Avventura,
durata 128 min.
- Spagna 2009.
- Mikado Film
uscita venerdì 23aprile 2010.
MYMONETROAgora
valutazione media:
3,30
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Tutto scontato in questo film. Cose già viste e riviste. Uno schematismo imbarazzante, un cattivo servizio alla libertà di pensiero. Regia e interpretazione trascinate. Il film suona fasullo, le frasi sono da cioccolatini Perugina, non c'è ritmo, non c'è comvinzione in ciò che si sta facendo. La morale che se ne trae è semplicistica e sciocca. Si può benissimo non vederlo.
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Film che coraggiosamente apre gli occhi sulle menzogne raccontate dalla Chiesa cattolica romana e sulla pericolosità dei fanatismi religiosi. Da vedere assolutamente.
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L’opera è molto lontana da ciò che avrebbe potuto essere, data la forza del personaggio nonché la complessità del periodo storico e dei luoghi che gli fecero da cornice.Amenabarinvece, tradendo le capacità di genere (The Others) e la sensibilità psicologica e di linguaggio (Mare dentro), dimostrata nei suoi lavori precedenti, ha tentato un’operazione di divulgazione commerciale, improntata ai vecchi kolossal tipo "Quo vadis", "Cleopatra" ecc. Il risultato è un prodotto che suona finto, un polpettone storico tagliato con l’accetta per quanto riguarda contenuto e personaggi.
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L’opera è molto lontana da ciò che avrebbe potuto essere, data la forza del personaggio nonché la complessità del periodo storico e dei luoghi che gli fecero da cornice.Amenabarinvece, tradendo le capacità di genere (The Others) e la sensibilità psicologica e di linguaggio (Mare dentro), dimostrata nei suoi lavori precedenti, ha tentato un’operazione di divulgazione commerciale, improntata ai vecchi kolossal tipo "Quo vadis", "Cleopatra" ecc. Il risultato è un prodotto che suona finto, un polpettone storico tagliato con l’accetta per quanto riguarda contenuto e personaggi. Ci sono i buoni e i cattivi o cattivissimi: questa volta i cristiani e i loro adepti con andata in solluchero dei laici odierni. C’è il bene e il male, la scienza e l‘ignoranza, l’eroina senza molte sfumature e lo schiavo sensuale e fanatico da divano psicanalitico. La ricostruzione del luogo, la mitica Alessandria con la sua biblioteca, è da cartone, nell’insieme un po’ kitsch; i buoni hanno bei costumi ben stirati, gli assassini isterici della milizia cristiana, i Parabolani, costumi tipo punk, tutti neri grigi e metalli: mancava la band heavy metal ad accompagnamento stragi. Non parliamo poi degli inserti in digitale: “originalissime” le riprese dall’alto per far vedere i vari gruppi simili a formiche impazzite, mentre i ragionamenti filosofici di Ipazia, che lambiscono impropriamente le teorie di Galileo Galilei, si chiudono o sono introdotti da vedute del nostro pianeta tipo sigla del Tg2. Anche gli adattamenti cinematografici alla realtà dei fatti storici, necessari nelle trasposizioni filmate, si collocano nel contesto fino ad ora descritto. Quando è troppo è troppo.Ma il punto non è questo. L’opera di Amenabar non è riuscita per il linguaggio scelto e per la mancanza di efficacia nel reinterpretare un’esperienza di scienza al femminile, che si svolse in un ambiente più che mai maschile, ma anche ricchissimo di fermenti e non solo di carneficine. Dispiace perciò che due giornali intelligenti rinuncino alla funzione critica per conformismo ideologico. Grossissimi cambiamenti si svolgevano sotto gli occhi di Ipazia: cadeva un impero, passando attraverso la lacerante divisione in due dei territori extraromani, c’erano crogioli di culture come Alessandria, dove si sperimentava anche la possibilità di far convivere varie fedi, pagane e non, dove era anche in atto il tentativo di dare basi teoriche alla nuova religione che si andava affermando. Insomma un passaggio epocale accanto al problema di sempre delle donne, il non vedersi riconosciute come persone con i loro valori e disvalori. In questo contesto Ipazia è vista come una preilluminista che studia le stelle e insegna a pensare, graniticamente laica fino alla morte atroce, figura un po’ fredda, priva di quelle tensioni che certo dovettero percorrerla vivendo tempi ed esperienze così difficili. Infine una parola sulla bellezza interiore e sullo sforzo interpretativo di Rachel Weisz. Per i contenuti dell’opera rimanderei invecead un buon saggio storico.[-]
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Non parliamo del modo in cui ci vengono descritti i "Parabolani", il cui compito istituzionale era quello di assistere gli appestati e seppellire i morti. E' pur vero che essi svolgevano anche il ruolo di milizia al servizio del Vescovo e che, all'occorrenza, ricorrevano alle maniere forti, ma tutto ciò va considerato nel suo contesto storico.
