jacopo b98
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giovedì 22 maggio 2014
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il capolavoro assoluto di tarantino!
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A Los Angeles si incrociano quattro storie: 1) due gangster (Travolta e Jackson), dopo aver fatto una strage, devono ripulire la loro auto dai pezzetti di cervello di un uomo ucciso accidentalmente 2) uno dei due gangster deve portare fuori la moglie (Thurman) del suo capo (Rhames), ma lei va in overdose e lui deve salvarla con un’iniezione di adrenalina 3) Un pugile (Willis) deve scappare da alcuni gangster che lo vogliono morto per aver vinto un incontro che era stato pagato per perdere 4) Due rapinatori (Roth e Plummer) decidono di ripulire una tavola calda…dove i due gangster dopo il loro “sporco lavoro” sono andati a fare colazione. Scritto e diretto dal trentunenne Tarantino, al suo secondo film (dopo il già magistrale Le Iene), Pulp Fiction è un cult.
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A Los Angeles si incrociano quattro storie: 1) due gangster (Travolta e Jackson), dopo aver fatto una strage, devono ripulire la loro auto dai pezzetti di cervello di un uomo ucciso accidentalmente 2) uno dei due gangster deve portare fuori la moglie (Thurman) del suo capo (Rhames), ma lei va in overdose e lui deve salvarla con un’iniezione di adrenalina 3) Un pugile (Willis) deve scappare da alcuni gangster che lo vogliono morto per aver vinto un incontro che era stato pagato per perdere 4) Due rapinatori (Roth e Plummer) decidono di ripulire una tavola calda…dove i due gangster dopo il loro “sporco lavoro” sono andati a fare colazione. Scritto e diretto dal trentunenne Tarantino, al suo secondo film (dopo il già magistrale Le Iene), Pulp Fiction è un cult. Ma non è uno di quei cult che poi in realtà come film lasciano a desiderare, poiché, oltre ad essere un cult è anche un capolavoro. Un autentico capolavoro. L’insuperabile opera d’arte con cui il giovane regista mise in ginocchio l’intero hollywood system: vincitore della Palma d’Oro a Cannes e dell’Oscar alla miglior sceneggiatura, era infatti la dimostrazione che anche un giovincello poteva sconfiggere i grandi maestri del cinema americano. E Tarantino lo fa giocandosi tutte le sue carte e creando quello che è il vero e proprio manifesto del suo cinema: esagerato, esaltato, autoreferenziale e assolutamente rivoluzionario, è un mix esplosivo di musica, commedia, battute, umorismo nero e ultra-violenza. Ma non solo: è un film capace di concedersi anche momenti di riflessione, di pausa, come l’ultimo monologo di Jules (Jackson), scena di poetica, suprema bellezza, nonché capolavoro assoluto di scrittura cinematografica. Gli attori sono tutti eccezionali, e i loro personaggi ancor di più: in particolare Travolta (la scena del balletto con la Thurman è da antologia) e Jackson (il più bravo!). Memorabile colonna sonora di pezzi rock! Un capolavoro imperdibile che, a suo modo, ha segnato la Storia del Cinema!
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cianoz
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venerdì 8 agosto 2014
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un capolavoro, letteralmente
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Pulp Fiction rappresenta qualcosa di difficilmente descrivibile, in senso rigorosamente positivo. E' un prodotto artistico sul quale è quasi impossibile trovare dei difetti. Anzi va tolto il quasi.
Non c'è nemmeno una storia vera e propria da raccontare; situazioni più che storie, variamente intrecciate, descritte con una linea temporale non lineare. Personaggi particolari slegati e non tra di loro: Zucchino e Coniglietta, due rapinatori che decidono di rapinare un fast food; Vincent Vega e Jules Winnfield, due gangsters che svolgono lavori sporchi per conto del boss Marsellus Wallace; Butch Coolidge, un pugile che dovrebbe perdere un incontro combinato dallo stesso Marsellus Wallace.
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Pulp Fiction rappresenta qualcosa di difficilmente descrivibile, in senso rigorosamente positivo. E' un prodotto artistico sul quale è quasi impossibile trovare dei difetti. Anzi va tolto il quasi.
