movieman
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mercoledì 4 marzo 2020
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il pianoforte, il dolore e il coraggio
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"Piano, solo" è, prima di tutto, un film coraggioso perché non solo è un film biografico che vuole raccontare un artista poco conosciuto ma che, attraverso il racconto della sua breve e tormentata vita, affronta (in maniera diretta e cruda, senza fronzoli) temi drammatici e molto scomodi: la solitudine, la perdita di una persona cara (in questo caso, una madre), i rapporti familiari, il suicidio e la depressione. Temi, questi, non soltanto scomodi, ma anche molto difficili da raccontare: si rischia di scivolare nel patetico, nel melodrammatico, nel ricattatorio. Sono tutte trappole che il film, diretto da Riccardo Milani e arricchito da interpreti in stato di grazia, riesce ad evitare magnificamente scegliendo la strada del pudore e riuscendo a creare delle emozioni profonde che permangono anche a distanza di molti giorni dalla visione.
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"Piano, solo" è, prima di tutto, un film coraggioso perché non solo è un film biografico che vuole raccontare un artista poco conosciuto ma che, attraverso il racconto della sua breve e tormentata vita, affronta (in maniera diretta e cruda, senza fronzoli) temi drammatici e molto scomodi: la solitudine, la perdita di una persona cara (in questo caso, una madre), i rapporti familiari, il suicidio e la depressione. Temi, questi, non soltanto scomodi, ma anche molto difficili da raccontare: si rischia di scivolare nel patetico, nel melodrammatico, nel ricattatorio. Sono tutte trappole che il film, diretto da Riccardo Milani e arricchito da interpreti in stato di grazia, riesce ad evitare magnificamente scegliendo la strada del pudore e riuscendo a creare delle emozioni profonde che permangono anche a distanza di molti giorni dalla visione.
In questo caso, l'artista raccontato è Luca Flores, pianista jazz, morto suicida all'età di 39 anni nel 1995. Il film, basato su un libro di Walter Veltroni, comincia in Africa, dove Luca trascorse parte dell'infanzia. Quello che subito viene messo in evidenza è il rapporto tenero fra il bambino e la madre e la tendenza del bambino alla dimestichezza con i tasti del pianoforte e, di conseguenza, alla musica. Poi, avviene la tragedia di cui Luca, pur essendo senza colpa, si sentirà responsabile: l'incidente stradale in cui muore la madre. Luca e sua sorella Baba vanno a vivere con il padre (ci sono altri consanguinei, ma vengono mandati altrove). Passano gli anni e, ormai adulto, Luca si diploma al Conservatorio e vive a Firenze. Mentre suona in un locale, viene notato da altri musicisti e invitato ad unirsi a loro per formare un trio che suoni musica jazz. Per Luca è un'esperienza nuova (lui si è formato sulla musica classica) che gli apre nuove porte. Il suo talento comincia a venir notato, trova anche una ragazza, ma da sè stessi e dal proprio passato non si può fuggire: pian piano si fanno avanti una depressione latente e la tristezza ed il rimorso per la morte di quella madre tanto amata. Sentimenti e stati d'animo che, sommati anche alle delusioni della vita, porteranno il protagonista (questo suggerisce il film) verso la tragica decisione finale.
Nel cimentarsi con questa rischiosissima storia, Milani sceglie, come ho già scritto, la via del pudore: non vi è la spettacolarizzazione del dolore, perché questo è solo una parte del racconto. Non viene battuto, ed è il caso di dirlo, sempre lo stesso tasto. Vi è invece la voglia di capire le motivazioni di questo personaggio, il tentativo di esplorare la sua personalità in tutte le sue sfaccettature e, nel far questo, trova in Kim Rossi Stuart un interprete misurato e molto intenso. E' un film in cui, volutamente, gli sguardi dicono di più di quello che le parole esprimono (primi piani ce ne sono molti) e lasciano intravedere molto soprattutto le sofferenze nascoste di tutti i personaggi anche nelle scene apparentemente meno drammatiche. Più che sulla regia (che adotta soluzioni semplici e discrete, ma in senso positivo perché non è mai invadente), questo film punta sulla recitazione. Un apporto consistente è dato dal coro ( nel quale si rivede con grande piacere lo scomparso Corso Salani, grandissimo interprete de "Il muro di gomma" di Marco Risi) , ben formato da validi interpreti fra i quali spicca Paola Cortellesi che, nel ruolo di Baba, sorella affettusa e testimone sofferente e impotente del dramma del fratello, riesce a scuotere e a far vivere tutta l'intensità dei momenti più toccanti anche con la forza di un solo sguardo. Degna di nota, infine, la bella colonna sonora: in un film che parla anche di musica, non poteva essere altrimenti.