Amenàbar ne fa delle bestie, dei perfetti "Talebani". Guardando la scena in cui essi abbattono gli idoli pagani non si può non pensare ai Buddha di Bamiyan.
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Non parliamo del modo in cui ci vengono descritti i "Parabolani", il cui compito istituzionale era quello di assistere gli appestati e seppellire i morti. E' pur vero che essi svolgevano anche il ruolo di milizia al servizio del Vescovo e che, all'occorrenza, ricorrevano alle maniere forti, ma tutto ciò va considerato nel suo contesto storico.
Amenàbar ne fa delle bestie, dei perfetti "Talebani". Guardando la scena in cui essi abbattono gli idoli pagani non si può non pensare ai Buddha di Bamiyan. E quando devastano Il Serapeo e il Museo, inquadrati dall'alto in campo lungo, non sembrano neanche esseri umani ma scarafaggi.
Un'altra bestialità, che chiunque abbia letto anche solo un Bignami di storia romana può confutare, è che Cirillo e i suoi "Talebani" abbiano distrutto la biblioteca di Alessandria. Amenàbar lo sa benissimo, e confonde a bella posta il Museo, che pur conteneva una piccola raccolta di pergamene, con la Biblioteca. A distruggerla ci avrebbero pensato le orde del Califfo islamico Omar più di due secoli dopo.
Dopo aver fatto ampiamente ricorso alla falsificazione storica per spacciare le sue menzogne, l'autore si perde poi la migliore delle occasioni a lui offerta dalle poche fonti attendibili riguardanti l'uccisione della povera Ipazia. La fa morire lapidata e già priva di coscienza, mentre sappiamo che le vennero cavati gli occhi quand'era ancora in vita e il suo corpo fu fatto a pezzi con dei cocci taglienti.
Se avesse concluso il suo capolavoro sbattendo in faccia allo spettatore una scena di così efferata violenza l'effetto sarebbe stato sconvolgente. Ma perché non l'ha fatto?
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Se ci trovassimo di fronte all'ennesimo film peplum, un sottogenere che ci ha regalato innumerevoli pellicole d'evasione, potremmo liquidarlo in poche righe. Uno di quei filmetti che non fanno né bene né male, buoni per trascorrere un paio d'ore col cervello in libera uscita.
Ma così non è. Agorà è un film velenoso, scorretto, orchestrato ad arte per ingannare lo spettatore e proporgli una visione storica fraudolenta, con lo scopo di seminare avversione nei confronti del Cristianesimo.
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Se ci trovassimo di fronte all'ennesimo film peplum, un sottogenere che ci ha regalato innumerevoli pellicole d'evasione, potremmo liquidarlo in poche righe. Uno di quei filmetti che non fanno né bene né male, buoni per trascorrere un paio d'ore col cervello in libera uscita.