Non c'è nemmeno una storia vera e propria da raccontare; situazioni più che storie, variamente intrecciate, descritte con una linea temporale non lineare. Personaggi particolari slegati e non tra di loro: Zucchino e Coniglietta, due rapinatori che decidono di rapinare un fast food; Vincent Vega e Jules Winnfield, due gangsters che svolgono lavori sporchi per conto del boss Marsellus Wallace; Butch Coolidge, un pugile che dovrebbe perdere un incontro combinato dallo stesso Marsellus Wallace. A questi personaggi se ne aggiungono altri, coinvonti per ragioni diverse in situazioni diverse. Come detto, non c'è una vera storia: l'apoteosi della cifra stilistica descritta da questo film sta nei dialoghi, nei particolari delle situazioni, nelle singole frasi, nell'insistenza della forma sul come anziché sul cosa.
E' sicuramente un film non per tutti, ma non tanto per la crudezza di alcune scene, piuttosto per il genere simil gangster che magari non piace a tutti, ma questo non dovrebbe trarre in inganno chi non l'ha ancora visto, non lo vuole vedere o l'ha visto ma non lo ha guardato veramente. Perché al di là della classificazione "gangster" che vagamente può servire a catalogarlo Pulp Fiction è di fatto un film non catalogabile. Ogni scena senza esclusione alcuna è un distillato di eccellenza rappresentativa, con punte di ineguagliata preziosità. Un concentrato di situazioni, trovate, immagini e dialoghi che si potrebbero rivedere mille volte senza sapore di ripetitività.
Quentin Tarantino in stato di grazia assoluta. Cinque stelle solo perché non se ne possono mettere di più.
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alex vale
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venerdì 20 novembre 2015
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pazzesco!
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Perla del maestro Quentin Tarantino, pieno di idee geniali una dopo l'altra, e situazioni ultra classiche meravigliose!Il cast è fantastico, Jackson e Travolta sono unici, Bruce Willis è discretamente divertente, Uma Thurman è interessante e Tim Roth, Harvey Keitel, Rosanna Arquette, Christopher Walken ecc., sono quello che sono!La colonna sonora è fighissima, e il film oggettivamente e soggettivamente è un capolavoro della storia del cinema, che funziona proprio come idea innovativa, il resto non conta.P.S.Spettacolare anche il voler ironizzare il tutto.
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aristoteles
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giovedì 4 febbraio 2016
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cattivissimo al punto giusto.
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Sicuramente uno dei migliori film di Tarantino.
A differenza delle sue ultime produzioni come "Django Unchained" e "Bastardi senza Gloria" si tende meno alla spettacolarità e la violenza è molto meno romanzata.
Non è un limite,anzi il film ne guadagna ,favorendo una cinica e pragmatica crudeltà che diventa protagonista assoluta.
Imperdibili le recitazioni di Willis e Travolta ed assolutamente indimenticabili alcune scene come il twist,l'overdose e i violentatori sadomaso.
Fotografia e dialoghi sono asciutti e diretti,senza fronzoli,mescolandosi a pennello con l'animo profondamente dark della pellicola.
Il ritmo è perfetto,frenetico ma mai snervante.
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Sicuramente uno dei migliori film di Tarantino.
A differenza delle sue ultime produzioni come "Django Unchained" e "Bastardi senza Gloria" si tende meno alla spettacolarità e la violenza è molto meno romanzata.
Non è un limite,anzi il film ne guadagna ,favorendo una cinica e pragmatica crudeltà che diventa protagonista assoluta.
Imperdibili le recitazioni di Willis e Travolta ed assolutamente indimenticabili alcune scene come il twist,l'overdose e i violentatori sadomaso.
Fotografia e dialoghi sono asciutti e diretti,senza fronzoli,mescolandosi a pennello con l'animo profondamente dark della pellicola.
Il ritmo è perfetto,frenetico ma mai snervante.
Davvero un gran film che riesce a raccontare la violenza che ci circonda e avvolge la nostra società.
Forse l'unico limite è che ci racconta solo quello.
