great steven
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domenica 15 febbraio 2015
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uno spot pubblicitario ignobilmente allungato.
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MANGIA PREGA AMA (USA, 2010) diretto da RYAN MURPHY. Interpretato da JULIA ROBERTS, JAMES FRANCO, JAVIER BARDEM, RICHARD JENKINS, VIOLA DAVIS, LUC ARGENTERO, BILLY CRUDUP, REMO REMOTTI, ARIENE TUR, TUVA NOTOVNY
Liz è una scrittrice di opere teatrali che possiede tutto quanto una donna del XXI secolo può desiderare con passione, ma a un certo punto della sua vita scopre che è insoddisfatta di quello che la circonda e soprattutto di suo marito. Divorzia e decide di fare un viaggio intorno al mondo per ritrovare la sua identità smarrita, e come ultima tappa andrà a Bali – dove aveva incontrato un anziano sciamano sdentato che le aveva instillato i primi dubbi sulla sua esistenza – non senza esser prima passata da Roma, per imparare il gusto dell’eccellente cibo italiano e del meraviglioso vino, e in India, dove tutto va come previsto, compreso l’incontro con un amore autentico e sincero.
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MANGIA PREGA AMA (USA, 2010) diretto da RYAN MURPHY. Interpretato da JULIA ROBERTS, JAMES FRANCO, JAVIER BARDEM, RICHARD JENKINS, VIOLA DAVIS, LUC ARGENTERO, BILLY CRUDUP, REMO REMOTTI, ARIENE TUR, TUVA NOTOVNY
Liz è una scrittrice di opere teatrali che possiede tutto quanto una donna del XXI secolo può desiderare con passione, ma a un certo punto della sua vita scopre che è insoddisfatta di quello che la circonda e soprattutto di suo marito. Divorzia e decide di fare un viaggio intorno al mondo per ritrovare la sua identità smarrita, e come ultima tappa andrà a Bali – dove aveva incontrato un anziano sciamano sdentato che le aveva instillato i primi dubbi sulla sua esistenza – non senza esser prima passata da Roma, per imparare il gusto dell’eccellente cibo italiano e del meraviglioso vino, e in India, dove tutto va come previsto, compreso l’incontro con un amore autentico e sincero. Tratto dal best-seller di Elizabeth Gilbert, al quale il film si attiene con una fedeltà particolarmente maniacale e ossessiva, rispettandone la trama e lo svolgimento cartaceo delle vicende. Questo pasticcio cinematografico diluito con l’acqua della melensaggine si divide in due immensi e sconfinati spot: il primo pubblicizza la cucina, le bevande alcoliche e i vestiti italiani, con le consuete modalità consumistiche dell’occhio statunitense; il secondo fa uno sponsor lunghissimo e noioso dei viaggi in Oriente, non privo di tutti i luoghi comuni più scontati del mondo esotico. A lungo andare, anche la durata appare eccessiva: centoquaranta minuti di battute di sconsolante banalità, recitazioni stereotipate, attori bravi ma sprecati, montaggio al servizio di slogan insulsi e ripetitivi e scenografie sontuose che riescono soltanto a coprire la vacuità dilagante e incolmabile di una pellicola ricoperta da un simulacro sfarzoso che non ne nasconde l’ordinaria tristezza. La Roberts mangia, ride e piange troppo, non agevolata da un copione scartabellato e dozzinale, e sembra più la rana dalla bocca larga che un’ex allieva dell’Actor’s Studio. Appaiono decisamente lontani i tempi in cui gli sceneggiatori Jennifer Sait e Ryan Murphy si distinsero nella serie Nip & Tuck: hanno definitivamente esaurito le idee e la riserva di cattiveria più o meno sana che impiegarono con successo nella summenzionata fiction televisiva. Tornando a Eat Pray Love, la sceneggiatura tenta di far recitar male quasi ogni singolo attore, e ci riesce: specialmente il bravo Bardem è sottoutilizzato e relegato in una posizione infima e inclassificabile, che gli impedisce una qualunque espressione del suo talento naturale, e pare incredibile che un attore del suo calibro possa passare da Non è un paese per vecchi (in cui fece faville con un indimenticabile serial-killer che gli valse l’Oscar) a una poltiglia filmica di questa sorta che ha come obiettivo quello di divertire e far passare due ore e mezza di serenità spensierata, ma ottiene solamente il risultato della noia trasversale e della mediocrità in prima fila. L’unico attore che sa risollevarsi da questo mare