peer gynt
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lunedì 10 novembre 2014
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incubo pulp con due personaggi in cerca di autore
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Horror esagitato ricco di idee figurative (soprattutto nella prima metà) che narra la storia di un padre e marito depravato che costringe la figlioletta dodicenne ad assistere, chiusa nella custodia di un violoncello, agli incontri sessuali dei genitori, per poi concedersi anche il piacere di invertire i ruoli di madre e figlia. Un inizio simile, con i due personaggi femminili travolti da stupro e incesto, non passa di certo inosservato. Come pure il finale, nel quale si consumerà una vendetta atroce. Riconosciuta all'autore una sua debordante genialità, va anche detto che il gioco pirandelliano fra realtà degradata e finzione narrativa risulta troppo insistito, i piani narrativi vengono volutamente confusi per imbrogliare lo spettatore e, dopo ua seconda parte più prolissa e meno inventiva, si arriva ad un finale che vuol essere sorpresa inaspettata ma che riesce soltanto a svelare quanto di costruito e artificioso c'è in tutto il meccanismo narrativo.
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Horror esagitato ricco di idee figurative (soprattutto nella prima metà) che narra la storia di un padre e marito depravato che costringe la figlioletta dodicenne ad assistere, chiusa nella custodia di un violoncello, agli incontri sessuali dei genitori, per poi concedersi anche il piacere di invertire i ruoli di madre e figlia. Un inizio simile, con i due personaggi femminili travolti da stupro e incesto, non passa di certo inosservato. Come pure il finale, nel quale si consumerà una vendetta atroce. Riconosciuta all'autore una sua debordante genialità, va anche detto che il gioco pirandelliano fra realtà degradata e finzione narrativa risulta troppo insistito, i piani narrativi vengono volutamente confusi per imbrogliare lo spettatore e, dopo ua seconda parte più prolissa e meno inventiva, si arriva ad un finale che vuol essere sorpresa inaspettata ma che riesce soltanto a svelare quanto di costruito e artificioso c'è in tutto il meccanismo narrativo.
Comunque, malgrado gli innegabili difetti, il film coinvolge e intriga e risulta riuscito per le atmosfere e lo stile pulp.
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gianleo67
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lunedì 23 giugno 2014
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memories of mitsuko
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Tra sogno e (cruda) realtà, la storia della piccola Mitsuko, abusata dal padre e ripudiata dalla madre, che avrebbe voluto sostituirsi a lei fino ad uno straziante scambio di ruoli e di proiezioni di una allucinata fantasia che cerca il rimosso ma trova solo l'orrore.Dalla elegante e coltissima citazione dell'incipit ('Controcorrente', il romanzo febbricitante e allucinato di Joris Karl Huysmans), il regista, scrittore e musicista giapponese Sion Sono accarezza già il senso di una crudeltà ed ambiguità narrativa che fa del dualismo tra sogno e realtà, fantasia e ricordo, identità e la sua proiezione malata la chiave di lettura e la cifra stilistica di un film che se da un lato è perfettamente acsrivibile alla tradizione fantastica del cinema giapponese (morbosità sessuale, teatrale senso del tragico, prolissità narrativa al limite del parossismo) dall'altro impressiona per la caleidoscopica moltiplicazione delle soluzioni figurative sempre alla ricerca di una rappresentazione finale che trova nella circolarità della trama la sua fondamentale indeterminatezza.
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Tra sogno e (cruda) realtà, la storia della piccola Mitsuko, abusata dal padre e ripudiata dalla madre, che avrebbe voluto sostituirsi a lei fino ad uno straziante scambio di ruoli e di proiezioni di una allucinata fantasia che cerca il rimosso ma trova solo l'orrore.Dalla elegante e coltissima citazione dell'incipit ('Controcorrente', il romanzo febbricitante e allucinato di Joris Karl Huysmans), il regista, scrittore e musicista giapponese Sion Sono accarezza già il senso di una crudeltà ed ambiguità narrativa che fa del dualismo tra sogno e realtà, fantasia e ricordo, identità e la sua proiezione malata la chiave di lettura e la cifra stilistica di un film che se da un lato è perfettamente acsrivibile alla tradizione fantastica del cinema giapponese (morbosità sessuale, teatrale senso del tragico, prolissità narrativa al limite del parossismo) dall'altro impressiona per la caleidoscopica moltiplicazione delle soluzioni figurative sempre alla ricerca di una rappresentazione finale che trova nella circolarità della trama la sua fondamentale indeterminatezza. Spettacolo non per tutti i gusti ed a tratti delirante, il film di Siono si muove negli allucinati territori di una elaborazione lynchiana dell'inconscio che confonde tanto i piani della realtà quanto quelli dell'identità, un gioco di specchi dove trovare riparo agli irriducibili traumi di una violenza domestica che sembrano colpire in egual misura tanto il ruolo subalterno di una moglie-gheisha quanto quello di una figlia-schiava, vittime l'una di una morbosa tirannide sessuale e degli incestuosi abusi paterni l'altra. Se orrore e pornografia sembrano i codici di un linguaggio cinematografico che vuole attrarre e disgustare insieme lo spettatore, la semiologia del racconto si snoda piuttosto sull'uso ossessivo della colonna sonora e di riferimenti (meta)letterari che riscrivano (dall'interno) la inestricabile verità di una storia che si dispiega come un rebus cui soltanto la folle e artificiosa messinscena di una rappresentazione circense sembra dare forma: "...Life... is but a walking shadow; a poor player, that struts and frets his hour upon the stage, and then is heard no more: it is a tale told by an idiot, full of sound and fury, signifying nothing" (W.Shakespeare). Che quello che ci venga narrato sia la verità o frutto della fantasia malata di una scrittrice folle poco importa, il microcosmo di pazzia e di aberrazione che affollano la storia di Siono sembrano i riflessi di una realtà che sembra riprodurre l'eco dei suoi assunti nelle molteplici versioni delle sue proiezioni fantastiche tanto assurde e insensate quanto lo possono essere i loro speculari modelli di riferimento nell'inestricabile dualismo madre/figlia. Brava e conturbante l'attrice e modella (anche hot) giapponese Masumi Miyazaki e meritato Premio della giuria al Festival di Berlino 2006.
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