eny
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martedì 8 maggio 2007
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assolutamente no!
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Sarò io troppo ottusa per capire questo film,così osannato dalla critica,data la pesantezza e la lentezza della narrazione(la comparsa di una terza parte sembra una tortura fatta apposta...),nonché la mediocrità nel momento di coinvolgere il pubblico.L'argomento trattato è interessante,ma la sua rappresentezione va contro gli obiettivi del buon cinema:intrattenere,emozionare,far riflettere.
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(di sandor krasna)
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alessio
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giovedì 21 aprile 2005
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mi è molto piaciuto...
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Ho vito il film ieri sera, su un canale satellitare della rai. La cosa che mi rimane più impressa nel ricordo sono le candele, che illuminano tantissime scene: lei bambina che legge i suoi idoli della letteratura e scrive, lei accasciata sulla finestra a Ibiza, con le luci serali della cittadina sullo sfondo. Le candele e certi rumori piccoli ma caldi e commoventi; la carta (è una scrittrice...), sfiorata o accartocciata, la pellicola dei "trofei-cioccolatini" che divora all'insaputa della padrona di casa insieme alla sorella (mi sembra fosse la sorella!), il battere dei tasti della macchina da scrivere. I colori tenui, soffusi e ricorrenti, i capelli rossi, gli abiti azzurrini, verdini: le calze, le giarrettiere.
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Ho vito il film ieri sera, su un canale satellitare della rai. La cosa che mi rimane più impressa nel ricordo sono le candele, che illuminano tantissime scene: lei bambina che legge i suoi idoli della letteratura e scrive, lei accasciata sulla finestra a Ibiza, con le luci serali della cittadina sullo sfondo. Le candele e certi rumori piccoli ma caldi e commoventi; la carta (è una scrittrice...), sfiorata o accartocciata, la pellicola dei "trofei-cioccolatini" che divora all'insaputa della padrona di casa insieme alla sorella (mi sembra fosse la sorella!), il battere dei tasti della macchina da scrivere. I colori tenui, soffusi e ricorrenti, i capelli rossi, gli abiti azzurrini, verdini: le calze, le giarrettiere. Pochissimi nudi, teneri e mai volgari: la fragilità della scrittrice e la tragedia degli elettroshock (200 in otto anni di ospedale psichiatrico). Se è stato un omaggio del regista, come ho letto in una recensione, il regista l'ha amata e studiata tanto, perché, a mio vedere, nel film c'è tanto amore per tutto e una straordinaria attenzione per i dettagli. I denti, marci, della scrittrice, le colline verdi: tanto insomma, inutile che ricominci...
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