dandy
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lunedì 26 agosto 2013
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soli contro se stessi.
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Esordio di un californiano trapiantato a Tokyo.Dal manga "Black and White"("Kuro to Shiro" in originale)di Taiyo Matsumoto,un anime non sempre memorabile ma comunque intrigante:il character design unisce volti nipponici androgini e corpi dalle fattezze più occidentali;la qualità dell'animazione è discreta ma la trama si dipana in maniera discontinua,tra scarti di tono e tempi morti(un po' più di violenza non avrebbe stonato).Suggestive le sequenze oniriche(quella finale,lunghissima e psichedelica è stupefacente)e bellissima colonna sonora originale del duo Plaid.La cosa migliore resta la descrizione dei due giovanissimi protagonisti:opposti e complementari,con più di un tratto inquietante per Shiro(le risatine quando uccide,il suo essere effeminato[nell'edizione originale ha la voce di una donna],l'alternarsi tra sadismo e spensierata fanciullezza)e qualche velata valenza omosessuale.
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docgonzo85
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mercoledì 12 dicembre 2012
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gatto nero, gatto bianco e follia metropolitana
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Prendendo in prestito il titolo del ben piu noto film di Kusturica ,al posto dell'improbabile nome originale,mi appresto a raccontare le vicende di due gatti randagi Kuro (Nero) e Shiro (Bianco). Questi in realtà non sono gatti, bensi due ragazzini orfani che vivono per strada e per sopravviere vivono di espedienti al limite della legalità. Temuti e respettati per la loro fama di piantagrane si vantano di essere i padroni del quartiere e dell'intera "Città Tesoro"(questo il nome del luogo in cui si snodano le storie dei protagonisti e dei comprimari che ,seppur in minore rilievo, contribuiscono non poco a caratterizzare l'ambiente metropolitano).
Nei sobborghi di questa città i due fratelli (o presunti tali) Nero e Bianco vengono a contatto con una moltitudine di personaggi:
barboni,giovani teppisti, poliziotti ,yakuza e affaristi senza scrupoli che si scontrano per accaparrarsi un "tesoro",la città stessa.
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Prendendo in prestito il titolo del ben piu noto film di Kusturica ,al posto dell'improbabile nome originale,mi appresto a raccontare le vicende di due gatti randagi Kuro (Nero) e Shiro (Bianco). Questi in realtà non sono gatti, bensi due ragazzini orfani che vivono per strada e per sopravviere vivono di espedienti al limite della legalità. Temuti e respettati per la loro fama di piantagrane si vantano di essere i padroni del quartiere e dell'intera "Città Tesoro"(questo il nome del luogo in cui si snodano le storie dei protagonisti e dei comprimari che ,seppur in minore rilievo, contribuiscono non poco a caratterizzare l'ambiente metropolitano).
Nei sobborghi di questa città i due fratelli (o presunti tali) Nero e Bianco vengono a contatto con una moltitudine di personaggi:
barboni,giovani teppisti, poliziotti ,yakuza e affaristi senza scrupoli che si scontrano per accaparrarsi un "tesoro",la città stessa.
L'ambientazione in questo film è essenziale quanto i protagonisti : una città malsana ,degradata che qualcuno però (come un vecchio yakuza dal grande carisma) considera comunque un posto ancora vivo e impregnato di nostalgici ricordi.
La lotta per il controllo del territorio si fa ancora piu serrata quando un altro yakuza ,incline al rinnovamento e soprattutto al profitto, si allea con un personaggio il cui nome è tutto un programma: "Snake"(Serpente). Quest'ultimo intende trasformare l'intera area urbana in un Luna Park in modo da guadagnare ingenti somme di denaro, a tal fine sguinzaglia i suoi sicari per fare fuori gli oppositori.
Nel fuoco incrociato di questa battaglia rimangono invischiati i due protagonisti che si ritroveranno ad affrontare una spirale di violenza nella quale uno dei due (Nero) verrà risucchiato. Il fratello maggiore(Nero) dopo un duro scontro con i sicari di Snake in cui Bianco rischia di perdere la vita, decide di affidare il fratellino alle cure della polizia.
A quel punto però ,spinto dal desiderio di vendetta , inizia a commetere azioni sempre piu violente contro qualsiasi malvivente gli capiti a tiro e rischia addirittura di perdere la ragione a causa del suo "lato oscuro".
La chiave del film è proprio questa : i due fratelli insieme rappresentano lo yin e lo yang del taoismo, sono coesseniali l'uno all'altro e solo insieme raggiungono l'equillibrio: infatti quando uno dei due si allontana ,l'altro si smarrisce irrimediabilmente.
