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Si fa un gran parlare di stereotipi, di 'già visto', di commedia americana per antonomasia. E allora? Forse a tanti sfugge che i luoghi, i paesaggi, le persone, le abitudini, sono filtrati attraverso il punto di vista della protagonista. Insomma i clichès sono voluti, e hanno un senso. Lei 'vede' l'Italia come un luogo in cui mangiare, in cui abbandonarsi all'imperativo categorico del 'dolce far niente', così come sente l'India come un luogo in cui espiare i propri errori passati, e Bali come il luogo in cui trovare l' Amore. Il viaggio è il SUO, non il nostro, e in questa sorta di percorso catartico Liz passa attraverso un Inferno dantesco fatto di piaceri che ha l'allettante veste di una Roma, sì forse ferma agli anni cinquanta nel suo immaginario, ma proprio per questo ancora più affascinante e accattivante, per poi immergersi nel Purgatorio di una Calcutta grigia e caotica, ma che nasconde al suo interno la fonte della ritrovata serenità, fino a Bali, il Paradiso paesaggistico e del cuore. Giacchè il senso del viaggio alla fine è tutto lì: l'Amore. Un Amore che non è solo per un uomo ma in primiis per se stessa, l'accettazione della propria persona, con tutti i limiti e le contraddizioni. E la scoperta di ciò non potrebbe non avvenire attraverso delle guide: ogni dimensione ha il suo mentore, ora moltiplicato in un'allegra compagnia goliardica che la inizia ai piaceri della tavola, ora racchiuso in un peccatore che le insegna a perdonarsi per potere aprire la mente all'universo e farsi inondare da esso, ora nelle spoglie di un campione che le fa fare la scoperta più grande, quella di amare ed essere amata senza temere di rinunciare a una parte di sè, perchè a volte è giusto che gli equilibri si infrangano per poter respirare la vita. E alla fine, come sempre, ciò che conta non è la meta, ma il viaggio per il viaggio, gli incontri, le esperienze, i momenti vissuti, perchè è il confronto con l'altro, con ciò che è diverso da noi e dalle nostre abitudini, l'unico modo per lasciare una traccia di noi stessi e nello stesso tempo uno specchio per guardarci dentro. E in fondo "è sempre così: si parte per aiutare se stessi, e alla fine si finisce per aiutare gli altri".
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toresani89
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martedì 11 ottobre 2011
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il viaggio nel viaggio, per sè
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Caro Angie81, in generale mi ritrovo d'accordo con la tua recensione. Non mi ritrovo con l'espressione del titolo: quello che Liz percorre non è un viaggio per il viaggio, ma il viaggio per se, per poter ritrovare se stessa, per imparare ad accettarsi, così come è, con i suoi errori, con i suoi pregi. Trovo alquanto interessante la tua lettura dantesca al tutto: mi convince, in particolare pensando al suo percorso, alla continua lotta che man mano, affrontando diverse tematiche della tormentata Liz, la porta ad un cammino di conoscenza di se. Due note negative rispetto al film: la durata del film non è supportata in modo adeguato da una trama energica, necessaria per seguire con agilità il percorso della protagonista; in secondo trovo il film mancante di un vero finale.
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Caro Angie81, in generale mi ritrovo d'accordo con la tua recensione. Non mi ritrovo con l'espressione del titolo: quello che Liz percorre non è un viaggio per il viaggio, ma il viaggio per se, per poter ritrovare se stessa, per imparare ad accettarsi, così come è, con i suoi errori, con i suoi pregi. Trovo alquanto interessante la tua lettura dantesca al tutto: mi convince, in particolare pensando al suo percorso, alla continua lotta che man mano, affrontando diverse tematiche della tormentata Liz, la porta ad un cammino di conoscenza di se. Due note negative rispetto al film: la durata del film non è supportata in modo adeguato da una trama energica, necessaria per seguire con agilità il percorso della protagonista; in secondo trovo il film mancante di un vero finale. Tutto il viaggio ha un inizio, una sua origine: l'America, casa sua. E' un peccato che il viaggio non possa realmente concludersi, ma rimanere in uno stato di quasi limbo, in cui Liz ritrova se stessa in un determinato contesto. Manca a mio parere il reale ricongiungimento di se con il proprio luogo di appartenenza; sarei stato curioso di vederla "con le mani in pasta" con la sua realtà americana.
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