ciceronix
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lunedì 10 settembre 2007
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il film? come la musica
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Chi ha spesso pensato, non senza un pizzico di imbarazzo, che le immortali ballate di Bob Dylan fossero senza dubbio capolavori, ma anche lunghe, contorte e noisette, ritrova gli stessi difetti in questo film di Todd Heynes che, per quanto suggestivo e a tratti poetico, resta un’operazione criptica e più volte induce allo sbadiglio. Per noi semplici spettatori, che conosciamo Blowin’ in the wind, Knockin’ on the Heaven’s door e All along the watchtower semplicemente perché abbiamo tra i 20 e i 70 anni, e non possiamo esimerci dall’ascoltarne di tanto in tanto i ripetitivi accordi di chitarra, in cerchio sulla riva del mare davanti a un fuoco estivo, la sensazione di fronte al film è un po’ la stessa: sarà anche un capolavoro, però secondo noi è anche noioso.
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Chi ha spesso pensato, non senza un pizzico di imbarazzo, che le immortali ballate di Bob Dylan fossero senza dubbio capolavori, ma anche lunghe, contorte e noisette, ritrova gli stessi difetti in questo film di Todd Heynes che, per quanto suggestivo e a tratti poetico, resta un’operazione criptica e più volte induce allo sbadiglio. Per noi semplici spettatori, che conosciamo Blowin’ in the wind, Knockin’ on the Heaven’s door e All along the watchtower semplicemente perché abbiamo tra i 20 e i 70 anni, e non possiamo esimerci dall’ascoltarne di tanto in tanto i ripetitivi accordi di chitarra, in cerchio sulla riva del mare davanti a un fuoco estivo, la sensazione di fronte al film è un po’ la stessa: sarà anche un capolavoro, però secondo noi è anche noioso. Ed è forse superfluo interrogarsi sul significato dei sei episodi che si intrecciano nel film, dal momento che già nei titoli di apertura si dichiara che le vicende sono semplicemente “ispirate” alla vita e alla musica di Dylan. D’altro canto, per districarsi nel fiume di personaggi e citazioni, eventi e luoghi, ci vorrebbe un manuale di istruzioni, o una conoscenza del compositore, della sua vita e produzione discografica, che forse solo gli addetti ai lavori hanno. Forse, visto che lo stesso Dylan – si narra – ha negli anni dato di sé versioni nebulose e contrastanti, sottraendosi a ogni tentativo di fissare in un ritratto definitivo la sua immagine. Più riuscito l’intento di restituire il clima il fascino di un’epoca, che in Dylan ha trovato un grande interprete, non certo l’unico, sicuramente uno dei più acclamati. Un po’ furba la trovata di affidare parte del presunto racconto biografico a un ragazzino di colore, e perché no? a una donna, la bella Cate Blanchett che, per quanto brava, abbiamo apprezzato maggiormente in altre prove. Come a dire che Dylan è un abito di ottima fattura, che viene buono in molte stagioni e che mette d’accordo tutti, critici di ogni razza e credo: l’importante è parlare per suggestioni ermetiche che i più non afferrano.
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cicciodylan81
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lunedì 10 settembre 2007
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solo per appassionati
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Pur avendo letto più biografie su Dylan, mi è riuscito piuttosto difficile seguire la trama del film... se di trama si può parlare. Disordinato, da mal di testa davvero. E' un minestrone poco accurato di episodi più o meno famosi della vita di Dylan che difficilmente sembrano avere un filo conduttore. Non mi spiego quale sia stata la necessità di non chiamare Robert Zimmermann con il nome che lui stesso ha scelto: Bob Dylan. Si vedono poster e copertine famose di Dylan con su il nome Jack Rolling... antipatico secondo me. Bellissima la colonna sonora, come ci si aspetterebbe, ma mai le canzoni sono pertinenti alle immagini: perché non utilizzare la bellissima canzone "Sara", tanto per fare un esempio, per raccontare l'occasione in cui è stata concepita (la separazione di Bob e Sara) e utilizzarla invece in tutt'altra scena solo perchè è accompagnata da una bella armonica? Rimango col dubbio.
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Pur avendo letto più biografie su Dylan, mi è riuscito piuttosto difficile seguire la trama del film... se di trama si può parlare. Disordinato, da mal di testa davvero. E' un minestrone poco accurato di episodi più o meno famosi della vita di Dylan che difficilmente sembrano avere un filo conduttore. Non mi spiego quale sia stata la necessità di non chiamare Robert Zimmermann con il nome che lui stesso ha scelto: Bob Dylan. Si vedono poster e copertine famose di Dylan con su il nome Jack Rolling... antipatico secondo me. Bellissima la colonna sonora, come ci si aspetterebbe, ma mai le canzoni sono pertinenti alle immagini: perché non utilizzare la bellissima canzone "Sara", tanto per fare un esempio, per raccontare l'occasione in cui è stata concepita (la separazione di Bob e Sara) e utilizzarla invece in tutt'altra scena solo perchè è accompagnata da una bella armonica? Rimango col dubbio. Credo che sia un film che possano cercare di seguire solo gli appassionati che conoscono la biografia di Dylan, incomprensibile per tutti gli altri. Per quello che mi riguarda è un pessimo film, non vale il biglietto.