Un film che mi è piaciuto molto per i contenuti e tutto sommato anche per le animazioni.
I disegni sono decisamente sotto la media per un prodotto giapponese ma quel loro essere semplici e sproporzionati,
quegli occhi piccoli enzichè enormi , danno sicuramente un tocco di originalità al prodotto.
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g_andrini
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venerdì 11 novembre 2011
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surreale
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E' una animazione di altissima qualità. Ambienti bellissimi, storia coinvolgente, amore e odio all'estremo. Adatto ai maggiorenni, regala quasi due ore di puro piacere. Da guardare.
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barbix
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giovedì 10 novembre 2011
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l'equilibrio sottile dei soli
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Nella babilonica Takaramachi (città-tesoro) luogo sovraccarico di idoli, sovrapposizione di percorsi, di costruzioni e oggettistica di ogni tipo, vivono due ragazzini di strada, probabilmente orfani: Bianco e Nero, rispettivamente 11 e 14 anni.
I due sono conosciuti nella città come “neko”, gatti, e in effetti sin dalle prime battute del film si spostano con balzi iperbolici da un edificio all’altro schizzando via e atterrando ovunque da altezze elevatissime. Le scene d’azione ci danno immediatamente la sensazione di che posto sia la Takaramachi, e di come i due fratelli siano a loro agio nel labirintico intrico di pericoli di questo caos urbano che in qualche modo li ha generati. I due vivono in un relitto di macchina abbandonata, in una zona desolata della città, senza particolari obblighi.
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Nella babilonica Takaramachi (città-tesoro) luogo sovraccarico di idoli, sovrapposizione di percorsi, di costruzioni e oggettistica di ogni tipo, vivono due ragazzini di strada, probabilmente orfani: Bianco e Nero, rispettivamente 11 e 14 anni.
I due sono conosciuti nella città come “neko”, gatti, e in effetti sin dalle prime battute del film si spostano con balzi iperbolici da un edificio all’altro schizzando via e atterrando ovunque da altezze elevatissime. Le scene d’azione ci danno immediatamente la sensazione di che posto sia la Takaramachi, e di come i due fratelli siano a loro agio nel labirintico intrico di pericoli di questo caos urbano che in qualche modo li ha generati. I due vivono in un relitto di macchina abbandonata, in una zona desolata della città, senza particolari obblighi.
In città sono però in arrivo grandi cambiamenti. La polizia è in allerta per il ritorno del vecchio yakuza “il Topo”, che però è un malavitoso vecchio stile nichilista e romantico, figlio della città come Bianco e Nero, che non ne sopporta le pericolose inclinazioni verso un sistema mafioso di tipo imprenditoriale-capitalistico, e vi si oppone fino all’autodistruzione. Il viscido Serpente è infatti il capo di un organizzazione senza scrupoli che vuole trasformare Takaramachi in un enorme parco giochi, in un luna park scintillante uccidendone la storia e i vissuti quotidiani intrisi nelle strade di città-tesoro (Takaramachi). Nero e Bianco riescono a difendere il loro equilibrio e quello della città finquando il serpente non assolda tre killer professionisti. In un violento scontro con uno dei tre Bianco viene ferito a morte e Nero decide di lasciare che la polizia lo protegga. Ma proprio l’assenza del piccolo fa impazzire il fratello maggiore, che seguendo il destino scritto nel nome che porta cade in un abisso di oscurità, sfogando la sua demoniaca violenza su tutto e tutti. Quando la città è sull’orlo del collasso, sopraffatta da tanta violenza, sarà Bianco a ribilanciare le energie. In un finale travolgente le immagini e i colori di Bianco escono fuori dalla sua mente per sublimare tutta la violenza di nero e tutto il dolore passato in un cielo dai colori pastello.
Figli del caos, i due ragazzini rappresentano lo yin e lo yang. Nero è la parte più forte, l’adulto. Bianco è il bambino, lo stupore innocente e poetico della vita. Sciolte le metafore a priori il film si snoda quasi nella memoria dello spettatore, i due sono familiari come familiare è la città e il tempo in cui è contestualizzata la storia. L’ambivalenza dell’essere umano nel divenire, nell’essere contaminato e in continuo mutamento. Tutto ci appartiene e siamo proiettati nella violenza e nella vendetta, come nei disegni infantili che dando ritmo al film ci inondano gli occhi per un qualche misterioso motivo
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