Le vicende politiche di Taiwan dal 1945 al 1949, anno in cui diventa la sede del governo nazionalista di Chan Kai-shek, viste attraverso i riflessi che producono nelle vite dei fratelli Lin: la Storia viene quindi “filtrata nella prospettiva di una famiglia” (Mereghetti), perché – nella visione del regista Hou Hsiao-hsien – sono i singoli individui ad amare, a soffrire e, più in generale, a vivere.
Con inquadrature fisse e pochi primi piani, Hou Hsiao-hsien, uno dei maestri del cinema contemporaneo ed ideale erede di Ozu, descrive la perdita dell’innocenza dei protagonisti (ed in particolare del fotografo sordomuto, magnificamente interpretato da Tony Leung) davanti alle ferite provocate dai vari regimi di allora.
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Le vicende politiche di Taiwan dal 1945 al 1949, anno in cui diventa la sede del governo nazionalista di Chan Kai-shek, viste attraverso i riflessi che producono nelle vite dei fratelli Lin: la Storia viene quindi “filtrata nella prospettiva di una famiglia” (Mereghetti), perché – nella visione del regista Hou Hsiao-hsien – sono i singoli individui ad amare, a soffrire e, più in generale, a vivere.
Con inquadrature fisse e pochi primi piani, Hou Hsiao-hsien, uno dei maestri del cinema contemporaneo ed ideale erede di Ozu, descrive la perdita dell’innocenza dei protagonisti (ed in particolare del fotografo sordomuto, magnificamente interpretato da Tony Leung) davanti alle ferite provocate dai vari regimi di allora.
“Città dolente” è il film più famoso (e più accessibile) del regista, che sa suscitare una rara commozione ed indignazione per le vicende narrate.
Uno dei capolavori degli anni ’80.
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