paolo ciarpaglini
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lunedì 7 gennaio 2008
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'il rapido di mezzanotte'.
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Tratto da una fatto realmente accaduto, il film è una toccante storia che può essere analizzata a vari livelli. Alan Parker racconta la storia di Billy Ayes (lo scomparso Brad Davis). Un giovane americano che assieme alla sua ragazza, inconsapevole, commette un'errore che lo porterà direttamente 'all'inferno'. Prima di recarsi infatti all'aeroporto, nasconde con del nastro adesivo sotto la camicia, due chili di aschish. Riuscirà a passare i primi controlli, ma quando ormai sembra fatta, in una ulteriore ed inattesa ispezione davanti l'aereo, viene arrestato. Rinchiuso nelle fetiscenti carceri turche, inizia per lui ed i suoi familiari un calvario indicibile. Billy si ritrova catapultato in una dimensione disumana.
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Tratto da una fatto realmente accaduto, il film è una toccante storia che può essere analizzata a vari livelli. Alan Parker racconta la storia di Billy Ayes (lo scomparso Brad Davis). Un giovane americano che assieme alla sua ragazza, inconsapevole, commette un'errore che lo porterà direttamente 'all'inferno'. Prima di recarsi infatti all'aeroporto, nasconde con del nastro adesivo sotto la camicia, due chili di aschish. Riuscirà a passare i primi controlli, ma quando ormai sembra fatta, in una ulteriore ed inattesa ispezione davanti l'aereo, viene arrestato. Rinchiuso nelle fetiscenti carceri turche, inizia per lui ed i suoi familiari un calvario indicibile. Billy si ritrova catapultato in una dimensione disumana. Inizialmente condannato a due anni per possesso di stupefanti ed ormai prossimo alla scarcerazione, l'alta corte di Ankara, costringe il tribunale ad un secondo processo. Ma questa volta l'accusa è di 'spaccio' e la pena pesantissima. I nervi di Billy cedono e davanti alla corte da sfogo a tutta la sua rabbia. Il suo è un monologo che tocca profondamente lo stesso giudice, che ammette, di avere le mani legate dalla Corte Suprema. I difficilissimi rapporti che già allora scorrevano fra Stati Uniti e Medioriente, trasformano il caso di Eyes in un pretesto per 'dare un'esempio'. Ormai non ci sono più speranze, l'unica soluzione rimasta è la fuga. Durante la reclusione incontra e stringe amicizia con tre occidentali. Jhimmy (Randy Quaid), Max (Jhon Hurt) e Tex (Bo Hopkins). Il capo carceriere è un violento, sadico che infligge punizioni fisiche indicibili. Jhimmy un giorno, decide di fuggire per i tetti, ma viene preso e pestato selvaggiamente. Max è tossicodipendente ed anche quello da più tempo dentro. Sarà proprio lui a 'suggerire' a Billy che l'unico modo per fuggire è 'prendere il rapido di mezzanotte'. Un modo per dire che non esiste alcuna possibilità.
L'atmosfera che si respira vedendo questo capolavoro è sconvolgente. Si ha l'impressione di essere fuori dal mondo e che ogni contatto con la civiltà sia precluso. Catapultati letteralmente, grazie alle eccezionali interpretazioni ed alla fotografia in un'atmosfera surreale, disumana, insopportabile. Passeranno quattro lunghi anni prima che accada il 'miracolo'. Durante una visita, la ragazza di Billy gli passa un libro dentro cui sono nascosti qualche centinaio di dollari. Billy è ormai sull'orlo della pazzia, lei piangendo gli chiede di fuggire: 'altrimenti morirai'. La implora di mostrargli il seno.. si salutano, ma sembra un'addio. Rinchiuso ormai in una sorta di manicomio, Billy ha ormai appreso un rudimentale turco. Prende i soldi e cerca di 'comprare' un trasferimento in infermeria. Otterrà il risultato opposto, ma anche l'occasione 'impossibile'. Il capo carceriere porta Billy in una stanza, lo scaraventa a terra.. stà per togliersi la cinta.. Ma Billy in un gesto di disperazione gli si scaglia contro e la spinta, farà sbattere violentemente la testa all'uomo, contro l'attaccapanni. Eyes quasi incredulo gli si avvicina, (viene quasi voglia di urlare di gioia)ruba i vestiti e si traveste. Con un pò di fortuna riesce a giungere all'uscita, i 'colleghi' carcerieri non si accorgono della sua identità. Cinque minuti spasmodici, in cui noi assieme a Billy Eyes viviamo un'esperienza di rara intensità. Con il mazzo di chiavi apre l'ultima porta che lo separa dalla libertà ed incredulo, si incammina a testa bassa per la strada.. . Seguiranno immagini di gioia. Indimenticabile
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fabrizio cirnigliaro
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martedì 17 novembre 2009
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neanche in turchia
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Bill Hayes è in vacanza con la sua ragazza in Turchia quando viene fermato ai controlli dell’aeroporto di Istanbul e arrestato perché stava cercando di portare 2 Kg di hascisc negli States.
