benibe3
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lunedì 17 settembre 2007
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preferisco stanley kubrick!!!
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a mio avviso, il regista, si è autocompiaciuto e non ha lasciato il segno. in alcune sequenze sembrava di essere in 8 e 1/2 di fellini e in un'altra in rocco e i suoi fratelli di visconti (Renato salvatori e Annie Girardot quando sono davanti al Grand Hotel ed osservano la "gente per bene" seduta pacifica nel parco)
mancavano solo andy warhol e nico e il quadro era completo. mediocre tutto, tranne la colonna sonora.
benibe3
[+] peccato, non hai capito!
(di watchtower)
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bruno
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domenica 16 settembre 2007
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pure il titolo è sbagliato
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Bob Dylan non c'entra nulla con questo film che è pura spazzatura. Chi ha visto il film non si faccia fuorviare, Dylan è ben altro. Chi per fortuna non lo ha ancora visto lasci perdere... e si compri una copia di NO DIRECTION HOME, il documentario di Martin Scorsese. Tutt'altra musica. PS. "io non sono qui" significa esattamente il contrario di "io non sono lì"!!! I dialoghi italiani sono pessimi, a partire dalla traduzione sbagliata del titolo.
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(di judd quinn)
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max
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domenica 16 settembre 2007
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brutto
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film incasinato per cervellotiche masturbazioni
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uiop
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domenica 16 settembre 2007
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film decisamente noioso
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film decisamente noioso
come sopra
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grace di paolo
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domenica 16 settembre 2007
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leggetemi
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andate a vedere questo fottuto film
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mar 1973
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domenica 16 settembre 2007
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un viaggio nei mondi di dylan
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Premessa: chi scrive è un appassionato della musica di Dylan, del quale possiede l'intera opera discografica.
Non so quindi se questo abbia influito sull'esaltazione provata al termine della visione del film, che avrei voluto ripetere immediatamente.
Come ormai risaputo il regista Todd Haynes, che già aveva illuminato il mondo del glam-rock con "Velvet Goldmine", si serve di 6 attori che interpretano 6 personaggi diversi per tracciare le sei "anime" di Dylan.
Ad ogni personaggio(nessuno dei quali si chiama Bob Dylan, attenzione)può infatti corrispondere una fase della vita di Dylan. I collegamenti più evidenti sono in quello interpretato da Cate Blanchett (in una interpretazione davvero titanica) nella fase della svolta elettrica, quando Dylan venne contestato nel corso di un tour inglese e da Christian Bale prima nella fase della affermazione come cantante "folk" che, negli anni '80, si converte al cristianesimo sfornando album di solo materiale religioso (pur non divenendo mai Dylan un vero e proprio pastore).
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Premessa: chi scrive è un appassionato della musica di Dylan, del quale possiede l'intera opera discografica.
Non so quindi se questo abbia influito sull'esaltazione provata al termine della visione del film, che avrei voluto ripetere immediatamente.
Come ormai risaputo il regista Todd Haynes, che già aveva illuminato il mondo del glam-rock con "Velvet Goldmine", si serve di 6 attori che interpretano 6 personaggi diversi per tracciare le sei "anime" di Dylan.
Ad ogni personaggio(nessuno dei quali si chiama Bob Dylan, attenzione)può infatti corrispondere una fase della vita di Dylan. I collegamenti più evidenti sono in quello interpretato da Cate Blanchett (in una interpretazione davvero titanica) nella fase della svolta elettrica, quando Dylan venne contestato nel corso di un tour inglese e da Christian Bale prima nella fase della affermazione come cantante "folk" che, negli anni '80, si converte al cristianesimo sfornando album di solo materiale religioso (pur non divenendo mai Dylan un vero e proprio pastore).
L'unico dubbio interpretativo rimane forse sul personaggio interpretato da Richard Gere, che dovrebbe essere il Billy the Kid del film di cui Dylan scrisse l'epica colonna sonora... ...ma che potrebbe essere anche il Dylan attuale, sempre in movimento con il suo "Never ending Tour".
