marezia
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martedì 2 febbraio 2010
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ultima considerazione
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Vorrei precisare comunque che non l'ho ancora visto per cui solo giovedì potrò parlare con cognizione di causa e voglio precisare anche che "L'ultimo bacio" non mi è piaciuto affatto, anzi ho resistito per la precisione 5' prima di cambiare definitivamente perché troppo urlato però questo non mi offusca tanto da non riconoscere le capacità di Muccino che aveva ed ha mentre la stessa cosa non si può dire per molti qui. COME E' SCIOCCO fare paragoni col resto della sua successiva produzione E' ALTRETTANTO SCIOCCO fare paragoni col primo. La cosa migliore sarebbe intanto essere obiettivi e poi guardare SENZA PREGIUDIZI ma in Italia E' IMPOSSIBILE. Se poi qualcuno ce l'ha fatta e fuori casa poi.
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Vorrei precisare comunque che non l'ho ancora visto per cui solo giovedì potrò parlare con cognizione di causa e voglio precisare anche che "L'ultimo bacio" non mi è piaciuto affatto, anzi ho resistito per la precisione 5' prima di cambiare definitivamente perché troppo urlato però questo non mi offusca tanto da non riconoscere le capacità di Muccino che aveva ed ha mentre la stessa cosa non si può dire per molti qui. COME E' SCIOCCO fare paragoni col resto della sua successiva produzione E' ALTRETTANTO SCIOCCO fare paragoni col primo. La cosa migliore sarebbe intanto essere obiettivi e poi guardare SENZA PREGIUDIZI ma in Italia E' IMPOSSIBILE. Se poi qualcuno ce l'ha fatta e fuori casa poi...
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[+] urla
(di gianlugoal)
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maianet
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martedì 2 febbraio 2010
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richiesta info
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Ciao, sapete dirmi dove sono state girate le scene (luogo, paese o chiesa) in cui Adriano (il capellone) consegna e installa un crocifisso?
Grazie
p.s. peccato per il film, persa una bella occasione...
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raganella
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lunedì 1 febbraio 2010
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titolo canzone francese?
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l'unica cosa che veramente ho apprezzato del film è una canzone francese di cui non sono riuscita a cogliere il titolo nella coda del film: qualcuno può aiutarmi?
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(di raganella)
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hermes
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lunedì 1 febbraio 2010
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il film è brutto.
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il film è brutto, accettatelo. Quelli che dicono che è andato bene mi fanno sorridere. CON LE COPIE IN USCITA E IL BATTAGE PUBBLICITARIO ERA IL MINIMO. vEDRETE ALLA FINE. Il passa parola non ci sarà perchè il film è orrendo. Un gruppo di squilibrati urlanti giustapposti.
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(di raganella)
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frapa67
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lunedì 1 febbraio 2010
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e' un film che parla d'amore ma in cui l'amore non
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Apparentemente banale, scontato, melenso e millifluo è un affresco è un film che parla d'amore, ma in cui l'Amore non c'è, almeno nelle storie dei personaggi principali. Nascosto
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marezia
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lunedì 1 febbraio 2010
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visto?
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3.119.000 euro! Alla faccia di tutti i detrattori di Muccino, equamente distribuiti tra pubblico e critica. La verità è una ed è questa: in Italia c'è una brutta malattia che si chiama INVIDIA e che porta alla voglia di distruzione di chi ha successo. Chissà come mai solo a qualcuno si fanno le pulci mentre altri prosperano nella più totale indifferenza o, male male, sotto gli sberleffi di un inconcludente sfottò...
[+] vero
(di tommy)
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caldarbridge
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lunedì 1 febbraio 2010
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dinamismo e qualità
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Le continuazioni sono sempre complesse e di difficile realizzazione, ma il regista riesce a non annoiare ed a dare un tocco di imprevedibilità, da me molto apprezzata.