Viene subito processato e condannato a 4 anni di carcere. Il consumo della droga è in continua espansione e in Turchia vogliono dare un segnale forte alla lotta alla droga, con delle punizioni esemplari.
Durante il periodo di detenzione Bill viene picchiato brutalmente e stuprato dalle guardie penitenziarie.
L’inferno però sembra non aver fine per Bill, mancano infatti solamente 53 giorni al termine della sua pena quando gli viene comunicato che il processo è stato annullato e che verrà rifatto da li a poco, questa volta verrà condannato a 30 anni di carcere.
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Bill Hayes è in vacanza con la sua ragazza in Turchia quando viene fermato ai controlli dell’aeroporto di Istanbul e arrestato perché stava cercando di portare 2 Kg di hascisc negli States.
Viene subito processato e condannato a 4 anni di carcere. Il consumo della droga è in continua espansione e in Turchia vogliono dare un segnale forte alla lotta alla droga, con delle punizioni esemplari.
Durante il periodo di detenzione Bill viene picchiato brutalmente e stuprato dalle guardie penitenziarie.
L’inferno però sembra non aver fine per Bill, mancano infatti solamente 53 giorni al termine della sua pena quando gli viene comunicato che il processo è stato annullato e che verrà rifatto da li a poco, questa volta verrà condannato a 30 anni di carcere.
Torturato, umiliato e demoralizzato, Bill perde ogni speranza di poter uscire dal carcere. Il suo non è un caso isolato, i compagni di cella non se la passano meglio di lui. Reagendo all’ennesimo tentativo di stupro da parte del capo delle guardie, arriva ad uccidere il suo aguzzino, e indossando l’uniforme di secondino scappa dal carcere.
Il film è basato su una storia vera, accaduta in Turchia 40 anni fa.
Il problema delle carceri però nel frattempo non si è risolto, anzi tutt’altro.
Non è neanche un problema di stati democratici o non, basta pensare a quello che è successo a Bolzaneto nel 2001.
In Italia il caso di Stefano Cucchi ha attirato nuovamente l’attenzione su questi “non luoghi”. Ultimamente si è aggiunta anche la denuncia della mamma di Giuseppe Saladino, un ragazzo morto 6 anni fa nel penitenziario di Parma, dove era stato portato per aver violato gli arresti domiciliari.
Stefano è stato arrestato perché trovato con 20 grammi di hascisc, e non gli è stato neanche concesso di parlare con il legale di famiglia, ne parlare con i propri genitori dopo il processo avvenuto per direttissima.
Dopo la sentenza sul caso Federico Aldrovandi però sembra che qualcosa sia cambiato, e forse anche in Italia si inizierà a processare “la divisa”.
Ogni anno sono 150 le persone che muoiono nelle carceri italiani, e le cause di questi decessi non sono sempre certe.
Non tutti sono, come ha dichiarato Giovanardi riguardo a Steafano Cucchi, “Drogati, anoressici, e sieropositivi”, e se anche fosse così, una persona rinchiusa all’interno di una struttura statale non dovrebbe subire la sospensione totale dei propri diritti.
