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marvelman
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giovedì 18 novembre 2010
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il miglior fincher al servizio della rete
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Un film semplice dall'ottima regia, dall'ottima sceneggiatura, dall'ottimo montaggio e dagli ottimi attori. Un'opera di cinema moderno all'avanguardia realizzata senza esagerazione di mezzi e con l'ausilio di una grande regia. Una storia commediante e biografica che regge la storia di facebook magnificamente. Uno dei migliori di Fincher ancora più bello del Curioso Caso di Benjamin Button e nettamente superiore a Zodiac e Alien 3, purtroppo non ho visto Fight Club e Seven.
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giacomogabrielli
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martedì 16 novembre 2010
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geniale figata. *****
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La straordinaria storia della scalata al successo di Mr. Facebook, Mark Zuckenberg, raccontata in un altrettanto straordinario film. David Fincher stavolta si affida alla Red One Camera per girare un film dal ritmo serrato e dalla sceneggiatura perfetta, che non lascia spazio a giri di parole o momenti lenti. Un film infallibile pressochè sotto ogni punto di vista, che fa capire come la passione e la perseveranza possano portare in alto, sconfiggendo anche i peggiori nemici. | Debolezza: - ; Punto di forza: tutto, dall'inizio alla fine | GENIALE FIGATA | *****
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minamovies
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martedì 16 novembre 2010
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l'inquietudine da facebook
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Un film tosto, nella migliore tradizione del cinema USA. Un film di impatto che fila molto bene.
di tutto il film, cioè che più mi ha impressionato sono le tracce di inquietudine che la vicenda dissemina nel film..
gli occhi vuoti di Mark Zuckerberg-Jesse Eisenberg, lo Shawn parker di Justin Timberlake (davvero credibile), che rappresenta la faccia godereccia dei geni del pc..
La california dei dead kennedys, così azzeccata in una festa tra giovanissimi cervelloni..
Le enormi cifre di denaro smosse da questi ragazzini, l'ottuso ciuffo biondo dei due - bellissimi - canoisti...
Tutto concorre a raccontare questa storia senza che ci siano vincitori esconfitti, anche perché, alla fine, ciò che rimane è la solitudine estrema del genio, cui non resta che chiedere lamicizia all'ex ragazza.
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Un film tosto, nella migliore tradizione del cinema USA. Un film di impatto che fila molto bene.
di tutto il film, cioè che più mi ha impressionato sono le tracce di inquietudine che la vicenda dissemina nel film..
gli occhi vuoti di Mark Zuckerberg-Jesse Eisenberg, lo Shawn parker di Justin Timberlake (davvero credibile), che rappresenta la faccia godereccia dei geni del pc..
La california dei dead kennedys, così azzeccata in una festa tra giovanissimi cervelloni..
Le enormi cifre di denaro smosse da questi ragazzini, l'ottuso ciuffo biondo dei due - bellissimi - canoisti...
Tutto concorre a raccontare questa storia senza che ci siano vincitori esconfitti, anche perché, alla fine, ciò che rimane è la solitudine estrema del genio, cui non resta che chiedere lamicizia all'ex ragazza..
Un film davvero sottile e inquietante, tanto che non so dire ciò che davvero ne penso, del film e di facebook, poiché è tutto ancora in divenire.. Trent Reznor alle musiche certo aiuta!
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claudus
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lunedì 15 novembre 2010
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la spada che unisce gli uomini
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Non conosco Mark Zuckerberg di persona ma ho conosciuto ieri sera il sig. Jesse Eisenberg e devo dire che è una delle persone più ambiguamente affascinanti che abbia mai visto .
Si sa è l'attore che inventa il personaggio , l'attore deve possedere il talento di avere un volto ... E con quel volto ci deve nascere.
Allora questo straordinario vampiro rosso merita immediatamente il premio oscar, non c'è bisogno di vedere altri film ...
Inespressivo, algido, intelligente fino alla noia , silenziosamente autoritario, si è visto annuire due volte ( e questo gesto era certamente per lui un sorriso ! ) a Shawn Parker e a Bill Gates.
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Non conosco Mark Zuckerberg di persona ma ho conosciuto ieri sera il sig. Jesse Eisenberg e devo dire che è una delle persone più ambiguamente affascinanti che abbia mai visto .
Si sa è l'attore che inventa il personaggio , l'attore deve possedere il talento di avere un volto ... E con quel volto ci deve nascere.
Allora questo straordinario vampiro rosso merita immediatamente il premio oscar, non c'è bisogno di vedere altri film ...
Inespressivo, algido, intelligente fino alla noia , silenziosamente autoritario, si è visto annuire due volte ( e questo gesto era certamente per lui un sorriso ! ) a Shawn Parker e a Bill Gates.