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fabrizio friuli
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sabato 1 aprile 2023
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uno spettacolo a los angeles
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Los Angeles è l' ambientazione di uno " spettacolo " al quale prendono parte due coniugi rapinatori ( un uomo e una donna ) due gangster ( Jules e Vincent ) un pugile ( Butch ) un boss ( Marcellus Wallace ) e la moglie del boss ( Mia Wallace ) . Durante lo spettacolo i coniugi rapinatori assaltano un bar, i due gangster devono recuperare una valigetta con un contenuto misterioso, il pugile viene " convinto " dal boss a perdere l' incontro che gli attende e la moglie del boss viene portata fuori a cena dal secondo gangster ( perché il suo capo gli ha affidato il compito di portarla fuori, evitando di fare la stessa fine di un uomo che , secondo alcune fonti ha osato farle un massaggio, in realtà, Mia Wallace in persona rivela che lo sventurato samoano non le ha mai massaggiato nulla ).
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Los Angeles è l' ambientazione di uno " spettacolo " al quale prendono parte due coniugi rapinatori ( un uomo e una donna ) due gangster ( Jules e Vincent ) un pugile ( Butch ) un boss ( Marcellus Wallace ) e la moglie del boss ( Mia Wallace ) . Durante lo spettacolo i coniugi rapinatori assaltano un bar, i due gangster devono recuperare una valigetta con un contenuto misterioso, il pugile viene " convinto " dal boss a perdere l' incontro che gli attende e la moglie del boss viene portata fuori a cena dal secondo gangster ( perché il suo capo gli ha affidato il compito di portarla fuori, evitando di fare la stessa fine di un uomo che , secondo alcune fonti ha osato farle un massaggio, in realtà, Mia Wallace in persona rivela che lo sventurato samoano non le ha mai massaggiato nulla ). Nel corso della vicenda, i personaggi dovranno imbattersi in situazioni particolari, spiacevoli e specialmente pericolose, e non tutti sopravivranno prima del termine dello spettacolo.
Pulp Fiction è il titolo del secondo lungometraggio del famoso regista Quentin Tarantino, ed anche come nel suo primo lungometraggio ( Le Iene ) pochi personaggi sono positivi ( nemmeno il pugile Butch sembra essere una persona per bene, avendo imbrogliato lo stesso boss che lo aveva pagato per non vincere l' incontro, mettendo in pericolo la sua fidanzata ed anche se stesso ) o meglio, quasi nessun personaggio sembra essere positivo in questo film, specialmente Vincent Vega , e non solo per il lavoro che svolge , Vincent Vega è anche dipendente dalla droga ed ha posato una potente arma da fuoco nella cucina della casa del pugile Butch , e quando Butch la vede la impugna e uccide Vincent Vega dopo essere uscito dal bagno ( il gangster aveva ricevuto da Marcellus Wallace l' incarico di uccidere Butch stesso ma a causa della sua idiozia, il predatore è diventato la preda , ed è proprio quella scena ad aver rovinato un film che merita di essere elogiato ). La caratteristica dominante di questo film è la sua struttura, essendo composta da brevi storie intrecciate tra di loro , e in esse sono presenti più scene da rammentare come il twist di Mia Wallace e Vincent Vega , il guaio nel quale finiscono Butche e Marcellus, ovvero, mentre I due uomini si inseguono finiscono in un negozio di pegni di un tale di nome Maynard che stordisce Butch con il suo fucile da caccia prima che uccida Marcellus e, dopo aver chiamato Zed ( un individuo in uniforme ) decidono di seviziare carnalmente Marcellus Wallace ( la scena in questione, pur essendo disturbante, " vale molto " , perché , Butch , sebbene sia riuscito a liberarsi, rimane nel negozio per salvare Marcellus dai due stupratori omosessuali, scegliendo una katana dopo aver notato altre armi disponibili e senza farsi notare, uccide con la spada Maynard ed è pronto ad eliminare anche Zed , Ma Wallce si oppone, volendo far soffrire atrocemente Zed , prima sparandogli al pube con il fucile e poi facendolo torturare fino al suo trapasso ). Un' altra scena emblematica del film è quella in cui il gangster afroamericano di nome Jules interroga un tale di nome Brett facendogli delle domande su Marcellus Wallace, adirandosi quando Brett gli domanda " Cosa ? " e prima di finirlo recita un fittizio passo della Bibbia ( Ezechiele 25- 17 ) e lo reciterà una seconda volta davanti agli occhi del rapinatore che appare all' inizio del film ( impersonato da Tim Roth , tuttavia, dopo aver terminato, Jules non lo uccide, essendo stato " salvato " da un intervento divino : nell' appartamento dove hanno ucciso Brett, esce un uomo con una pistola con il caricatore a tamburo che, pur avendo sparato a bruciapelo contro i due gangster, sono sopravvissuti ad ogni sparo ). Prima di ciò, Jules e Vincent hanno abbandonato il luogo degli omicidi, portando con loro un tizio di nome Marvin che viene involontariamente ucciso da Vincent con la sua pistola, imbrattando la parte inferiore dell' automobile con il sangue e mettendo i due gangster nei guai, e per evitare la prigione, viene mandato il signor Winston Wolf , capace di risolvere i problemi, ed infatti, grazie al suo aiuto ed anche a quello di Jimmie ( un amico di Jules, giustamente terrorizzato dalla situazione in cui è stato coinvolto da Jules a causa del disastro combinato da Vincent Vega ). Oltre alla regia dell' illustre Quentin Tarantino, il film è anche caratterizzato da una sceneggiatura di livello elevato, da un cast di primo ordine e da una storia con uno stile unico nel suo genere.