Stefano ha giustificato i lividi sul proprio viso e gli ematomi in varie parte del corpo dichiarando di essere caduto dalle scale, forse per paura di prendere altre botte, forse perché è pensiero comune che queste azioni restano solitamente impunite, c’è una mancanza di fiducia nella giustizia.
E leggendo certe storie sui giornali viene spontaneo pensare “Mancu li turchi”
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chriss
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venerdì 10 settembre 2010
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benvenuti nell' inferno turco...
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Fuga di mezzanotte (Midnight Express-espresso di mezzanotte), di Alan Parker, è uno dei migliori film sul genere carcerario, alla pari con Fuga da Alcatraz e Le ali della libertà. Il protagonista di questo folle prison-movie è Billy Hayes (lo scomparso Brad Davis), il quale, molto ingenuamente, si fa arrestare all' aereoporto pensando di tornare in terra natia con ben due chili di hashish attaccati al corpo. L' aereoporto era stato accuratamente controllato dalle forze armate a causa dei continui attacchi terroristici (4 aerei in 4 giorni). Inizialmente collabora con un commissario di polizia turca, facendo arrestare il tassista che gli ha venduto la droga.
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Fuga di mezzanotte (Midnight Express-espresso di mezzanotte), di Alan Parker, è uno dei migliori film sul genere carcerario, alla pari con Fuga da Alcatraz e Le ali della libertà. Il protagonista di questo folle prison-movie è Billy Hayes (lo scomparso Brad Davis), il quale, molto ingenuamente, si fa arrestare all' aereoporto pensando di tornare in terra natia con ben due chili di hashish attaccati al corpo. L' aereoporto era stato accuratamente controllato dalle forze armate a causa dei continui attacchi terroristici (4 aerei in 4 giorni). Inizialmente collabora con un commissario di polizia turca, facendo arrestare il tassista che gli ha venduto la droga. Fa l' errore di tentare la fuga, ma viene subito ripreso da Tex, un uomo che lavora al consolato. Lo mettono in una sudicia cella con la porta aperta. Picchiato da Rifky (Paolo Bonacelli), uno spione a dir poco sinistro, e dal capo-carceriere, assaporerà subito la dura realtà della prigione di Sagmalcilar. Conosce tre carcerati (Max, Jimmy ed Erich) che lo accompagneranno per tutta la sua prigionia. Condannato per 4 anni e 2 mesi dal governo turco per possesso di droga, Billy sprofonda in un incubo allucinante e senza fine. La prigione è un posto di pazzi, nel quale persino i bambini vengono malmenati e violentati. L' alta corte di Ankara, che vuole 'un esempio' (il paese che combatte la droga), converte la sentenza di Istanbul: da spaccio a contrabbando, il che vuol dire ergastolo. Sarà commuovente (o commovente) ed un pochino esagerato il suo discorso (pietà, giustizia, comprensione, generosità ed odio) al giudice. Tenterà la fuga con i suoi amici, ma qualcuno li ostacolerà (indovinate chi?). Infine verrà spedito in una specie di manicomio per criminali: l' inferno, al confronto, vi sembrerà Disneyland. Non resta che organizzare una fuga con gli ultimi lumi della ragione. Tratto da una storia realmente accaduta (e leggermente riveduta dalla produzione), Fuga di mezzanotte è un resoconto crudo ed al tempo stesso amaro sulla prigionia e che lascia ben poco alla speranza di chi finisce lì. Il punto forte del film, a mio avviso, è che ti fa vivere quasi in prima persona le terribili esperienze di Billy: un realistico faccia a faccia con i muri fragili di quelle celle sporche e popolate da angoscianti personaggi (Rifky su tutti). Il senso d' isolamento, la claustrofobia e la solitudine sono angosce che ci restano appiccicate sulla pelle non appena ci alziamo dalla nostra comoda poltrona di casa. La prigione, in generale, è raccapricciante ed al limite della sopravvivenza. Tre scene in particolare saranno ricordate per sempre: la frase del padre di Billy ("Se potessi mettermi io al tuo posto, mi ci metterei"), alcuni monologhi del ragazzo e l' incontro dello stesso con la fidanzata nella cella separata da un vetro. Terrificante. Il film ebbe 2 Oscar. Azzeccatissima la colonna sonora di Giorgio Moroder. Cinque stelle d' oro a tutti. Christian...
