Signore e signori, buonanotte |
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Un film di Luigi Comencini, Mario Monicelli, Nanni Loy, Ettore Scola, Luigi Magni.
Con Nino Manfredi, Vittorio Gassman, Ugo Tognazzi, Paolo Villaggio, Adolfo Celi.
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Commedia,
durata 119 min.
- Italia 1976.
MYMONETRO
Signore e signori, buonanotte
valutazione media:
3,19
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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La satira italiana ai suoi (amari) verticidi PaochiFeedback: 100 |
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martedì 13 agosto 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Bastano 2 ore per innamorarsi di questo gioiello della nostra cinematografia. Minuti in cui un manipolo ben organizzato di registi ed attori già affermati disegna l'Italia di allora (e di oggi) con battute graffianti, immagini evocative e divertimento sempre sostenuto da amore per il proprio paese. "Signore e signori, buonanotte" si muove così all'interno di un TG3 immaginario (allora ancora non esisteva) il cui conduttore/giornalista (un Mastroianni divertito e divertente), accompagnato dalla sua dolce vallettina (una Guerritore tutta miciosa), lancia servizi, propone interviste, legge notizie che portano alla visione dei tanti episodi in cui il film è realizzato. A distanza di tanti anni quasi tutti gli episodi sono di una sconcertante aderenza alla realtà attuale. Politici che restano aggrappati alle loro poltrone "altrimenti come posso fare leggi per me, pagare giudici e colleghi in parlamento se non da una posizione dominante?!" Pensionati che per vivere devono ricorrere agli espedienti più creativi. Trasmissioni di intermezzo che poco hanno da invidiare a quelle inutili che ci propinano ogni giorno Mediaset e Rai (dai reality ai quiz show) Ma soprattutto tanta politica che tocca tutto e tutti: il lavoro minorile, Napoli, la corruzione, il Vaticano, le forze armate. Tutto diventa ancora più godibile grazie all'ottima scrittura dei singoli episodi che al talento sconfinato dei tanti interpreti. Scegliere tra uno degli spezzoni è impossibile. Bisogna guardarli, riguardarli, pensarli realizzati allora ad inizi anni 70 e calati oggi nel 2014. Insomma è un film da venerare, creativo, coraggioso, come l'intervista ad un ministro che nonostante gli scandali clamorosi non si dimette e anzi si crogiola con sfrontatezza nella sua posizione di "più forte". Amiamolo. E' uno dei nostri patrimoni.
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