marezia
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giovedì 11 febbraio 2010
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uno specchio di come siamo
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OTTIMA pellicola che si sarebbe trasformata in un capolavoro senza quei 10' finali (come ha acutamente osservato la grande Dall'Olio) che rappresentano una sorta di pag 777 per i sordi; un'appendice superflua e sentimentale foriera di quello che già era scritto tra le righe di una sceneggiatura PERFETTA, PRECISA e REALISTICA. In sintesi un BEL film, INTELLIGENTE e diretto con piglio e carattere da un Muccino che dà prova di essere MOLTO migliorato dall'ultima sua creatura italiana e che ci dimostra che gli States fanno bene a chi IL TALENTO CE L'HA.
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willy film
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mercoledì 10 febbraio 2010
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muccino non doveva restare in usa?
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DICONO CHE MUCCINO PRENDE A SCHIAFFI GLI ATTORI...O SONO GLI ATTORI CHE PRENDONO A SCHIOAFFI MUCCINO...
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joannepotter
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martedì 9 febbraio 2010
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baciami ancora,amami ancora,perdonami ancora
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Un titolo che sembra un'invocazione e una trama che condensa molte (troppe?) storie diverse.
Stanca,ripetitiva e obbiettivamente inutile quella tra Carlo e Giulia,che avevano già detto tutto quello che c'era da dire nel precendente film.
Disperata quella tra Livia e Paolo: tra tutti i personaggi prigionieri di relazioni tristi e impossibili,l'unico che si arrende davvero è quello più solo.
Interessante la storia e il personaggio di Adriano: ha fallito su tutti i fronti,eppure allarga le braccia e ammette le proprie colpe con un’onestà che fa una grande tenerezza,chiedendo una seconda possibilità.
Ma la storia davvero più vera e sorprendente è quella tra Marco (un meraviglioso Favino,che riesce e divertire e commuovere senza trasformarsi in una macchietta) e Veronica,forse la sola unione che comunichi un pò di speranza.
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Un titolo che sembra un'invocazione e una trama che condensa molte (troppe?) storie diverse.
Stanca,ripetitiva e obbiettivamente inutile quella tra Carlo e Giulia,che avevano già detto tutto quello che c'era da dire nel precendente film.
Disperata quella tra Livia e Paolo: tra tutti i personaggi prigionieri di relazioni tristi e impossibili,l'unico che si arrende davvero è quello più solo.
Interessante la storia e il personaggio di Adriano: ha fallito su tutti i fronti,eppure allarga le braccia e ammette le proprie colpe con un’onestà che fa una grande tenerezza,chiedendo una seconda possibilità.
Ma la storia davvero più vera e sorprendente è quella tra Marco (un meraviglioso Favino,che riesce e divertire e commuovere senza trasformarsi in una macchietta) e Veronica,forse la sola unione che comunichi un pò di speranza.
Il finale è più ottimisma e meno cinico di quello dell'ultimo bacio,e in definitiva direi che questo film no,non ha la passione e la forza del primo,ma ha più dolcezza e maturità.
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[+] evviva i buoni film!
(di maria f.)
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marezia
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martedì 9 febbraio 2010
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a domenico a
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La tua recensione in fin dei conti che cosa dice? A che cosa serve? Non ci sono nemmeno le stelle! Potrebbe essere mediocre o "un bellissimo spreco di tempo" quale, per esempio, una seduta da uno psicologo per racontarsi quello che si sa già quindi ottimo o perfino un capolavoro. Comunque ti posso contestare l'ultima frase perché presuppone una conoscenza che NON PUOI AVERE a meno di vivere a Paris o avere una certa cognizione del panorama cinematografico francese. Prima di sparare congetture ti consiglio di vedere un delizioso e INTELLIGENTE film chiamato "Solo un bacio per favore". Recitare in una pellicola come quella (e in un perfetto francese) è un onore, bello mio altroché "preoccupante involuzione"!
[+] ah, dimenticavo,
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domenico a
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lunedì 8 febbraio 2010
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baciami... ancora ?
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Molto rumore per nulla o se ci vogliamo attenere ai versi della canzone di Jovanotti… Un bellissimo spreco di tempo, un’impresa impossibile… Tornato dagli Stati Uniti, dopo due film sinceramente sopravvalutati, ecco che riprende i suoi “ Tre moschettieri “ dell’amore e fa il secondo episodio “ Dieci anni dopo “. Il primo film aveva stupito il pubblico ed anche una parte della critica soprattutto per il cast delizioso e per delle riprese spumeggianti e ‘frenetiche’ sulla falsa riga di Magnolia ( film capolavoro del 1999 ) di Paul Thomas Anderson. La storia era raccontata bene ( come racconta bene lui ), e faceva comodo ai giornali per riempire le pagine dei soliti argomenti: i giovani e l’amore, la sindrome di Peter Pan, la lotta tra sogno e omologazione.