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domenica 19 maggio 2024
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un capolavoro di narrazione non lineare e dialoghi iconici
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Quando si parla di "Pulp Fiction", è impossibile non essere travolti da un'ondata di emozioni contrastanti, tutte profondamente radicate nella genialità di Quentin Tarantino. Questo film, che è diventato un vero e proprio punto di riferimento nella cinematografia mondiale, rappresenta un'esperienza cinematografica unica, in grado di catturare l'attenzione e la curiosità dello spettatore dall'inizio alla fine. Ricordo la prima volta che vidi "Pulp Fiction". Era una di quelle serate in cui cerchi qualcosa di diverso, qualcosa che possa davvero scuoterti. E così è stato. Il film inizia con una delle sequenze più iconiche del cinema: una rapina in una tavola calda, che subito imposta il tono disinvolto e ironico che permea tutta l'opera.
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Quando si parla di "Pulp Fiction", è impossibile non essere travolti da un'ondata di emozioni contrastanti, tutte profondamente radicate nella genialità di Quentin Tarantino. Questo film, che è diventato un vero e proprio punto di riferimento nella cinematografia mondiale, rappresenta un'esperienza cinematografica unica, in grado di catturare l'attenzione e la curiosità dello spettatore dall'inizio alla fine. Ricordo la prima volta che vidi "Pulp Fiction". Era una di quelle serate in cui cerchi qualcosa di diverso, qualcosa che possa davvero scuoterti. E così è stato. Il film inizia con una delle sequenze più iconiche del cinema: una rapina in una tavola calda, che subito imposta il tono disinvolto e ironico che permea tutta l'opera. Tarantino ci catapulta in un mondo fatto di personaggi eccentrici e dialoghi taglienti, dove la violenza e l'humor nero si mescolano in un modo incredibilmente armonioso. La narrazione non lineare di "Pulp Fiction" è uno degli aspetti che più mi ha affascinato. Tarantino gioca con il tempo in un modo che sfida le convenzioni, intrecciando le storie dei personaggi in un mosaico di eventi apparentemente disconnessi che alla fine si rivelano strettamente collegati. Questo stile narrativo non solo mantiene alta l'attenzione dello spettatore, ma aggiunge anche una profondità alla trama che si svela lentamente, come un puzzle che si compone pezzo dopo pezzo. John Travolta e Samuel L. Jackson offrono interpretazioni magistrali nei panni di Vincent Vega e Jules Winnfield, due sicari che affrontano una serie di situazioni assurde con una calma surreale e dialoghi memorabili. Le loro conversazioni, spesso banali ma profondamente significative, sono tra le più citate nella storia del cinema. Ricordo in particolare la scena della "Royale with Cheese", una perfetta dimostrazione di come Tarantino riesca a trasformare un semplice scambio di battute in un momento iconico. Non posso non menzionare Uma Thurman nel ruolo di Mia Wallace. La sua performance è ipnotica, specialmente nella scena del ballo con Travolta al Jack Rabbit Slim's. È una di quelle sequenze che rimane impressa nella memoria, una perfetta combinazione di musica, coreografia e chimica tra gli attori. La colonna sonora di "Pulp Fiction" merita un discorso a parte. La selezione musicale è impeccabile, con brani che spaziano dal surf rock al soul, e che accompagnano le scene in modo così perfetto da sembrare quasi un personaggio aggiuntivo del film. Ogni canzone è scelta con una tale precisione che non solo esalta l'atmosfera della scena, ma contribuisce anche a definire l'identità stessa del film. Il talento di Tarantino nel creare dialoghi brillanti e personaggi indimenticabili è ulteriormente amplificato da una regia innovativa e audace. Ogni inquadratura è studiata nei minimi dettagli, con una cura per la composizione e l'estetica che trasforma ogni scena in un'opera d'arte visiva. Le sue scelte stilistiche, dai lunghi