great steven
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mercoledì 24 dicembre 2014
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nelle vesti di padre mascolo, verdone lampeggia.
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IO, LORO E LARA (IT, 2010) diretto da CARLO VERDONE. Interpretato da CARLO VERDONE, LAURA CHIATTI, ANNA BONAIUTO, MARCO GIALLINI, ANGELA FINOCCHIARO, SERGIO FIORENTINI, OLGA BALAN, TAMARA DI GIULIO, AGNESE CLAISSE, GIORGIA CARDACI, MARCO GUADAGNO, ROBERTO SBARATTO
Colpito al cuore dalla morte del padre Mario (1917-2009), Verdone progetta con questo film una svolta – meno decisiva di quel che crede e sostiene – che gli permetta di abbandonare le commedie poco edificanti incardinate su tradimenti coniugali e introdurre, per la prima volta nella sua cinematografia ormai vasta e ricca (ma, a dir la verità, poco variegata), temi etici, incarnati in particolar modo dal suo personaggio, il sacerdote Carlo Mascolo: costui è in Africa da anni e svolge diverse mansioni presso un villaggio keniano, ma per via di una crisi spirituale, rientra in Italia per chiedere consiglio ai suoi superiori su come superare il momento di difficoltà.
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IO, LORO E LARA (IT, 2010) diretto da CARLO VERDONE. Interpretato da CARLO VERDONE, LAURA CHIATTI, ANNA BONAIUTO, MARCO GIALLINI, ANGELA FINOCCHIARO, SERGIO FIORENTINI, OLGA BALAN, TAMARA DI GIULIO, AGNESE CLAISSE, GIORGIA CARDACI, MARCO GUADAGNO, ROBERTO SBARATTO
Colpito al cuore dalla morte del padre Mario (1917-2009), Verdone progetta con questo film una svolta – meno decisiva di quel che crede e sostiene – che gli permetta di abbandonare le commedie poco edificanti incardinate su tradimenti coniugali e introdurre, per la prima volta nella sua cinematografia ormai vasta e ricca (ma, a dir la verità, poco variegata), temi etici, incarnati in particolar modo dal suo personaggio, il sacerdote Carlo Mascolo: costui è in Africa da anni e svolge diverse mansioni presso un villaggio keniano, ma per via di una crisi spirituale, rientra in Italia per chiedere consiglio ai suoi superiori su come superare il momento di difficoltà. Ottiene come risposta il suggerimento di ricongiungersi alla sua famiglia per recuperare la serenità perduta ma, appena mette piede in casa, gli crolla addosso una caterva di novità molto poco rassicuranti: il padre vedovo Alberto s’è sposato con una moldava e i fratelli di Carlo, la psicologa isterica Beatrice (madre di due adolescenti emo ordinariamente ipocriti) e il broker cocainomane Luigi (impiegato in banca e impegnato con una relazione extraconiugale con una ragazza disturbata), temono che la matrigna possa dilapidare il patrimonio paterno. Quando poi la straniera muore (mentre i fratelli temevano che fosse l’anziano padre ad andarsene), entra in scena Lara, la figlia della defunta che, essendo nominata nel testamento di Alberto, può tenere in scacco i tre fratelli perché le facciano guadagnare l’affidamento del figlio neonato, anche perché Lara è seguita da un’assistente sociale che pretende imperativa risultati rapidi e concreti. Al termine di tragicomiche peripezie che coinvolgeranno ovviamente il prete protagonista, egli penserà bene di ritornare in Kenya dopo aver però aiutato amici e parenti in funzione di una riconciliazione generale e fortunata. Il ventiduesimo film di Verdone appare come una celebrazione alquanto spiritosa ed elegante del ruolo della famiglia nella vita di un mondo parentale ormai dominato da egoismi personali e menefreghismi accentuati, e almeno una volta tanto ha riservato l’avvilente meschinità ai caratteri secondari riservando per sé un comportamento esemplare, non proprio pio ma quanto meno educato e tranquillo, che cerca di mediare i conflitti e di fare da parafulmine nel tentativo di placare gli sferzanti egocentrismi che animano la sua vita familiare, del tutto differente da quella che si sarebbe aspettato dopo un tanto agognato rimpatrio dal continente più povero del pianeta. Una