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Molto rumore per nulla o se ci vogliamo attenere ai versi della canzone di Jovanotti… Un bellissimo spreco di tempo, un’impresa impossibile… Tornato dagli Stati Uniti, dopo due film sinceramente sopravvalutati, ecco che riprende i suoi “ Tre moschettieri “ dell’amore e fa il secondo episodio “ Dieci anni dopo “. Il primo film aveva stupito il pubblico ed anche una parte della critica soprattutto per il cast delizioso e per delle riprese spumeggianti e ‘frenetiche’ sulla falsa riga di Magnolia ( film capolavoro del 1999 ) di Paul Thomas Anderson. La storia era raccontata bene ( come racconta bene lui ), e faceva comodo ai giornali per riempire le pagine dei soliti argomenti: i giovani e l’amore, la sindrome di Peter Pan, la lotta tra sogno e omologazione. Argomenti divenuti indolore, di facile conversazione per signore all’ora del tè e annoiati genitori autoreferenziali. Oggi ritroviamo quei giovani ( ma mancano Giovanna Mezzogiorno e Martina Stella e nel pacchetto glamour di attori loro erano due stelle che brillavano di luce propria ) cresciuti come nelle previsioni, uomini e donne borghesi, agiati, postideologici, indifferenti a tutto tranne che ai propri brufoli sentimentali. Fratelli e sorelle più adulti e consapevoli, ma della stessa famiglia culturale, di quelli di Federico Moccia, delle canzoni di Jovanotti o Povia, dei libri di Walter Veltroni o di Giorgio Faletti, con dei pensieri ( la voce in off, saltuaria e sbiadita di Accorsi ) che sembrano presi dai baci perugina, uno su tutti: se non hai radici inizi a morire. Radici ? Famiglia ? Una lascia il marito perché lui non può darle un figlio e se ne va a vivere con un pischelletto viziato e rimorchione, per poi tornare da lui incinta dell’altro, un’altra non si sente pronta per un figlio dal suo compagno innamorato ma noioso ma rimane incinta involontariamente dell’ex marito, un’altra non ha la forza di aiutare veramente il suo compagno al punto che non prevede che possa uccidersi. E gli uomini ? Uno teorizza che è meglio essere amati e non amare, così l’ego si carica e non soffre, un altro cambia ragazza come si fa la doccia e poi parte per il Brasile, mentre un terzo è appena tornato da due anni di galera per aver contrabbandato due chili di coca dalla Colombia. Famiglia ? Radici ? Si potrebbe citare Nietzsche: morali da birreria, e parafrasarlo con morali da sesso, a secondo di quanto lo fai… Diciamo che un altro difetto del cinema di Muccino è la moltiplicazione dello stesso argomento, tutti i protagonisti vivono lo stesso pathos, più o meno con le stesse dinamiche e nello stesso ‘tempo’.
Muccino ha riconfermato tutti gli attori del primo episodio, almeno quelli che sono voluti tornare sul luogo del delitto. Hanno dieci anni in più, quindi forse maggiore bravura ( ma Muccino sembra detestarli un po' tutti ) ma minore freschezza. Ma non tutti hanno dato il meglio, anzi, Stefano Accorsi vive da un paio d’anni un’involuzione interpretativa preoccupante e Vittoria Puccini, nonostante la credibilità, fa fatica nel confronto con la Mezzogiorno.
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delfino
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lunedì 8 febbraio 2010
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baciamoci ancora, ma il regista cambi mestiere
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Un film orrendo che dopo mezz'ora rivela già tutte le sue pecche, questo "Baciami ancora". Muccino è superficiale, i suoi personaggi non possono che essere privi di verticalità, di spessore. I quarantenni non sono così, per fortuna. Non la maggioranza di essi. Il gruppo di amici di cui seguiamo le vicissitudini dopo dieci anni è costituito da individui privi di un briciolo di attenzione per se stessi, per coloro a cui credono di voler bene e per la realtà in generale. Non si conoscono ancora a quarant'anni suonati, esprimono caratteri a tutto tondo, senza una sfaccettatura, senza un guizzo di originalità, tutti quanti bloccati nelle loro isterie, sui loto egoismi, con la loro completa cecità.
