carmen belarducci
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venerdì 8 novembre 2013
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macchinoso
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E' la mancanza di un vero punto di vista il vero problema del film. Troppi personaggi si intrecciano e si confondono tra di loro. Il film risulta quindi macchinoso ed anche un pò noioso. Il personaggio migliore è quello di Bentivoglio, forse il meno caricaturale. Rubini oltre a non aver dato prova di una buona regia, appare anche nella recitazione molto in difficoltà, imprigionato in un personaggio troppo distante da lui.
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danilorusso1
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giovedì 16 marzo 2006
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brilla rubino in terra di puglia
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Il tanto vituperato cinema italiano sforna questo bel film. Ottima fotografia: luminosi tramonti, scorci di vera Puglia, paesaggi soleggiati caldi e polverosi ai quali si alternano riprese notturne dai tratti volutamente noir. Davvero assortito il cast di attori: il sempre ottimo Bentivoglio che vede a poco a poco tornare in se il vecchio furore sudista; il divertente Solfrizzi arrivista e politicante, la Gerini quasi incredula di fronte alla repentina metamorfosi del suo fidanzato ed il perfetto boss "di un paese del Sud" Sergio Rubini, tumido, dall' immagine sudicia, prepotente e mafiosa. Il film non risulta mai noioso anzi un vero e proprio thriller in cui sino al termine non si riesce ad intravedere quello che sarà poi il "lieto" fine.
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Il tanto vituperato cinema italiano sforna questo bel film. Ottima fotografia: luminosi tramonti, scorci di vera Puglia, paesaggi soleggiati caldi e polverosi ai quali si alternano riprese notturne dai tratti volutamente noir. Davvero assortito il cast di attori: il sempre ottimo Bentivoglio che vede a poco a poco tornare in se il vecchio furore sudista; il divertente Solfrizzi arrivista e politicante, la Gerini quasi incredula di fronte alla repentina metamorfosi del suo fidanzato ed il perfetto boss "di un paese del Sud" Sergio Rubini, tumido, dall' immagine sudicia, prepotente e mafiosa. Il film non risulta mai noioso anzi un vero e proprio thriller in cui sino al termine non si riesce ad intravedere quello che sarà poi il "lieto" fine.... Il tutto suggellato da una musica incalzante, e nei momenti clou del film davvero sincopata....
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dr. 'o le'
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giovedì 18 gennaio 2007
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rubini e la sua terra
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Nei primissimi secondi di La Terra sono stato colpito nel più profondo ascoltando la colonna sonora ed apprezzando lo stile conferito subito al film dall’ottimo Sergio Rubini, nell’occasione regista, co-sceneggiatore e protagonista di un piccolo ma fondamentale ruolo.
Il contrappunto musicale infatti mi ricordava molto da vicino qualcosa che ero convinto di aver già ascoltato in uno dei miei adorati film thriller depalmiani della prima metà degli anni ’80.
Il piccolo mistero è stato presto risolto quando nei titoli di testa è apparso il nome di Pino Donaggio quale compositore del tema musicale (cantante ed autore italiano che collaborò proprio con De Palma per le colonne sonore tra gli altri di Vestito per uccidere, Blow Out e Omicidio a luci rosse).
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Nei primissimi secondi di La Terra sono stato colpito nel più profondo ascoltando la colonna sonora ed apprezzando lo stile conferito subito al film dall’ottimo Sergio Rubini, nell’occasione regista, co-sceneggiatore e protagonista di un piccolo ma fondamentale ruolo.
Il contrappunto musicale infatti mi ricordava molto da vicino qualcosa che ero convinto di aver già ascoltato in uno dei miei adorati film thriller depalmiani della prima metà degli anni ’80.
Il piccolo mistero è stato presto risolto quando nei titoli di testa è apparso il nome di Pino Donaggio quale compositore del tema musicale (cantante ed autore italiano che collaborò proprio con De Palma per le colonne sonore tra gli altri di Vestito per uccidere, Blow Out e Omicidio a luci rosse).
Il proverbiale cerchio si chiudeva, e già mi faceva predisporre benevolmente alla visione di questo insolito giallo-noir godibilmente italiano.
