roberto
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venerdì 5 ottobre 2007
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buon cinema
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alda
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venerdì 5 ottobre 2007
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il senso di piano, solo
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Uscendo dal cinema ieri mi sono chiesta, qual è il senso di questo film? sottolineare la drammatica esperienza di pazzia che coglie le persone sensibili a seguito di esperienze traumatiche o rapporti familiari/genitoriali complicati (e colgono queste cose, forse purtroppo, senza per forza portare ad essere aritisti o geni in futuro) mi ha fatto pensare il secondo tempo. raccontare l'approccio di un musicista ad un diverso stile musicale che si accompagna con il coraggio di fare la separazione dalla famiglia, in particolare dalla figura paterna giudicante (ti piace papà? chiede il protagonista dopo aver suonato davanti a tutta la famiglia il pezzo jazz)? e allora nel primo caso c'è riuscito benissimo con attenzione ai particolare fin troppo espliciti (l'elettroshock, il tentativo di suicidio dalla finestra, le gocce di calmante sul tavolo dell'ospedale, l'ossessione dei fili che tirano il corpo o la suonata con un dito solo dopo l'incidente del taglio della mano); nel secondo caso c'è riuscito un po' meno, a parte gli intensi momenti dei concerti (ma pochi!) e la suonata di rachmaninoff durante l'esame.
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Uscendo dal cinema ieri mi sono chiesta, qual è il senso di questo film? sottolineare la drammatica esperienza di pazzia che coglie le persone sensibili a seguito di esperienze traumatiche o rapporti familiari/genitoriali complicati (e colgono queste cose, forse purtroppo, senza per forza portare ad essere aritisti o geni in futuro) mi ha fatto pensare il secondo tempo. raccontare l'approccio di un musicista ad un diverso stile musicale che si accompagna con il coraggio di fare la separazione dalla famiglia, in particolare dalla figura paterna giudicante (ti piace papà? chiede il protagonista dopo aver suonato davanti a tutta la famiglia il pezzo jazz)? e allora nel primo caso c'è riuscito benissimo con attenzione ai particolare fin troppo espliciti (l'elettroshock, il tentativo di suicidio dalla finestra, le gocce di calmante sul tavolo dell'ospedale, l'ossessione dei fili che tirano il corpo o la suonata con un dito solo dopo l'incidente del taglio della mano); nel secondo caso c'è riuscito un po' meno, a parte gli intensi momenti dei concerti (ma pochi!) e la suonata di rachmaninoff durante l'esame....
bravi gli attori, kim rossi stuart putroppo cristallizzato in questi ruoli del bello e dannato, un po' triste, ma molto molto bravo.
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patu
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venerdì 5 ottobre 2007
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non c'è nulla di più pazzo che la pazzia del mondo
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E' un film che, come il jazz, ti coinvolge piano piano, poi sempre in crescendo. Lo spettatore è tale all'inizio, quindi diventa partecipe della "malattia" dell'artista e fa suo l'urlo dirompente della fidanzata Cinzia.
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se
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giovedì 4 ottobre 2007
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luca merita di più
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CArissima io apprezzo il fatto che sia stato portato sul grande schermo il nome di tuo fratello che era un grande pianista. Io l'adoro . MA secondo me il film è superciciale non scava nel personaggio e luca avrebbe meritato di più di più di più
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(di florindo54)
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diband
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giovedì 4 ottobre 2007
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fra i grandi film
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Secondo me è difficile giudicare le biografie ma ritengo che la storia di Luca Flores sia stata ricostruita in modo molto chiaro. Che dire? Gran film, grandi attori, storia (anche se trascrizione del reale) eccezionale.
Il fatto che la sala, nel corso della proiezione, è sempre stata ammutolita, ipnotizzata dallo schermo e commossa fotogramma per fotogramma (questo, riferito alle parti finali) dimostra che il pubblico si è sentito parte attiva e ha sentito il film.
Ottima prova di cinema.
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piera
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giovedì 4 ottobre 2007
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commovente
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travolgente e intenso.
kim eccezionale!!
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mafalda
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mercoledì 3 ottobre 2007
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capolavoro
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Questo film è assolutamente straordinario!!! bravi tutti!!!!