Per il resto , era felicemente retorico solo con la sua bellissima ex .
Che dire del film ?
Basterà dire David Fincher e poi David Fincher : Attori bravissimi , regia asciutta , scura , notturna e vuota , una resa brillante e asettica del mondo.
Anche Fincher è tuttavia un grande esperto di colore, come Nolan , infatti questi due registi discendono da Ridley Scott, soprattutto per i chiari, Ridley ha letteralmente inventato un certo CHIARO nel cinema .
E tutto questo è dovuto a chi sa maneggiare la luce come la vedesse infinitamente attraverso i diamanti...
Il film, splendido, è la storia di amicizie che si rompono frontalmente , cioè in senso fisicamente classico e altre che si aprono alla fantasmatica presenza nella rete.
L'era della vecchia amicizia viene distrutta da questo genio che re- inventa i rapporti sociali, dove si gioca una letteratura al buio ,o dove,al buio si gioca uno strip poker , come nel film ( metafora del film ) .
Non possiamo dire , alla luce di un'attenta analisi se siano peggiori o migliori i rapporti, dobbiamo dire che sono semplicemente (!?) diversi, tutto si trasforma , il computer ,è una realtà della vita ed è reale tanto quanto il cruscotto di un auto, piuttosto, dovremmo dire se è reale l'amore... tanto è astratto, se è reale la matematica, la filosofia... Che cosa è reale ..." Che vuol dire reale ?" si diceva in Matrix ...
Facebook, è molto semplice,un curriculum barato di se stessi per farsi pregio totale e oscurare i difetti con il rossetto cieco della rete. ( ma non lo si fa più meschinamente anche nella vita classica?).
Probabilmente si tratta dell'idea più rivoluzionaria e al tempo stesso più semplice dai tempi dell'invenzione della ruota o del pallone...
Ci pensate che genio colui che ha inventato la palla per giocare, quanti miliardi di persone la utilizzano, così semplice, così leggermente volatile, bella come una bolla di sapone , eppure veloce ,roteante , lentamente o un pò più forte.... Così da uno spunto di due canottieri , mark s'illumina e pensa già al mondo intero, per quello accetta... Perde la sua ragazza , perde il suo amico, (altro straordinario interprete)
Trova la ricchezza ,le donne, potere, rispetto, stima, cetramente leccapiedi ...Tutto quel che vuole ...
Eppure ci restano le ciabatte nella neve ,uno sguardo perso, un computer in una sala vuota e l'attesa , davanti allo specchio del suo facebook, di un amore (probabilmente) venuto con una fantasia meravigliosa e perduto per l'idea che lo ha reso un Re .
Si consoli Sig. Zuckerberg... Tanti amori verranno da quell' idea con cui lei l'ha perso
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taniamarina
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lunedì 15 novembre 2010
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paura...
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Film velocissimo, incredibile, sconvolgente, autistico, visionario. Ma è tutto vero. Ci si sente in colpa per quanto siamo omologabili ed ispezionabili, per quanto uno strumento mediatico basato su di un concetto disarmante e semplicissimo, sia riuscito a cambiare i rapporti tra le persone ed il conseguente senso di fiducia, proprio come avvenne per l'invenzione del telefono. Incredibile come sia facile diventare poverissimi, altrettanto facile diventare plurimiliardiari. E' lo stare nel mezzo, l'impresa più ardua. Non è un film incatalogabile: è un film horror. Bellissimo e tremendo
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dario carta
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lunedì 15 novembre 2010
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indagine intima e sociale
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Quando il cinema affronta e sviluppa i termini che regolano i rapporti di una società in crescita lineare con l’evoluzione tecnologica,corre il rischio di lambire la misura dell’ovvietà o di una retorica malcelata dall’indagine su una condizione umana stento in grado di recuperare la strada dietro a quella realtà in continuo movimento che è il progresso.
Non è difficile imbattersi in luoghi comuni o dejà vu tematici quando in scena entrano etica o elementi di morale alla deriva nel moto perpetuo della ricerca all’interesse e la speculazione.
L’ultimo lavoro di David Fincher,”The Social Network” non è storia di software,di quelli che se ne sono fatti creatori o di guadagni impensabili.
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Quando il cinema affronta e sviluppa i termini che regolano i rapporti di una società in crescita lineare con l’evoluzione tecnologica,corre il rischio di lambire la misura dell’ovvietà o di una retorica malcelata dall’indagine su una condizione umana stento in grado di recuperare la strada dietro a quella realtà in continuo movimento che è il progresso.
Non è difficile imbattersi in luoghi comuni o dejà vu tematici quando in scena entrano etica o elementi di morale alla deriva nel moto perpetuo della ricerca all’interesse e la speculazione.
