|
|
raptus
|
lunedì 13 novembre 2006
|
la nuova pericolosa retorica
|
|
|
|
Mi dispiace, ma io non vedo nulla di male a chiamare eroe un eroe. Continuo a dispiacermi, ma non ci vedo nulla di male neanche a morire per la Patria. Chiamatemi fascista, chiamatemi retrogrado, chiamatemi pure idiota, scemo, invasato, sentimentale, imbevuto di retorica, fanatico, gay latente, fantoccio, buffone. Picchiatemi, mandatemi all’obitorio perché forse per voi io non morirei, ma per un paese libero si. Non me ne fregherebbe nulla di salvare la pelle a dei poveretti in trincea con me se si trovassero lì senza saperne il motivo (potrei farlo solo per umanità, non per principio). Non morirei per loro. Morirei per una Patria che mi ha insegnato la libertà. Forse morirei urlando di paura o di dolore, ma senza provare ribrezzo per chi ho al mio fianco o rabbia per chi mi comanda.
[+]
Mi dispiace, ma io non vedo nulla di male a chiamare eroe un eroe. Continuo a dispiacermi, ma non ci vedo nulla di male neanche a morire per la Patria. Chiamatemi fascista, chiamatemi retrogrado, chiamatemi pure idiota, scemo, invasato, sentimentale, imbevuto di retorica, fanatico, gay latente, fantoccio, buffone. Picchiatemi, mandatemi all’obitorio perché forse per voi io non morirei, ma per un paese libero si. Non me ne fregherebbe nulla di salvare la pelle a dei poveretti in trincea con me se si trovassero lì senza saperne il motivo (potrei farlo solo per umanità, non per principio). Non morirei per loro. Morirei per una Patria che mi ha insegnato la libertà. Forse morirei urlando di paura o di dolore, ma senza provare ribrezzo per chi ho al mio fianco o rabbia per chi mi comanda. Io non credo, non voglio credere che tutto nella storia sia da rivisitare, da giudicare dall’alto, dal comodo. Sento da chi mi ha preceduto un amore enorme per la libertà. Mi è stato trasmesso, non può non avere radici. Certo, è facile condannare la guerra. Chi non lo fa? “Io chiedo quando sarà che l’uomo potrà imparare a vivere senza ammazzare” diceva Guccini. Già, me lo chiedo anch’io. E non so darmi una risposta. L’unica cosa che so è che mio nonno ha ammazzato, ma che non era un assassino. Obbediva a degli ordini. Stupidi ordini. Ordini fascisti. Ma so anche che altra gente ha ammazzato e si è fatta uccidere per liberare mio nonno da quegli ordini. E sono pronto a scommettere che, forse senza possederne una vera e propria coscienza, ciò che spingeva quegli uomini a liberare mio nonno era un gusto per la libertà alla quale la loro Patria li aveva educati. Sicuramente fra loro ci sarà stato il generale arrivista come il cinico caporale. Ma il rischio del giorno d’oggi è quello di trasformare la visione intera dell’esercito rappresentandola esclusivamente con questi tristi figuri. Mi si può anche venire a dire che il giovane soldato si batte per i suoi amici e basta. Non per la Patria o per gli idealismi. Va bene. Furono i giapponesi o gli americani ad attaccare (non mi interessano i ritorni economici che ebbero gli Stati Uniti, ci furono, ma non è questo il punto)? Furono i tedeschi o gli inglesi? Chi attaccarono, la Patria o i cittadini? I cittadini, ergo i potenziali commilitoni che un soldato si sarebbe potuto trovare di fianco. Ma non sono i cittadini gli abitanti della Patria attaccata? In questo senso non mi vergogno a dire che non c’è nulla di male a combattere per la Patria. Patria è qualsiasi luogo dove posso vivere in libertà. E, mi dispiace ancora, ma quel luogo non è la Germania nazista, l’Italia fascista o il Giappone imperialista e nemmeno la Russia Sovietica. A quel tempo la patria erano gli Stati Uniti d’America, l’Inghilterra e, per quel che è durata, la Francia. E’ facile dunque giudicare, chiamare in causa i corrotti americani (che sicuramente ci saranno stati, come ci sono tuttora e in tutto il mondo) e dire: la guerra è comunque una schifezza da qualsiasi parte si faccia e per qualunque motivo si intraprenda. E’ facile farlo se si è coperti da soldati che ti offrono la libertà di dirlo. Mi sa che la retorica militare è morta da un pezzo. Ben viva e assai più pericolosa è quella antimilitare.