melenso e commerciale è R. Jenkins, il migliore del cast, che raffigura con ironia ma anche con intima passione un idraulico-poeta che rievoca con malinconia i tempi passati e affianca la protagonista col suo spiccato senso dell’umorismo. Per quanto riguarda il discorso sulle vacanze italiane, noi abitanti della penisola mediterranea non sbaglieremmo se ci sentissimo offesi di come gli americani dipingono il nostro paese dal loro esecrabile punto di vista di turisti: se l’Italia fosse solamente un luogo dove si mangia e si beve bene, ci sarebbe da preoccuparsi seriamente. Insomma, un fallimento sotto almeno nove prospettive su dieci, e che poteva essere convertito in un discreto successo al box office e in un filmetto carino e piacevole adoperando un po’ meglio le risorse a disposizione ed evitando di trasformare l’opera in un teatrino di pubblicità impeccabilmente pacchiana e ridondante.
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enzo70
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mercoledì 6 agosto 2014
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oltre la bellezza della roberts il nulla
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Mangia in Italia, prega in India ed ama in Indonesia, questo il leit motiv di questa riproposizione cinematografica del libro di Elisabeth Gilbert. In questo lunghissimo percorso della protagonista, una scrittrice newyorchese la vera bellezza è quella di Julia Roberts, il sorriso incomparabile, quando mangia, quando prega, quando ama. Per il resto si tratta di un film oggettivamente modesto, bella l’idea, ma imperfetta la realizzazione, troppe due ore e mezza derivanti dalla scelta, sbagliata, del regista di infarcire la sceneggiatura con scene inutilmente ripetitive. Il primo capitolo, quello in Italia, è una sorta di elencazione di luoghi comuni sugli italiani e sull’Italia, mancavano solo il mandolino e la coppola; in parte addirittura offensiva non tanto per noi, ma per lo spettatore.
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Mangia in Italia, prega in India ed ama in Indonesia, questo il leit motiv di questa riproposizione cinematografica del libro di Elisabeth Gilbert. In questo lunghissimo percorso della protagonista, una scrittrice newyorchese la vera bellezza è quella di Julia Roberts, il sorriso incomparabile, quando mangia, quando prega, quando ama. Per il resto si tratta di un film oggettivamente modesto, bella l’idea, ma imperfetta la realizzazione, troppe due ore e mezza derivanti dalla scelta, sbagliata, del regista di infarcire la sceneggiatura con scene inutilmente ripetitive. Il primo capitolo, quello in Italia, è una sorta di elencazione di luoghi comuni sugli italiani e sull’Italia, mancavano solo il mandolino e la coppola; in parte addirittura offensiva non tanto per noi, ma per lo spettatore. Il secondo capitolo avrebbe potuto avere un senso se non ci fosse stato il primo a fargli perdere qualsiasi forma di credibilità. Il terzo si ricollega alle premesse, ossia alla vita di una donna di successo alla ricerca di un’identità ed è sicuramente la parte meglio riuscita del film, se non altro perché l’amore vince, come nelle canzoni degli adolescenti. Insomma l’unica cosa da ricordare di questo film è la bellezza di Julia Roberts, ma non ce n’era bisogno.
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trammina93
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lunedì 28 luglio 2014
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una fenice che risorge dalle proprie ceneri
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Gran bel film. Mi ci sono ritrovata per puro caso a guardarlo e devo dire per fortuna perchè è un film che vale la pena vedere. Il cast è ottimo. C'è Julia Roberts che con ogni singola frase mi cattura, la trovo molto singolare perchè è proprio bella da vedere sullo schermo, pur non essendo lei una delle donne più belle che ci siano, eppure ha sempre un non so che che ti cattura, è elegante, snella, con un sorriso particolare contagioso. Poi c'è il sempre affascinante Javier Bardem, James Franco nel ruolo del ragazzo complesso, immaturo e poi inaspettatamente mi sono trovata Luca Argentero a fianco la Roberts e se l'è cavata abbastanza bene come sempre.
