7alieni
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domenica 10 ottobre 2010
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film capolavoro.
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era da tempo che non vedevo un film cosi bello... lo aspettavo con ansia e quando l'ho visto ha appagato tutte le mie aspettative... un film che mette in risalto le atrocità della storia, ciò che il cristianesimo è arrivato a compiere per affermarsi...ambientato in un tempo dove non c'era spazio per il sapere, per la ragione, e cercare le risposte alle proprie domande attraverso la scienza, era considerata un eresia... la fede solamente doveva e poteva spiegare tutto, cosi grandi filosofi ed illuminati venivano condannati, arsi vivi, trucidati e lapidati...AGORA narra, con sfondo le guerre tra cristiani e pagani, la storia di Ipazia, filosofa dell' Alessandria d'Egitto, donna affermata ed intelligente forse troppo per il suo tempo.
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era da tempo che non vedevo un film cosi bello... lo aspettavo con ansia e quando l'ho visto ha appagato tutte le mie aspettative... un film che mette in risalto le atrocità della storia, ciò che il cristianesimo è arrivato a compiere per affermarsi...ambientato in un tempo dove non c'era spazio per il sapere, per la ragione, e cercare le risposte alle proprie domande attraverso la scienza, era considerata un eresia... la fede solamente doveva e poteva spiegare tutto, cosi grandi filosofi ed illuminati venivano condannati, arsi vivi, trucidati e lapidati...AGORA narra, con sfondo le guerre tra cristiani e pagani, la storia di Ipazia, filosofa dell' Alessandria d'Egitto, donna affermata ed intelligente forse troppo per il suo tempo... quando le guerre di religione ofuscavano la vista sulla verità....
(fiera di essere disinteressata)
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fabian t.
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lunedì 20 settembre 2010
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interessante e accurato
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Davvero un ottimo esempio di come ai giorni d'oggi esistono ancora registi capaci di inneggiare alla libertà di pensiero e alla sete di conoscenza, evidenziando il suo atteggiamento discriminatorio specie da parte di chi tende a preservare contro tutto e tutti il potere (ideologico o politico che sia). In altri commenti ho letto attacchi e critiche allarmate di cristiani contro questo film. Ma chiedersi "che senso ha fare un film che è una filippica contro i Parabolani?" è come dire "che senso ha fare un film su un astronauta che si perde nello spazio?", riferito a "2001: Odissea nello spazio". Il tema ovviamente è tutt'altro, ossia la libertà di pensiero, il pericolo delle fuorvianti ideologie fideiste (cristianesimo compreso), la soppressione in passato di filosofi e pagani in nome di religioni, l'incapacità dell'uomo di considerarsi pari tra pari, l'accusa contro chi persegue ipocriti interessi di plagio delle masse, compresi coloro che si appannano il diritto di considerarsi "infallibili" e, nell'inevitabile errore, perdonarsi e perdonare.
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Davvero un ottimo esempio di come ai giorni d'oggi esistono ancora registi capaci di inneggiare alla libertà di pensiero e alla sete di conoscenza, evidenziando il suo atteggiamento discriminatorio specie da parte di chi tende a preservare contro tutto e tutti il potere (ideologico o politico che sia). In altri commenti ho letto attacchi e critiche allarmate di cristiani contro questo film. Ma chiedersi "che senso ha fare un film che è una filippica contro i Parabolani?" è come dire "che senso ha fare un film su un astronauta che si perde nello spazio?", riferito a "2001: Odissea nello spazio". Il tema ovviamente è tutt'altro, ossia la libertà di pensiero, il pericolo delle fuorvianti ideologie fideiste (cristianesimo compreso), la soppressione in passato di filosofi e pagani in nome di religioni, l'incapacità dell'uomo di considerarsi pari tra pari, l'accusa contro chi persegue ipocriti interessi di plagio delle masse, compresi coloro che si appannano il diritto di considerarsi "infallibili" e, nell'inevitabile errore, perdonarsi e perdonare. Per cui, ogni eventuale licenza storica che non muti il concetto base, in ogni film, è più che lecito se il messaggio lanciato è chiaro e coerente. Per questo, a mio avviso, con tutte le sue eventuali imperfezioni, "Agorà" è un film più che lodevole.
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ditz80
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lunedì 2 agosto 2010
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ipazia e la confusione dei temi
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L'ho visto con attenzione, il film di Amenabar. Regista che apprezzo e a cui ho riconosciuto in passato ("Mare dentro") il gran pregio di trattare temi scottanti (l'eutanasia, in quel caso), riuscendo a camminare sul filo sospeso sopra il precipizio del manicheismo. In "Agorà" il suo passo da funambolo sembra riuscito solo a metà.
