giovanni morandi
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venerdì 1 marzo 2024
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una cronaca ben documentata
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"ZODIAC" , lo potete vedere anche su Netflix.
ll film racconta la storia "vera" della caccia all'uomo del Killer dello Zodiaco, un assassino seriale che terrorizzò la Baia di San Francisco tra la fine degli anni '60 e l'inizio degli anni '70, deridendo la polizia con lettere, abiti macchiati di sangue e messaggi cifrati inviati ai giornali. Il caso rimane uno dei più famosi crimini irrisolti degli Stati Uniti. Fincher, Vanderbilt e il produttore Bradley J. Fischer hanno trascorso 18 mesi a condurre le proprie indagini e ricerche sugli omicidi dello Zodiaco. Fincher ha utilizzato la Thomson Viper FilmStream Camera digitale per fotografare la maggior parte del film, mentre per le sequenze degli omicidi al rallentatore ha utilizzato le tradizionali macchine da presa ad alta velocità.
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"ZODIAC" , lo potete vedere anche su Netflix.
ll film racconta la storia "vera" della caccia all'uomo del Killer dello Zodiaco, un assassino seriale che terrorizzò la Baia di San Francisco tra la fine degli anni '60 e l'inizio degli anni '70, deridendo la polizia con lettere, abiti macchiati di sangue e messaggi cifrati inviati ai giornali. Il caso rimane uno dei più famosi crimini irrisolti degli Stati Uniti. Fincher, Vanderbilt e il produttore Bradley J. Fischer hanno trascorso 18 mesi a condurre le proprie indagini e ricerche sugli omicidi dello Zodiaco. Fincher ha utilizzato la Thomson Viper FilmStream Camera digitale per fotografare la maggior parte del film, mentre per le sequenze degli omicidi al rallentatore ha utilizzato le tradizionali macchine da presa ad alta velocità.
Ma la pellicola non è soltanto il risultato di una "superba" tecnica di ripresa delle scene, ma anche una vera "opera della settima arte" difficile da eguagliare, per l'atmosfera di "attesa" alla Hitchcock, per gli imprevisti classici delle trame gialle-noir all'americana, un film, insomma, che tiene lo spettatore sempre coinvolto nella caccia ad un killer (che, nella realtà, fu destinato a non essere mai identificato e catturato).
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fabio 3121
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domenica 17 gennaio 2021
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il caso irrisolto del serial killer "zodiac".
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il film è tratto dai libri di Robert Graysmith dedicati al serial killer "Zodiac" che tra la fine degli anni '60 e gli inizi degli anni '70 si rese autore di alcuni omicidi per poi inviare delle lettere ai giornali di San Francisco in California rivendicando i delitti e allegando dei messaggi cifrati. La sceneggiatura, essendo ispirata a fatti realmente accaduti, è molto corposa e possiamo dire che si articola sostanzialmente in 3 fasi: la prima parte, piena di suspense e tensione, con le scene delle 3 aggressioni (2 delle quali a due coppie di ragazzi - una in auto e l'altra in riva a un lago - dove in entrambi i casi le ragazze muoiono e i ragazzi feriti sopravvivono; la terza vede vittima un tassista).