L’ultimo lavoro di David Fincher,”The Social Network” non è storia di software,di quelli che se ne sono fatti creatori o di guadagni impensabili.
Non è neanche una storia sul potere e sull’avidità.
“The Social Network” parla di una realtà così profondamente radicata nell’animo di un uomo,da condizionarne la vita intera,al punto di farsi elemento discriminante per le scelte esistenziali di ogni essere umano.
Fincher affronta e vince una sfida con la banalità mettendo sullo schermo il disperato bisogno di accettazione che si agita nell’intimo di Mark Zuckerberg (Jesse Eisenberg),complessato quanto dotato studente dell’università di Harvard.
Seduto in un bar davanti alla sua ragazza (Rooney Mara) una sera dell’autunno del 2003,Mark espone alla ragazza i motivi che conducono all’importanza di appartenere ai prestigiosi Final Clubs universitari,in ragione della loro natura esclusiva,termine che scandirà il ritmo dei dialoghi di Zuckerberg per tutta la durata del film.
Di fatto,quello di Mark è un soliloquio rivolto a sé stesso,fattosi oggetto della sua propria attenzione e del microcosmo sociale di cui si circonda,ponendosi su un piano di superiorità rispetto al prossimo,condizione che grava sul senso di rifiuto che il ragazzo avverte da parte degli altri.
Mark soffre di un evidente disturbo della personalità,che lo dequalifica di fronte alle persone dalle quali il ragazzo avverte il bisogno di un cenno di accettazione.
Fincher mira con precisione l’equilibrio instabile che regola il meccanismo comportamentale del ragazzo,alimentato dal senso di frustrazione che lo assilla e dalla tensione ad eccellere in una società che lo respinge,a suo vedere perché dotato di quello che altri gli invidiano,il genio.
Il suo incontro con i gemelli Winklevoss (Armie Hammer) concretizza le aspirazioni di Mark di essere notato da chi egli considera essere l’ideale suo interlocutore:membri del Final Club,futuri campioni di canottaggio ed ereditieri di una fortuna invidiabile.
I server di Harvard sono in collasso per il pesante traffico nel website che il ragazzo ha appena ultimato,FaceMash.com,il che spinge i Winklevoss a proporgli una copartecipazione nella creazione di un network sociale esclusivo,dove le ragazze possono contattare i ragazzi di Harvard.
L’ambizione di Zuckerberg,la sua presunzione ed il distacco emotivo umano che condizionano le sue azioni, portano il ragazzo a recare sofferenze al suo prossimo.
Alla perdita della ragazza,effetto naturale dell’autoelezione di cui Mark si incensa,fanno seguito prima la rottura con i gemelli,poi con Eduardo Saverin (Andrew Garfield),il migliore amico di Mark,con il quale questi entrò in società per dar vita a Facebook.
Il ritmo del film è scandito dai continui flashback e forward,che si alternano nello sviluppo degli avvenimenti in una complessa dinamica dell’impianto narrativo che allinea antefatti ed epilogo nei consigli di amministrazione universitari nei quali Mark è trascinato dai suoi ex soci per violazioni agli accordi contrattuali,ai copyright ed alle normative che regolano la privacy.
The Social network si disallinea totalmente dalla banale biografia.
Criticato per l’assenza di elogi al femminile,di fatto il film manca di lusinghe in assoluto,soffermandosi invece sulla povertà delle elìte sociali (Harvard,l’emancipazione commerciale della Silicon Valley,lo status sociale di una borghesia arrivista,i falsi modelli comunitari).
La pellicola di Fincher non racconta Facebook,ma coglie i termini di un’analisi dei moti di un uomo fratturato e confuso che fa della propria solitudine un mezzo di accesso alla società allargata ad uno spazio esterno alle sue realtà virtuali,rifugi per le proprie debolezze ed affanni esistenziali.
Fincher non prende posizioni e si limita a dipingere un ritratto inquietante di un mondo dove la struttura sociale è tutto ciò che conta per qualificare il peso di una persona.
Ma il film chiude le tende sulle immagini di un ragazzo rimasto solo con il suo strumento,del quale si serve per chiedere un’amicizia virtuale,unico ponte fra le proprie ossessioni e la realtà che gli respira intorno.
Mentre Paul,John e George cantano la ricchezza.
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nico.v
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lunedì 15 novembre 2010
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coinvolgente
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algernon
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domenica 14 novembre 2010
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se l'informatica vince sul canottaggio
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efficace ricostruzione della folgorante ascesa di facebook, ottima panoramica sul mondo dei club universitari di harvard, università dove ogni giorno i brillanti studenti inventano qualcosa di geniale e dove il canottaggio è lo sport guida come nella omonima cambridge inglese. un film con un ritmo incalzante, come le idee innovative del protagonista. da vedere
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michi1959
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domenica 14 novembre 2010
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ottimo
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Veramente un ottimo film, il protagonista recita alla grande e la trama scorre con grande naturalezza.