compagine di attori molto ben affiatata, convinta e pervicace: la Bonaiuto brilla nel dare l’acqua della vita alla sua sorella un po’ instabile e sadica; Giallini è un bancario fedifrago e intrappolato in una becera personalità che lo rende a tratti ridicolo e incespicante, e per questo assai divertente; la Chiatti fa della sua bellezza e del suo fascino femminile i punti d’appoggio per sfoderare una recitazione spassosa e intensa, non priva però di cadute di ritmo e autocompiacimenti esagerati; la Finocchiaro è probabilmente la migliore fra le interpreti donne, e in un grottesco assalto a Verdone strappa l’applauso, e senza dubbio la sua assistente sociale rimarrà nel suo repertorio come uno dei personaggi più azzeccati e memorabili; infine, Fiorentini, doppiatore di lungo corso, è un padre tutto sommato affezionato ai tre figli adulti, che rincorre una gioventù ormai lontana e, nonostante la ricerca di piaceri sfrenati e felicità relativamente impossibili, riconosce la sacrosanta struttura portante della famiglia. Qualche critico intransigente e in vena di polemiche ha preso di mira il film definendolo troppo nichilista e contrario agli atteggiamenti dottrinali e dogmatici che ci si dovrebbe aspettare da un ecclesiastico di media categoria. Verdone ha risposto, con giusta saggezza e occhio arguto, che, interpretando padre Carlo Mascolo ed entrando nel personaggio con tutto l’impegno di questa delicata situazione, abbia uno sguardo positivo rivolto al futuro, come dimostra ampiamente il finale consolatorio ma effettivamente anche stroncante e fulminante, come un lampo che squarcia le nuvole prima di un tuono altrettanto rumoroso. In sostanza, comunque, l’opera non lesina ottimismo e non risparmia, mediante anche un uso ricorrente delle parolacce e un impiego indiscriminato di scene un po’ scabrose e dissacranti, di criticare il sistema famigliare italiano del Nuovo Millennio attraversandolo trasversalmente con il divertimento amaro e malinconico di cui il solo Verdone è un autentico maestro in tutto il panorama divistico e filmico nostrano.
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tatiana micaela truffa
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martedì 6 novembre 2012
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mal d'africa e sorrisi amari
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Straordinario Carlo Verdone, che questa volta sceglie un nuovo punto di vista per mostrarci, al solito, i nostri difetti - dei quali lui non scorda mai di farsi portatore.
Questa volta è Padre Carlo, che torna dalla sua missione in Africa - particolarmente faticosa negli ultimi tempi, dove guerra civile, alluvione ed il sempre persistente problema della diffusione dell'A.I.
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Straordinario Carlo Verdone, che questa volta sceglie un nuovo punto di vista per mostrarci, al solito, i nostri difetti - dei quali lui non scorda mai di farsi portatore.
Questa volta è Padre Carlo, che torna dalla sua missione in Africa - particolarmente faticosa negli ultimi tempi, dove guerra civile, alluvione ed il sempre persistente problema della diffusione dell'A.I.D.S. gli hanno addirittura causato la paura di perdere la fede.
E in questo periodo di "riposo" in Italia, trova altri problemi, che gli fanno rimpiangere l'Africa: un padre che per sentirsi amato ha dovuto gettarsi fra le braccia della sfortunata Olga, immigrata moldava, fino a decidere di lasciare tutti i suoi averi all'erede di quest'ultima; un fratello e una sorella persi nei loro problemi quotidiani, problemi che in realtà si creano loro, col loro modo superficiale e troppo materiale di vivere, capaci di interessarsi al padre solamente per quel che riguarda soldi e proprietà; una nipote adolescente e la sua migliore amica, "schiave" delle mode più strane; un gruppo di ragazze africane provenienti dal suo villaggio e aiutate in passato proprio da lui, a Roma ritrovate nelle condizioni in cui mai avrebbe voluto vederle.
E soprattutto lui, Padre Carlo.