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il film è tratto dai libri di Robert Graysmith dedicati al serial killer "Zodiac" che tra la fine degli anni '60 e gli inizi degli anni '70 si rese autore di alcuni omicidi per poi inviare delle lettere ai giornali di San Francisco in California rivendicando i delitti e allegando dei messaggi cifrati. La sceneggiatura, essendo ispirata a fatti realmente accaduti, è molto corposa e possiamo dire che si articola sostanzialmente in 3 fasi: la prima parte, piena di suspense e tensione, con le scene delle 3 aggressioni (2 delle quali a due coppie di ragazzi - una in auto e l'altra in riva a un lago - dove in entrambi i casi le ragazze muoiono e i ragazzi feriti sopravvivono; la terza vede vittima un tassista). La parte centrale, un pò troppo lunga e dal ritmo più lento, vede una coppia di detective capitanata da Dave Toschi (Mark Ruffalo) che a partire dal sopralluogo della scena del crimine del tassista iniziano una indagine per scoprire l'identità del serial killer avvalendosi anche dei messaggi contenuti nelle lettere inviate da Zodiac ai quotidiani. Tra questi il giornalista di cronaca nera del "San Francisco Chronicle" Paul Avery (Robert Downey Jr.) scrive diversi articoli sui casi e il vignettista Robert Graysmith (Jake Gyllenhaal), esperto di enigmistica e codici, inizia a covare una vera e propria ossessione sulla identità di Zodiac. Viene pure interrogato il principale indagato - Lee Allen - ma non ci sono prove concrete a suo carico, inoltre le impronte digitali e la calligrafia lo scagioneranno. La terza e ultima parte del film vede Graysmith, nonostante siano passati diversi anni da che Zodiac non scriva più lettere ai giornali e i dipartimenti di polizia ritengano il caso chiuso benchè irrisolto, continua a ricercare tutto il materiale possibile negli archivi di polizia al fine di scrivere un libro sul serial killer. Il finale, amaro, vede nel 1991 il primo ragazzo sopravissuto indicare ad un agente di polizia la foto segnaletica di Lee Allen quale possibile volto di Zodiac. Il regista David Fincher ha sicuramente fatto un bel film cercando con minuzia di particolari di ricostruire l'intera complessa e drammatica vicenda. La scenografia e la fotografia ci riportano in modo convincente alle atmosfere di quegli anni. Un cast di attori di alto livello, anche quelli con piccole parti (vedansi l'esperto di calligrafia Sherwood e l'avvocato Melvin), rendono il film piacevole e interessante. Se proprio si vuole essere critici, il film perde un pò di mordente nella sua lunga parte centrale. Nel complesso, da vedere, voto: 7.
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bombetta
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giovedì 23 luglio 2020
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soporifero
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consiglio vivamente questo film a chi ha difficoltà a prendere sonno. Ne ho visti migliaia di film e, trascinato dalle ottime recensioni della critica ieri sera ho guardato anche zodiac, e, senza ombra di dubbio, questo é il peggior film che abbia mai visto: noioso fino alla nausea, lentissimo, fatto di soli dialoghi inutili ed intrigati, insomma una vera tortura forzarmi a guardarlo per vedere dove andasse a parare questa stranezza.
Non capisco proprio cosa frulla in testa a certi esperti chiamati critici: forse il desiderio morboso di sentirsi intellettualmente superiori e quindi diversi dalla massa, per cui, in virtù di questa elevata diversità, devono esaltare lo schifo e, perché no sminuire i buoni film.
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emanuele 1968
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domenica 26 aprile 2020
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un thriller basato su storia vera
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Visto ieri su iris
158 minuti un po lungo pero interessante.
Una storia incredibile, io pensavo zodiak fosse uno della redazione, e lo avevano pure in pugno, da non credere.
Mi ricordava un po il capolavoro in assoluto di profondo rosso
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marcloud
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giovedì 24 gennaio 2019
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irrisolto
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Lungo e prolisso ma fatto bene, così bene che ti tiene incollato allo schermo per capire chi è Zodiac. Una storia vera, raccontata con intelligenza e dove il colpo di scena non conta.
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tool27
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sabato 12 novembre 2016
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la morte della critica cinematografica di mymovies
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Sono convinto che questo commento non verrà mai pubblicato. Ma sono un idealista e in cuor mio sogno quantomeno di creare una breccia nel cuore di chi scrive recensioni su Mymovies. Per pura casualità stamattina qualcosa ha sconvolto la placida routine di un cinefilo medio, assiduo frequentatore del vostro sito. L'indice di gradimento medio del film in questione considerando pubblico, critica e dizionari si aggira attorno a 3,05, con un apprezzamento piuttosto omogeneo di queste tre categorie spesso in enorme disaccordo tra di loro. Provo a tradurre: un buon film ma non indimenticabile. Ora potrei stare qui a consumarmi i polpastrelli per spiegare la mia teoria secondo cui è il miglior film di Fincher, clamorosa la messa in scena, impeccabile lo stile, una sceneggiatura che da un ritmo sincopato che ti tiene incollato per 2 ore e mezza (e poteva tirare ancora un'oretta) attoroni diretti da dio.