Non mi allineo alla corrente dei cristiani che hanno gridato allo scandalo nel vedere la pellicola: la storia è storia, e il vescovo Cirillo non sarà ricordato come un San Francesco d'Assisi. Quello che mi ha infastidito è piuttosto lo schematismo con cui viene trattata la vicenda. Tolti i personaggi principali (Ipazia, Oreste, Davus e il vescovo di Cirene), tutti gli altri sono psicologicamente dei fantocci e - cosa più triste - lo sono anche le masse.
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L'ho visto con attenzione, il film di Amenabar. Regista che apprezzo e a cui ho riconosciuto in passato ("Mare dentro") il gran pregio di trattare temi scottanti (l'eutanasia, in quel caso), riuscendo a camminare sul filo sospeso sopra il precipizio del manicheismo. In "Agorà" il suo passo da funambolo sembra riuscito solo a metà.
Non mi allineo alla corrente dei cristiani che hanno gridato allo scandalo nel vedere la pellicola: la storia è storia, e il vescovo Cirillo non sarà ricordato come un San Francesco d'Assisi. Quello che mi ha infastidito è piuttosto lo schematismo con cui viene trattata la vicenda. Tolti i personaggi principali (Ipazia, Oreste, Davus e il vescovo di Cirene), tutti gli altri sono psicologicamente dei fantocci e - cosa più triste - lo sono anche le masse.
Fateci caso: gli ebrei sono vestiti tutti uguali e pensano/agiscono tutti allo stesso modo. Così i cristiani e i parabolati. Ancora, lo stesso accade per i pagani e gli schiavi e i soldati. Tutti in divisa pronti ad interpretare il ruolo sociale che la sceneggiatura gli affida, in una sorta di colorato carosello meccanicista in cui ad ogni azioni corrisponde una reazione opposta banalmente ovvia.
Che ciò serva al regista per sottolineare la chiave di lettura? Possibile, ma scontato ai fini dello scorrere del plot e fastidioso dal punto di vista visivo. Sicuramente più significative le riprese "dal satellite", che lasciano intendere quanto piccolo, meschino e sadico sappia essere l'uomo e la sua militanza ideologica. Nell'economia dell'universo, sembra dire Amenabar, non siamo altro che infiniti punti equidistanti da un centro che non sappiamo cogliere.
Ottima prova di Rachel Weisz, per dessert.
PS: Lietta... belli i costumi?? Tolte le mise di Ipazia non direi proprio: tutti gli altri sembrano fotocopiati in serie da "Assassin's Creed"...
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paul73
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lunedì 26 luglio 2010
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il "cupio dissolvi" degli dei
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Un violento fanatico può diventare un santo, un vescovo tirannico può diventare un Padre della Chiesa e una donna bella, intelligente e sensibile come Ipatia può essere oltraggiata e assassinata senza pietà: in una metropoli dei primi secoli dell'era volgare la vita è un susseguirsi di violenze e vendette che lacerano la tunica inconsutile del Cristo e di tutti gli Dei.
Il Medio Oriente odierno, ad esempio, non ha superato - direbbe uno psicoanalista - quella fase, come se i grandi interessi dei potenti (e della psiche) avessero deciso di sfogare in alcuni luoghi cruciali le contraddizioni irrisolte del pianeta. Come quando il corpo infierisce su una sua parte per salvarne l'integrità.
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Un violento fanatico può diventare un santo, un vescovo tirannico può diventare un Padre della Chiesa e una donna bella, intelligente e sensibile come Ipatia può essere oltraggiata e assassinata senza pietà: in una metropoli dei primi secoli dell'era volgare la vita è un susseguirsi di violenze e vendette che lacerano la tunica inconsutile del Cristo e di tutti gli Dei.
Il Medio Oriente odierno, ad esempio, non ha superato - direbbe uno psicoanalista - quella fase, come se i grandi interessi dei potenti (e della psiche) avessero deciso di sfogare in alcuni luoghi cruciali le contraddizioni irrisolte del pianeta. Come quando il corpo infierisce su una sua parte per salvarne l'integrità.
Alessandria d'Egitto, Gerusalemme, Roma e tutti i contesti umani sono come organismi, come formicai in cui conta ben poco il luogo: la Storia è l'occasione per la Divinità di distruggere se stessa, e non serve pignoleggiare sui costumi o sui capelli ben tagliati degli attori, giacché il film trasuda quella vitalità, quella fierezza e quella drammaticità che fanno perdonare perfino il rifiuto dell'amore da parte della protagonista, tutta dedita al suo cielo e alla filosofia, alla ricerca cioè di una verità che solo pochi vorrebbero conoscere.
