cinefilaaccanita
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sabato 4 novembre 2023
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l'horror slasher per eccellenza!
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Grandissimo capolavoro di Tobe Hooper; questo film ha sicuramente segnato l'industria horror del cinema! Il film si apre con una narrazione che illustra brevemente la vicenda rappresentata nella pellicola, nella versione italiana doppiata da Vittorio Di Prima, mentre nell'originale la voce narrante è quella di John Larroquette. Gli elementi che rendono semplicemente terrificante questo film sono a mio parere, oltre alla crudità delle immagini e delle scene che vengono mostrate, le urla dei personaggi (soprattutto quelle di Sandy), che riescono a penetrare nella mente di ogni singolo spettatore, e che quasi ti facciano venire il mal di testa, per quanto esse siano strazianti. Per essere un film degli anni 70' è davvero fatto a regola d'arte.
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Grandissimo capolavoro di Tobe Hooper; questo film ha sicuramente segnato l'industria horror del cinema! Il film si apre con una narrazione che illustra brevemente la vicenda rappresentata nella pellicola, nella versione italiana doppiata da Vittorio Di Prima, mentre nell'originale la voce narrante è quella di John Larroquette. Gli elementi che rendono semplicemente terrificante questo film sono a mio parere, oltre alla crudità delle immagini e delle scene che vengono mostrate, le urla dei personaggi (soprattutto quelle di Sandy), che riescono a penetrare nella mente di ogni singolo spettatore, e che quasi ti facciano venire il mal di testa, per quanto esse siano strazianti. Per essere un film degli anni 70' è davvero fatto a regola d'arte. E' uno di quei film da vedere almeno una volta nella vita, e vi assicuro che non riuscirete a dimenticarlo.
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cinefilaaccanita
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sabato 4 novembre 2023
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l'horror slasher per eccellenza!
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Grandissimo capolavoro di Tobe Hooper; questo film ha sicuramente segnato l'industria horror del cinema! Il film si apre con una narrazione che illustra brevemente la vicenda rappresentata nella pellicola, nella versione italiana doppiata da Vittorio Di Prima, mentre nell'originale la voce narrante è quella di John Larroquette. Gli elementi che rendono semplicemente terrificante questo film sono a mio parere, oltre alla crudità delle immagini e delle scene che vengono mostrate, le urla dei personaggi (soprattutto quelle di Sandy), che riescono a penetrare nella mente di ogni singolo spettatore, e che quasi ti facciano venire il mal di testa, per quanto esse siano strazianti. Per essere un film degli anni 70' è davvero fatto a regola d'arte.
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Grandissimo capolavoro di Tobe Hooper; questo film ha sicuramente segnato l'industria horror del cinema! Il film si apre con una narrazione che illustra brevemente la vicenda rappresentata nella pellicola, nella versione italiana doppiata da Vittorio Di Prima, mentre nell'originale la voce narrante è quella di John Larroquette. Gli elementi che rendono semplicemente terrificante questo film sono a mio parere, oltre alla crudità delle immagini e delle scene che vengono mostrate, le urla dei personaggi (soprattutto quelle di Sandy), che riescono a penetrare nella mente di ogni singolo spettatore, e che quasi ti facciano venire il mal di testa, per quanto esse siano strazianti. Per essere un film degli anni 70' è davvero fatto a regola d'arte. E' uno di quei film da vedere almeno una volta nella vita, e vi assicuro che non riuscirete a dimenticarlo.
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figliounico
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lunedì 24 aprile 2023
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sopravvalutato
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Sopravvalutato dalla critica resta un cult movie dell’horror nonostante i limiti evidenti dovuti allo stile naif delle riprese, alla recitazione approssimativa del cast, formato da attori dilettanti e tutti esordienti, e alla esiguità del budget a disposizione di Tobe Hooper, che ha comunque il merito di aver prodotto il capostipite di una lunga serie di film ispirata alle gesta truculente di Leatherface, una decina in tutto tra sequel, prequel e remake. L’antefatto è migliore dello sviluppo. Nel prologo, canonico in questo genere di film, derivato dallo schema della tragedia greca, la tranquillità dei giovani è gradualmente sostituita da un’inquietudine crescente fino alla rottura dell’equilibrio con il primo omicidio che coincide con la fine della suspense e l’inizio del massacro.