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Sono convinto che questo commento non verrà mai pubblicato. Ma sono un idealista e in cuor mio sogno quantomeno di creare una breccia nel cuore di chi scrive recensioni su Mymovies. Per pura casualità stamattina qualcosa ha sconvolto la placida routine di un cinefilo medio, assiduo frequentatore del vostro sito. L'indice di gradimento medio del film in questione considerando pubblico, critica e dizionari si aggira attorno a 3,05, con un apprezzamento piuttosto omogeneo di queste tre categorie spesso in enorme disaccordo tra di loro. Provo a tradurre: un buon film ma non indimenticabile. Ora potrei stare qui a consumarmi i polpastrelli per spiegare la mia teoria secondo cui è il miglior film di Fincher, clamorosa la messa in scena, impeccabile lo stile, una sceneggiatura che da un ritmo sincopato che ti tiene incollato per 2 ore e mezza (e poteva tirare ancora un'oretta) attoroni diretti da dio... vabbè la chiudo qui. E' solo una mia idea, ho pensato, che si discosta dal resto del mondo(italiano) e ci può stare. Poi però faccio un'altra cosa. Vado a spulciare cosa pensa il resto del mondo (italiano) a proposito di quello che secondo me è l'emblema di ciò che nel cinema non si dovrebbe fare, in poche parole l'anticristocinema per eccellenza: sua maestà checcozalone, nello specifico una delle brutture peggiori del suo pantheon, Che bella giornata. E qui un'angina pectoris mi ha assalito. Come nel film di Fincher anche nel capolavoro del "genio" Nunziante la triade "critica pubblico dizionari" si trovava inspiegabilmente d'accordo: 3,09!!!!! Non sparo sulla croce rossa (pubblico che guarda la grande fiction del martedì) ma mi chiedo (sto tirando giù qualche santo dal calendario) come è possibile che critica e dizionari commettano questi crimini. Il mio è un accorato appello. Vi scongiuro...
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isin89
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lunedì 19 gennaio 2015
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fincher magistrale
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Con Zodiac il regista David Fincher firma una delle pellicole più belle e riuscite degli ultimi anni toccando sicuramente uno dei (se non il) picchi più alti della sua intera carriera. Si tratta di un giallo-thriller dalle tinte leggere e colorate che ritrae perfettamente un famoso episodio di cronaca nera che sconvolse la California durante i primissimi anni '70 protraendo le indagini della polizia per più di vent'anni fino a che, a causa di insufficienza di prove, le autorità si videro costrette ad archiviare il caso lasciando irrisolto il mistero sul fantomatico killer conosciuto con il nome di Zodiac.
È un film caldo e vivo dotato di un ritmo piacevolmente scorrevole impregnato della giusta dose di suspense e tensione volta ad animare la narrazione e a conferirgli quel pathos necessario per tenere costante e acceso l'interesse dello spettatore.
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Con Zodiac il regista David Fincher firma una delle pellicole più belle e riuscite degli ultimi anni toccando sicuramente uno dei (se non il) picchi più alti della sua intera carriera. Si tratta di un giallo-thriller dalle tinte leggere e colorate che ritrae perfettamente un famoso episodio di cronaca nera che sconvolse la California durante i primissimi anni '70 protraendo le indagini della polizia per più di vent'anni fino a che, a causa di insufficienza di prove, le autorità si videro costrette ad archiviare il caso lasciando irrisolto il mistero sul fantomatico killer conosciuto con il nome di Zodiac.
È un film caldo e vivo dotato di un ritmo piacevolmente scorrevole impregnato della giusta dose di suspense e tensione volta ad animare la narrazione e a conferirgli quel pathos necessario per tenere costante e acceso l'interesse dello spettatore. L'estetica appare come quella di un comune thriller, con tanto di assassino e poliziotto alle calcagna, ma Fincher gli conferisce quel tocco magico e unico che riesce a dare al tutto una velatura più soft e piacevole in cui la violenza è ridotta a pochissime scene che non danno mai l'impressione di essere fastidiose o ingombranti. Le tinte colorate sono trasmesse da una fotografia quantomai superlativa che riesce a rappresentare decorosamente il passare degli anni conferendo alle varie epoche la giusta corrispondenza di colori e luci in modo da farci addentrare quanto più possibile all'interno del contesto storico degli eventi raccontati. Il passare degli anni viene inoltre percepito grazie ad alcune trovate registiche che permettono di sentire sulla propria pelle il tempo che scorre unito al cambiamento che questo ne comporta (la scena del grattacielo in costruzione è la scena più significativa a riguardo). Oltre che per le luci, il colore è conferito anche dalla messa in scena che propone il nostro Fincher e che in questo caso si distacca notevolmente da molti dei suoi lavori precedenti abituandoci a una diversa fruizione dei personaggi. Come d'incanto veniamo trasportati nei mitici anni '70 dove siamo circondati da macchine e vestiti d'epoca e pettinature eccentriche e particolari (quella dell'ispettore Toschi). I personaggi sono bizzarri e originali, goffi e simpatici ma la cura minuziosa della regia e della sceneggiatura è tale da non farli mai andare sopra le righe mantenendoli sempre fino alla fine entro i limiti delle loro rappresentazioni.