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fabrizio cirnigliaro
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domenica 14 novembre 2010
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il social network e il caso umano
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La pellicola parte sulle note di Ball and Biscuit dei White Stripes, che fanno da sottofondo ad una lite fra Mark e la ragazza, Erica. Una scena con battute tagliente, dialoghi incalzanti, il tutto a ritmo di blues.
La rabbia per essere stato scaricato dalla ragazza Mark la sfoga su un post nel proprio Blog, in cui mette alla berlina Erica, e in un sito che riesce a creare in un paio d'ore, Facemash.
Fincher riesce a mantenere un ritmo elevato per tutta la durata del film, grazie soprattutto alla sceneggiatura di Aaron Sorkin, che trasforma il discreto libro di Mezrich in una sceneggiatura da premio Oscar.
Zuckerberg ha tutte le caratteristiche tipiche del Nerd, ma allo stesso tempo ha l'ambizione e il cinismo di Gordon Gekko.
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La pellicola parte sulle note di Ball and Biscuit dei White Stripes, che fanno da sottofondo ad una lite fra Mark e la ragazza, Erica. Una scena con battute tagliente, dialoghi incalzanti, il tutto a ritmo di blues.
La rabbia per essere stato scaricato dalla ragazza Mark la sfoga su un post nel proprio Blog, in cui mette alla berlina Erica, e in un sito che riesce a creare in un paio d'ore, Facemash.
Fincher riesce a mantenere un ritmo elevato per tutta la durata del film, grazie soprattutto alla sceneggiatura di Aaron Sorkin, che trasforma il discreto libro di Mezrich in una sceneggiatura da premio Oscar.
Zuckerberg ha tutte le caratteristiche tipiche del Nerd, ma allo stesso tempo ha l'ambizione e il cinismo di Gordon Gekko. Non è motivato da nessun ideale, non appartiene ad un movimento politico, ma a differenza del magnate della finanza, per Mark non è solo una questione di soldi, per lui il denaro non è un'ossessione
Un ragazzo che praticamente non ha amici ha inventato l'amicizia sul web, piuttosto singolare come cosa.
L'invenzione di Facebook ha profondamente cambiato la sua vita e la società di oggi, il modo con cui tutti interagiamo con gli altri e l'utilizzo stesso della Rete nella vita di tutti i giorni
The Social Network non non parla di un uomo, ma dell'Uomo del nuovo millennio, di come i nuovi media hanno stravolto il modo di comunicare, i rapporti sociali.
Sicuramente Zuckerberg ha dei problemi a relazionarsi con gli altri, agisce istintivamente, dice sempre tutto quello che gli passa per la testa , senza nessun filtro, senza limite
Questo forse è il punto debole della persona e delle nuova tecnologie
Non ci sono più asticelle sui blog, forum , social network, dove non si scrive con la matita, ma con l'inchiostro della tastiera e non sempre basta aggiungere una faccina emoticon alla fine di un post per smussare la lama con cui si feriscono i sentimenti degli altri
Si deve sempre poter commentare tutto , anche se non hanno nessuna competenza sull'argomento trattato, quasi fosse obbligatorio avere un'opinione su tutto, sempre
Come se“Ogni pensiero che ti passa per la testa sia troppo intelligente e sarebbe un crimine non condividerlo con gli altri”
Zuckenberg si comporterà nella vita reale come se fosse in rete (non viceversa). Scrive un insulto nel suo biglietto da visita (io sono il Ceo, Stronzo), prende in giro i potenziali inserzionisti pubblicitari, ignora l'avvocato della pubblica accusa quando gli rivolge delle domande che lo annoiano.
Fincher però lascia che sia lo spettatore a stabilire se sia “stronzo o se si sforzi solo di esserlo a tutti i costi”
Facebook ha azzerato il concetto dei “sei gradi di separazione”, bastano pochi click per essere legato ad una persona fino ad un attimo prima sconosciuta.
In passato potevi incontrare una persona casualmente, era il “segno del destino”, adesso basta poco per imbattersi “casualmente” in una vecchia conoscenza che per qualche motivo si era persa di vista.
Puoi essere amico della tua vecchia maestra delle scuole elementari, del tabaccaio da cui acquistavi di nascosto le sigarette, dalla ragazza che ti ha prima tradito e poi mollato, del negozio da cui hai acquistato un paio di scarpe, del giornale che non acquisti più in edicola
Ma tutti questi amici rendono la tua vita migliore?
Gli amici non dovrebbero essere una specie di merce per lo stato di una persona
Kyle Broflovski
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(di andreadox)
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