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mellencamp
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lunedì 10 settembre 2007
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un'operazione furba, da festival di venezia
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Il regista avrebbe potuto girare un film analogo a quello di Oliver Stone per Morrison oppure raccontare sei storie al tempo di Bob Dylan. Non ha fatto né l’una né l’altra cosa ma entrambe, grazie al provvidenziale soccorso "poetico" del celebre “Io è un altro” di Rimbaud. Ecco dunque un Dylan che vive nelle storie di personaggi affatto simili tra loro (dal bambino di colore, che spara raffiche di frasi ad effetto, a Richard Gere “Billy the Kid), manco fosse una divinità indiana. I personaggi compaiono all’improvviso, senza essere giustificati, allo spettatore il compito di immaginare si tratti di altrettante incarnazioni di Dylan, che il regista segue giusto il tempo necessario per abborracciare la scansione temporale.
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Il regista avrebbe potuto girare un film analogo a quello di Oliver Stone per Morrison oppure raccontare sei storie al tempo di Bob Dylan. Non ha fatto né l’una né l’altra cosa ma entrambe, grazie al provvidenziale soccorso "poetico" del celebre “Io è un altro” di Rimbaud. Ecco dunque un Dylan che vive nelle storie di personaggi affatto simili tra loro (dal bambino di colore, che spara raffiche di frasi ad effetto, a Richard Gere “Billy the Kid), manco fosse una divinità indiana. I personaggi compaiono all’improvviso, senza essere giustificati, allo spettatore il compito di immaginare si tratti di altrettante incarnazioni di Dylan, che il regista segue giusto il tempo necessario per abborracciare la scansione temporale. E sì, si scrive Haynes ma si legge Frankestein: come la creatura del celeberrimo Barone, questo è un film di brandelli (di vita) cuciti assieme (curiosamente, si apre proprio con una autopsia). A metà film, la grande sorpresa: ecco saltar fuori inspiegabilmente il Dylan vero, Cate Blanchett (con tanto di ricci) che parla e si muove come il Mito. Interpretazione gelida: non mi ha dato un'emozione, eppure ero ben disposto.
Mai visto un paciugo simile, e mai vista tanta irritante insolenza nel voler essere “poetico” ad ogni costo. Film sufficientemente sconnesso e furbo perché si parli di nuovo linguaggio cinematografico scomodando, manco a dirlo, la categoria del “Genio” (!). De gustibus...
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swan
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lunedì 10 settembre 2007
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visioni e suoni da sogno
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[+] contrario di grande
(di pinolando)
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cesare
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lunedì 10 settembre 2007
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un mondo pop
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Beh i gusti sono i gusti e su questo non ci piove... però mi dispiace molto pensare che questo mondo sta diventando un' immensa opera pop, senza inventiva, senza sperimentazione di cose nuove, senza voler tentare di far qualcosa di diverso dalla massa solo per la paura di essere criticato, di essere emarginato; ed eccoci qua ad ascoltare le musiche da discoteca credendo che sia vera musica solo perchè è ascoltata dal 99% dei ragazzi, ad ascoltare la musica di gruppi ribelli, solo perchè oggi va di moda la ribellione contro la società e il governo e contro la famiglia... ed ecco che così ci dimentichiamo dei veri personaggi e Uomini del "passato" (in questo caso Bob Dylan) e quando qualcuno prova a rinnovare questo mondo così banale e stereotipato, arrivano gli sbeffeggi, le critiche più insulse e infondate come vedo che sta accadendo anche a Todd Haynes.
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Beh i gusti sono i gusti e su questo non ci piove... però mi dispiace molto pensare che questo mondo sta diventando un' immensa opera pop, senza inventiva, senza sperimentazione di cose nuove, senza voler tentare di far qualcosa di diverso dalla massa solo per la paura di essere criticato, di essere emarginato; ed eccoci qua ad ascoltare le musiche da discoteca credendo che sia vera musica solo perchè è ascoltata dal 99% dei ragazzi, ad ascoltare la musica di gruppi ribelli, solo perchè oggi va di moda la ribellione contro la società e il governo e contro la famiglia... ed ecco che così ci dimentichiamo dei veri personaggi e Uomini del "passato" (in questo caso Bob Dylan) e quando qualcuno prova a rinnovare questo mondo così banale e stereotipato, arrivano gli sbeffeggi, le critiche più insulse e infondate come vedo che sta accadendo anche a Todd Haynes. Per fortuna io ho avuto il piacere di vedere questo film e ho capito con mia grande gioia, che in questo mondo c'è qualcuno che si discosta dal resto della massa e prova a fare una vita propria.