Zodiac è la storia di un killer che non è mai stato arrestato né trovato, se pur le indagini svolte da Robert Graysmith e dalla polizia si avvicinarono di molto alla verità. È una storia per certi versi piatta in quanto essendo priva di una conclusione lascia aperta e irrisolta la strada verso la scoperta della mistero. Dare vita a un film in cui non vi è una vera e propria risoluzione degli eventi e riuscire a intrattenere per quasi tre ore lo spettatore senza mai dare l'idea di essere di troppo è un operazione davvero tosta e complicata. Fincher riesce a mettere in scena un thriller originale e intelligente privo di un apice emozionale e narrativo tipico del genere ma che si caratterizza per lo spessore e l'attenzione rivolta ai suoi personaggi che è tale da venire automaticamente teletrasportati nei loro pensieri.
Il focus è proprio nei personaggi stessi e il loro bisogno di dare una conclusione a quei misteriosi eventi è messo in primo piano diventando così il perno sul quale ruota il film intero. Simpatizziamo e tifiamo per il personaggio interpretato da Jake Gyllenhaal e come lui desideriamo violentemente smantellare ogni nostro dubbio e accertarci una volta per tutte di chi sia l'assassino. Sebbene alla fine del film lo scopriamo, in quanto Gyllenhaal e Ruffalo arrivano alla verità, non riusciremo mai a sentirci definitivamente appagati perché ci rendiamo conto che pur avendolo smascherato non abbiamo le armi necessarie per sconfiggerlo.
Il finale dell'opera è superlativo e da solo varrebbe il film intero. Di anni ne sono trascorsi, siamo ormai all'inizio degli anni '90 e tutti i nostri eroi sono usciti di scena lasciando spazio a un nuovo detective e a un personaggio che, grazie a questa ultima sequenza, si rivelerà di fondamentale importanza. Si tratta della prima persona che appare nel film, il giovane ragazzo che apre le danze e che in seguito sopravvivrà al tentato omicidio da parte di Zodiac. Fincher lo sceglie come risolutore di tutti gli eventi quasi come se fosse la chiave per decifrare l'eterno enigma che ha afflitto la polizia di Vallejo e dintorni per più di vent'anni. Con lui il film comincia e con lui si conclude e in questo senso la trama assume un aspetto circolare perché lì dove era iniziata si conclude sempre con la stessa persona. Bastano poche inquadrature, un breve quanto efficace dialogo e il gioco è fatto. La risoluzione degli eventi effettivamente esiste e il regista decide di metterla in scene a modo suo e materializzarla nel discorso finale di Mike Mageau che riesce a dare giustizia allo spettatore il quale, alla fine del viaggio, arriva finalmente alla meta senza però toccarla ma con la consapevolezza di aver assistito a un esperienza magistrale e quantomai strabiliante.
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francis 941
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sabato 29 novembre 2014
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splendido
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Un film che ti fa venire l'ansia, in senso positivo. Bellissimo a mio parere
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francesco2
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lunedì 17 novembre 2014
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l'assassino torna sul luogo. anzi, il regista
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Dopo poco più di un decennio, Fincher torna sui serial-killers, ossessione del suo "Seven": che, forse, si era già cercato di omaggiare nel criticato "Il collezionista" ('97).
Sia o meno condivisibile il successo del primo film, però, le differenze non mancano.
