Anno | 2008 |
Genere | Documentario |
Produzione | Italia, Sudafrica |
Durata | 80 minuti |
Regia di | Ferdinando Vicentini Orgnani |
Attori | Paolo Fresu, Theo Bophela, Roger Lucey, Ndikho Xaba . |
MYmonetro | 2,75 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 26 maggio 2015
Immersione nella storia della musica delle township di Durban raccontata attraverso un progetto che mescola insieme le sonorità zulu e la tromba di Paolo Fresu.
CONSIGLIATO SÌ
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Immersione nella storia della musica delle township di Durban raccontata attraverso un progetto che mescola insieme le sonorità zulu e la tromba di Paolo Fresu. La macchina da presa di Ferdinando Vicentini Orgnani registra le sessioni di prova e le esibizioni, tenendo sempre presente il passato della popolazione sudafricana rimasta segregata fino al 1993.
Musicista geneticamente aperto alle contaminazioni, Paolo Fresu viene invitato ad un festival in Sudafrica dove incontrerà la KZN Vintage Legends Orchestra, capitanata da Theo Bophela e Ndikho Xaba. «Un bambino è nato e i suoi genitori sono l'Italia e il Sudafrica» si sente dire durante una session: da una parte la sorprendente tromba del sardo Fresu, dall'altra la passione di venti musicisti zulu impegnati a testimoniare una storia direttamente collegata alle lotte che hanno portato alla fine dell'Apartheid.
Ferdinando Vicentini Orgnani documenta in maniera diligente, ma senza eccessivi guizzi, facendo riferimento al concetto di musica come linguaggio universale, avvicinamento e comprensione, scrigno capace di custodire il percorso di una popolazione intera, ancora modalità di trasmissione diretta di ciò che è stato per le nuove generazioni. Oltre ad essere un documentario su due diverse esperienze musicali che si avvicinano per poi compenetrarsi, Zulu meets Jazz racconta di resistenza e ribellione, sofferenza e dignità, facendole affiorare da scampoli di conversazioni, note gravide di trasporto, momenti di felice introspezione, filmati delle strade e delle persone. Punti di riferimento e pionieri della musica sudafricana, Theo Bophela e Ndikho Xaba, il primo colto e raffinato, il secondo più istintivo e legato all'animo "selvaggio" africano, hanno un approccio differente rispetto al collega italiano, come indica lui stesso: «Sono entrato in questo progetto in punta di piedi e pur rendendomi conto che loro spesso sono confusi, molto poco organizzati, allo stesso tempo mi chiedo se mettere ordine sia veramente la cosa più importante o se la cosa più importante non possa essere il rispetto verso un modo di pensare diverso che quindi produce una musica diversa». Oltre agli evidenti limiti di budget causa di una certa povertà delle riprese, si respira una rincuorante aria di libertà, la sensazione di assistere a qualcosa che sta davvero nascendo nel momento esatto in cui la vediamo sullo schermo.
Pochi anni dopo l'esperienza africana, Paolo Fresu tornerà a collaborare con il regista, firmando la colonna sonora di Vinodentro.