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Un film orrendo che dopo mezz'ora rivela già tutte le sue pecche, questo "Baciami ancora". Muccino è superficiale, i suoi personaggi non possono che essere privi di verticalità, di spessore. I quarantenni non sono così, per fortuna. Non la maggioranza di essi. Il gruppo di amici di cui seguiamo le vicissitudini dopo dieci anni è costituito da individui privi di un briciolo di attenzione per se stessi, per coloro a cui credono di voler bene e per la realtà in generale. Non si conoscono ancora a quarant'anni suonati, esprimono caratteri a tutto tondo, senza una sfaccettatura, senza un guizzo di originalità, tutti quanti bloccati nelle loro isterie, sui loto egoismi, con la loro completa cecità. Non ho capito il senso di questa storia corale così disordinata ed isterica, non ho capito con quale coraggio e quale sfrontatezza si tocchi il tema della depressione grave con una leggerezza ed una rozzezza che definirei spaventosi, non ho capito il perchè di questa trama dello sfacelo e della confusione. Ma chi frequenta, il signor Muccino? E pure se fossimo tutti ridotti così non ci piace affatto che la disperazione dell'uomo contemporaneo finisca nelle mani di un regista così banale da meritare il consiglio di dedicarsi agli spot pubblicitari, per i quali potrebbe dare il meglio di sé senza affaticarsi a occuparsi seriamente dei vizi e delle virtù della nuova borghesia...Troppo complicato, non è roba per Muccino.
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massimiliano morelli
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domenica 7 febbraio 2010
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un puzzle di nevrosi circumnaviganti
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Siamo cresciuti tutti da quell'ultimo bacio. Il racconto cinematografico diventa racconto delle nostre vite, di quello che eravamo allora, di quello che siamo oggi, di quello che temiamo di essere domani. Colpisce, oltre ogni stereotipata prevenzione avversa al mondo Mucciniano. E' opera matura, senza aspirare ad essere capolavoro d'essai, ma con la forza giusta per farsi corposa, mai banale, più densa del capitolo precedente, che pur fece epoca.
Molto riuscito l'intersecarsi delle vite, delle storie, che entrano ed escono compenetrandosi in un gioco molto avvincente, forse mai come questa volta ben riuscito tentativo in salsa Inarritu. Un filo di ragnatele allentate che emoziona, sorretto da quella tessitura di nevrosi circumnaviganti che tiene insieme e catalizza il plot tutto della vicenda.
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Siamo cresciuti tutti da quell'ultimo bacio. Il racconto cinematografico diventa racconto delle nostre vite, di quello che eravamo allora, di quello che siamo oggi, di quello che temiamo di essere domani. Colpisce, oltre ogni stereotipata prevenzione avversa al mondo Mucciniano. E' opera matura, senza aspirare ad essere capolavoro d'essai, ma con la forza giusta per farsi corposa, mai banale, più densa del capitolo precedente, che pur fece epoca.
Molto riuscito l'intersecarsi delle vite, delle storie, che entrano ed escono compenetrandosi in un gioco molto avvincente, forse mai come questa volta ben riuscito tentativo in salsa Inarritu. Un filo di ragnatele allentate che emoziona, sorretto da quella tessitura di nevrosi circumnaviganti che tiene insieme e catalizza il plot tutto della vicenda. La recitazione 'sopra le righe', nevrotica, croce e delizia di molto cinema di Muccino, appare qui funzione e trait d' union di tutto il sapore della storia e delle tante schegge di vetri infranti nelle vite dei protagonisti. Piace il cast, non soltanto un calderone di bravi attori e bei volti, ma un racconto armonico di caratteri e corpi che ben si intrecciano e si toccano con delicatezza. Su tutti superbo Favino, sempre più uno dei più bravi bravi del nostro cinema, e per una volta molto azzeccato Santamaria in ruolo che gli sta addosso come un guanto, con ottimi esiti. Attesa al confronto più impegnativo la Puccini, che portandosi sulle spalle i volti simbolo del capitolo precedente Mezzogiorno-Stella, risponde con una delicata bellezza fisica ed interpretativa che forse è chiave di volta decisiva per il successo narrativo. Molto vera, molto appoggiata a quel gioco di discese ardite e risalite che danno emozione al film, offre forse la prova più convincente della sua giovane carriera.
I film che giocano in bilico tra un sorriso ed una lacrima sono in genere quelli che si chiamano riusciti. E allora Muccino, qui come sceneggiatore prima ancora che regista, può mettere in bacheca un altro successo. Discusso e discutibile quanto si vuole, ma sempre abile nel pennellare quell'epica del quotidiano di cui si nutrono i cuori di spettatori liberi dal giogo di sapori autoriali da cinefestival.
In chiusura, una nota sulle note. L' Ultimo Bacio fu trainato da una canzone omonima e più bella del film stesso. Jovanotti regala adesso a questo film un pezzo che è di una delicatezza vertiginosa. Le note sui titoli di coda da rimanere incollati alle poltrone. Bellissime.
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tea12
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domenica 7 febbraio 2010
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discreto
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seveneyes
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domenica 7 febbraio 2010
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belle sfumature
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Bellissimo, belle sfumature!
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davor72
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domenica 7 febbraio 2010
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non all'altezza del primo ma ...
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il film è discreto e si fa guardare. Solitamente le continuazioni di precedenti successi si sono rivelate dei fallimenti. Non è il caso di questo film. La storia può risultare banale ma il film risulta ben recitato.
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