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Sopravvalutato dalla critica resta un cult movie dell’horror nonostante i limiti evidenti dovuti allo stile naif delle riprese, alla recitazione approssimativa del cast, formato da attori dilettanti e tutti esordienti, e alla esiguità del budget a disposizione di Tobe Hooper, che ha comunque il merito di aver prodotto il capostipite di una lunga serie di film ispirata alle gesta truculente di Leatherface, una decina in tutto tra sequel, prequel e remake. L’antefatto è migliore dello sviluppo. Nel prologo, canonico in questo genere di film, derivato dallo schema della tragedia greca, la tranquillità dei giovani è gradualmente sostituita da un’inquietudine crescente fino alla rottura dell’equilibrio con il primo omicidio che coincide con la fine della suspense e l’inizio del massacro. Il film ha influenzato senz’altro Le colline hanno gli occhi di Wes Craven del 1977, che ha un soggetto simile e che ha dato origine a una altra fortunata serie, e lo stesso schema dei ragazzi in vacanza che si imbattono nel mostro sanguinario si ripete in Wolf Creek del 2005 di McLean il cui finale ricorda quello di Non aprite quella porta.
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mr.rizzus
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mercoledì 10 febbraio 2021
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capolavoro assoluto
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rob8
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mercoledì 22 agosto 2018
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un horror divenuto di culto
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Un horror divenuto col tempo un cult movie, che mette letteralmente in mostra le viscere della provincia americana e la violenza nascosta del profondo Sud. Lo fa con eccessi splatter che faranno scuola, nonché con personaggi grotteschi che amplificano la vicenda reale cui la storia è ispirata. La tensione è discontinua, ma la resa finale – vista anche con gli occhi retrovisivi di oggi – non è da disprezzare.
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toty bottalla
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giovedì 10 settembre 2015
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horror grezzo dalla tensione asfissiante!
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Cinque ragazzi con un furgone in panne finiscono vittime di una famiglia di macellai pazzi e assassini, solo una di loro si salverà...Il film parte lento e noioso con dialoghi banali, ci vorrebbe un pò di suspence in mezzo e invece s'arriva dritti in una fase di tensione asfissiante senza tregua con poco riguardo ai particolari in una sceneggiatura superficiale che non prevede lampi di recitazione accettabili. Saluti.
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alfa999
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domenica 12 luglio 2015
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luna piena.
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Un absolute classic del genere horror inferiore solo all' "esorcista" per grandezza ed esemplarità.
Un dato molto potente della pellicola è costituito indubbiamente dalla critica pesante della cellula di social organization della famiglia borghese della presente fase storica.
Un intero sistema di società deve esprimere tutto se stesso prima di trapassare verso something else e ciò si verifica anche per la dolce sacra famiglia: essa,responsabile di alienazione e infinite frustrazioni per un numero enorme di individui,continuerà a produrre i suoi nefasti prodotti fino alla crisi strutturale totale (forse non molto lontana) dove si verificherà una opportunity widow per chiudere la partita.
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Un absolute classic del genere horror inferiore solo all' "esorcista" per grandezza ed esemplarità.
Un dato molto potente della pellicola è costituito indubbiamente dalla critica pesante della cellula di social organization della famiglia borghese della presente fase storica.
Un intero sistema di società deve esprimere tutto se stesso prima di trapassare verso something else e ciò si verifica anche per la dolce sacra famiglia: essa,responsabile di alienazione e infinite frustrazioni per un numero enorme di individui,continuerà a produrre i suoi nefasti prodotti fino alla crisi strutturale totale (forse non molto lontana) dove si verificherà una opportunity widow per chiudere la partita.
In tale caso la famiglia basata sulla trasmissione patrimoniale e l' "allevamento" della prole finalizzato alla riproduzione della labor force non avrebbe più senso.
Impressionante la scena relativa al tentativo dei membri della allegra comitiva di permettere all'amato nonno mostro di sentirsi ancora parta "viva" della cellula familiare medinate l'esecuzione di un atto di omicidio e di successiva mutilazione prevista del corpo di una giovane donna: il regista non erra nell'utilizzare nella parte della vittima sacrificale una giovane splendida donna con tutto il peso simbolico che essa può detenere in quanto tale, come essere dotato del potere di perpetuare l'avventura della specie sul pianeta al di là del muro della morte destinato ad interrompere necessariamnete l'esistenza di ciascun singolo membro di essa.