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alex41
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mercoledì 27 luglio 2011
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un filmone!
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Uno dei film più crudi e violenti diretto dal geniale Alan Parker, a mio avviso uno dei registi errormente più sottovalutati della storia del cinema: un regista in grado di realizzare capolavori crudi e incredibilmente realistici aggiungendoci suspence a mille. Questo film ne è una prova principale: spietato, soffocante, ma terribilmente realistico e per questo angosciante e mozzafiato. Attori da Oscar: bravissimi Brad Davis, John Hurt, Bo Hoskins e pure l'italiano Paolo Bonacelli da considerare per la sua brillante partecipazione a questo immenso film. Ottimi tempi, musica straordinaria di Giorgio Moroder (non a caso ha vinto l'Oscar) e grandiosa sceneggiatura del regista Oliver Stone, anch'essa vincitrice dell'Oscar.
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Uno dei film più crudi e violenti diretto dal geniale Alan Parker, a mio avviso uno dei registi errormente più sottovalutati della storia del cinema: un regista in grado di realizzare capolavori crudi e incredibilmente realistici aggiungendoci suspence a mille. Questo film ne è una prova principale: spietato, soffocante, ma terribilmente realistico e per questo angosciante e mozzafiato. Attori da Oscar: bravissimi Brad Davis, John Hurt, Bo Hoskins e pure l'italiano Paolo Bonacelli da considerare per la sua brillante partecipazione a questo immenso film. Ottimi tempi, musica straordinaria di Giorgio Moroder (non a caso ha vinto l'Oscar) e grandiosa sceneggiatura del regista Oliver Stone, anch'essa vincitrice dell'Oscar. La scazzotta, l'incontro con la fidanzata in galera o la tortura dei piedi sono alcune delle grandiose scene che ne fanno di questo film una pietra miliare del genere. Recitazione 10, regia 10, musica 10, perfetto in tutto.
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dany101
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lunedì 3 maggio 2010
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magniloquente
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Fuga di mezzanotte ha tanti meriti,li ha anche se sono gli stessi che ci fanno male durante la visione.éun film durissimo,verissimo e-infine-riesce a darti quel sollievo che tanto ti fa desiderare.Alan Parker è un regista con più di una vena"europea"e il film trae beneficio da uno sguardo distaccato,anche se carico di enfasi.ci sono parecchi momenti forti,e tutti corrispondono ai climax più impressionanti,ai momenti di alto cinema.Qui è utilizzato un linguaggio scarno,realistico,ma non privo di cuore,infatti durante tutta la pellicola si può avvertire il debole ma sempre presente segnale di speranza,grazie alla quale anche noi spettatori ne usciamo psicologicamente illesi.
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Fuga di mezzanotte ha tanti meriti,li ha anche se sono gli stessi che ci fanno male durante la visione.éun film durissimo,verissimo e-infine-riesce a darti quel sollievo che tanto ti fa desiderare.Alan Parker è un regista con più di una vena"europea"e il film trae beneficio da uno sguardo distaccato,anche se carico di enfasi.ci sono parecchi momenti forti,e tutti corrispondono ai climax più impressionanti,ai momenti di alto cinema.Qui è utilizzato un linguaggio scarno,realistico,ma non privo di cuore,infatti durante tutta la pellicola si può avvertire il debole ma sempre presente segnale di speranza,grazie alla quale anche noi spettatori ne usciamo psicologicamente illesi.
Affascinante perchè attendibile.
Profondo perchè crudo.
Brad Davies recita nel suo ruolo più calzante,e gli altri comprimari sono-forse-persin più bravi.
La parabola a cui si assiste ha il gusto della disperazione lancinante,della sofferenza indicibile,dei traumi disumani,si vive tutto il rancore,la frustrazione e la follia acui si è cosretti a sottostare.Solo un grande film ti lascia cicatrici psicologiche.Come questo.Se non pensate di saper portare una di queste cicatrici con consapevolezza,non addentratevi in questo film.