In questo film il personaggio interpretato da Verdone fa particolarmente tenerezza. Nessuno che abbia voglia di ascoltarlo, nessuno che si preoccupi del perché, dopo tanti anni, senza preavviso, abbia deciso di far ritorno dall'Africa.
Tutti quanti a riversargli addosso i loro problemi - persino le due psicologhe - e ad inveire contro di lui, a comandarlo.
E Verdone è sempre Verdone. Bellissima questa visione molto "umana" del sacerdote, (e reale, soprattutto per quanto riguarda i missionari) Carlo non smette con i suoi tick ( in una scena l'espressione è davvero identica ai tempi di Borotalco), con le malattie psico-somatiche...
Un film da ridere, ma anche ricco di riflessioni. Il finale è un turbinio di buoni sentimenti, vale la pena di vederlo.
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tatiana micaela truffa
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mercoledì 20 aprile 2016
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prospettive
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Straordinario Carlo Verdone, che questa volta sceglie un nuovo punto di vista per mostrarci, al solito, i nostri difetti - dei quali lui non scorda mai di farsi portatore.
Questa volta è Padre Carlo, che torna dalla sua missione in Africa - particolarmente faticosa negli ultimi tempi, dove guerra civile, alluvione ed il sempre persistente problema della diffusione dell'A.I.D.S. gli hanno addirittura causato la paura di perdere la fede.
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Straordinario Carlo Verdone, che questa volta sceglie un nuovo punto di vista per mostrarci, al solito, i nostri difetti - dei quali lui non scorda mai di farsi portatore.
Questa volta è Padre Carlo, che torna dalla sua missione in Africa - particolarmente faticosa negli ultimi tempi, dove guerra civile, alluvione ed il sempre persistente problema della diffusione dell'A.I.D.S. gli hanno addirittura causato la paura di perdere la fede.
E in questo periodo di "riposo" in Italia, trova altri problemi, che gli fanno rimpiangere l'Africa: un padre che per sentirsi amato ha dovuto gettarsi fra le braccia della sfortunata Olga, immigrata moldava, fino a decidere di lasciare tutti i suoi averi all'erede di quest'ultima; un fratello e una sorella persi nei loro problemi quotidiani, problemi che in realtà si creano loro, col loro modo superficiale e troppo materiale di vivere, capaci di interessarsi al padre solamente per quel che riguarda soldi e proprietà; una nipote adolescente e la sua migliore amica, "schiave" delle mode più strane; un gruppo di ragazze africane provenienti dal suo villaggio e aiutate in passato proprio da lui, a Roma ritrovate nelle condizioni in cui mai avrebbe voluto vederle.
E soprattutto lui, Padre Carlo.
In questo film il personaggio interpretato da Verdone fa particolarmente tenerezza. Nessuno che abbia voglia di ascoltarlo, nessuno che si preoccupi del perché, dopo tanti anni, senza preavviso, abbia deciso di far ritorno dall'Africa.
Tutti quanti a riversargli addosso i loro problemi - persino le due psicologhe - e ad inveire contro di lui, a comandarlo.
E Verdone è sempre Verdone. Bellissima questa visione molto "umana" del sacerdote, (e reale, soprattutto per quanto riguarda i missionari) Carlo non smette con i suoi tick ( in una scena l'espressione è davvero identica ai tempi di Borotalco), con le malattie psico-somatiche...
Un film da ridere, ma anche ricco di riflessioni. Il finale è un turbinio di buoni sentimenti, andate a vederlo.
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lucascialo
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mercoledì 28 novembre 2018
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un prete in crisi alle prese con famiglia strampalata
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Dopo il poco riuscito Grande, grosso e Verdone, il regista romano torna a ciò che gli riesce meglio: una commedia ironica che guarda all’attualità. Padre Carlo, interpretato dallo stesso Verdone, è un padre missionario che torna a casa dopo più di dieci anni passati in un villaggio africano. Dove ha vissuto tutte le difficoltà del caso: dalla guerra alla carestia fino ai saccheggi. Il suo ritorno è dettato soprattutto da una crisi della propria fede e cerca delle risposte ritornando alle proprie radici. Radici che però ritroverà alquanto “malate”: il padre ha sposato la propria colf, per cui sta spendendo un capitale con la disapprovazione degli altri due figli: un fratello (Marco Giallini) agente finanziario cocainomane e una sorella (Anna Bonaiuto) separata con una figlia stravagante.