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laura84
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lunedì 1 febbraio 2010
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la fiera della banalità
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Sembrava incredibile ma Gabriele Muccino è riuscito a fare quasi peggio di suo fratello Silvio in Parlami d'amore. Baciami ancora è il tentativo imbarazzante di proseguire un film che non meritava forse nemmeno un continuo. Ma, sebbene nell'Ultimo bacio apprezzavamo il tentativo di un regista ancora esordiente che toccava con margini di originalità le umane schizofrenie, il seguito è una vera e propria fiera della banalità. Non se ne riesce a capire nemmeno l'intento, se tragico o comico; commedia o drammatico? I personaggi appaiono caricature grottesche delle quali non si sa se piangere o ridere. La sceneggiatura è scontata e approssimata con dialoghi che appaiono estrapolati da un libro del semprecaro Federico Moccia se non addirittura da un diario adolescenziale.
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Sembrava incredibile ma Gabriele Muccino è riuscito a fare quasi peggio di suo fratello Silvio in Parlami d'amore. Baciami ancora è il tentativo imbarazzante di proseguire un film che non meritava forse nemmeno un continuo. Ma, sebbene nell'Ultimo bacio apprezzavamo il tentativo di un regista ancora esordiente che toccava con margini di originalità le umane schizofrenie, il seguito è una vera e propria fiera della banalità. Non se ne riesce a capire nemmeno l'intento, se tragico o comico; commedia o drammatico? I personaggi appaiono caricature grottesche delle quali non si sa se piangere o ridere. La sceneggiatura è scontata e approssimata con dialoghi che appaiono estrapolati da un libro del semprecaro Federico Moccia se non addirittura da un diario adolescenziale. Un film che manca di autonomia: se non hai visto il primo non capisci il secondo e anche se hai visto il primo hai necessità di una ripassata. La trama è prevedibile fino all'inverosimile con uno sbattimento continuo di porte, di uscite ed entrate esagitate, di palpitazioni inutili. Quale la differenza umana tra il trentenne e il quarantenne? Nessuna. Stessi drammi, stesse scelte, stesse parole. I quarantenni di Muccino sono più insulsi dei trentenni di Muccino. La stessa regia è degna di uno spot pubblicitario dei cereali: campi di grano, pioggia e capelli bagnati, piazze vuote anche di significato e che dire della scena del Pasotti (padre mancato), al quale consigliamo un sano corso di dizione, che porta un enorme Cristo in croce sulle spalle! Imperdonabile davvero! Eppure gli attori singolarmente fanno ciò che possono. Interessante la Puccini nelle scene più drammatiche, sebbene troppo lacrimosa. Incomprensibile un Favino marito padrone che fa davvero ridere e non denuncia niente di serio. Piattissimo Accorsi e non comunicativo Santamaria. Apprezzabile la Impacciatore ma, anche li, la regia ammazza il suo personaggio nelle scene peggiori dove lei dovrebbe apparire come una vedova straziata dal dolore che si accascia sulla bara dell'amore suicida.
Gli ultimi dieci minuti del film sono il colpo finale, pancioni, sorrisi materni e parti dal vivo in formato videotape. Non si capisce come attori comunque apprezzati e apprezzabili si siano prestati a un film del genere. Si capisce perchè la Mezzogiorno non l'abbia fatto. Non si capisce come Muccino senior possa essere osannato come il regista italiano di fama internazionale. Davvero due ore e venti terribili in cui chi guarda scuote la testa incredulo. Torni in America, il Muccino senior, perchè con Will Smith ce lo facevamo piacere di più o cambi mestiere.
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[+] ciao
(di 85andromeda)
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(di ndipalma)
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(di mcfly)
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joe nca
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lunedì 1 febbraio 2010
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era meglio se quel bacio fosse stato l'ultimo!
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Prendete una decina di bistecche di media dimensione e mettetele contemporaneamente su una griglia adatta a contenerne solo meno della metà. Succederà che nessuna delle bistecche si cocerà a dovere. Metaforicamente parlando, questo è quello che è successo a Gabriele Muccino col suo ultimo “Baciami ancora”.