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alexy
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domenica 24 luglio 2011
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bellissimo
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è uno dei pochi film che mi hanno commosso , da allora sento la musica di luca flores credo che uno dei migliori pianisti italiani (che perdità ), bravissimo Veltroni per il romanzo, bellissimo film, ottima interpretazione di kim.
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alexy
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domenica 24 luglio 2011
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film commuovente
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bello e commuovente, quando lo ridanno alla tv e/o sky, grazie
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karlettinos
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mercoledì 7 aprile 2010
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film meraviglioso
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Milani (bravissimo, seppur colpevole nell'improponibile lettura a prima vista - classico esempio di aspetti che fanno imbestialire i musicisti per la superficialità e l'ignoranza con cui la loro disciplina, così estremamente impegnativa e coinvolgente, viene affrontata generalmente dai registi) descrive l'umanità profonda di un musicista. Un raro film in cui il personaggio è umano, realmente umano. Perfetta a questo scopo la scelta di Kim Rossi Stuart che interpreta perfettamente l'uomo-artista Flores (la dicotomia uomo-artista non è dissociabile).
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Milani (bravissimo, seppur colpevole nell'improponibile lettura a prima vista - classico esempio di aspetti che fanno imbestialire i musicisti per la superficialità e l'ignoranza con cui la loro disciplina, così estremamente impegnativa e coinvolgente, viene affrontata generalmente dai registi) descrive l'umanità profonda di un musicista. Un raro film in cui il personaggio è umano, realmente umano. Perfetta a questo scopo la scelta di Kim Rossi Stuart che interpreta perfettamente l'uomo-artista Flores (la dicotomia uomo-artista non è dissociabile). L'uomo-musicista vive in un mondo diverso, dove la materia è per sua natura immateriale ed in grado di descrivere gli spettacolari segreti della realtà da un punto di vista che solo il musicista conosce. E di cui può parlare solo con altri musicisti. Nessun altro, nemmeno la più sensibile delle persone, può capire questo universo. Purtroppo però ne consegue la solitudine, che altro non è che il rendersi conto che certe cose non si possono comunicare. Non c'è comprensione per l'uomo musicista, è impossibile. La solitudine porta malinconia, profondità ulteriori, tristezza, depressione e talvolta pazzia....
Inutile dire altro perchè il film rende bene tutto ciò. Tra parentesi vorrei dire che la critica della Tognazzi fa veramente cascare le braccia: non ha capito nulla!
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rachele
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sabato 11 luglio 2009
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una storia complessa
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desidero modificare un cooemnto compilato nel 2007, per caso mi sono accorta adesso della pubblicazione. grazie !
giuseppina abbate
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cinofilo_bau
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martedì 1 luglio 2008
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non solo piano
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Genio del pianoforte, sul quale riversa le ossessioni generate dal senso di colpa che prova ritenendo di essere stato la causa della morte della madre.