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vjarkiv
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domenica 4 luglio 2010
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inno alla laicità per l'opera di amenabar
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Ribadire il pensiero laico, in un momento di buia stupidità ed intolleranza quale quello attuale mi sembra un atto più che meritevole anche con un'opera filmica come questa. Totalmente in disaccordo quindi con il recensore che non è riuscito a coglierne neanche l'aspetto estetico!!!
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anita bilello
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lunedì 14 giugno 2010
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una donna e la matematica
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Un film che tocca un tema poco trattato : la filosofia con applicazioni matematiche. Bellissima la figura di questa donna, Ipazia, poco interessata all' amore e presa dall' ansia dei suoi quesiti di matematica. Una figura che unisce bellezza fisica a sapienza. E questi uomini, che le vivono attorno, che crescono e invecchiano accanto a lei, in silenzio, senza avere il suo amore e accettando il suo modo di vita isolato coi suoi libri.
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salvatore venuleo
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sabato 12 giugno 2010
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la solitudine splendida dell'ateismo
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Agorà è un film ispirato da una cultura orgogliosamente atea. A questo non siamo abituati in Italia. Si possono girare film di santi, episodi del vangelo, passioni e Golgota: nessuno obietterà nulla. Del resto nel nostro paese quasi nessuno osa professarsi ateo. Non i politici sicuramente: sarebbe inutilmente rischioso. Al più ci si dice "laici" . Abbiamo probabilmente interiorizzato secoli di paura: dell'inquisizione, della tortura, del rogo. E' permesso naturalmente vivere da atei. L'importante è non dichiararsi tali. "Atei devoti" sono efficacemente chiamati i corruttori, frequentatori di escort, che inneggiano alla Chiesa e le fanno regali in cambio del consenso.
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Agorà è un film ispirato da una cultura orgogliosamente atea. A questo non siamo abituati in Italia. Si possono girare film di santi, episodi del vangelo, passioni e Golgota: nessuno obietterà nulla. Del resto nel nostro paese quasi nessuno osa professarsi ateo. Non i politici sicuramente: sarebbe inutilmente rischioso. Al più ci si dice "laici" . Abbiamo probabilmente interiorizzato secoli di paura: dell'inquisizione, della tortura, del rogo. E' permesso naturalmente vivere da atei. L'importante è non dichiararsi tali. "Atei devoti" sono efficacemente chiamati i corruttori, frequentatori di escort, che inneggiano alla Chiesa e le fanno regali in cambio del consenso. Comunque anche i più (relativamente) coraggiosi si diranno "credenti in qualcosa di superiore" oppure "alla ricerca di qualcosa". Giustamente Lenin definiva il panteismo "ateismo che si vergogna di se stesso". Amenàbar comunque non ha girato un film anti-cristiano, ma anti-religioso, nello spirito proprio del Lucrezio di "De rerum natura" che, descritto l'orrido sacrificio pagano di Ifigenia, grida "Tantum potuit religio suadere malorum" (Tante iniquità potè provocare la religione). Agorà non trascura la responsabilità degli ebrei nell'avvitamento di una civiltà, quella alessandrina, verso l'intolleranza, la stupidità e l'ignoranza. E credo che descrivendo la distruzione della biblioteca di Alessandria il regista non potesse non pensare alla più recente distruzione (2001) delle statue di Buddha ad opera dei Talebani. Spregiatori questi ultimi della donna come i cristiani di Ipazia, colpevole di essere donna quanto di essere miscredente e filosofa .Insomma è l'ateismo, insieme alla scienza, la medicina contro le superstizioni e le religioni nel messaggio implicito di Agorà. E credo che il film abbia momenti efficaci e dissacranti verso tutte le fedi, anche "laiche", esibendo la forza tranquilla della scienza: così nel fazzoletto imbevuto di sangue mestruale che la filosofa lancia al discepolo innamorato, suggerendo la materia come antidoto alle mitizzazioni.
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[+] nel momento di recrudescenza dei fanatismi...
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marziarosa
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sabato 12 giugno 2010
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il contrasto religione e scienza
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un film abbastanza interessante,tratta temi importanti come la religione e la scienza,elementi
importanti della vita da secoli in contrasto,ma uniti,però per alcune cose sembrava un mix tra superquark,sat200(il canale dei preti,sopranominato cosi da me)e un romanzo d'amore,almeno è
quello che penso,ognuno l'ha pensi come gli pare. voto 6 per la ricostruzione e voto 5 per il
triangolo amoroso tra Ipazia,il prefetto e lo schiavo(non ricordo come si chiamano).