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Gran bel film. Mi ci sono ritrovata per puro caso a guardarlo e devo dire per fortuna perchè è un film che vale la pena vedere. Il cast è ottimo. C'è Julia Roberts che con ogni singola frase mi cattura, la trovo molto singolare perchè è proprio bella da vedere sullo schermo, pur non essendo lei una delle donne più belle che ci siano, eppure ha sempre un non so che che ti cattura, è elegante, snella, con un sorriso particolare contagioso. Poi c'è il sempre affascinante Javier Bardem, James Franco nel ruolo del ragazzo complesso, immaturo e poi inaspettatamente mi sono trovata Luca Argentero a fianco la Roberts e se l'è cavata abbastanza bene come sempre. Il film lo definirei come un insieme di scatole cinesi, man mano che si va nella scatola più interna la protagonista, interpretata dalla Roberts, scopre di più se stessa e si avvicina alla felicità, alla vita; la felicità non si ottiene facilmente ma deve scavare tanto dentro se stessa per poter vivere bene e poter di nuovo credere nell'amore. A tratti mi ha ricordato Blue Jasmine perchè fondamentalmente entrambi trattano di donne che affrontano la fine di un matrimonio e non la prendono molto bene, si sentono morte dentro. La differenza è che Jasmine affronta la cosa trattando tutti male, attenendosi alla sua aurea di altolocata, guardando tutti dall'alto verso il basso, rimpiangendo la sua vita passata senza far nulla per risollevarsi. Al contrario qui la protagonista si rimbocca le maniche e tenta di risollevarsi. E' molto più facile piangersi addosso che non mettersi in discussione, eppure questa fantastica protagonista si mette in discussione, decide di analizzarsi, prende coscienza di non essere adatta come moglie e dopo la fine di un'altra relazione in cui aveva creduto con tutta se stessa non ha più le forze per vivere perchè con quell'ultima storia se n'è andato anche l'ultimo pezzo rimastole del suo cuore. Eppure si dà da fare e trova un'altra ragione per vivere: decide di partire per il mondo percorrendo tre tappe: Roma, India, Bali. A quanto pare nessuno ha gradito il modo in cui è stata vista l'Italia e allora tutti hanno dovuto punire il film, dandogli una o due stelle, punendo però un'ottima trama; mentre Woody solo per essere lui si è preso tutte le lodi, pur non avendo il personaggio di Jasmine niente da invidiare a quello di Elizabeth. La verità è che tutti hanno odiato il modo in cui è stata dipinta l'italia perchè gli italiani odiano sentirsi rinfacciati come sta la verità e preferiscono stendere un velo su dei difetti che abbiamo, che poi difetti non sono. Si parla semplicemente del dolce far niente degli Italiani e dell'amore per il cibo. Non c'è nulla di cui vergognarsi, è vero che la maggior parte degli Italiani amano il dolce far niente, magari in tanti vanno a lavorare ma chi non preferirebbe starsene sdraiati sotto il sole, su un prato o nel letto di casa? Poi sì, è vero, siamo un popolo di mangioni ma è la nostra caratteristica, dobbiamo essere fieri del nostro cibo che è buono come nessun altro e perciò ne siamo pazzi e tutto il mondo lo è! La protagonista dovrà pur credere in dei valori, trovare qualcosa di entusiasmante per vivere e lei lo trova proprio nel nostro cibo, nella spiritualità dell'India e nella romanticità, l'amore che si può trovare a Bali. La sua chiave per la felicità è mangiare, pregare e amare. Così la nostra Elizabeth troverà la felicità anche grazie all'Italia. Parecchi si sono lamentati per la mancanza dell'aspetto introspettivo, molto presente nel libro. Non ho letto il libro e sono sempre del parere che i film non rendano bene i libri però mi sembra che ci sia molto l'aspetto introspettivo, la protagonista analizza tanto se stessa, se così non fosse non avrebbe deciso di partire, non si troverebbe varie volte in crisi quando è in India. A me è piaciuto tanto il suo coraggio, la sua forza, la sua volontàà di credere ancora nell'amore nonostante le cocenti delusioni, ciò ha reso questo film una commedia che si eleva dalle solite,; un pò come Il lato positivo che coi suoi personaggi particolari è riuscitto a distaccarsi dalle solite commedie.