Quella di "Seven", infatti, era una coppia di investigatori, con la moglie del più giovane alle prese con problemi riguardanti -Mi pare- la prossima gravidanza, in un traballante -Anche nel senso fisico!- e claustrofobico contesto in bianco e nero. Gli omicidi in serie, allora, potevano apparire come una metafora -Relativamente- implicita, sulla crisi di tutta una società.
Questo film, invece, ci riporta nel contesto degli anni Settanta, decennio forse "A cavallo" in cui è nato chi scrive: meglio illustrato nei "Tre giorni del condor", per esempio.
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Dopo poco più di un decennio, Fincher torna sui serial-killers, ossessione del suo "Seven": che, forse, si era già cercato di omaggiare nel criticato "Il collezionista" ('97).
Sia o meno condivisibile il successo del primo film, però, le differenze non mancano.
Quella di "Seven", infatti, era una coppia di investigatori, con la moglie del più giovane alle prese con problemi riguardanti -Mi pare- la prossima gravidanza, in un traballante -Anche nel senso fisico!- e claustrofobico contesto in bianco e nero. Gli omicidi in serie, allora, potevano apparire come una metafora -Relativamente- implicita, sulla crisi di tutta una società.
Questo film, invece, ci riporta nel contesto degli anni Settanta, decennio forse "A cavallo" in cui è nato chi scrive: meglio illustrato nei "Tre giorni del condor", per esempio. Ma i numeri e le cifre riguardanti l'assassino sono solo un meccanismo un poco cervellotico, in un film che non sa granché di thriller: la narrazione (?) attinente le vite familiari dei protagonisti non sembra coinvolgente più di tanto, e la suspense latita.
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fabal
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domenica 16 novembre 2014
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fincher cronista, thriller asciutto e mozzafiato
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Dodici anni dopo la consacrazione con Seven, Fincher ridisegna un thriller dal tratto documentaristico, Zodiac, storia reale e ancora irrisolta. Lontanissimo dalle atmosfere piovose e tetre, Fincher dirige da cronista una vicenda che emoziona e intriga, e per farlo non ha bisogno di nessuna delle mistificazioni bibliche di Seven. La regia è asciutta ma dinamica, l'effetto immediato: non si ha a che fare con un action thriller ma con un'indagine che affida al bureau quasi tutto il plot adrenalinico. Con risultati sorprendenti: Zodiac non è un killer invasato, metodico nel suo fanatismo, ma un corrispondente con alti bassi, talmente incostante nel suo agire da legittimare il dubbio sulla sua identità.
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Dodici anni dopo la consacrazione con Seven, Fincher ridisegna un thriller dal tratto documentaristico, Zodiac, storia reale e ancora irrisolta. Lontanissimo dalle atmosfere piovose e tetre, Fincher dirige da cronista una vicenda che emoziona e intriga, e per farlo non ha bisogno di nessuna delle mistificazioni bibliche di Seven. La regia è asciutta ma dinamica, l'effetto immediato: non si ha a che fare con un action thriller ma con un'indagine che affida al bureau quasi tutto il plot adrenalinico. Con risultati sorprendenti: Zodiac non è un killer invasato, metodico nel suo fanatismo, ma un corrispondente con alti bassi, talmente incostante nel suo agire da legittimare il dubbio sulla sua identità. Le sue azioni sono perennemente filtrate dall'aspetto mediatico con cui l'assassino "gioca", sia mandando complicatissimi codici da decifrare sia nel rivedicare delitti irrisolti. Il film di Fincher si avvale di un ottimo cast con focalizzazione alternata, ora su Ruffalo ora su Gyllenhal, quasi a testimoniare un'ampiezza partecipativa nelle indagini, così da rendere perfetta la sensazione di terrore generalizzato.
Un ottimo passo avanti per David Fincher, che si conferma talentuoso e versatile: il cambio di registro da Seven a Fight Club, passando per il sottovalutato The Game, già era uno squisito sintomo dell'eclettismo del regista. Ma dal claustrofobico Panic Room all'ampio Zodiac, il salto è ancora più grande. La complessità narrativa di Fincher non si riscontra solo nel cambio di tematica dal thriller serrato a quello vagamente esistenziale di Fight Club, ma nella capacità di alternare la suspense tanto nell'azione brutale quanto nell'implicito.
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