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manuél
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lunedì 10 settembre 2007
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un film che si distacca dal noioso standard usa
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visivamente geniale, fotografia degna di un maestro del bianco e nero degli anni settanta e scenografie a tratti visionarie e quasi psichedeliche, di fortissimo impatto emotivo. sceneggiato con una precisione molto spesso dimenticata dal cinema contemporaneo.
per la visione è consigliabile conoscere almeno qualche punto saliente della vita di Dylan.
da vedere assolutamente
[+] w il noioso standard usa
(di pinolando)
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laura
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lunedì 10 settembre 2007
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viaggio all'interno di un mito
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"Io non sono qui" è un film sicuramente difficile, che acquista un significato se si conosce la vita di Dylan, i passaggi della sua carriera, i mille riferimenti che sono contenuti nel film (basti pensare ai rimandi alle copertine dei cd, ai personaggi veri e immaginari che hanno dialogato con lui,...). A mio avviso è un film geniale, molto emotivo e non privo di senso: tutti i personaggi si avvicendano e si compenetrano bene, con un ritmo buono e coerente, dove ciascuno dà un pretesto per l'entrata in scena di un altro personaggio; di grande sensibilità e intuito la scelta delle canzoni che,insieme alla voce del poeta, fanno da collante all'intera vicenda. Per essere apprezzato urge un minimo di preparazione sulla natura del film stesso e sulla storia di Dylan, non essendo, come lo stesso regista ha più volte ribadito, un film biografico, ma si tratta di una sorta di metafora ispirata alla vita di Dylan, uomo composto da tante sfaccettature come lo è ognuno di noi, tant'è che nelle ultime parole del film si intravede tutto il senso dell'opera.
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"Io non sono qui" è un film sicuramente difficile, che acquista un significato se si conosce la vita di Dylan, i passaggi della sua carriera, i mille riferimenti che sono contenuti nel film (basti pensare ai rimandi alle copertine dei cd, ai personaggi veri e immaginari che hanno dialogato con lui,...). A mio avviso è un film geniale, molto emotivo e non privo di senso: tutti i personaggi si avvicendano e si compenetrano bene, con un ritmo buono e coerente, dove ciascuno dà un pretesto per l'entrata in scena di un altro personaggio; di grande sensibilità e intuito la scelta delle canzoni che,insieme alla voce del poeta, fanno da collante all'intera vicenda. Per essere apprezzato urge un minimo di preparazione sulla natura del film stesso e sulla storia di Dylan, non essendo, come lo stesso regista ha più volte ribadito, un film biografico, ma si tratta di una sorta di metafora ispirata alla vita di Dylan, uomo composto da tante sfaccettature come lo è ognuno di noi, tant'è che nelle ultime parole del film si intravede tutto il senso dell'opera.Da vedere con attenzione, con coscienza e con il cuore.
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la wanda
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domenica 9 settembre 2007
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autolesionismo
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Andare a vedere questo film è puro autolesionismo. Credo che Haynes si sia fumato l'impossibile....e sarebbe meglio che ne fosse fornito anche il pubblico in sala: impensabile assistere alla proiezione senza un qualche "aiutino". Da evitare accuratamente.
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(di pinolando)
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metalskywalker
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domenica 9 settembre 2007
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vi siete bevuti il cervello???????????????????????
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fa veramente skifo sto film. i critici ha ricevuto tangenti per dire che è un capolavoro.
da vedere sotto effetto di stupenfacenti, altrimenti state a casa e risparmiate i soldi.
[+] metal..cosa?
(di watchtower)
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daniela
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domenica 9 settembre 2007
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certo che lo andrò a rivedere
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Era da un sacco di anni che non si vedeva un film d'autore, dopo Antonioni, Vim Wenders ecc. Ormai abituati ai, se pur meravigliosi, effetti speciali alla Matrix o Signore degli anelli, finalmente un film che tiene inchiodato lo spettatore sulla poltrona, costringendolo a pensare, ad usare circuiti cerebrali complessi, e a godere di una fantastica fotografia, colonna sonora, e a un modo tutto nuovo di fare regia. Sorprendente l'idea di rappresentare una personalità complessa e geniale come quella di Dylan attraverso sei personaggi e ambientazioni diverse. Certo che lo andrò a rivedere.
[+] ma non dire scempiaggini..
(di pinolando)
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