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perplessia
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giovedì 10 luglio 2014
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nessuna pretesa ma tanto sorriso :)
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Diversamente dalla maggior parte delle recensioni la mia a confronto sarà davvero disonesta. Parto dal presupposto che ho un debole per la Roberts, per il suo splendido sorriso e la genuinità della risata! Anche quando fa l'attrice in realtà sembra molto vera.. Credo che abbiano scelto la giusta persona per una parte magari per alcuni versi anche sacriicata in questo film ma devo confessrare che non mi è dispiaciuto. Spesso la buona parola su un prodotto cinematografico è rimessa anche nella personale osservazione di ognuno! Per tanto 4 stelle per me.
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Diversamente dalla maggior parte delle recensioni la mia a confronto sarà davvero disonesta. Parto dal presupposto che ho un debole per la Roberts, per il suo splendido sorriso e la genuinità della risata! Anche quando fa l'attrice in realtà sembra molto vera.. Credo che abbiano scelto la giusta persona per una parte magari per alcuni versi anche sacriicata in questo film ma devo confessrare che non mi è dispiaciuto. Spesso la buona parola su un prodotto cinematografico è rimessa anche nella personale osservazione di ognuno! Per tanto 4 stelle per me. Di certo anch io avrei sentito l'urto del gomito sulle battute italiane se non mi fossi fatto coinvolgere dalla semplicità innanzitutto di questa sceneggiatura, e dalla genuinità del personaggio. Ero cosi preso dal colore dei posti, dalla musica tipica che accompagnava ciascun step dell esperienza di Liz che proprio non ci ho fatto caso ma d'altronde neanche avrei dato peso ora che ci penso. Generalmente odio i film italiani per tanto in un film americano, la parte sembrava recitata proprio "all italiana": e li c'hanno azzeccato! Ma poi il resto è dettato dal fatto di voler vedere un film senza troppe pretese e con la semplicità di lasciarsi trasportare da un pizzico di romanticismo (sparso in maniera abbastanza grezza dato che non è questo di cui si parla), un po di colore..musica e paesaggi! La pellicola è eccezionale anche nella luce! Il sorriso della Roberts è quel tocco in piu sulla scena che risveglia un senso di relax durante la visione. Che dire ? O piace o non piace, non credo ci sia una via di mezzo. Pero il tema dell equilibrio, la ricerca del proprio equilibrio senza strattonare le scene da un posto all altro pur trattando diverse location credo sia stato rappresentato in un modo giusto!!! Non mi è piaciuta l'interpretazione di Javier Bardem: in vicky christin e barcellona rendeva molto di piu! E forse avrebbero potuto scegliere un altro attore italiano per Roma! Il film non lo considero un offesa, poi dipende dai punti di vista. Sinceramente che ci considerano oziosi o meno.. Non mi tange molto! È sempre Arte.
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laura999
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lunedì 1 aprile 2013
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odio.
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sono rimasta orrendamente scioccata da questo film!!
me lo avevano presentato come bello ma non lo è affatto!
fa un sacco di pregiudizi su noi italiani e ci presenta come dei cazzoni che non fanno niente dalla mattina alla sera a parte mangiare e insultare le persone.
punto PRIMO: NON SIAMO OMOFOBI!!!!! le donne italiane sono donne di mondo e di certo non giudicano le persone per il loro orientamento sessuale!! e per nient altro! certo ci sono le eccezzioni ma è una cosa normale in tutto il mondo! la parola Omofobia esiste perchè qualcuno la esercita o no? ma non è il caso dello stereotipo italiano.
punto SECONDO: IL NOSTRO MOTTO NON E' NON FARE NIENTE!!! siamo dei grandi lavoratori e di sicuro in questi ultimi anni non molte persone hanno il tempo e i soldi per andare dal barbiere!!!! NON E' IL NOSTRO STILE DI VITA!!!!
punto TERZO: sarebbe meglio che lo visitassero il nostro paese e qualsiasi altro paese prima di fare un film ambientato in esso!! perchè quelli che esprimono come complimenti potrebbero (accidentalmente) fraintesi.