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(di lauralenghi)
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arteria50
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domenica 30 settembre 2007
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intenso e inquietante come la storia vera
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Un film davvero commovente e ben fatto, buon cinema italiano e bravissimi attori, propongo un premio a Kim Rossi Stuart, uno dei migliori attori di cinema che abbiamo al momento nel nostro patrimonio, intenso e mai scontato, espressivo e inquietante al momento giusto nella drammaticità del lavoro. Un film da consigliare alle persone di grande sensibilità.
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bagigi
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domenica 30 settembre 2007
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commovente percorso nel genio e nella follia.
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Questo eccellente film comincia subito con il piede giusto, con quella virgola nel titolo e con un incipit estremamente efficace che come ogni buon incipit dovrebbe fare rende subito la misura del film: un lungo intimissimo, primo piano a luce intensa contro le ombre, la tastiera del pianoforte inquadrata con fuoco centrato e sfumata all’intorno, il viso serio e sofferto del protagonista. E da subito un’ottima scelta registica quella di includere per intero l’intera esecuzione del famosissimo preludio in do diesis minore di Rackmaninov, con la camera che gira su una platea di spettatori fatta sui particolari dei volti e delle espressioni, una scena intensissima sospesa nel magico. E fino alla finale “Malaika” splendidamente duettata da Harri Belafonte e Miriam Makeba sullo sfondo dei filmati autentici dell’infanzia di Luca Flores in Africa è lasciato allo spettatore l’imbarazzo della scelta fra un repertorio musicale che è parte integrante e rilevante di questa pellicola, al quale si aggiungono pregevolmente le musiche originali.
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Questo eccellente film comincia subito con il piede giusto, con quella virgola nel titolo e con un incipit estremamente efficace che come ogni buon incipit dovrebbe fare rende subito la misura del film: un lungo intimissimo, primo piano a luce intensa contro le ombre, la tastiera del pianoforte inquadrata con fuoco centrato e sfumata all’intorno, il viso serio e sofferto del protagonista. E da subito un’ottima scelta registica quella di includere per intero l’intera esecuzione del famosissimo preludio in do diesis minore di Rackmaninov, con la camera che gira su una platea di spettatori fatta sui particolari dei volti e delle espressioni, una scena intensissima sospesa nel magico. E fino alla finale “Malaika” splendidamente duettata da Harri Belafonte e Miriam Makeba sullo sfondo dei filmati autentici dell’infanzia di Luca Flores in Africa è lasciato allo spettatore l’imbarazzo della scelta fra un repertorio musicale che è parte integrante e rilevante di questa pellicola, al quale si aggiungono pregevolmente le musiche originali.
Tra gli interpreti (bravo Rossi Stewart - più nei panni del matto come già fu in “Seconda Pelle” che non in quella del pianista -, per niente didascalida Jasmine Trinca in un ruolo che era pure vulnerabile e incline alla semplificazione,) spicca Michele Placido che rende in questo breve ruolo una sintesi ultra-concentrata di tutta la sua esperienza ormai di lungo corso.
Tutto giocato sugli sguardi e le penombre (o mezzombre, si dovrebbe dire), qualche pecca la si può trovare, seppur ben confinata in spazi protetti e non contaminante, in alcune scelte della sceneggiatura (se in un film c’è lo zampino di Petraglia, qualche difetto ci dovrà pur essere!), come in un uso dei flash back non proprio riuscito, o il ritornare nella storia dei due compagni musicisti conosciuti all’inizio. Per il resto il film è molto riuscito, intenso, commovente, con il pregio di averci fatto conoscere la vita di un musicista pressochè sconosciuto fuori dal mondo degli addetti ai lavori
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meri
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domenica 30 settembre 2007
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poteva andar meglio
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La storia mi è molto piaciuta e mi ha commossa, ma come ha scritto qualcuno meritava di più. Conoscendo la sensibilità di Milani si direbbe che la preoccupazione di fare bene le cose gli abbia impedito di esprimere la sua anima in questo film. Lo stesso si può dire degli interpreti:ad eccezione forse di Kim Rossi Stuart, anche lui però un po' irrigidito; e di Michele Placido che è bravissimo ma non può emergere per lo scarso spazio dato al suo personaggio. Freddissima Jasmine Trinca, un'attrice che di solito apprezzo; poco convincente e inadatta al ruolo Paola Cortellesi.
Ci tenevano troppo o troppo poco a questa storia?
Comunque ringrazio il regista di avermi fatto conoscere un personaggio così eccezionale(io non ne sapevo niente, il libro di Veltroni non l'ho seguito)e della musica così bella, suonata magistralmente da Bollani e altri.
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