[-]
[+] a parole siamo tutti eroi
(di nicola)
[ - ] a parole siamo tutti eroi
[+] x nicola
(di raptus)
[ - ] x nicola
[+] ho capito
(di nicola)
[ - ] ho capito
[+] ho capito (2° parte)
(di nicola)
[ - ] ho capito (2° parte)
[+] senza offesa 2
(di raptus)
[ - ] senza offesa 2
[+] per chi non lo sapesse
(di raptus)
[ - ] per chi non lo sapesse
[+] non mi sono mai schierato contro l'autodifesa!
(di nicola)
[ - ] non mi sono mai schierato contro l'autodifesa!
[+] risposta di raptus al "21/11/06" di nicola
(di raptus)
[ - ] risposta di raptus al "21/11/06" di nicola
[+] oh e a proposito...sono romantica
(di molly)
[ - ] oh e a proposito...sono romantica
[+] per raptus
(di barson)
[ - ] per raptus
[+] per barson
(di raptus)
[ - ] per barson
[+] di nuovo x raptus. ciao.
(di barson)
[ - ] di nuovo x raptus. ciao.
[+] fortuna
(di gianka)
[ - ] fortuna
[+] per barson 2
(di raptus)
[ - ] per barson 2
[+] ultima per raptus
(di barson)
[ - ] ultima per raptus
[+] ultima per barson
(di raptus)
[ - ] ultima per barson
|
|
|
[+] lascia un commento a raptus »
[ - ] lascia un commento a raptus »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
roby oby
|
lunedì 13 novembre 2006
|
salvate soldato ryan 2
|
|
|
|
Apprezzi Clint Eastwood in Mystic River e Million Dollar Baby per la creatività espressa nei due film; storie originali ed accattivanti. Ti siedi in sala ed attendi di vedere una nuova creazione... Ti ritrovi Salvate Soldato Ryan, nella stessa crudezza e nello stesso realismo e ti sembra che siano le stesse immagini.
I soldati risultano un po' vigliacchi e un po' eroi in totale contradditorio; vogliono tornare a casa e vogliono rimanere a fare la guerra; si ritrovano ad essere eroi per forza e non vorrebbero esserlo ma in fondo sono ben lieti di esserlo.
Dispiace notare l'inutilità di un film ben realizzato ma di cui non se ne sentiva il bisogno. Non viene dato un messaggio contro la strumentalizzazione del governo americano di una fotografia, non viene neanche spiegata una vicenda di rilevanza impostanza storica.
[+]
Apprezzi Clint Eastwood in Mystic River e Million Dollar Baby per la creatività espressa nei due film; storie originali ed accattivanti. Ti siedi in sala ed attendi di vedere una nuova creazione... Ti ritrovi Salvate Soldato Ryan, nella stessa crudezza e nello stesso realismo e ti sembra che siano le stesse immagini.
I soldati risultano un po' vigliacchi e un po' eroi in totale contradditorio; vogliono tornare a casa e vogliono rimanere a fare la guerra; si ritrovano ad essere eroi per forza e non vorrebbero esserlo ma in fondo sono ben lieti di esserlo.
Dispiace notare l'inutilità di un film ben realizzato ma di cui non se ne sentiva il bisogno. Non viene dato un messaggio contro la strumentalizzazione del governo americano di una fotografia, non viene neanche spiegata una vicenda di rilevanza impostanza storica. Un film ben confezionato, alla fine del quale ti viene da dire: già visto.
Che peccato, speriamo nella prossima.
[-]
|
|
|
[+] lascia un commento a roby oby »
[ - ] lascia un commento a roby oby »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
corrado
|
sabato 11 novembre 2006
|
la bandiera a stelle e sangue
|
|
|
|
In guerra non ci sono amici o nemici. Sembra retorica, invece è Clint Eastwood. Dopo le entusiasmanti prove che l’avevano visto protagonista, tra cui Million Dollar Baby e Mystic River, ci si chiedeva quale strada avrebbe intrapreso l’ex ispettore Callaghan, anche se nessun dubbio riguardava i risultati che avrebbe ottenuto. In effetti dal ring di Million Dollar Baby al ring di sabbia e sangue dell'isola di Iwo Jima, il passo è tutt’altro che breve, anche se l’enorme conflitto raccontato in Flags of our fathers potrebbe essere ricondotto, in parte, a un duello tra due sfidanti contrapposti nella morale e negli scopi.
