
Anno | 1995 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Giappone |
Durata | 89 minuti |
Regia di | Shin'ya Tsukamoto |
Attori | Kojii Tsukamoto, Kaori Fujii, Shin'ya Tsukamoto, Kôji Tsukamoto, Naomasa Musaka Naoto Takenaka, Koichi Wajima, Tomoro Taguchi, Nobu Kanaoka, Akiko Hioki. |
Uscita | lunedì 14 aprile 2025 |
Distribuzione | Cat People |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: V.M. 14 |
MYmonetro | 3,17 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 14 aprile 2025
Un triangolo amoroso evolve in scontro di corpi, in una nuova concezione del dolore e del suo potere. In Italia al Box Office Tokyo Fist ha incassato nelle prime 5 settimane di programmazione 13,8 mila euro e 2,9 mila euro nel primo weekend.
CONSIGLIATO SÌ
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Tsuda, ligio assicuratore, convive con Hizuru in una rassicurante monotonia. Finché nella loro vita irrompe Kojima, boxeur ed ex compagno di scuola di Tsuda. Il triangolo scaleno che ne esce corrompe le vite di tutti: Tsuda frequenta una palestra di boxe, Hizuru si scopre masochista e Kojima si smarrisce in un delirio di ultraviolenza.
Con Tokyo Fist, Tsukamoto compie un ulteriore passo nell'esplorazione del corpo rispetto alle mutazioni di Tetsuo: senza ricorrere ad elementi soprannaturali o fantascientifici, esplora un nuovo tipo di disagio metropolitano interiore ed esteriore.
Se Tetsuo era un manifesto cyberpunk, qui ci troviamo davanti a un melodramma postmoderno, in cui i pugni della boxe servono a scalfire l'identità, a risvegliare desideri repressi e a sfogare frustrazioni profonde.
La gelosia di Tsuda verso Kojima, la rivalità e l'attrazione sessuale generano una progressiva esplosione emotiva e fisica, evidenziata da uno straordinario uso della macchina da presa impazzita, mobile, frenetica. I corpi si trasformano: si allenano, si feriscono, si abbruttiscono. La palestra diventa il luogo in cui si misura la virilità, ma anche il terreno di una lotta simbolica per l'autonomia e il riconoscimento.
Tokyo Fist è un film sull'identità maschile, ma anche sulla possibilità di spezzarne i confini. Tsukamoto dirige e interpreta con rabbia e lucidità, alternando inquadrature convulse a momenti di stasi ipnotica. Le immagini sono saturate, i colori caldi e opprimenti, le sequenze di combattimento riprese con una fisicità che quasi buca lo schermo. La violenza è sempre ambigua: attrae e respinge, è desiderio e distruzione insieme. Si può scegliere di sopravvivere o di vivere intensamente: ma per fare questo il corpo deve ribellarsi, e affrontare il dolore.
È così per Hizuru, che si allontana da entrambi gli uomini e si perfora le carni, spezzando lo schema binario e portando il conflitto verso una nuova dimensione. È così per Tsuda e Kojima, che si sfidano - come Tomoo e Yatsu di Tetsuo - perché è inevitabile farlo; perché dallo scontro deriva una trasformazione, che rende la carne viva e pulsante.
Un film che parla di pulsioni, alienazione urbana - straordinarie le scenografie brutaliste - e desiderio di farsi sentire in un mondo anestetizzato. Il dolore, nel cinema di Tsukamoto, è sempre una forma di comunicazione. E in questo caso, è forse l'unica possibile.
Tokyo. Un pugile incontra dopo anni un amico del liceo che ora fa l'assicuratore. Questi diventa ben presto geloso per l'intesa che nasce fra la sua fidanzata e l'amico.