honestabe
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mercoledì 4 maggio 2011
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un po' di comprensione
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I paragoni con i peplum e con Empire mi sembrano fuorvianti. Quanto alla inappuntabilità del vestiario, poi, si trova in quasi tutti i film in costume. Condoniamo tranquillamente anche qualche sbavatura (Ipazia era probabilmente anziana quando venne uccisa, Sinesio morì prima di lei etc.). Il film ricorda a tutti che le intolleranze e i fanatismi non hanno una sola etichetta (Islam, tanto per non far nomi), ma che un passato talebano ce l'hanno tutte le fedi: nel film sia i pagani sia gli eberei sia infine i cristiani vincitori ricorrono alla violenza. E il fatto che una religione dell'amore e del perdono una volta divenuta religione di stato si sia rapidamente rivelata intollerante e presecutrice e pronta a dividersi al proprio interno e a stigmatizzare eretici e fulminare scomuniche è un fatto, un dato di realtà.
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I paragoni con i peplum e con Empire mi sembrano fuorvianti. Quanto alla inappuntabilità del vestiario, poi, si trova in quasi tutti i film in costume. Condoniamo tranquillamente anche qualche sbavatura (Ipazia era probabilmente anziana quando venne uccisa, Sinesio morì prima di lei etc.). Il film ricorda a tutti che le intolleranze e i fanatismi non hanno una sola etichetta (Islam, tanto per non far nomi), ma che un passato talebano ce l'hanno tutte le fedi: nel film sia i pagani sia gli eberei sia infine i cristiani vincitori ricorrono alla violenza. E il fatto che una religione dell'amore e del perdono una volta divenuta religione di stato si sia rapidamente rivelata intollerante e presecutrice e pronta a dividersi al proprio interno e a stigmatizzare eretici e fulminare scomuniche è un fatto, un dato di realtà. Se il messaggio di Amenabar è che la filosofia, ovvero lo spirito critico e indagatore, è meglio delle religioni (ma potremo dire di tutte le ideologie salvifiche), beh, dando un'occhiata agli opposti integralismi persistenti anche oggi è un messaggio da non disprezzare. E pazienza se il film non è un capolavoro. Forse neppure voleva esserlo.
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(di alespiri)
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andrea3456
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domenica 2 gennaio 2011
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ottimo
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paride86
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mercoledì 29 dicembre 2010
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da vedere
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Molto curato e ben girato, "Agorà" è un film difficile e non adatto a tutti perché narra una storia di scienza, filosofia e religione senza romanzare la vicenda con sentimentalismi, eroismi o toni epici che tanto piacciono al grande pubblico e che caratterizzano successi al botteghino come "Il Gladiatore", "Braveheart" o i peplum di qualche decennio fa, tanto per citare dei film in costume.
La storia di "Agorà" è quella di Ipazia, pensatrice libera che dedicò la sua vita alla filosofia e all'astronomia, lapidata, scorticata e fatta a pezzi dai cristiani di Alessandria per empietà.
Il film scorre piacevolmente anche se rimane un po' ingessato, e si fa notare per il bel lavoro sui costumi e per la capacità degli attori.
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Molto curato e ben girato, "Agorà" è un film difficile e non adatto a tutti perché narra una storia di scienza, filosofia e religione senza romanzare la vicenda con sentimentalismi, eroismi o toni epici che tanto piacciono al grande pubblico e che caratterizzano successi al botteghino come "Il Gladiatore", "Braveheart" o i peplum di qualche decennio fa, tanto per citare dei film in costume.
La storia di "Agorà" è quella di Ipazia, pensatrice libera che dedicò la sua vita alla filosofia e all'astronomia, lapidata, scorticata e fatta a pezzi dai cristiani di Alessandria per empietà.
Il film scorre piacevolmente anche se rimane un po' ingessato, e si fa notare per il bel lavoro sui costumi e per la capacità degli attori.
Le teorie di Ipazia, a noi sconosciute, vengono arbitrariamente descritte come simili a quelle che saranno poi le conclusioni di Galileo, altro pensatore perseguitato dalla Chiesa.
Insomma, "Agorà" è un film molto interessante e merita di essere visto, pur non essendo un capolavoro.
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giuliog02
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lunedì 29 novembre 2010
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ragione, tolleranza e coraggio contro il fanatismo
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Un film "scomodo" su un periodo storico sul quale la scuola non ha speso molto tempo per istruirci. Per forza, la verità scotta.
Il tema é noto e la ricostruzione del regista e dello sceneggiatore seguono pari pari quanto scrissero Socrate Scolastico (380 - 440) in Historia Ecclesiastica ed il Filosofo Damascio (480 - 550). Agorà é ben realizzato tecnicamente, l'ambientazione é eccellente, gli attori adeguati e ben immersi nella parte. Superba la recitazione della Rachel Weisz nella parte di Ipazia, "La prima martire della libertà di pensiero". L'espressione non é mia, ma risale al 1914.
