La terrazza

Gian Luigi Rondi

Dopo Amici miei di Monicelli, dopo Tre amici, le mogli e (affettuosamente) le altre di Sautet, ecco ancora dei quaranta - cinquantenni in crisi. Non soltanto, però, questa volta, a causa del passaggio dell’età. Gli anziani di questo film, scritto e diretto da Ettore Scola in collaborazione, per la sceneggiatura, con Age e Scarpelli, sono in crisi anche per altre ragioni. Rappresentano, soprattutto i sei di cui si seguono esplicitamente le vicende, una certa borghesia italiana di sinistra dedita a professioni intellettuali abbastanza vicine, direttamente o indirettamente, allo spettacolo – il cinema, la televisione, la politica vista nell’ottica dei settori culturali di partito – e la loro crisi, o il loro diffuso disagio, scaturisce particolarmente dal fatto che hanno finito alla lunga per trovarsi in contraddizione fra certi loro “impegni” e i facili successi che nello stesso tempo hanno perseguito all’interno del sistema, arrivando talvolta anche a contrasti fra “pubblico” e “privato” quando il primo si faceva troppo esigente ed esclusivo; con l’aggravante, ovviamente, della vecchiaia in arrivo e delle incomprensioni e degli scontri che non tarda a provocare negli ambienti di lavoro e nel campo degli affetti, di pari passo con un’evoluzione attorno (in meglio o in peggio) della società, della mentalità e del costume, pronti a emarginare o addirittura a cancellare quanti non vi si adeguino. [...]

di Gian Luigi Rondi, articolo completo (8847 caratteri spazi inclusi) su Il Tempo 16 febbraio 1980