Ma così non è. Agorà è un film velenoso, scorretto, orchestrato ad arte per ingannare lo spettatore e proporgli una visione storica fraudolenta, con lo scopo di seminare avversione nei confronti del Cristianesimo. E a questo scopo la figura di Ipazia, la matematica neoplatonica alessandrina delle cui opere non ci rimane neppure un rigo e sulla cui vicenda le fonti antiche ci dicono poco o nulla, è stata cinicamente strumentalizzata.
Una ricostruzione arbitraria, nella quale sia la protagonista che i personaggi di contorno si muovono in uno scenario storico semplificato, che non ci aiuta a capire la reale portata delle questioni politiche, sociali, ideologiche, filosofiche e religiose che si agitano in un mondo in dissoluzione ma nel quale sono già presenti i germi di quella che sarà la grandiosa civiltà medievale.
Amenàbar, tagliando la storia con l'accetta, fa piazza pulita di tutti gli ingenui loci communes propinati dai vecchi "Sandaloni", dove i Cristiani sono sempre perseguitati e finiscono immancabilmente in pasto ai leoni, e vuol farci credere che dopo Costantino, e soprattutto Teodosio, essi si trasformino in persecutori.
In realtà il Cristianesimo si apprestava a raccogliere l'eredità di un Impero in dissoluzione, proponendosi oltre che come autorità morale e religiosa anche come autorità politica e militare, l'unica in grado di evitare che la società precipitasse nell'anarchia. E tutto ciò in un contesto magmatico e violento nel quale, per non essere sopraffatti, occorreva anche ricorrere alla forza, non solo contro il nemico esterno ma anche contro le eresie che minavano la chiesa dall'interno.
E' in questa luce che dobbiamo considerare la figura di san Cirillo d'Alessandria, che Amenàbar ci presenta come un boia. Non vi è alcuna fonte attendibile che ci autorizzi a pensare che egli sia stato il mandante dell'assassinio di Ipazia e la sua canonizzazione, come ingannevolmente fanno intendere le didascalie finali, non ha nulla a che vedere con quell'evento. Cirillo fu canonizzato da Leone XIII per aver debellato l'eresia nestoriana.
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L'ottimo film di Amenàbar, ambientato ad Alessandria d'Egitto nei primi secoli dopo l'avvento del cristianesimo, costituisce un esempio di come la religione che è venuta a prevalere in Occidente, sia stata ( e forse in parte lo è ancora)intollerante verso diverse forme di spiritualità che la precedettero. I pagani, che praticarono da millenni una religiosità politeistica, cioè l'adorazione di più divinità invece che quella di un dio unico, oggi possono sembrare un anacronismo e degli eccentrici.
Ricordiamoci però l'aforisma di Friederich Nietzsche " Pagani sono tutti coloro che dicono sì alla vita, coloro per i quali "Dio" è l'espressione per il grande sì a tutte le cose."
Il lungometraggio spagnolo mette in evidenza che in questo ambiente potè vivere, studiare e insegnare Ipazia, la famosa filosofa alessandrina, la quale è tormentata da un problema di ordine scientifico, cioè di come la terra possa muoversi intorno al sole compiendo un'orbita che inizialmente appare circolare per poi scoprire che essa in realtà compie un'ellisse.
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L'ottimo film di Amenàbar, ambientato ad Alessandria d'Egitto nei primi secoli dopo l'avvento del cristianesimo, costituisce un esempio di come la religione che è venuta a prevalere in Occidente, sia stata ( e forse in parte lo è ancora)intollerante verso diverse forme di spiritualità che la precedettero. I pagani, che praticarono da millenni una religiosità politeistica, cioè l'adorazione di più divinità invece che quella di un dio unico, oggi possono sembrare un anacronismo e degli eccentrici.
Ricordiamoci però l'aforisma di Friederich Nietzsche " Pagani sono tutti coloro che dicono sì alla vita, coloro per i quali "Dio" è l'espressione per il grande sì a tutte le cose."