Quaranta anni tra un mese, Carlo (Stefano Accorsi) vive adesso con una venticinquenne dalla nevrosi facile e rimpiange quegli ultimi baci scambiati con la sua ex moglie Giulia (una Puccini dalle narici sempre aperte e dagli occhi perennemente arrossati, quasi un’allergica in odor di shock anafilattico), che, invece, convive con un attore squattrinato, ma asetticamente bello, che ha le sembianze di Adriano Giannini.
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Prendete una decina di bistecche di media dimensione e mettetele contemporaneamente su una griglia adatta a contenerne solo meno della metà. Succederà che nessuna delle bistecche si cocerà a dovere. Metaforicamente parlando, questo è quello che è successo a Gabriele Muccino col suo ultimo “Baciami ancora”.
Quaranta anni tra un mese, Carlo (Stefano Accorsi) vive adesso con una venticinquenne dalla nevrosi facile e rimpiange quegli ultimi baci scambiati con la sua ex moglie Giulia (una Puccini dalle narici sempre aperte e dagli occhi perennemente arrossati, quasi un’allergica in odor di shock anafilattico), che, invece, convive con un attore squattrinato, ma asetticamente bello, che ha le sembianze di Adriano Giannini. Attorno a loro, come cellule impazzite, si muovono gli altri personaggi col loro carico di drammi esistenziali e rimpasti sentimentali: Livia (Sabrina Impacciatore) ha sostituito l’instabile Adriano (Giorgio Pasotti, partito alla fine del primo episodio e qui reduce di due anni di carcere per spaccio) con l’inquieto Paolo (Santamaria) che, tra una crisi depressiva e l’altra, passa le giornate a stordirsi di psicofarmaci, alla faccia del pragmatismo delle donne; Adriano, dal canto suo, eredita il lavoro di madonnaro da Paolo, mentre un nuovo amore si delinea all’orizzonte grazie all’incontro con Adele (Valeria Bruni Tedeschi dagli occhi lucidi e l’aria stanca: sarà la stessa allergia della Puccini?); Marco (Favino), uomo d’altri tempi ma dalla dubbia fertilità, non riesce ad avere un figlio dalla smilza compagna Veronica (Daniela Piazza) che, in preda alla follia da mancata gravidanza, scappa tra le braccia di un pianista bohemien dallo spermatozoo facile; Alberto (Marco Cocci) continua a perseguire il sogno di una grande fuga dall’asfissiante civiltà moderna, ma nessuno lo ascolta, nemmeno il regista che sembra essersi dimenticato di lui durante la lavorazione del film. E poi ci sono i figli, Sveva e Matteo, che parlano come Obama al congresso dei democratici, vittime sacrificali di una sceneggiatura impazzita. C’è da spararsi (e qualcuno lo fa) se non fosse che la recitazione degli attori (in primis Favino) rende il plot più sopportabile e ci permette di arrivare fino in fondo, anche se spesso ridondante ed eccessivamente caricaturale. Ma il meccanismo arranca, si inceppa, riprende a stento per poi reincepparsi. Quella perfetta costruzione drammaturgica, che aveva reso “L’ultimo bacio” un piccolo gioiello del nostro cinema, qui viene a mancare del tutto, e ciò lo si intuisce sin dall’apertura del film, quando il suono dell’accordatura strumentale, che nel primo episodio dava vita al complesso concerto melodrammatico che ne seguiva, qui si innesta in un montaggio veloce che in pochi minuti ci racconta dei dieci anni passati fuori scena da Carlo e Giulia, senza creare nello spettatore un minimo di coinvolgimento o attrattiva per la storia che si sta per raccontare. Manca persino quel sentimento di provocatoria polemica che il primo episodio aveva saputo regalare, spaccando critica e pubblico ma facendo molto parlare di sé anche fuori dall’Italia (al Sundance Film Festival, dove vinse il premio de pubblico), perché qui non c’è polemica, non c’è rabbia, non c’è niente, se non la voglia che tutto finisca quanto prima. Peccato, perché di materiale ce n’era per tirar fuori qualcosa di buono, ma la carne era troppa e la griglia era piccola. Mediocre.
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[+] sei forte
(di gabry)
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[+] grande joe !
(di ziasuso)
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