piani sequenza ai close-up intensi, contribuiscono a creare un ritmo narrativo che è allo stesso tempo frenetico e ipnotico. "Pulp Fiction" è anche un film che non ha paura di affrontare temi controversi. La violenza, il crimine e la redenzione sono trattati in modo realistico e, a tratti, disturbante. Tuttavia, è proprio questa onestà brutale che rende il film così potente. Non ci sono filtri, non ci sono compromessi: Tarantino mostra il mondo per quello che è, con tutte le sue contraddizioni e complessità. Se dovessi valutare "Pulp Fiction" su una scala da 1 a 10, senza dubbio meriterebbe un 10. Non perché sia un film perfetto, ma perché riesce a trascendere le aspettative e a creare un'esperienza cinematografica unica. È un film che continua a essere rilevante, a influenzare registi e spettatori, e a essere amato da generazioni di cinefili. Per riassumere, "Pulp Fiction" non è solo un film, è un fenomeno culturale. È un'opera che ha ridefinito i confini del cinema, sfidando le convenzioni e aprendo nuove strade per la narrazione visiva. È un viaggio attraverso un mondo bizzarro e affascinante, popolato da personaggi che, nonostante le loro imperfezioni, riescono a conquistare il cuore dello spettatore. E alla fine del viaggio, ci si rende conto che Tarantino non ha solo raccontato una storia, ma ha creato un universo in cui è impossibile non voler tornare.
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shiningeyes
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venerdì 22 febbraio 2013
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genio tarantino
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Tarantino si era già fatto conoscere con “Le iene”come regista innovativo e senza mezze misure. Ma è con “Pulp Fiction” che si realizza e andrà incontro all'incoronazione delle critica come ragazzo prodigio del cinema.
L'idea vincente sta nella sua idea di cinema, nella quale c'è violenza susseguita a scene ironiche di dialoghi surreali, che, allo stesso tempo coinvolgono e rilassano la mente dello spettatore, nel quale poi, balza dalla sedia nei pezzi più dinamici e violenti. In sintesi, è ciò che si trova in “Pulp Fiction”, espresso ai massimi livelli.
Ma “Pulp Fiction” è anche un trionfo della psicologia dei personaggi malavitosi tarantiniani, i quali sono crudeli quanto spassosi ed a volte, fatichiamo a ritenerli crudeli, dato che si esprimono in discorsi che facciamo anche noi, e questa “normalizzazione” di sicari, donne drogate e rapinatori ce li rende simpatici e più simili a noi.
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Tarantino si era già fatto conoscere con “Le iene”come regista innovativo e senza mezze misure. Ma è con “Pulp Fiction” che si realizza e andrà incontro all'incoronazione delle critica come ragazzo prodigio del cinema.
L'idea vincente sta nella sua idea di cinema, nella quale c'è violenza susseguita a scene ironiche di dialoghi surreali, che, allo stesso tempo coinvolgono e rilassano la mente dello spettatore, nel quale poi, balza dalla sedia nei pezzi più dinamici e violenti. In sintesi, è ciò che si trova in “Pulp Fiction”, espresso ai massimi livelli.
Ma “Pulp Fiction” è anche un trionfo della psicologia dei personaggi malavitosi tarantiniani, i quali sono crudeli quanto spassosi ed a volte, fatichiamo a ritenerli crudeli, dato che si esprimono in discorsi che facciamo anche noi, e questa “normalizzazione” di sicari, donne drogate e rapinatori ce li rende simpatici e più simili a noi.
Il film poi è servito a mettere in luce il talento di attori come Samuel L. Jackson, Uma Thurman e Ving Rhames; oltre che, rimettere in luce un ormai sbiadito John Travolta. Sunto ciò, si vede la notevole direzione che imprime agli attori il nostro Tarantino: non chiede perfezionismi e recitazioni forzate, ma chiede più che altro ai suoi attori di divertirsi e di sentirsi naturali, anche perché, nella sua idea di cinema, c'è quell'idea che girare un film è un rito ed una sorta di festa.