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Dopo il poco riuscito Grande, grosso e Verdone, il regista romano torna a ciò che gli riesce meglio: una commedia ironica che guarda all’attualità. Padre Carlo, interpretato dallo stesso Verdone, è un padre missionario che torna a casa dopo più di dieci anni passati in un villaggio africano. Dove ha vissuto tutte le difficoltà del caso: dalla guerra alla carestia fino ai saccheggi. Il suo ritorno è dettato soprattutto da una crisi della propria fede e cerca delle risposte ritornando alle proprie radici. Radici che però ritroverà alquanto “malate”: il padre ha sposato la propria colf, per cui sta spendendo un capitale con la disapprovazione degli altri due figli: un fratello (Marco Giallini) agente finanziario cocainomane e una sorella (Anna Bonaiuto) separata con una figlia stravagante. Allo scompiglio generale si aggiungerà la figlia della colf, Lara, a cui il padre vuole dare tutto. Il film è esilarante e godibile e riporta alla mente La messa è finita di Nanni Moretti. Con la differenza che, se il don Giulio di quest’ultimo ritorna in famiglia con una fede solida ma finisce per perdere le proprie certezze al contatto con i suoi cari, padre Carlo non solo non le ritroverà ma finirà per comprendere che noi occidentali i problemi ce li auto-affliggiamo. Preferendo scappare dalla propria famiglia per ritornare da chi ha davvero bisogno di lui.
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sassolino
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giovedì 7 gennaio 2010
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uno spumante con molte bollicine
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Uno dei lavori più riusciti dell'ultimo Verdone che è riuscito a mettere insieme una felice commedia in equilibrio tra humour e analisi sociale, evitando le facili cadute nella macchietta e nel bozzettismo.
Il memorabile prete crotonese che in "un sacco bello" redimeva con voce flautata i misceredenti a una nuova vis mistica qui è un missionario di ritorno dall'Africa con poche certezze e tanti dubbi.
Troverà un habitat urbano alquanto insolito per la sua dimensione spritual/bucolica, in cui l'anziano padre (un simapticissimo Sergio Fiorentini) si è rifatto una vita con la giovane badante moldava, malvista dai fratelli, additata a rovinafamiglie professionista e gran meretrice in odor d'eredità.
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Uno dei lavori più riusciti dell'ultimo Verdone che è riuscito a mettere insieme una felice commedia in equilibrio tra humour e analisi sociale, evitando le facili cadute nella macchietta e nel bozzettismo.
Il memorabile prete crotonese che in "un sacco bello" redimeva con voce flautata i misceredenti a una nuova vis mistica qui è un missionario di ritorno dall'Africa con poche certezze e tanti dubbi.
Troverà un habitat urbano alquanto insolito per la sua dimensione spritual/bucolica, in cui l'anziano padre (un simapticissimo Sergio Fiorentini) si è rifatto una vita con la giovane badante moldava, malvista dai fratelli, additata a rovinafamiglie professionista e gran meretrice in odor d'eredità.
Non vanno meglio le cose tra i suoi coetanei; la sorella, splendidamente interpretata da una sottovalutata Anna Bonaiuto è una pscioterapeuta incapace di comprendere la stessa figlia, adolescente in preda alla bizzarra trovata dei soggetti "emo" "(vedi google per capire che significa" gli risponde la stessa psicologa).
Malissimo il fratello (anche qui buona caratterizzazione di Giallini) cocainomane irrisolto ed irrecuperabile adolescente, irresistibile quando ormai dipendente dalla droga sniffa nevroticamente per l'astinenza.
L'unica speranza di questo mondo parallelo sembra essere Lara, la giovanissima figlia della badante, che dopo un estenuante accerchiamento investigativo si rivelerà portatrice sana di valori e virtù che sembravano persi.
Molte le gag riuscite, soprattutto nella seconda parte, quando la commedia si fa fracassona ed invita alla contaminazione dei generi.
