Appaloosa |
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Un film di Ed Harris.
Con Viggo Mortensen, Renée Zellweger, Jeremy Irons, Ed Harris, Lance Henriksen.
continua»
Western,
durata 116 min.
- USA 2008.
- 01 Distribution
uscita venerdì 16 gennaio 2009.
MYMONETRO
Appaloosa
valutazione media:
3,72
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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La potenza espressiva del western non muore mai.di Great StevenFeedback: 70013 | altri commenti e recensioni di Great Steven |
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martedì 25 agosto 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
APPALOOSA (USA, 2008) diretto da ED HARRIS. Interpretato da ED HARRIS, VIGGO MORTENSEN, RENEE ZELLWEGER, JEREMY IRONS, TIMOTHY SPALL
New Mexico, 1882: Virgil Cole, un self made man scontroso e riservato, e Everett Hitch, soldato congedato addestrato a West Point, cavalcano insieme nelle terre selvagge del Far West, riportando l’ordine e la sicurezza nelle città oppresse dai fuorilegge. La loro destinazione è Appaloosa, una piccola cittadina disarmata dall’arrogante e spietato Randall Bragg, ranchero col vizio dello scontro a fuoco. Dopo l’assassinio dello sceriffo di Appaloosa, ucciso insieme al suo vice, i due amici cavalieri vengono ingaggiati dal sindaco per difendere la città prendendo il posto delle due vittime e assicurare il colpevole Bragg alla giustizia. Tutto sembra procedere in favore delle forze del bene, ma l’arrivo in stazione della smaliziata signorina Allison French, virtuosa pianista e appassionata frequentatrice di maschi, abbindolerà tanto gli eroi quanto i cattivi, e soprattutto metterà a repentaglio la profonda amicizia che lega Virgil ed Everett da tantissimi anni. È sempre più difficile mettere in piedi un western che non sia démodé, al giorno d’oggi, anche perché si tratta di un genere che, col passare inesorabile e irrefrenabile del tempo, ormai non racconta più il passato recente degli Stati Uniti d’America. E non c’è da stupirsi se quelle storie di indiani, carovane, pionieri, pistolettate e cavalcate sembrano ormai roba da spolverare solamente sui testi scolastici. Eppure c’è ancora qualche cineasta che sa rivitalizzare un albero che dà sempre meno frutti maturi: ci sono riusciti i fratelli Coen con la loro splendida versione de Il Grinta, e altrettanto ha fatto un Quentin Tarantino in stato di grazia col suo Django Unchained. Harris, alla sua seconda regia, ha effettuato un esperimento rinnovante che si può definire azzeccato e positivo quantomeno per la gestione efficace di un nutrito e famosissimo cast, per la ricchezza di spunti creativi nei dialoghi sempre accesi e vivaci, per la sapiente amministrazione di contributi tecnici quali il montaggio e la fotografia e, dato quest’ultimo da non prendere sottogamba, per il desiderio primordiale di non voler imitare nessuno. L’attore-regista, classe 1948, sceglie infatti di tentare una strada personale priva di emulazioni che sappia per l’appunto costruire di sana pianta un percorso autoriale che imbastisce le sue particolarità non soltanto per quegli elementi virili e potenti che, perlomeno in un western, colpiscono l’occhio e la sensibilità del pubblico maschile, ma anche per il gusto di una scampagnata equestre e agreste su territori che, in fin dei conti, non sono già stati esplorati completamente in lungo e in largo. Dunque parliamo di una fucina cinematografica che possiede ancora legna da ardere, e che ha bisogno di continuo carburante per funzionare a pieno vapore. E questa lezione Harris dimostra di averla appresa per il verso giusto. Al suo fianco, un irripetibile V. Mortensen non si limita a fargli da semplice spalla, ma assume un ruolo da deuteragonista deciso e accanito con una professionalità davvero impressionante, mentre R. Zellweger affascina col suo ammaliante alone di seduzione consapevole e birichina e J. Irons si impegna in un insolito (per le sue corde consuete) ruolo da villain che per giunta fuorvia anche dai canoni abituali del tipico antagonista stile XIX secolo degli USA occidentali, il che gli favorisce complimenti e gratificazioni ancora maggiori. Come accade spesso, il doppiaggio italiano aggiunge un tocco di serena bravura e raggiante vitalità alle performances degli interpreti originali. Ecco le voci: Luca Biagini (Harris); Pino Insegno (Mortensen), Giuppy Izzo (Zellweger), Francesco Pannofino (Irons), Renato Mori (Spall).
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