Ma cosa è che rende così diverso questo film dagli altri? Oh, è presto detto: l'enciclopedica conoscenza di Quentin sul cinema, il che gli permette di fare numerose citazioni di film Noir anni 40, unendole a quel Pulp tanto a lui caro, più il ritrovato gusto nel montaggio incastrato che rende la sceneggiatura intrecciata e quindi, più affascinante; la violenza sublimata, che però non sconvolge, facendoci asserire che è normale quanto i personaggi presenti nel film, e che comunque, paradossalmente, vista la linea surrealistica, lo rende più reale di molti altri film.
Pulp Fiction è un'opera immortale che ha dato linfa ad un nuovo genere e linfa per una nuova generazione di registi e di pubblico, e che ci ha fatto conoscere la genialità di Quentin Tarantino.
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diskol88
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sabato 21 luglio 2018
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buonasera 45 assurde katà del specia forces
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non convenzionale storia filmica e del cinema, rambo, il milite addestrato
per qualsiasi situazione e missione, uno di quei sopravvissuto ovunque che si sono
buttati giù dal dirupo pur di scappare immemore al
perfido sceriffo e la sua
cricca, buonasera, che volevano braccarlo per un pasto al
sacco e porre i saluti a un amico,
cucita la ferita, indossato il
sacco stravagante emana un grido di sontuosità, hanno cominciato
loro..., baby ok? non tentate pazzie, non avrei voluto fare male..., su una roccia con il
cranio fracassato e villain assurdo, senza prendere, encomio
e gli arti esanimi con sguardo livido non garantito ne assicurato, contro il forces special rambo,
giace la cadaverica figura sfarfallata da uno degli elicotteri in volo per il milite, saranno
futili i tentativi e il sacrificio di quelle persone, la misura dell'addestramento, le tattiche
di guerriglia e quei mostruosi 25 anni d'addestramento non daranno scampo facendo a
5 fettine e 5 frollini quel nemico ostinato a voler rintracciare rambo, con quel mucchio
di curiosi di giorlisti col desiderio pubblicitario e il
loro autoscatto senza preda e a 8mila metri ai
piedi della grotta potrà niente, nei confronti di rambo, in grado di combattere in
afghaniston contro un esercito di smidollati, per il paese e lo spettacolo, mitico film.
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non convenzionale storia filmica e del cinema, rambo, il milite addestrato
per qualsiasi situazione e missione, uno di quei sopravvissuto ovunque che si sono
buttati giù dal dirupo pur di scappare immemore al
perfido sceriffo e la sua
cricca, buonasera, che volevano braccarlo per un pasto al
sacco e porre i saluti a un amico,
cucita la ferita, indossato il
sacco stravagante emana un grido di sontuosità, hanno cominciato
loro..., baby ok? non tentate pazzie, non avrei voluto fare male..., su una roccia con il
cranio fracassato e villain assurdo, senza prendere, encomio
e gli arti esanimi con sguardo livido non garantito ne assicurato, contro il forces special rambo,
giace la cadaverica figura sfarfallata da uno degli elicotteri in volo per il milite, saranno
futili i tentativi e il sacrificio di quelle persone, la misura dell'addestramento, le tattiche
di guerriglia e quei mostruosi 25 anni d'addestramento non daranno scampo facendo a
5 fettine e 5 frollini quel nemico ostinato a voler rintracciare rambo, con quel mucchio
di curiosi di giorlisti col desiderio pubblicitario e il
loro autoscatto senza preda e a 8mila metri ai
piedi della grotta potrà niente, nei confronti di rambo, in grado di combattere in
afghaniston contro un esercito di smidollati, per il paese e lo spettacolo, mitico film.
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cinephilo
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sabato 8 dicembre 2018
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un film epocale
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Il re di tutti i gangster movie. Pulp Fiction non è solo un film sulla banalità della violenza e del male. È anche il film che parla in modo incredibile della quotidianità più elementare , senza mai annoiare. Parla di massaggi ai piedi, di crostate ai mirtilli e di dove sia meglio inzuppare le patatine fritte. Perché la malvagità spesso è fatta di piccole cose, inutili e scontate ma sono proprio queste le cose più difficili da mettere in scena e da raccontare. E solo uno come Quentin T. poteva riuscirci in un modo così geniale. Ogni singolo dialogo tra i personaggi è sicuramente un pezzo d'arte e di storia da conservare nel museo del cinema.