Apprezzabile anche la non invasività di Verdone attore che qui si è ritagliato un ruolo passivo in cui gommosamente assorbe tutte le frustrazioni e il brusio degli altri, fuoriusciti reali, incapaci di comunicare e un po appiattiti nel loro straparlare.
Sono vincenti l'approccio leggero ma tagliente alla realtà, l'assenza di pretenziosità (talvolta presente nel Verdone maturo) e le trovate spumeggianti; Carlo sul cornicione è sempre garanzia di risate e non è da meno quando si ritrova magnaccia improvvisato o addirittura prete fatto ogggeto di mobbing dalla strepitosa Finocchiaro.
Finalmente un film per tutti, leggiadramente leggero e sottilmente pesante!
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il sora
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mercoledì 6 gennaio 2010
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l'abito non fa il monaco
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“L’abito non fa il monaco”. Questo detto calza a pennello con il ruolo che Verdone si scrive nel suo ultimo film Io, Loro E Lara. Il protagonista è un prete ma se si fosse trattato di un semplice missionario, di un volontario della Croce Rossa, di un qualsiasi cittadino di questo mondo, il risultato sarebbe stato il medesimo. Questo perchè nell’ultima fatica del comico romano la Chiesa non c’entra nulla. Lasciando da parte questa piccola premessa sin dai primi minuti possiamo notare che il ruolo non si addice al regista, sembra spaesato e con una brutta caratterizzazione buona solo nei momenti di isteria che però sembrano troppo ripetitivi, monotoni e sanno di già visti. Questo fatto risulta strano perché a differenza del ruolo che si è scritto, le battute e i comportamenti degli altri personaggi sembrano molto più riuscite, spontanee, divertenti ed originali, ma soprattutto meglio interpretate.
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“L’abito non fa il monaco”. Questo detto calza a pennello con il ruolo che Verdone si scrive nel suo ultimo film Io, Loro E Lara. Il protagonista è un prete ma se si fosse trattato di un semplice missionario, di un volontario della Croce Rossa, di un qualsiasi cittadino di questo mondo, il risultato sarebbe stato il medesimo. Questo perchè nell’ultima fatica del comico romano la Chiesa non c’entra nulla. Lasciando da parte questa piccola premessa sin dai primi minuti possiamo notare che il ruolo non si addice al regista, sembra spaesato e con una brutta caratterizzazione buona solo nei momenti di isteria che però sembrano troppo ripetitivi, monotoni e sanno di già visti. Questo fatto risulta strano perché a differenza del ruolo che si è scritto, le battute e i comportamenti degli altri personaggi sembrano molto più riuscite, spontanee, divertenti ed originali, ma soprattutto meglio interpretate.
La sceneggiatura comunque presenta qualche difetto a partire dalla lunghezza. Il soggetto non è originale (ricorda molto il bellissimo e nettamente più riuscito “Non Pensarci” di Zanasi) e le scene comiche risultano ben poche. E’ vero, si sorride parecchio, forse di più rispetto agli ultimi lungometraggi di Verdone ma comunque il film stenta a decollare e sicuramente non tocca mai cime elevate. La dichiarazione tematica che viene presentata nei primi minuti del film viene lasciata nel suo brodo per poi dedicare tempo ad un minestrone ricco di droga, ragazze emo, depressione.. L’intento poteva essere quello di creare un film semplicemente leggero e divertente, ma allora non si spiega il motivo della storia più seria e drammatica che impegna la protagonista Laura Chiatti. Per concludere senza dubbio il film non vale gli 8 € del biglietto.
Il Sora
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luca scialò
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giovedì 7 gennaio 2010
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rivisitazione alla verdone di "la messa è finita"
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Verdone ripropone un film nel quale i protagonisti riflettono i vizi e le debolezze degli italiani, esternalizzando altresì le proprie nevrosi; una ricetta che è funzionata in "Bianco, rosso e verdone" proprio per la sua originalità, ma che già in "Viaggi di nozze" aveva il sapore del "già visto" con tanto di carenza di originalità al seguito.
