tomdoniphon
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domenica 3 maggio 2015
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la storia di taiwan secondo hou
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Le vicende politiche di Taiwan dal 1945 al 1949, anno in cui diventa la sede del governo nazionalista di Chan Kai-shek, viste attraverso i riflessi che producono nelle vite dei fratelli Lin: la Storia viene quindi “filtrata nella prospettiva di una famiglia” (Mereghetti), perché – nella visione del regista Hou Hsiao-hsien – sono i singoli individui ad amare, a soffrire e, più in generale, a vivere.
Con inquadrature fisse e pochi primi piani, Hou Hsiao-hsien, uno dei maestri del cinema contemporaneo ed ideale erede di Ozu, descrive la perdita dell’innocenza dei protagonisti (ed in particolare del fotografo sordomuto, magnificamente interpretato da Tony Leung) davanti alle ferite provocate dai vari regimi di allora.
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Le vicende politiche di Taiwan dal 1945 al 1949, anno in cui diventa la sede del governo nazionalista di Chan Kai-shek, viste attraverso i riflessi che producono nelle vite dei fratelli Lin: la Storia viene quindi “filtrata nella prospettiva di una famiglia” (Mereghetti), perché – nella visione del regista Hou Hsiao-hsien – sono i singoli individui ad amare, a soffrire e, più in generale, a vivere.
Con inquadrature fisse e pochi primi piani, Hou Hsiao-hsien, uno dei maestri del cinema contemporaneo ed ideale erede di Ozu, descrive la perdita dell’innocenza dei protagonisti (ed in particolare del fotografo sordomuto, magnificamente interpretato da Tony Leung) davanti alle ferite provocate dai vari regimi di allora.
“Città dolente” è il film più famoso (e più accessibile) del regista, che sa suscitare una rara commozione ed indignazione per le vicende narrate.
Uno dei capolavori degli anni ’80.
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francesco2
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venerdì 19 dicembre 2014
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imperdibile
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Da parte di un regista ostico ai distributori italiani, che nell'estate del 2002 hanno portato da noi il suo "Millennium Mambo" ma credo poco altro, uno dei migliori Leoni d'Oro degli ultimi venticinque anni.
Tramite una serie di quadretti apparentemente stilizzati, ma dai quali spesso trasudano rabbia e preoccupazione, Hou ci restituisce un momento di trapasso per un paese, nelquale le vicissitudini del privato si intrecciano con la storia
di una nazione ( Altro che "meglio gioventù")....... Una delle ultime scene, dove una delle protagoniste femminili -In un film, fra l'altro, dove il ruolo della donna è esplicitamente marginale- esplicita il desiderio di non arrendersi -
Politicamente- , è un grande momento di impegno civile nel paese in cui raramente andiamo oltre "Placido Rizzotto" o un "Pasolini" di Giordana.
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Da parte di un regista ostico ai distributori italiani, che nell'estate del 2002 hanno portato da noi il suo "Millennium Mambo" ma credo poco altro, uno dei migliori Leoni d'Oro degli ultimi venticinque anni.
Tramite una serie di quadretti apparentemente stilizzati, ma dai quali spesso trasudano rabbia e preoccupazione, Hou ci restituisce un momento di trapasso per un paese, nelquale le vicissitudini del privato si intrecciano con la storia
di una nazione ( Altro che "meglio gioventù")....... Una delle ultime scene, dove una delle protagoniste femminili -In un film, fra l'altro, dove il ruolo della donna è esplicitamente marginale- esplicita il desiderio di non arrendersi -
Politicamente- , è un grande momento di impegno civile nel paese in cui raramente andiamo oltre "Placido Rizzotto" o un "Pasolini" di Giordana. Cinema anche Politico, allora, dove si contempla con grande sensibilità anche
l'handicap, senza provare alcuna pietà né giustificarlo, ma trasformandolo in uno dei -Tanti- momenti di poesia del film.
E Tony Leung, con la sua espressione apparentemente distaccata ma -Abbastanza- spesso non priva d'inquietudine, rispecchia in pieno lo spirito di tutta l'opera.
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