Ogni parte, ogni personaggio dei 6 va a comporre un puzzle dal quale alla fine traspare quella che è stata l'importanza di Dylan nella cultura del secolo appena trascorso.
Un film assolutamente affascinante e straordinario, visivamente meraviglioso, che deluderà certamente chi si avvicina con l'intento di vedere La Biografia di Dylan posta secondo un ordine cronologico, con magari dei dettagli su quella che è stata la sua vita sentimentale (anche se anche qui vi è il riferimento soprattuto nel personaggio intepretato da Charlotte Gainsbourg, che "impersona" al contempo sia Suze, prima fidanzata di Dylan, che Sara, la moglie che gli ha dato due figli).
Ultima annotazione sulla scelta delle canzoni. Non sono state scelte le più famose, non si sentono ad esempio "Blowin' in the wind" o "Mr. Tambourine Man", ma la scelta fatta si incastona splendidamente con le immagini che scorrono sullo schermo, essendo la maggior parte dei brani funzionali al momento rappresentato sullo schermo, ben rappresentandolo, come nel caso in cui parte "Simple twist of fate". Da inoltre modo allo spettatore di scoprire autentici gioielli (come la prima versione di "Idiot wind", poi non inserita nell'album "Blood on the tracks", o "Stuck inside of Mobile with the Memphis Blues again", primo brano che si ascolta nel film).
Film da vedere, da "ascoltare", da sentire.
E da rivedere per custodirlo gelosamente come le emozioni che suscita.
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pierre bezuchov
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domenica 16 settembre 2007
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finalmente un capolavoro vero 2
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...chiedo scusa, ma ho letto solo ora altri commenti precedenti al mio e mi sento quindi di dover aggiungere che la vita di Bob Dylan è solo un pretesto, e anche per chi, come me, non la conosceva, né punto né poco, tale —ossia un pretesto— mi è apparso; il che non toglie che tuttavia, pur con una tecnica narrativa tanto apparentemente destrutturata, questo film te la narra, la storia di Dylan e capisci quanto questa vicenda di un artista, tanto interessante e tanto controverso, sia legata ad alcune vicende cruciali della nostra storia, di una storia che inesorabilmente ci riguarda. Ma non è questo il pregio del film, come ho detto sopra, quanto proprio, il suo essere un'opera d'arte moderna e un puro e semplice capolavoro.
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...chiedo scusa, ma ho letto solo ora altri commenti precedenti al mio e mi sento quindi di dover aggiungere che la vita di Bob Dylan è solo un pretesto, e anche per chi, come me, non la conosceva, né punto né poco, tale —ossia un pretesto— mi è apparso; il che non toglie che tuttavia, pur con una tecnica narrativa tanto apparentemente destrutturata, questo film te la narra, la storia di Dylan e capisci quanto questa vicenda di un artista, tanto interessante e tanto controverso, sia legata ad alcune vicende cruciali della nostra storia, di una storia che inesorabilmente ci riguarda. Ma non è questo il pregio del film, come ho detto sopra, quanto proprio, il suo essere un'opera d'arte moderna e un puro e semplice capolavoro.
P.S. si prega di rileggere "Ulisse" di J. Joyce; ecco, per fare un esempio tra i tanti, l'idea di iniziare la narrazione con la figura di un ragazzino di colore riottoso alle regole e fantasioso, ma anche consapevole di sé e della propria vocazione è geniale perché così il film riesce con quell'ambientazione e con quei personaggi non tanto a darci la storia di una serie di eventi, ma a rappresentare uno stato d'animo, uno stato psicologico profondo, un modo di sentire il proprio io in relazione al mondo circostante, il proprio modo interiore e psicologico di stare al mondo.
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ciccio
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domenica 16 settembre 2007
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per damiano
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ottimo commento damiano
aggiungerei... un film da palova
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ciccio
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domenica 16 settembre 2007
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molto bello e per nulla impegnativo
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Gran film che coglie in pieno le varie sfaccettature della complessa personalità di Dylan. Piacerà ai suoi fan ma anche a chi piace il cinema d'autore.
Chi dà 0 o 1 merita cinepanettoni tutto l'anno cantati da gigi d'alessio.
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(di redskin)
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