In più c'è da dire che il film riprende un tema già affrontato da Moretti con "La messa è finita", nel quale però il tema della crisi della fede e dell'incapacità di un prete nel rapportarsi al suo "prossimo" più vicino, sono affrontati in modo meno sguaiato ed estremizzato.
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Verdone ripropone un film nel quale i protagonisti riflettono i vizi e le debolezze degli italiani, esternalizzando altresì le proprie nevrosi; una ricetta che è funzionata in "Bianco, rosso e verdone" proprio per la sua originalità, ma che già in "Viaggi di nozze" aveva il sapore del "già visto" con tanto di carenza di originalità al seguito.
In più c'è da dire che il film riprende un tema già affrontato da Moretti con "La messa è finita", nel quale però il tema della crisi della fede e dell'incapacità di un prete nel rapportarsi al suo "prossimo" più vicino, sono affrontati in modo meno sguaiato ed estremizzato.
Confidiamo nella cratività di Verdone e nella sua capacità di andare oltre il solito schema basato sul personaggio timido, quello immorale, quello superficiale, sulla belloccia romana di turno...e soprattutto, oltre il proporre personaggi nevrotici trasponendo in loro le proprie nevrosi, cosa che riesce bene forse solo ad Allen.
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marezia
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giovedì 7 gennaio 2010
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"parenti serpenti" al contrario e non solo,,,
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Stavolta oltre a recensire il film dovrò SPIEGARLO ANCHE A NIOLA GABRIELE, il recensore che o dormiva o non era tanto lucido o semplicemente non era tanto in forma il giorno in cui l'ha visto (cosa che, per carità, può capitare però trattandosi di un professionista non dovrebbe succedere) e non l'avrei mai pensato comunque ci proverò. Si tratta di un film profondamente diverso dai precedenti perché non consistente in una caricatura ma in una "fiaba" nel senso di un racconto realistico ma a lieto fine: un sacerdote missionario che dopo 10 anni passati in Africa ritorna a casa e trova una situazione ingarbugliata e ancora più difficile di appena lasciata e che affronta da prete, vale a dire cercando di ricomporre gli screzi attraverso il dialogo, la comprensione dei problemi altrui e la mediazione.
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Stavolta oltre a recensire il film dovrò SPIEGARLO ANCHE A NIOLA GABRIELE, il recensore che o dormiva o non era tanto lucido o semplicemente non era tanto in forma il giorno in cui l'ha visto (cosa che, per carità, può capitare però trattandosi di un professionista non dovrebbe succedere) e non l'avrei mai pensato comunque ci proverò. Si tratta di un film profondamente diverso dai precedenti perché non consistente in una caricatura ma in una "fiaba" nel senso di un racconto realistico ma a lieto fine: un sacerdote missionario che dopo 10 anni passati in Africa ritorna a casa e trova una situazione ingarbugliata e ancora più difficile di appena lasciata e che affronta da prete, vale a dire cercando di ricomporre gli screzi attraverso il dialogo, la comprensione dei problemi altrui e la mediazione. E' un contesto che non gli riserva però la stessa attenzione, soffocato com'è DA IGNORANZA, EGOISMI, SUPERFICIALITA' e sarà proprio l'arrivo di un'estranea, per l'appunto Lara, LA FIGLIA DI OLGA (MOGLIE, caro Niola, NON AMANTE del padre di Carlo) e della sua clausola apposta nel contratto di restituzione dell'immobile al terzetto, quella di essere GENTILI, AFFABILI, CORDIALI, UNA VERA FAMIGLIA cioè almeno per un giorno a creare il miracolo e tutti vivranno felici e contenti...
Il film parla anche di religione, caro Niola (battuta sui profilattici, PROBLEMA ETICO di enorme importanza) e non ci sono nemmeno le sorelle emo perché la figlia emo E' UNA (l'altra è un'amica e lo dice anche la madre alle assistenti sociali in visita a casa del gruppo familiare).
Insomma, quella di Niola è la recensione più SBAGLIATA che abbia mai letto qui. Il film è MOLTO BELLO, fa riflettere e ridere, il cast è ben assortito e Verdone è strepitoso nell'interpretare un uomo NON MASCHERA. Mamma mia...
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[+] p.s.
(di marezia)
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(di marezia)
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