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sono rimasta orrendamente scioccata da questo film!!
me lo avevano presentato come bello ma non lo è affatto!
fa un sacco di pregiudizi su noi italiani e ci presenta come dei cazzoni che non fanno niente dalla mattina alla sera a parte mangiare e insultare le persone.
punto PRIMO: NON SIAMO OMOFOBI!!!!! le donne italiane sono donne di mondo e di certo non giudicano le persone per il loro orientamento sessuale!! e per nient altro! certo ci sono le eccezzioni ma è una cosa normale in tutto il mondo! la parola Omofobia esiste perchè qualcuno la esercita o no? ma non è il caso dello stereotipo italiano.
punto SECONDO: IL NOSTRO MOTTO NON E' NON FARE NIENTE!!! siamo dei grandi lavoratori e di sicuro in questi ultimi anni non molte persone hanno il tempo e i soldi per andare dal barbiere!!!! NON E' IL NOSTRO STILE DI VITA!!!!
punto TERZO: sarebbe meglio che lo visitassero il nostro paese e qualsiasi altro paese prima di fare un film ambientato in esso!! perchè quelli che esprimono come complimenti potrebbero (accidentalmente) fraintesi.
NON CONSIGLIO A NESSUNO QUESTO FILM. a meno che non vogliate vederne uno con il quale sfogare il vostro odio represso verso qualcosa. vi assicuro che in questo verso è un ottimo canale di liberazione.
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paolo_89
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martedì 26 febbraio 2013
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tùrati il naso e guarda
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Tùrati il naso e guarda: si potrebbe riformulare così il titolo del film, al quale sono prestati bravi attori, si, ma costretti a destreggiarsi in una storia che non ha nulla di nuovo. È pur sempre tratto dal romanzo autobiografico di Elizabeth Gilbert, best-seller, ma il risultato è quello di una storia scontata: non tanto nei contenuti, che evidentemente seguono fedelmente l’autobiografia, quanto nei modi di rappresentazione. Si passa da un luogo all’altro, da un amore all’altro sempre alla ricerca di quell’equilibrio interiore che sembra non arrivare mai – e questo dovrebbe essere motivo di curiosità, dovrebbe rendere snervante l’attesa della conclusione per sciogliere la tensione.
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Tùrati il naso e guarda: si potrebbe riformulare così il titolo del film, al quale sono prestati bravi attori, si, ma costretti a destreggiarsi in una storia che non ha nulla di nuovo. È pur sempre tratto dal romanzo autobiografico di Elizabeth Gilbert, best-seller, ma il risultato è quello di una storia scontata: non tanto nei contenuti, che evidentemente seguono fedelmente l’autobiografia, quanto nei modi di rappresentazione. Si passa da un luogo all’altro, da un amore all’altro sempre alla ricerca di quell’equilibrio interiore che sembra non arrivare mai – e questo dovrebbe essere motivo di curiosità, dovrebbe rendere snervante l’attesa della conclusione per sciogliere la tensione. L’attesa spasmodica della conclusione c’è, ma per ben altri motivi: la banalità, appunto, ma soprattutto per la catena di stereotipi che comincia con il viaggio di Elizabeth in Italia e termina con la fine del film. Se è vero che l’Italia non fa molto per promuovere la propria immagine in maniera dignitosa, e quello che traspare sono solo la cucina, i dialetti simpatici e la passione per il “dolce far niente”, vederla riprodotta in un questo modo pittoresco è imbarazzante; com’è imbarazzante scoprire che l’India si riduce a guaritrici, santoni e meditazione.
Stupisce che il regista sia Ryan Murphy, lo stesso che ha diretto un prodotto ben più audace e interessante come la serie TV Nip/Tuck: spesso non bastano luci soffuse e paesaggi bellissimi per sfornare un bel film.
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ultimoboyscout
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domenica 3 febbraio 2013
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una donna e il suo malessere.