Da una parte ritroviamo quelli che la guerra la sponsorizzano e la finanziano ma non la combattono, e che riescono a mercificare persino il numero delle morti per risvegliare quello spirito patriottico che in genere, come si vede anche oggi, comincia a sgretolarsi sotto il peso di migliaia di vite stroncate e sotto la vana ricerca di qualcosa che motivi quel sacrificio.
[+]
In guerra non ci sono amici o nemici. Sembra retorica, invece è Clint Eastwood. Dopo le entusiasmanti prove che l’avevano visto protagonista, tra cui Million Dollar Baby e Mystic River, ci si chiedeva quale strada avrebbe intrapreso l’ex ispettore Callaghan, anche se nessun dubbio riguardava i risultati che avrebbe ottenuto. In effetti dal ring di Million Dollar Baby al ring di sabbia e sangue dell'isola di Iwo Jima, il passo è tutt’altro che breve, anche se l’enorme conflitto raccontato in Flags of our fathers potrebbe essere ricondotto, in parte, a un duello tra due sfidanti contrapposti nella morale e negli scopi.
Da una parte ritroviamo quelli che la guerra la sponsorizzano e la finanziano ma non la combattono, e che riescono a mercificare persino il numero delle morti per risvegliare quello spirito patriottico che in genere, come si vede anche oggi, comincia a sgretolarsi sotto il peso di migliaia di vite stroncate e sotto la vana ricerca di qualcosa che motivi quel sacrificio.
Così, quando si presenta un’occasione succulenta come la foto di sei soldati che issano una bandiera sul colle di Iwo Jima, la macchina pubblicitaria si innesca con fredda consapevolezza e feroce determinazione e comincia lo show fatto di manifesti patriottici, conferenze volte a indurre i cittadini a comprare quote di guerra, la scalata, da parte dei veri soldati presenti nella foto, di un colle di cartapesta su cui issare una bandiera davanti a un’arena gremita di pubblico in festa. Tutto insomma diviene spettacolo, una “buffonata imbonitrice” messa su ad arte per portare avanti quel sempiterno paradosso che consiste nel condannare e strumentalizzare la morte per ottenere il denaro necessario a portare avanti una guerra, e produrre quindi altra morte.
Alla propaganda spietata e insensibile dei politici fa da contrappeso l’altra parte dell’America, cioè quella che la guerra la combatte, “forte” della sua maggiore età a volte appena raggiunta, del suo fucile e soprattutto della sua speranza. Ed è anche la parte che in guerra ci muore.
L’occhio di Clint Eastwood ci porta a conoscere alcuni di questi soldati indagando a fondo nelle loro psicologie, e il risultato che ne emerge risulta essere, forse, uno dei film più anticonformisti che un americano potesse produrre in tempo di guerra. Questi soldati non sono eroi, sono quanto di più lontano esista dal prototipo del soldato esaltato e pronto a morire per una patria che entro pochi giorni l’avrà dimenticato. Non c’è nulla di positivo nella condizione del soldato e nella vicenda della guerra, a Iwo Jima come in Iraq; tutto ciò che si ottiene è un esercito di morti, spesso senza nome, fatto di corpi maciullati dai cingoli dei mezzi da sbarco o crivellati dai colpi delle mitragliatrici.
E quando i tre soldati della famosa foto (gli atri tre sono morti) vengono rimpatriati e trasformati in fenomeni da baraccone da sfruttare rapacemente, si trovano a dover combattere un’altra guerra, quella tra la loro coscienza e tra ciò che pare politicamente corretto fare. Forte anche di un uso straordinario delle luci e di una pellicola dai colori desaturati, estremamente fedeli a quelli delle foto dell’epoca che sfilano accompagnando i titoli di coda, Clint Eastwood ci conduce tra le atrocità di una guerra combattuta sempre da uomini e mai da eroi, mentre parallelamente affonda il coltello tra le pieghe di una società che trasforma in propaganda la vita e la morte, come solo chi non ha mai conosciuto la trincea può fare.
[-]
|
|
|
[+] lascia un commento a corrado »
[ - ] lascia un commento a corrado »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
noncapisco
|
sabato 11 novembre 2006
|
perchè farinotti svela il finale?
|
|
|
|
Vai Farinotti...continua così...Svela i finali di tutti i film così nessuno va più al cinema..ma vaff...
|
|
|
[+] lascia un commento a noncapisco »
[ - ] lascia un commento a noncapisco »
|
|
d'accordo? |
|
|
|