Il lungometraggio spagnolo mette in evidenza che in questo ambiente potè vivere, studiare e insegnare Ipazia, la famosa filosofa alessandrina, la quale è tormentata da un problema di ordine scientifico, cioè di come la terra possa muoversi intorno al sole compiendo un'orbita che inizialmente appare circolare per poi scoprire che essa in realtà compie un'ellisse.
Quello che risalta alla percezione dello spettatore, oltre alle disquisizioni filosofico-scientifiche-religiose, è la crudeltà con cui i cristiani tentarono ( riuscendoci) di imporre la loro religione che secondo la predicazione di Gesù è incentrata sull'amore, la pietà, la compassione, ma per affermarsi ebbe bisogno delle armi, portando spesso morte, distruzione (si veda l'assalto alla Biblioteca d'Alessandria, dove invano Ipazia e i suoi discepoli cercano di portare in salvo tutto quello che costituiva la sapienza dell'epoca).
L'intolleranza del cristianesimo dell'antichità verso i pagani e i loro culti, i loro stessi "fratelli maggiori" ebrei e la scienza, portano invitabilmente alla morte della filosofa che di parecchi secoli aveva preceduto le scoperte di Keplero.
Una pellicola consigliata vivamente per coloro che credono nella libertà di culto e anche per chi, credente nel dio unico, accetta di misurarsi su un aspetto poco conosciuto della sua storia.
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Siamo nel IV secolo dopo Cristo. Il film segue la vicenda di Ipazia, filosofa di Alessandria, che insegna nella biblioteca della città. In questo periodo, i cristiani sono liberi di professare la loro religione e ciò li porterà persino alla presunzione (cosa impensabile ai tempi delle persecuzioni). Dopo una violenta rivolta, i cristiani scacceranno i pagani e distruggeranno la biblioteca, proclamando che chiunque avesse venerato ancora i falsi Dei, sarebbe stato punito. Durante l'assedio alla biblioteca, a Ipazia verrà narrata un'antica teoria secondo cui il sole starebbe al centro dell'universo e la terra, proprio come le altre stelle, si troverebbe a girare intorno ad esso.
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Siamo nel IV secolo dopo Cristo. Il film segue la vicenda di Ipazia, filosofa di Alessandria, che insegna nella biblioteca della città. In questo periodo, i cristiani sono liberi di professare la loro religione e ciò li porterà persino alla presunzione (cosa impensabile ai tempi delle persecuzioni). Dopo una violenta rivolta, i cristiani scacceranno i pagani e distruggeranno la biblioteca, proclamando che chiunque avesse venerato ancora i falsi Dei, sarebbe stato punito. Durante l'assedio alla biblioteca, a Ipazia verrà narrata un'antica teoria secondo cui il sole starebbe al centro dell'universo e la terra, proprio come le altre stelle, si troverebbe a girare intorno ad esso. Continuerà i suoi studi fuori dalla città, mentre il suo ex schiavo si sarà convertito al cristianesimo, cercando la libertà che la religione pagana non gli aveva dato. Il film è basato su una storia vera; si trovano molti riferimenti storici e personaggi importanti e realmente esistiti quali la stessa Ipazia, il vescovo Cirillo, il plitico Oreste. Agorà è un film imperdibile per chiunque ami la storia, ma il pezzo forte è la sua grande capacità di spiegare le nozioni di filosofia; si va dall'armonia del movimento delle stelle a quello della musica, dalla forma perfetta del cerchio a quella dell'ellissi, dalla teoria geocentrica a qella eliocentrica. I dialoghi sono molto forti, come forti sono anche molte scene di sangue (quest'ultimo molto realistico). Bellissime le musiche. La società romana e la cultura di allora sono molto fedeli agli scritti. Agorà è in definitiva un film-documentario che ci mostra, oltre alla storia principale, usi e costumi romani e riesce a mostrare alla massa la vera filosofia e non quella poltiglia che altri film hanno tentato di far sorbire a tutti. Un film che affascina e insegna filosofia.
