorgi che sono passate ben due ore. L'assenza di pause, la fluidità dell racconto, la continuità degli avvenimenti fanno letteralmente volare il tempo. Le sequenze si susseguono a ritmo vertiginoso e lo spettatore viene davvero catturato e si appassiona al film sin dalla scena iniziale.
La mano di Fincher si vede nei minimi particolari, quelli che fanno la differenza in un film. Sa dirigere le inquadrature, sa indirizzare sapientemente la consequenzialità degli eventi, sa guidare il cast (per altro di alto spessore). è come quel bravo direttore d'orchestra capace di mettere in rilievo ogni singolo orchestrale e allo stesso tempo bravo a dare quell'armonia che fa fondere tutti gli elementi in un'unica melodia.
E soprattutto Fincher sa raccontare una storia: la biografia non autorizzata del fondatore di Facebook, il più giovane miliardario sulla terra.
Il film si concentra in un arco temporale di pochi mesi. Dagli albori di facemash fino al milionesimo utente di Facebook. Raccontato in forma di flash back tra le scrivanie in cui si dibatte tra i legali di Mark Zuckerberg e quelli dei fratelli Winklevoss prima, e quelli del su ex-socio ed ex-migliore amico poi. Il "fenomeno" Facebook è sì presente, ma rimane sullo sfondo. Quello che rimane del film è la figura di Mark Zuckerberg, la sua idea (?) e la sua solitudine. Un ragazzo che ha 500 milioni di amici, ma che non ha nessun vero amico. Un ragazzo che sembra avere molte difficoltà a rapportarsi con gli altri. Un ragazzo che nonostante i soldi e la notorietà, sembra infelice e solo. Frustrato e ossessionato dall'apparire più che dall'essere.
Se ad una prima analisi può sembrare singolare che il più grande social network sia stato creato dalla mente di Mark Zuckerberg, esplorando più in profondità ci si rende conto che è proprio questa sua caratteristica che lo rende adatto a sviluppare quel concetto di rete sociale per cui si è amici di tutti e amici di nessuno. In fondo Facebook avvicina persone sconosciute lontane migliaia di chilometri, ma allontana le persone dai rapporti sociali, umani e dalla realtà. Fa vedere una persona filtrata secondo quello che la persona stessa vuol credere di essere, non quella che è nel mondo reale.
Il film non dà giudizi sulla persona Mark Zuckerberg, non dà giudizi su nessuno dei protagonisti, e non dà giudizi sulla moltitudine di utenti che via via hanno popolato Facebook. Il film è un racconto, ben fatto, sul fondatore, sui primi travagliati mesi di vita e in parte sul fenomeno Facebook. Il giudizio è lasciato allo spettatore.
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