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Il re di tutti i gangster movie. Pulp Fiction non è solo un film sulla banalità della violenza e del male. È anche il film che parla in modo incredibile della quotidianità più elementare , senza mai annoiare. Parla di massaggi ai piedi, di crostate ai mirtilli e di dove sia meglio inzuppare le patatine fritte. Perché la malvagità spesso è fatta di piccole cose, inutili e scontate ma sono proprio queste le cose più difficili da mettere in scena e da raccontare. E solo uno come Quentin T. poteva riuscirci in un modo così geniale. Ogni singolo dialogo tra i personaggi è sicuramente un pezzo d'arte e di storia da conservare nel museo del cinema. La regia dinamica, vivace e ritmica del maestro unita alla sua ineguaglabile capacità di scrivere e inventare (numero uno nel mondo in questo) hanno creato uno dei più grandi film della storia.
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great steven
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lunedì 17 novembre 2014
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dai giornali gangsteristici a un film mozzafiato.
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PULP FICTION (USA, 1994) diretto da QUENTIN TARANTINO. Interpretato da JOHN TRAVOLTA – SAMUEL L. JACKSON – UMA THURMAN – BRUCE WILLIS – HARVEY KEITEL – TIM ROTH – AMANDA PLUMMER – VING RHAMES – CHRISTOPHER WALKEN – ERIC STOLTZ – ROSANNA ARQUETTE – QUENTIN TARANTINO – MARIA DE MEDEIROS – PETER GREENE – DUANE WHITAKER – STEVE BUSCEMI – ANGELA JONES § Quattro storie di violenza s’intersecano in una struttura apparentemente circolare che va avanti e indietro nel tempo: 1) due balordi (Roth, Plummer) si accingono a fare una rapina in una tavola calda; 2) due sicari (Travolta, Jackson) recuperano una valigetta preziosa, puliscono la loro automobile, insozzata dal sangue e dal cervello di un ragazzo ucciso per sbaglio, con l’aiuto di Mr.
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PULP FICTION (USA, 1994) diretto da QUENTIN TARANTINO. Interpretato da JOHN TRAVOLTA – SAMUEL L. JACKSON – UMA THURMAN – BRUCE WILLIS – HARVEY KEITEL – TIM ROTH – AMANDA PLUMMER – VING RHAMES – CHRISTOPHER WALKEN – ERIC STOLTZ – ROSANNA ARQUETTE – QUENTIN TARANTINO – MARIA DE MEDEIROS – PETER GREENE – DUANE WHITAKER – STEVE BUSCEMI – ANGELA JONES § Quattro storie di violenza s’intersecano in una struttura apparentemente circolare che va avanti e indietro nel tempo: 1) due balordi (Roth, Plummer) si accingono a fare una rapina in una tavola calda; 2) due sicari (Travolta, Jackson) recuperano una valigetta preziosa, puliscono la loro automobile, insozzata dal sangue e dal cervello di un ragazzo ucciso per sbaglio, con l’aiuto di Mr. Wolf (Keitel), l’uomo che risolve i problemi, e vanno a mangiare nella tavola calda della rapina; 3) uno dei bounty killers (Travolta) deve portare a ballare Mia (Thurman), moglie del capo (Rhames), ma lei va in overdose; 4) il pugile Butch (Willis) vince un incontro che doveva perdere e scappa con la borsa. Ispirato a quella narrativa popolare di ambiente criminale che, dagli anni 1930 e 1940, era pubblicata dai pulp magazines, il secondo film di Tarantino (1963) procede sul filo di un’irridente ironia, di un efferato umorismo nero, di una dialettica tra buffonesco e tragico (tra fun e funesto) che mettono azioni, gesti e personaggi come tra parentesi, in corsivo, anche quando, come nel torvo episodio della sodomizzazione, questo film divertente e caustico dai dialoghi irresistibili penetra nell’abominio del male. Le interpretazioni costituiscono un elemento cruciale e determinante per l’ottimo successo che quest’opera autoironica, dissacrante e travolgente riscosse tanto fra la critica quanto presso il pubblico: Travolta si aggiudica prepotentemente il ruolo di protagonista (ricevendo anche una nomination agli Academy Awards, al pari di Jackson e Thurman), incarnando un personaggio spassoso, un po’ ingenuo ma