La vita di Luca Flores, dall' infanzia africana alla maturita' italiana, a Firenze. Dalla spensieratezza dell'infanzia, interrotta dlla morte della madre in un incidente di auto che lascia illesi Luca (Kim Rossi Stewart, al solito un grande) e la sorella Baba (brava ma un po' sottotono Paola Cortellesi)ai tormenti della vita vissuta in Italia, quando il geniale pianista comincia a mostrare i segni di una nevrosi (che il film suggerisce conseguenza dei sensi di colpa di cui dicevo prima) che minano la pienezza di una vita altrimenti perfetta: il supporto di una famiglia unita e amorosa, un talento subito riconosciuto e apprezzato (in pochi anni arriva a suonare anche con Chet Baker), l' amore di una donna (Jasmine Trinca, ne cosi ne cosa)che per prima avverte la stonatura, nella incapacita' di Luca di amare pienamente, di abbandonarsi al piacere della vita, in quel suo rinchiudersi piuttosto, ossessivamente, nello studio del pianoforte, al quale esegue interminabili scale.
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Genio del pianoforte, sul quale riversa le ossessioni generate dal senso di colpa che prova ritenendo di essere stato la causa della morte della madre.
La vita di Luca Flores, dall' infanzia africana alla maturita' italiana, a Firenze. Dalla spensieratezza dell'infanzia, interrotta dlla morte della madre in un incidente di auto che lascia illesi Luca (Kim Rossi Stewart, al solito un grande) e la sorella Baba (brava ma un po' sottotono Paola Cortellesi)ai tormenti della vita vissuta in Italia, quando il geniale pianista comincia a mostrare i segni di una nevrosi (che il film suggerisce conseguenza dei sensi di colpa di cui dicevo prima) che minano la pienezza di una vita altrimenti perfetta: il supporto di una famiglia unita e amorosa, un talento subito riconosciuto e apprezzato (in pochi anni arriva a suonare anche con Chet Baker), l' amore di una donna (Jasmine Trinca, ne cosi ne cosa)che per prima avverte la stonatura, nella incapacita' di Luca di amare pienamente, di abbandonarsi al piacere della vita, in quel suo rinchiudersi piuttosto, ossessivamente, nello studio del pianoforte, al quale esegue interminabili scale. Poco valgono gli sforzi e il calore profuso da amici e parenti: la mente di Luca e' definitivamente toccata da questo male di vivere al quale non riesce a sottrarsi e al quale, anzi, si arrende suicidandosi nel 1995, prima dei 40. Questa la storia (ahime' vera) del talentuoso pianista Luca Flores e della sua triste vita. Il film e' bello, rifugge (forse con troppo accanuimento) di cadere nel melodrammatico, ma gli interpreti sono tutti bravi e ne risulta una visione non priva di pathos. Ultima annotazione, ma vi siete accorti di come Stuart con la barba ricordi tanto Moretti?
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nico
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mercoledì 7 maggio 2008
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bellissimo...
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è un film intenso e passionale da lasciarvi senza fiato ....
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fulvio
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domenica 27 aprile 2008
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toccante
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un film davvero bello, emozionante. nonostante il ritmo piuttosto lento non si riesce a non seguirlo o a distrarsi. l'incomunicabilità e l'insofferenza di flores mi ha contegiato a tal punto da trasmettermi emozioni contrastanti di gioia ed angoscia. Piano, solo è davvero un film emozionante che consiglio di vedere.
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il conformista
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lunedì 31 marzo 2008
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televisivo, paraculo, noioso e senz'anima!
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Un film senza una regia, senza coraggio, che non corrisponde alla vera storia di Luca Flores. Una recitazione di Rossi Stuart completamente catatonica, priva di qualsiasi umanità. Una fotografia stucchevole disomogenea, un taglio televisivo statico, miope. Mal scelti gli amici di Luca che sembrano due nanetti. Ma soprattutto manca l'anima del film, non c'è il talento, la passione per la musica. Non c'è nulla che faccia da traino al film. Non basta una vita sprecata per fare un film.
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(di angela)
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elena47
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domenica 17 febbraio 2008
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kim rossi stuart, commovente e asciutto, perfetto
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La fine di Luca Flores, il grande pianista rievocato dal film,viene percepita con sollievo, nonostante il dramma.E' come se il corpo sia troppo fragile per contenere tanto talento e la mente inadeguata a decodificare il dolore assoluto che lo accompagna.Ben diretto e recitato,commuove senza insistere sui sentimenti,e questo mi sembra un merito da sottolineare
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