La terrazza |
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Un film di Ettore Scola.
Con Ombretta Colli, Vittorio Gassman, Ugo Tognazzi, Jean-Louis Trintignant.
continua»
Drammatico,
durata 124 min.
- Italia, Francia 1980.
MYMONETRO
La terrazza
valutazione media:
3,25
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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La commedia umana e i suoi risvoltidi ParsifalFeedback: 25710 | altri commenti e recensioni di Parsifal |
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giovedì 18 maggio 2017 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
IL Maestro Scola nel 1980, in compagnia dei fidi sodali Age e Scarpelli, dà vita a quest'opera incentrata sulle feste che si svolgono , da anni , all'interno di una dimora dell'alta borghesia romana, provvista di una magnifica terrazza. IL luogo è sorta di agorà ideale , di palcoscenico sul quale va in scena puntualmente la commedia umana alla quale prendono parte tutti gli invitati , nessuno escluso. Si avvicendano quindi le alterne sorti di uno sceneggiatore cinematografico ( Trintignant) in piena crisi creativa, oppresso da un produttore ( Tognazzi) volgare e grossolano, incapace di comprendere il momento che sta attraversando ed interessato solo al guadagno. A sua volta Tognazzi è sposato con una donna più giovane di lui ( O. Colli) che non si fa scrupolo di esibire il proprio disprezzo e la totale disistima nei confronti del marito. Un' altra coppia in crisi è rappresentata da un maturo giornalista ( Mastroianni) e la sua giovane consorte ( C.Gravina) , desiderosa di indipendenza professionale ed ormai disamorata del suo antico pigmalione. Ed ancora, un attore senza più appigli nè speranze ( G.Benti) , trattato come se fosse la mascotte del gruppo, Sergio ( Reggiani) dirigente televisivo, senza più entusiasmi nè ardori, disincantato e depresso che morirà per volontaria denutrizione, come il suo eroe Matamoro, Mario ( Gassman) , integerrimo deputato addetto alla sezione culturale del partito, che ritroverà nuova vita in una relazione extraconiugale con una affascinante e svampita Sandrelli. Memorabile lal sua invettiva alla fine del film, in cui , senza esclusione di colpi, destruttura tutto il mondo circostante a sè , sino ad arrivare ad insultare anche sè stesso. Appare anche Stefano Satta Flores, attore di grande talento ( purtroppo dimenticato) nei panni di un critico cinematografico, preparato ma con dei seri problemi lessicali. IL tutto condito da conciliaboli infiniti, ripetitivi e volutamente noiosi , finalizzati alla stigmatizzazione di un mondo che Scola conosceva molto bene e che voleva descrivere minuziosamente, senza perdera alcuna sfumantura, riuscendoci perfettamente e mettendo in luce le idiosincrasie di coloro che da Mario vegono definiti " I previlegiati depressi". Simili atmosfere si ritroveranno , anni ed anni dopo, nella " Grande Bellezza" di Sorrentino. Lodevole lavoro, svolto con grande acume ed onestà intellettuale, caratteristiche peculiari costanti del grande Scola.
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