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filippo catani
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lunedì 10 giugno 2013
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fuga dall'incubo
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Istanbul anni '70. Un cittadino americano viene arrestato all'aereoporto con addosso un quantitativo di hashish. Inizialmente condannato a sei anni, la pena viene commutata in ergastolo. Davanti all'impossibilità delle autorità di fare qualcosa, il ragazzo decide di fare da solo. Tratto da una storia vera.
Bello e duro questo dramma carcerario basato sulla storia vera del protagonista e resa decisamente bene sullo schermo dal regista Alan Parker e dal suo protagonista John Hurt. Forse un pochino troppo esagerata la caratterizzazione delle guardie turche ma tant'è. Il senso del film è assolutamente eloquente; il ragazzo ha commesso certo una leggerezza imperdonabile ma farsi l'ergastolo in una prigione in condizioni disumane è davvero troppo.
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Istanbul anni '70. Un cittadino americano viene arrestato all'aereoporto con addosso un quantitativo di hashish. Inizialmente condannato a sei anni, la pena viene commutata in ergastolo. Davanti all'impossibilità delle autorità di fare qualcosa, il ragazzo decide di fare da solo. Tratto da una storia vera.
Bello e duro questo dramma carcerario basato sulla storia vera del protagonista e resa decisamente bene sullo schermo dal regista Alan Parker e dal suo protagonista John Hurt. Forse un pochino troppo esagerata la caratterizzazione delle guardie turche ma tant'è. Il senso del film è assolutamente eloquente; il ragazzo ha commesso certo una leggerezza imperdonabile ma farsi l'ergastolo in una prigione in condizioni disumane è davvero troppo. Il tutto mentre la diplomazia non riesce a fare nulla e i genitori del ragazzo pagano un avvocato chiaramente corrotto. In cella conosce altri compagni di sventura ma sopratutto entra anche in quello che dovrebbe essere il reparto psichiatrico ed invece è qualcosa di allucinante. Ormai con le spalle al muro arriverà il momento di giocarsi il tutto per tutto. Insomma un film bello e avvincente nel genere anche se l'immagine della Turchia e dei turchi ne esce decisamente (troppo) stereotipata.
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sabri92
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giovedì 21 novembre 2019
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benvenuti all'inferno...
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Arrestato per possesso di hashish all'aeroporto di Istanbul, William Bill Hayes è processato e condannato a quattro anni e due mesi di reclusione. A seguito di appello del Pubblico Ministero, il reato si trasforma in spaccio e contrabbando di stupefacenti, con forte inasprimento della pena. Non meno di trenta anni, da trascorrere nel penitenziario di Sagmacilar, una sorta di inferno in cui regnano sovrane la violenza, la sporcizia e la delazione. Un luogo in cui è facile rasentare la follia, ed essere quindi trasferiti alla Sezione 13 del medesimo carcere, destinata, appunto, ai criminali insani di mente, in cui la principale occupazione giornaliera è girare intorno ad una colonna, rigorosamente in senso orario, perché verso sinistra «è comunista».
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Arrestato per possesso di hashish all'aeroporto di Istanbul, William Bill Hayes è processato e condannato a quattro anni e due mesi di reclusione. A seguito di appello del Pubblico Ministero, il reato si trasforma in spaccio e contrabbando di stupefacenti, con forte inasprimento della pena. Non meno di trenta anni, da trascorrere nel penitenziario di Sagmacilar, una sorta di inferno in cui regnano sovrane la violenza, la sporcizia e la delazione. Un luogo in cui è facile rasentare la follia, ed essere quindi trasferiti alla Sezione 13 del medesimo carcere, destinata, appunto, ai criminali insani di mente, in cui la principale occupazione giornaliera è girare intorno ad una colonna, rigorosamente in senso orario, perché verso sinistra «è comunista». Film molto crudo, a tratti angosciante, di esplicita condanna nei confronti delle ingiustizie, dell'inciviltà e di un sistema carcerario ben oltre i limiti della umana sopportazione. Magistralmente diretto da Alan Parker, superbamente interpretato sia dal protagonista (Brad Davis) sia dai comprimari (fra cui spiccano John Hurt e Randy Quaid), con splendide colonna sonora e sceneggiatura (entrambe premiate con l'Oscar), Fuga di Mezzanotte è una delle migliori pellicole di genere carcerario mai realizzate. Semplicemente, un capolavoro.