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Un film "scomodo" su un periodo storico sul quale la scuola non ha speso molto tempo per istruirci. Per forza, la verità scotta.
Il tema é noto e la ricostruzione del regista e dello sceneggiatore seguono pari pari quanto scrissero Socrate Scolastico (380 - 440) in Historia Ecclesiastica ed il Filosofo Damascio (480 - 550). Agorà é ben realizzato tecnicamente, l'ambientazione é eccellente, gli attori adeguati e ben immersi nella parte. Superba la recitazione della Rachel Weisz nella parte di Ipazia, "La prima martire della libertà di pensiero". L'espressione non é mia, ma risale al 1914. E' un film denuncia contro la violenza e l'intolleranza, contro l'ignoranza , il fanatismo ed il sopruso di voler imporre una identità ed una fede a chi la pensa diversamente.
La diversità di vedute tra il terribile vescovo Cirillo, di nero abbigliato, fatto poi santo e dottore della chiesa, e il Vescovo Sinesio di Cirene (non a caso in abito bianco) preconizza lo scisma tra chiesa d'occidente e chiesa d'oriente. Il colore degli abiti dei parabolani, ufficialmente infermieri e di fatto guardia del corpo di Cirillo, é scuro, sia per dare idea del fatto che poi i cristiani d'oriente saranno gli ortodossi, ma anche per assimilazione del fanatismo dei parabolani a quello dei fondamentalisti islamici odierni. D'altro canto l'uso del nero é proprio dei fascismi. Al proposito ricordiamoci l'orribile grido "Viva la muerte" del generale falangista Millan Astray nello scontro con la scrittore Miguel de Unamuno, rettore dell'Università di Salamanca.
Il film si apre e si chiude con l'immagine della Terra nello spazio, cioé a dire viene focalizzato il luogo mentale e fisico al quale Ipazia, filosofa neoplatonica, dedicò la vita, senza abiurare alle sue convinzioni, sino al martirio.
Agorà é un film che tutti dovrebbero vedere e che in realtà, forse, pochi hanno visto.
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irontato
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sabato 27 novembre 2010
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quando i talebani eravamo noi
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Si parte da una premessa molto buona perchè molta gente ancora non conosce bene da dove veniamo e quali sono le radici storiche della nostra socetà cristiana e film come questo possono aiutare a capire come noi non fossimo diversi da chi oggi definiamo fondamentalisti.Purtroppo però per cercare di accattivarsi un pubblico più ampio data la delicatezza dell'argomento si è tralasciata la storia e una patina fatta di costruzioni splendenti,abiti sempre perfetti e visi ben truccati e raggianti è stata spalmata sul film trasformandolo in un peplum d'altri tempi.Non si è avuto il coraggio di affrontare la verità e lo dimostra il finale tragico ma tutto sommato non schokante.
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Si parte da una premessa molto buona perchè molta gente ancora non conosce bene da dove veniamo e quali sono le radici storiche della nostra socetà cristiana e film come questo possono aiutare a capire come noi non fossimo diversi da chi oggi definiamo fondamentalisti.Purtroppo però per cercare di accattivarsi un pubblico più ampio data la delicatezza dell'argomento si è tralasciata la storia e una patina fatta di costruzioni splendenti,abiti sempre perfetti e visi ben truccati e raggianti è stata spalmata sul film trasformandolo in un peplum d'altri tempi.Non si è avuto il coraggio di affrontare la verità e lo dimostra il finale tragico ma tutto sommato non schokante.Si è voluto nascondere ad un pubblico richiamato al cinema da un film confezionato per intrattenere che Ipazia non morì per mano di uno schiavo innamorato che compì un gesto di pietà ma trascinata in chiesa e smembrata con l'aiuto di alcuni cocci taglienti.I pezzi furono poi bruciati in modo da nascondere l'infamia commessa dai seguaci di quel Gesù di Nazaret che aveva consacrato e donato la sua vita nel nome della tolleranza e del perdono.
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nigel mansell
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venerdì 26 novembre 2010
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noioso
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Noioso e troppo lungo per esprimere il concetto della coercizione delle religioni. Attori con recitazioni e facce da soap opera e zoomate della terra che potrei fare io con google earth. Girato in due ambienti, in piazza o nella biblioteca, stile telenovelas: ogni tanto la splendida protagonista appare nuda così almeno si rimane vispi.
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rory1974
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domenica 21 novembre 2010
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il coraggio e la condanna di essere liberi
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Ce ne vorrebbero di film così. La bellissima e innocente protagonista insegna ad avere la forza di continuare a considerarsi pari tra pari, raccogliendo dubbi e non ostentando verità. Perché il vero saggio è colui che è sempre in cerca e non usa le proprie convinzioni come un pretesto ideologico per prevaricare e imporre il proprio credo. Insomma, nel suo genere, questo film è un piccolo grande capolavoro.