Un distinto professore di Milano, che lasciò la Puglia da giovane dopo aver aggredito il padre, reo di continue violenze verso la madre – la scena è proprio quella che ci viene proposta nei primissimi istanti di narrazione, filtrata attraverso il rosso della brocca di vino che di li a poco il nostro Luigi (un perfetto Fabrizio Bentivoglio) fracasserà sulla testa del genitore -, ritorna nel suo natio paese per concludere con i fratelli la vendita della terra di cui erano entrati in possesso alla scomparsa del padre.
Ben presto comprende che i suoi tre fratelli, che quasi aveva voluto dimenticare, sono tutt’altro che in buoni rapporti e che il vero motivo della sua venuta è proprio la necessità di fare da mediatore tra loro per la vendita della terra.
Michele (un insolito Emilio Solfrizzi) mezzo politicante e mezzo affarista di paese è l’unico davvero interessato alla vendita della proprietà, perché indebitato fortemente con l’usuraio-tuttofare del paese, il viscido Tonino (Sergio Rubini). Il fratello più giovane, Mario (Paolo Briguglia), sembra troppo impegnato nel volontariato e quasi astratto dalla dura realtà della vita, mentre Aldo (Massimo Venturiello), ruspante fratellastro e playboy incallito, non ha la minima intenzione di cedere la terra e la masseria dove vive.
Il misterioso omicidio del disgustoso Tonino complicherà ancora di più i rapporti tra i quattro fratelli, ma finirà col far comprendere loro la stupidità delle beghe che li avevano separati.
Ancora una volta sarà Luigi, che vive una straordinaria mutazione fisica e caratteriale durante la sua permanenza nel paese natale, a prendersi la responsabilità di risolvere i problemi della famiglia.
Rubini è attentissimo nella scelta di ogni inquadratura e di ogni location, ed il risultato è estremamente godibile.
Gli scorci isolati delle stradine e la grande piazza del paese, la campagna desolata e desolante che avvolge rare costruzioni ormai in disgrazia, gli interni anacronisticamente appesantiti da vecchie carte da parato e mobili antichi, l’ottimo Rubini ci mostra la sua Puglia che, come spesso ripete nelle rare interviste concesse, è molto diversa da quella che nell’immaginario collettivo viene descritta da opere d’annata di Lino Banfi.
La Terra è un film molto piacevole, impreziosito da ottime interpretazioni e da una felicissima regia, capace di emozionare, far sorridere e riflettere sulla natura dei rapporti con i familiari e con la propria Terra.
Menzione particolare merita la colonna sonora del su citato Donaggio. www.pianosequenza.net
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francesco
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lunedì 8 maggio 2006
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il regista sbagliato
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Una buona storia affidata al regista sbagliato (ultime due scene a parte). Mi domando come sarebbe fiorito questo film dalle mani di Matteo Garrone o di Paolo Sorrentino, registi che hanno una capacità di rappresentare le loro storie con una visione ben più forte e personale di Rubini. 'La terra' è il ritratto di un verminaio famigliare ma quel verminaio non basta raccontarlo, bisogna mostrarlo, bisogna usare le immagini per rappresentarlo, come - ad esempio - ne 'L'imbalsamatore' di Garrone lo squallore dei luoghi rimanda allo squallore morale. In un film come 'La terra', in cui nessuno è ciò che sembra essere o vuol far credere di essere, in cui dietro il sipario della famiglia si nasconde un abisso nero (o rosso come il sangue e il vino), è assurdo far svolgere il colloquio fra Bentivoglio e Solfrizzi, nel mobilificio, all'inizio della pellicola, in un ufficio e non sfruttare il potenziale simbolico dei salotti o delle camerette esposte in vendita, simboli, appunto, dell'immagine (fasulla) della famiglia (qualcuno ricorda 'One hour photo')?.