simpatico, vivace e anticonvenzionale che fa della sua fisicità abbondante ma tutt’altro che goffa il punto su cui incardinare le doti comiche e recitative che da troppo tempo, per quanto riguarda l’attore, erano rimaste in ombra, ritagliandogli un angolo buio nel panorama della cinematografia statunitense, dal quale tuttavia emerse grazie a questo film che gli ha regalato indubbiamente soddisfazioni, una delle quali il ballo nella discoteca sulle note della stupenda You Never Can Tell di Chuck Berry, e c’è da dire che nella danza Travolta trova un mezzo di espressione congeniale e ideologico mica da scherzare; Jackson è un suo compagno fedele, loquace, moderatamente sadico e sovversivo, che recita un passo biblico (inventato dagli sceneggiatori e quindi non tratto dai testi sacri) ogni volta che s’appresta ad uccidere o minacciare una vittima, e sa sventare rapine di altri criminali compromettendoli e facendoli sentire insulsi e insignificanti; l’allora ventiquattrenne Thurman dà già prova di una recitazione ben oliata e congegnata, in cui sfoggia simpatia, limitata maturità ma anche femminilità rapace e autodistruttiva, e le scene in cui dà libero sfogo alla parlantina vitale e sciolta e anche quella in cui attraversa la crisi di rigurgito dovuta all’intruglio di alcool e droghe rappresentano i suoi momenti migliori, coadiuvata anche dall’eccellente copione che non lesina in fatto di gag brillanti e momenti di divertimento sano, sarcastico e rumoroso; Willis si dà da fare nel ruolo di un pugile insolito, deciso, rozzo, potente e sfortunato, che fugge col premio del match vinto contro gli accordi presi e riesce a salvarsi dai pericoli cavalcando una motocicletta, gestendo abilmente e sardonicamente il rapporto con la bistrattata fidanzata e scivolando fortunosamente tra i rischi che evita sempre per un pelo; Roth è un rapinatore maldestro ma empatico, che mette nel suo personaggio tutto il suo bagaglio di espressioni facciali raffigurative, ticchettii antitradizionalisti e mosse impeccabili, consegnando al pubblico un’interpretazione memorabile per preparazione e intensità; Keitel ha forse una parte troppo ristretta e relegata nei bassifondi per potersi esprimere al meglio delle sue capacità, ma la sua performance è senza dubbio valente e imperiosa per l’impegno che mette nel suo personaggio inconsueto, flemmatico e tutto sommato anche positivo (in antitesi dunque con la predominanza caratteriale del film). Tarantino dirige con occhio arguto e pazienza notevole, registrandosi anche con un ruolo secondario come spesso fa nelle sue pellicole, che interpreta con maestria e sapiente golosità, compiacendosi di dirigere sé stesso ma anche attori professionisti che non sbagliano un colpo, calibrando da autentici maestri le veridicità crollanti e maestose dei discorsi, che rimangono comunque il punto di forza e la leva su cui poggiare la gigantesca sfera che decide se un film ha valore oppure è da scartare e classificare come prodotto mediocre o perlomeno minimamente corretto. Bella anche la scenografia di David Wasco, che dipinge con tinte forti e quasi magiche i paesaggi urbani dell’America dell’ultimo decennio del XX secolo. La fotografia è stata curata da Andrzej Sekula, e anche questa costituisce un approdo mirabile e abbordabile di un’opera che conta fra i suoi difetti probabilmente una lunghezza un po’ eccessiva e un uso poco azzeccato delle musiche nei momenti giusti (credo che sarebbe stato meglio affidare la stesura della colonna sonora a un compositore esperto, piuttosto che delegare il compito ad autori vari, benché poi le canzoni ricordino momenti meravigliosi e sognanti). Guardandolo, tuttavia, ci si diverte, e la commistione saggia e crepitante di thriller, commedia noir, drammatico e gangster-movie colpisce nel segno. Vietato in Italia ai minori di quattordici anni. Palma d’oro a Cannes e Oscar per la sceneggiatura (Tarantino, Roger Avary).
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