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doni64
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mercoledì 10 novembre 2010
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film..spento
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Film storico un po' spento...insensato...inutile....noioso...nel complesso comunque vista la interpretazione degli attori il film appare piu' che discreto ma non di piu'.Voto 6+
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immanuel
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giovedì 4 novembre 2010
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la manipolazione della storia
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Quella rappresentata da Amenabar non è l'autentica filosofa neoplatonica morta nel 415 d.C. per mano del fanatismo religioso. Ma è solo la proiezione di una figura storica passata attraverso l'iconografia illuminista di fine Settecento. L'Ipazia martire del libero pensiero, non la scienziata calata nel suo tempo. Viene il sospetto che Amenabar abbia commesso qualche anacronismo. E' pur vero che va esaltato l'aspetto della morte per causa di un oscurantismo cieco e feroce, ma è altrettanto sacrosanto rilevare come tale triste epilogo non possa venire sommariamente affiancato ad altri omicidi di impronta religiosa della storia (bruno, hus). E' opportuno rimarcare come trai martiri del pensiero moderno e ipazia vi sia una divisione storica incolmabile.
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Quella rappresentata da Amenabar non è l'autentica filosofa neoplatonica morta nel 415 d.C. per mano del fanatismo religioso. Ma è solo la proiezione di una figura storica passata attraverso l'iconografia illuminista di fine Settecento. L'Ipazia martire del libero pensiero, non la scienziata calata nel suo tempo. Viene il sospetto che Amenabar abbia commesso qualche anacronismo. E' pur vero che va esaltato l'aspetto della morte per causa di un oscurantismo cieco e feroce, ma è altrettanto sacrosanto rilevare come tale triste epilogo non possa venire sommariamente affiancato ad altri omicidi di impronta religiosa della storia (bruno, hus). E' opportuno rimarcare come trai martiri del pensiero moderno e ipazia vi sia una divisione storica incolmabile. Che però nel film è totalmente annullata in ragione di mere esigenze retoriche. L'intera sceneggiatura è tremendamente retorica (ricostruzioni evidentemente artificiose delle brutalità tra pagani e cristiani). Si è voluto persino calcare la mano, attraverso inesattezze storiche e forzature (il vescovo sinesio vivente nell'anno della morte di ipazia quando storicamente è deceduto due anni prima di quest'evento), imprimendo il sigillo del sopruso di stampo religioso al solo scopo di offrire un'immagine deprecabile delle religioni, allora come oggi. Sarebbe stato giusto tenersi aderenti alla realtà storica, mandare in scena la morte di ipazia per volere del vescovo cirillo, ma appare un espediente di mediocre intelligenza (o di disonestà intellettuale) operare stravolgimenti in sede di ricostruzione della vicenda per dare un'immagine falsata dei fatti. Il risultato è, come ha sostenuto il teologo Vito Mancuso, che il film contribuisce ad alimentare la separazione tra laici e credenti, a creare un solco tra religione e pensiero scientifico, per quanto - bisogna dirlo- da parte della Chiesa vi sia una tendenza alla rimozione di un evento come questo scomodo o sgradito.
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diegot
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lunedì 18 ottobre 2010
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tra finzione e realtà. nel suo nome...
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siamo di fronte ad un film scomodo per la chiesa in quanto racconta per lati paralleli alla vita della prima grande donna scienziata Ipazia della storia quello che è stata l'ingerenza della chiesa nei primi secoli di vita. film di grosso impatto scenico, ottima ricostruzione dell'Alessandria degli egiziani non lesina di certo effetti speciali, il tutto unito ad una ricostruzione storica-cinematografica molto bella. un film consigliato per chi ama l'arte e la scienza, e soprattutto la storia perchè cerca di ricostruire quello che forse è stata la storia davvero accaduta e non quella scritta e "censurata" dalle varie ricopiature del cristianesimo.
una ottima recitazione degli attori e di grande impatto le inquadrature fuori dallo spazio che man mano zoomano sulla città.
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siamo di fronte ad un film scomodo per la chiesa in quanto racconta per lati paralleli alla vita della prima grande donna scienziata Ipazia della storia quello che è stata l'ingerenza della chiesa nei primi secoli di vita. film di grosso impatto scenico, ottima ricostruzione dell'Alessandria degli egiziani non lesina di certo effetti speciali, il tutto unito ad una ricostruzione storica-cinematografica molto bella. un film consigliato per chi ama l'arte e la scienza, e soprattutto la storia perchè cerca di ricostruire quello che forse è stata la storia davvero accaduta e non quella scritta e "censurata" dalle varie ricopiature del cristianesimo.
una ottima recitazione degli attori e di grande impatto le inquadrature fuori dallo spazio che man mano zoomano sulla città. sono sicuro che sarebbe stato un capolavoro se non fosse che l'argomento è scomodo, e raccontare di religione crea solo incomprensioni perchè come si crede alla fede ciecamente e soprattutto perchè si insinua che 12 secoli prima sia stata scoperta l'orbita ellittica dei motivi gravitazionali. molto bella anche la colonna sonora. davvero un gran bel film.
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