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Una buona storia affidata al regista sbagliato (ultime due scene a parte). Mi domando come sarebbe fiorito questo film dalle mani di Matteo Garrone o di Paolo Sorrentino, registi che hanno una capacità di rappresentare le loro storie con una visione ben più forte e personale di Rubini. 'La terra' è il ritratto di un verminaio famigliare ma quel verminaio non basta raccontarlo, bisogna mostrarlo, bisogna usare le immagini per rappresentarlo, come - ad esempio - ne 'L'imbalsamatore' di Garrone lo squallore dei luoghi rimanda allo squallore morale. In un film come 'La terra', in cui nessuno è ciò che sembra essere o vuol far credere di essere, in cui dietro il sipario della famiglia si nasconde un abisso nero (o rosso come il sangue e il vino), è assurdo far svolgere il colloquio fra Bentivoglio e Solfrizzi, nel mobilificio, all'inizio della pellicola, in un ufficio e non sfruttare il potenziale simbolico dei salotti o delle camerette esposte in vendita, simboli, appunto, dell'immagine (fasulla) della famiglia (qualcuno ricorda 'One hour photo')?. Oppure, la processione: come ha dimostrato Winspeare ne 'Il miracolo', la forza evocativa di manifestazioni religiose di quel genere può essere fortissima, tanto più che qui è il centro del film, e il piccolo mostro di provincia (ben interpretato da Rubini) è uno degli uomini vi che partecipano con più, apparente, devozione (proprio lui). Macché. Tutto piatto. Nemmeno l'idea di fargli indossare i guanti bianchi - simbolo di purezza su mani lorde - viene sfruttata dalla macchina da presa. Succede e basta. Il peggio è poi che Rubini, per farci capire che alla processione partecipava la ragazza di Mario e non Mario, piazza un primo piano in flashback sugli occhi di lei, come nel giallo del sabato sera su Rai due, come in certi insopportabili film americani che considerano lo spettatore un cretino cui tutto deve essere spiegato.
Peccato far assomigliare a un giallo o addirittura a un thriller (???) un film potenzialmente ben più interessante per altri aspetti, principalmente il tema della famiglia come rete nella quale si è (si torna a essere) impigliati, finendo per trasformarsi moralmente. O solo per scoprire chi si è veramente.
Proprio quello che accade a Luigi, interpretato da un Bentivoglio, cui deve essere venuta l'emicrania a furia di aggrottare la fronte nquadratura dopo inquadratura. Complimenti, infine, all'autore della colonna sonora. Il premio 'Pietra al collo' 2005 non glielo toglie nessuno.
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giorgio trinchero
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martedì 24 ottobre 2006
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come recitano male
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"La Terra" incomincia con la scritta del titolo sullo sfondo di un liquido in ombra, e il primo brano della colonna sonora è un esagerazione di pathos, un luogo comune del cinema, inframmezato ai titoli di testa si vede Harry Potter che assiste ad una lite dei suoi genitori, e il liquido si scopre essere vino contenuto in una brocca.
Il prologo si interrompe nel massimo della tensione e si passa alla vista da un finestrino di un treno(che sistema fantastico per far capire che si sta compiendo un viaggio, cazzo, me lo devo segnare), il treno si ferma, e qui assistiamo ad una sequenza di "Giu La Testa" con la ripresa che parte dal basso dalla diligenza/treno e arriva fino al volto di Clint Bentivoglio (lo so che non c'è Eastwood in giù la testa, ma con gli altri nomi non si sarebbe capito la battutona).
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"La Terra" incomincia con la scritta del titolo sullo sfondo di un liquido in ombra, e il primo brano della colonna sonora è un esagerazione di pathos, un luogo comune del cinema, inframmezato ai titoli di testa si vede Harry Potter che assiste ad una lite dei suoi genitori, e il liquido si scopre essere vino contenuto in una brocca.
Il prologo si interrompe nel massimo della tensione e si passa alla vista da un finestrino di un treno(che sistema fantastico per far capire che si sta compiendo un viaggio, cazzo, me lo devo segnare), il treno si ferma, e qui assistiamo ad una sequenza di "Giu La Testa" con la ripresa che parte dal basso dalla diligenza/treno e arriva fino al volto di Clint Bentivoglio (lo so che non c'è Eastwood in giù la testa, ma con gli altri nomi non si sarebbe capito la battutona).
Siamo sicuri che la citazione sia voluta, non ci si scompone, e si procede.
Dopo l'apparizione di Rubini nella sequenza successiva, sono completamente preparato ad un film dalla recitazione sopra le righe, caricaturale.
...C'è un problema però: il cinema e la televisione italiani ci hanno ormai abituati ad una recitazione sopra le righe... o per meglio dire orribile, devastante, piena di ironia totalmente involontaria, imbarazzante.
Guarda caso, questo tipo di recitazione è davvero identica a quella di praticamente tutti gli attori in questo film: da fare accaponare la pelle.
La trama della vicenda torna anche, eccessiva, ma abbastanza solida(naturalmente il finale è ridicolo, ma che ci vuoi fare).
Il problema è quello che dicono i personaggi, e come lo dicono.