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Ben fatto questo film spagnolo, e lo dico perchè mi sembrano davvero eccessive le critiche apportategli da Zappoli. Per quanto sia ovvio che il budget del film non sia paragonabile a quello delle grandi produzioni hollywoodiane, risultano credibili sia le ambientazioni che le ricostruzioni storiche. L'attrice protagonista del film è interpretata da un'ottima Weisz, la quale fa trasparire una vera e propria ossessione per l'astronomia, che la porterà a rinnegare qualsiasi religione, pur di assicurarsi il diritto all'insegnamento. Il film, piuttosto crudo in sè, rende egregiamente come potevano essere violente le repressioni diverse da quella cristiana che dopo un passato pieno di pubbliche esecuzioni, ora ad Alessandria è la religione dominante e passa dalla parte del carnefice, dapprima contro i pagani, e successivamente contro gli ebrei.
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Ben fatto questo film spagnolo, e lo dico perchè mi sembrano davvero eccessive le critiche apportategli da Zappoli. Per quanto sia ovvio che il budget del film non sia paragonabile a quello delle grandi produzioni hollywoodiane, risultano credibili sia le ambientazioni che le ricostruzioni storiche. L'attrice protagonista del film è interpretata da un'ottima Weisz, la quale fa trasparire una vera e propria ossessione per l'astronomia, che la porterà a rinnegare qualsiasi religione, pur di assicurarsi il diritto all'insegnamento. Il film, piuttosto crudo in sè, rende egregiamente come potevano essere violente le repressioni diverse da quella cristiana che dopo un passato pieno di pubbliche esecuzioni, ora ad Alessandria è la religione dominante e passa dalla parte del carnefice, dapprima contro i pagani, e successivamente contro gli ebrei. La Weisz, nei panni di Ipazia, una delle menti più brillanti del tempo, nel film riuscirà a scoprire che la Terra gira attorno al sole compiendo una rotazione ellittica, ma non riuscirà mai a divulgare la scoperta poichè assassinata dai cristiani, contrari al fatto che una donna potesse aver idee rivoluzionarie per il tempo. [-]
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Ipazia come simbolo di difesa della ragione.Guerre e diatribe religiose confondono il popolo,ma non lei,che porta in sè l'energia della conoscenza e la determinazione della ricerca. Muore nuda,essenza sublime della sua forza profonda.Chi crede di annientarla non sa che farà di lei un mito.Assurdamene si è difesa come certe eroine cattoliche,accettando la morte x non tradire se stessa.
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Certo è solo un film. Ma pensarsi nel tempio di Serapide, oggi, ad Alessandria ed andare con la mente a quelle vicende, in buona sostanza reali, da' sensazioni indimenticabili. Il film stimola la coscienza di ognuno, sopratutto di chi è nato, è stato cibato, è cresciuto e vissuto, come noi, negli insegnamenti cattolici. Che non sia piaciuto alla Chiesa di Roma ed alle gerarchie ecclesiastiche è certamente comprensibile. Incomprensibile è che, a distanza di tanti secoli, i discepoli di Gesù Cristo e la maggioranza dei credenti continuino a non voler vedere il tradimento operato dalla Chiesa dei valori evangelici di tolleranza, fraternità ed amore. Il film di Amenabar glielo dice chiaramente.
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Certo è solo un film. Ma pensarsi nel tempio di Serapide, oggi, ad Alessandria ed andare con la mente a quelle vicende, in buona sostanza reali, da' sensazioni indimenticabili. Il film stimola la coscienza di ognuno, sopratutto di chi è nato, è stato cibato, è cresciuto e vissuto, come noi, negli insegnamenti cattolici. Che non sia piaciuto alla Chiesa di Roma ed alle gerarchie ecclesiastiche è certamente comprensibile. Incomprensibile è che, a distanza di tanti secoli, i discepoli di Gesù Cristo e la maggioranza dei credenti continuino a non voler vedere il tradimento operato dalla Chiesa dei valori evangelici di tolleranza, fraternità ed amore. Il film di Amenabar glielo dice chiaramente.
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