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paolp78
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sabato 7 maggio 2022
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una storia vera, molto modificata
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Non di rado al cinema vengono portate delle storie realmente accadute, tanto che è ormai arcinota la classica scritta “tratto da una storia vera”, con cui si avvisa il pubblico di questo aspetto, come se si trattasse di un elemento capace di migliorare la pellicola.
Personalmente non ho mai ritenuto che un’opera cinematografica acquisti maggiore valore in quanto riferita a fatti reali: un film deve essere capace di emozionare ed intrattenere, che poi la storia che viene raccontata sia totalmente frutto di fantasia o no, è un particolare che poco conta.
Questo film diretto di Alan Parker, nonostante che porti sullo schermo la vera storia di William Hayes, che realmente trascorse alcuni anni detenuto in carceri turchi prima di riuscire ad evadere, è in realtà una via di mezzo tra i due tipi di opere cinematografiche.
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Non di rado al cinema vengono portate delle storie realmente accadute, tanto che è ormai arcinota la classica scritta “tratto da una storia vera”, con cui si avvisa il pubblico di questo aspetto, come se si trattasse di un elemento capace di migliorare la pellicola.
Personalmente non ho mai ritenuto che un’opera cinematografica acquisti maggiore valore in quanto riferita a fatti reali: un film deve essere capace di emozionare ed intrattenere, che poi la storia che viene raccontata sia totalmente frutto di fantasia o no, è un particolare che poco conta.
Questo film diretto di Alan Parker, nonostante che porti sullo schermo la vera storia di William Hayes, che realmente trascorse alcuni anni detenuto in carceri turchi prima di riuscire ad evadere, è in realtà una via di mezzo tra i due tipi di opere cinematografiche. La bella sceneggiatura, scritta da un giovane Oliver Stone, prende solo spunto dalla storia vera di Hayes, sviluppandosi poi in modo notevolmente diverso e più accattivante: alcuni personaggi sono inventati, diversi episodi non sono mai accaduti e la stessa sequenza chiave della fuga è del tutto cambiata (nella realtà Hayes fuggì con una barca a remi).
Apprezzabilissima la direzione di Parker che crea atmosfere suggestive, grazie all’ottima ambientazione squallida e respingente, e adotta una narrazione particolarmente intensa e psicologicamente impegnativa.
Il protagonista è interpretato da Brad Davis, davvero eccezionale nell’unico ruolo di rilievo della sua breve carriera. Strepitose le performance di John Hurt e Randy Quaid, che vestono i panni dei compagni di galera; si ricordano poi Paul L. Smith adattissimo alla parte del truce carceriere e Bo Hopkins in un piccolo ruolo ben ricoperto. Infine si segnala la partecipazione di alcuni attori italiani, su tutti quella di Paolo Bonacelli in una parte di assoluto rilievo.
Sono presenti alcune scene dal contenuto quasi filosofico, come quella del senso di marcia dei detenuti, che assume un valore metaforico.
La pellicola venne accusata di essere anti-turca e quasi razzista nella rappresentazione di quel popolo e di quel Paese. Altre critiche vennero mosse per il messaggio ben poco educativo riguardo all’uso di droghe.
Eccellente la tensione che viene creata in alcune scene, come quella iniziale dell’arresto del protagonista in aeroporto.
Ottime le musiche di Giorgio Moroder.
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toty bottalla
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mercoledì 29 luglio 2015
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angosciante racconto ben rappresentato!
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Un giovane piuttosto ingenuo nel 1970 viene arrestato all'aeroporto di istambul con dell'hashish addosso e comincia il suo calvario...Il film è ben strutturato e credibile in tutte le sue fasi, Parker ci destina una visione angosciante e realistica trascinandoci in un inferno dantesco da cui però il protagonista ci tira fuori procurandosi una fuga miracolosa che sa tanto di giustizia divina, ottima l'interpretazione di Brad Davis nei panni di Billy Hayes, fantastiche anche quelle dei caratteristi che lo affiancano, strepitose: regia e colonna sonora. Saluti.
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