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Elizabeth è una giornalista e dovrebbe avere una vita tutto sommato appagante e soddisfacente: ha un marito che la adora, un buon lavoro e una bella casa a New York. Invece non è felice e decide di mettersi in viaggio per il mondo per ritrovare se stessa. La Roberts sgrana a più non posso i suoi grandi occhioni lungo una storia banale che non rende onore al libro da cui è tratta finendo per essere un trionfo di stereotipi e luoghi comuni a non finire. Visto anche il soggetto, (s)cadere nella retorica sembra prevedibile quanto assolutamente inevitabile , soprattutto nei dialoghi e nelle situazioni. Ma la cosa più evidente e anche fastidiosa è che Murphy non fa nulla per evitare tutto ciò e anzi cavalca senza ritegno il luogo comune e la banalità in particolarità nei temi intimi ed esistenziali.
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Elizabeth è una giornalista e dovrebbe avere una vita tutto sommato appagante e soddisfacente: ha un marito che la adora, un buon lavoro e una bella casa a New York. Invece non è felice e decide di mettersi in viaggio per il mondo per ritrovare se stessa. La Roberts sgrana a più non posso i suoi grandi occhioni lungo una storia banale che non rende onore al libro da cui è tratta finendo per essere un trionfo di stereotipi e luoghi comuni a non finire. Visto anche il soggetto, (s)cadere nella retorica sembra prevedibile quanto assolutamente inevitabile , soprattutto nei dialoghi e nelle situazioni. Ma la cosa più evidente e anche fastidiosa è che Murphy non fa nulla per evitare tutto ciò e anzi cavalca senza ritegno il luogo comune e la banalità in particolarità nei temi intimi ed esistenziali. Il tutto complicato da personaggi difficilmente credibili, piatti e monotoni in un film che inizia male, prosegue peggio e finisce in maniera addirittura disastrosa. Il cammino di Liz non porta da nessuna parte, ne per quanto riguarda il film ne per se stessa, gli insegnamenti ricevuti non sembrano aiutarla ne migliorarla e il film complessivamente somiglia a una guida turistica di serie B/C, perdendo di vista il viaggio interiore a favore di quello meramente fisico. Strada facendo si perdono occasioni su occasioni, Jenkins a parte, è tutto da buttare e non recuperare ne riciclare.
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pant54
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venerdì 9 novembre 2012
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basta con questa italia
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Salve dopo aver visto 2 volte (con molta sofferenza) il film di Ryan Murphy vorrei scrivere che il film è bruttissimo, ma sarebbe un regalo che non merita! Vorrei invitare che il Ministero del turismo invitasse gli autori (no gli attori) del film, a fare una vacanza in Italia soprattutto a Roma . Scusate ma evito altre critiche che hanno già scritto altri.
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kiba83
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domenica 10 giugno 2012
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interessante, da leggere il libro
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Ho apprezzato il film per la trama in sè, leggerò il libro...gli attori li ho trovati buoni, e non si può certo dire (come scritto da qualcuno prima) che J.R. non sappia recitare, non credo di aver ancora visto un film dove sia stato mediocre il suo intervento di attrice, ha sempre a mio parere illuminato lo schermo sia per lei sia per la bravura...;invece d'essere una delle commediole americane solo :"ti amo, non so se ti amo, e poi ci amiamo di nuovo" nel senso battute ed episodi divertenti e tutto finisce li, si trova un percorso,insegnamenti scoperti lungo il viaggio,che sicuramente a molti sembran banali, ma son poi quelli che impariamo giorno per giorno, sicuramente questo merito va alla scrittrice e alle sue esperienze ben raccontate.