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cinematteunplugged
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venerdì 4 giugno 2010
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alcune cose non cambiano
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"Sinesio, voi non mettete in discussione quello in cui credete, non potete. Ma io devo".
Io non riesco a scrivere di tutti i film che vedo. Non ce la faccio. E' più forte di me.
Se riesco a trovare il modo giusto per raccontare cosa è successo in quella sala lo faccio, altrimenti no.
Ci sono film che parlano lingue primordiali, primitive, cosi' lontane dalla nostra che sarebbe un'offesa nei loro e nei miei confronti mettere per iscritto quello che mi hanno detto.
Ci sono film che devono essere solo visti. Come Le quattro volte.
Ci sono film che possono essere anche raccontati. Come Agorà.
Qualche giorno fa Antonella mi fa: "no, Agorà no. Non mi ispira per niente".
Effettivamente la locandina poteva trarre in inganno.
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"Sinesio, voi non mettete in discussione quello in cui credete, non potete. Ma io devo".
Io non riesco a scrivere di tutti i film che vedo. Non ce la faccio. E' più forte di me.
Se riesco a trovare il modo giusto per raccontare cosa è successo in quella sala lo faccio, altrimenti no.
Ci sono film che parlano lingue primordiali, primitive, cosi' lontane dalla nostra che sarebbe un'offesa nei loro e nei miei confronti mettere per iscritto quello che mi hanno detto.
Ci sono film che devono essere solo visti. Come Le quattro volte.
Ci sono film che possono essere anche raccontati. Come Agorà.
Qualche giorno fa Antonella mi fa: "no, Agorà no. Non mi ispira per niente".
Effettivamente la locandina poteva trarre in inganno.
Sembrava di essere di fronte a un colossal americano in stile Troy o Il gladiatore. (E anche quello, comunque, è cinema!).
Ma le locandine vanno sempre avvicinate.
E su questa, in alto a destra, c'è scritto Toronto International Film Festival, non Festival di Roma (vedi L'uomo che verrà...) o Festival di Venezia (vedi Il grande sogno...).
Alcune cose non cambiano.
Come il fatto che nell'indole di alcune persone è e sarà sempre il parlare di amore per fomentare l'odio.
Il desiderio di sguazzare nel potere per eguagliare i maiali nella lordura.
La vigliaccheria in ragione della coerenza, la violenza in ragione del dialogo.
Non si tratta di bandiere.
Si tratta di persone.
Basta spostare appena la visuale.
Guardarli da sopra. Sempre più dall'alto.
Per accorgersi che non sono altro che formiche che girano a vuoto, incapaci di esistere.
Per accorgersi che il dio in nome del quale sguainano spade li ha lasciati soli. Come ha lasciato soli tutti noi di fronte al loro macello.
Per accorgersi che io non sono cosi'. Che io sono diverso.
Con coraggio. Con paura. Con dignità.
Io sono diverso.
Non si tratta di bandiere.
Si tratta di persone.
Si fanno chiamare "parabolani".
Sono violenti. Sono vigliacchi.
Sono dogmatici. Sono estremisti.
Non possono mettere in discussione quello in cui credono.
Come l'uomo figlio della società dei consumi individuato da Pasolini, sono capaci di tutto. Sono pronti a tutto.
Non serve ricordare loro che sono molte di più le cose che ci uniscono di quelle che ci dividono.
Noi abbiamo paura di morire.
Loro no.
Davanti alla paura di morire si torna tutti uguali, schiavi e padroni, accampati per terra. Non si perde di vista la nostra umana natura.
Ma senza quella paura esistono solo il giusto e lo sbagliato. Rigidi schematismi.
E persone capaci di tutto.
Questa volte le mie lacrime erano lacrime di terrore.
Impotenza. Frustrazione. Davanti alla diversità che diventa reato. Punito dalla lapidazione.
Alcune cose non cambiano.
E lo sapevi bene tu, Boris. (Parlo di Whatever works).
Caro Boris, quanto avevi ragione nel chiederti:
"come ci si può fidare del genere umano? Hanno dovuto inventare le toilette autoigenizzanti perchè ci sono persone che non tirano nemmeno la catena!"
Alcune cose non cambiano.
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francescol82
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lunedì 31 maggio 2010
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bel film
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Bel film, riservato però esclusivamente agli amanti del genere. Bravissimi gli attori. Forse un pò lungo ma nel complesso mai noioso.
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