Cercherò di essere chiaro, perchè ricordare il film mi precipita in turbine di disperata confusione.
Rubini, volevi fare un film grottesco? non ci sei riuscito, perchè in sala tutti quelli che l'avevano apprezzato erano sconvolti dalla durezza della storia e dall'intensità della recitazione(?).
Volevi fare un film serio? non avresti chiamato la tipa che recita uguale uguale a Stefania Rocca ( la peggior attrice del pianeta, che odio con tutte le mie forze) e non avresti inserito la scena della rissa dei fratelli dal notaio, l'unica riuscita da un punto di vista del grottesco e anche divertente...
In particolare, se il film fosse stato fatto con l'obiettivo della drammaticità non avresti fatto dire a Bentivoglio, con enfasi tragica, questa frase:"Guardami, io sono fatto così. Prendere o lasciare"
prendere o lasciare... prendere o lasciare, per l'uomo che non deve chiedere mai? come si può anche lontanamente pensare che un film che contiene questa frase possa essere serio? non lo è.
... cos'altro dire, ho combattuto per tutto il primo tempo con la sensazione dei brividi della vergogna per loro, imbarazzato dalla figura ignobile che stavano facendo.
Il secondo tempo l'ho passato un pò meglio, decidendo di stillare odio puro nei loro confronti, e diventando forse un pò molesto nei confronti dei vicini (me ne scuso).
Le scene da analizzare sarebbero numerossisime, ma non voglio più pensare a quel film, perchè vengo investito da un senso di vertigine e nausa.
Ancora una cosa, tutto il film si basa sulla banalità dell'uomo che torna alle radici, alla famiglia e questo fa affiorare in lui instinti quasi tribali. L'unico modo per farcelo capire era il ritorno graduale al dialetto e il disprezzo nei confronti della propria femmina... un disprezzo più che legittimo, viste le dichiarazioni della Gerini, interprete della compagna del protagonista:
"Il mio - racconta - è un personaggio astruso, diverso, che non c'entra nulla con il Sud infuocato che vediamo nella pellicola. Una donna elegante, una bionda dall'aspetto hitchicockiano, che ha una funzione di 'specchio', nei confronti del suo compagno.Mi ha fatto piacere interpretarla, in un film vitale come questo. E poi è stata una soddisfazione anche per la mia vanità: guardate che bel look, che abiti meravigliosi sfoggio..."...mavvaffanculo.
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francesco
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domenica 12 marzo 2006
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un film terra-terra
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Leggendo le recensioni entusiaste a "la terra" nell'antologia che pubblicate on-line (ma che annoverano altrove persino Carlo Lucarelli e Camilleri) non so se pensare all'enorme potere di pressione degli uffici stampa delle produzioni o all'irrudicibile soggettivismo del giudizio estetico.Propendendo democraticamente per il secondo non posso fare a meno di confessare che a me il film è sembrato confuso e sgrammaticato nella forma e superficiale nella resa del contenuto (quello sì ambizioso). Recitazione televisiva che sommerge la pur bella prova del solo Rubini, dialoghi da soap. Le sottolineture insopportabili della colonna sonora (già notate in un altro commento) mi sembrano il classico additivo da post-produzione con cui si é cercato di salvare(e dopare) in extremis un film che sarà sembrato debolissimo ai suoi stessi creatori.
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Leggendo le recensioni entusiaste a "la terra" nell'antologia che pubblicate on-line (ma che annoverano altrove persino Carlo Lucarelli e Camilleri) non so se pensare all'enorme potere di pressione degli uffici stampa delle produzioni o all'irrudicibile soggettivismo del giudizio estetico.Propendendo democraticamente per il secondo non posso fare a meno di confessare che a me il film è sembrato confuso e sgrammaticato nella forma e superficiale nella resa del contenuto (quello sì ambizioso). Recitazione televisiva che sommerge la pur bella prova del solo Rubini, dialoghi da soap. Le sottolineture insopportabili della colonna sonora (già notate in un altro commento) mi sembrano il classico additivo da post-produzione con cui si é cercato di salvare(e dopare) in extremis un film che sarà sembrato debolissimo ai suoi stessi creatori.Dispiace per gli autori capaci di ben altro: il Rubini dello splendido "tutto l'amore che c'é" e il Pasquini de "il Portaborse" e del sottovalutatissimo "le amiche del cuore". Ad Maiora
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(di giovanna)
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(di davide tn)
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(di claudia)
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