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Ho apprezzato il film per la trama in sè, leggerò il libro...gli attori li ho trovati buoni, e non si può certo dire (come scritto da qualcuno prima) che J.R. non sappia recitare, non credo di aver ancora visto un film dove sia stato mediocre il suo intervento di attrice, ha sempre a mio parere illuminato lo schermo sia per lei sia per la bravura...;invece d'essere una delle commediole americane solo :"ti amo, non so se ti amo, e poi ci amiamo di nuovo" nel senso battute ed episodi divertenti e tutto finisce li, si trova un percorso,insegnamenti scoperti lungo il viaggio,che sicuramente a molti sembran banali, ma son poi quelli che impariamo giorno per giorno, sicuramente questo merito va alla scrittrice e alle sue esperienze ben raccontate..per gli stereotipi..bè volete un elenco dei film italiani dove si trova l'america stereotipata: bionde, fondoschiena, palestrati, e scene d'azione improbabili e mal riuscite??...con ciò son d'accordo con un commento precedente: quello è il modo in cui ci vede un turista,come credo ci abbia visti Liz; anche io quando son stata a NY ho ritrovato tutti i clichè, perchè son le prime cose che spiccano in un paese..poi bè preferirei che si fosse così duri per altre imprese cinematografiche da gettare nei contenitori del riciclo e ce ne sono parecchi..io comunque ho apprezzato.
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luisasb
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sabato 26 maggio 2012
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lungo e pieno di stereotipi
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Se ieri non fossi stata costretta a letto dall'influenza sicuramente non sarei arrivata alla fine del film.
Era lì da un po' fra i film da vedere, ma dovevo aspettare un momento in cui ero sola perché mio marito già non sopporta Julia Roberts... in più aveva letto qualche recensione del film e non aveva alcuna intenzione di vederlo.
Avviso quindi i naviganti che il film dura ben 2 ore e 20. Una durata "consistente" che si ammette solo ai capolavori. Purtroppo non è il caso di questo film.
Il prologo si svolge in America e dura più di mezz'ora: insomma, oltre mezz'ora per dire sostanzialmente che la ragazza è in crisi con il marito, divorzia e - dopo una storia con un attore off Broadway - decide di partire per un viaggio di un anno.
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Se ieri non fossi stata costretta a letto dall'influenza sicuramente non sarei arrivata alla fine del film.
Era lì da un po' fra i film da vedere, ma dovevo aspettare un momento in cui ero sola perché mio marito già non sopporta Julia Roberts... in più aveva letto qualche recensione del film e non aveva alcuna intenzione di vederlo.
Avviso quindi i naviganti che il film dura ben 2 ore e 20. Una durata "consistente" che si ammette solo ai capolavori. Purtroppo non è il caso di questo film.
Il prologo si svolge in America e dura più di mezz'ora: insomma, oltre mezz'ora per dire sostanzialmente che la ragazza è in crisi con il marito, divorzia e - dopo una storia con un attore off Broadway - decide di partire per un viaggio di un anno. Mete: Italia, India e Bali.
Il capitolo sull'Italia (anche questo lungo cira una mezz'ora) è semplicemente patetico. Sembra girato da un'americano degli anni '50 che non ha mai messo piede in Italia. L'appartamento in cui arriva al centro di Roma sembra saltato fuori da un film del neorealismo, la vecchia che - chissà poi perché, visto che siamo a Roma - le parla in siciliano stretto (e si vede che è così anche nella versione originale) è ridicola nella sua goffaggine, senza contare le scene assurde dove si vedono bande di ragazzotti che toccano il culo alle straniere in Piazza Navona, orde di pazzi scatenati in giacca e cravatta che chiedono un caffè al bar, negozi di barbieri che sembrano usciti da Baaria, vicoli di Napoli con gli immancabili panni stesi. Insomma: il peggio del peggio dei luoghi comuni sull'Italia e gli italiani ... di 50 anni fa.
A questo punto siamo arrivati a circa la metà del film. La scena si sposta in India, in un ashram dove la nostra eroina incontra un ruvido texano ex-alcolista che alla fine svela il motivo della sua fuga. Anche qui i luoghi comuni non mancano, soprattutto nella scena del matrimonio combinato della giovane indiana.
Infine arriva a Bali, dove c'è l'incontro con Bardem che interpreta un brasiliano ed è pessimamente doppiato con accento portoghese: sembra un genovese ubriaco.
Insomma, avete già capito come va a finire, no? Che ve lo dico a fare?
L'avevo detto all'inizio: ho finito di vederlo solo perché non avevo altro di meglio da fare.
Evitabilissimo
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