Quando un giorno sarà possibile entrare nella porta si dovrà essere armati a sufficianza:un tempo si scrisse che sarebbe stato il momento che dalle armi della citica si sarebbe passati alla critica delle armi.
Sarà allora il tempo della scelte quando il bivio storico sarà fra lo sterminio e le urla dementi dell 'odio programmate perfettamente nel laboratorio delle magnifiche sorti e progressive del migliore dei mondi possibili e la possibilità di una rottura radicale negatrice della divisione e mirante al ritrovamento di se stessi dopo una infinita e già così incredibile traversata nel deserto.
Fantastica la inquadratura reiterata some times di una outstanding full moon davvero immensamente suggestiva e sconsolata osservatrice delle miserie infinite della allegra "umana" società.
Un grande capolavoro, uno dei più grandi.
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andrea.bonino.97
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sabato 4 gennaio 2014
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l'indimenticabile capitolo della motosega texana
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5 Turisti si recano in Texas e durante una breve sosta nelle campagne finiscono massacrati uno dopo l'altro da una famiglia di cannibali, con al centro la figura di Leatherface, munito di maschera di pelle (umana) e motosega. Realizzato da Tobe Hooper nel lontano 1974, è un film horror che tutt'ora è ancora capace di impressionare e far inorridire lo spettatore che si ritrova davanti agli occhi uno spettacolo ripugnante. Tutto questo dovuto a numerosi fattori che ne hanno permesso l'entrata nell'olimpo dei film cult horror, come l'argomento dei cannibali che non era ancora stato trattato all'epoca ancora da nessuno, o come l'innovativo metodo con cui esso è girato (l'ultima scena con Leatherface che sventola in aria la motosega e il nascere dell'alba è assulutamente stupenda).
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5 Turisti si recano in Texas e durante una breve sosta nelle campagne finiscono massacrati uno dopo l'altro da una famiglia di cannibali, con al centro la figura di Leatherface, munito di maschera di pelle (umana) e motosega. Realizzato da Tobe Hooper nel lontano 1974, è un film horror che tutt'ora è ancora capace di impressionare e far inorridire lo spettatore che si ritrova davanti agli occhi uno spettacolo ripugnante. Tutto questo dovuto a numerosi fattori che ne hanno permesso l'entrata nell'olimpo dei film cult horror, come l'argomento dei cannibali che non era ancora stato trattato all'epoca ancora da nessuno, o come l'innovativo metodo con cui esso è girato (l'ultima scena con Leatherface che sventola in aria la motosega e il nascere dell'alba è assulutamente stupenda). Alcune pecche ci sono: il ritmo lento, i personaggi poco carismatici e l'ambientazione efficace ma troppo anonima. Qualche dose di azione in piu' non avrebbe guastato e alcune sequenze eccessivamente lunghe. La scena della cena è ripugnante ma indimenticabile e la figura del nonno mitica.
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ganzo
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martedì 3 dicembre 2013
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"anarchico"
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Mi pare innanzitutto che Non aprite quella porta sia uno di quei pochi film ben realizzati che, consapevoli del proprio potere fascinatorio, definiscono “da sé” le proprie regole, senza nessuna concessione allo spettatore… Film visivamente ed esteticamente “violenti”, tali da zittire il pubblico… l’unico apprezzamento dei quali consiste nel rivederli, mentre commenti e presunti tali appaiono consapevolmente boriosi e fuori luogo. (Lo scrivo a mo' di scusante).
Ammirevole in questo film è in primo luogo l’impostazione di fondo… una certa briosa strafottenza, una “disattenzione” stilistica da outsider del settore, non impacciato da celebrità a venire e peso delle aspettative (in opposizione a Psycho).
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Mi pare innanzitutto che Non aprite quella porta sia uno di quei pochi film ben realizzati che, consapevoli del proprio potere fascinatorio, definiscono “da sé” le proprie regole, senza nessuna concessione allo spettatore… Film visivamente ed esteticamente “violenti”, tali da zittire il pubblico… l’unico apprezzamento dei quali consiste nel rivederli, mentre commenti e presunti tali appaiono consapevolmente boriosi e fuori luogo. (Lo scrivo a mo' di scusante).
Ammirevole in questo film è in primo luogo l’impostazione di fondo… una certa briosa strafottenza, una “disattenzione” stilistica da outsider del settore, non impacciato da celebrità a venire e peso delle aspettative (in opposizione a Psycho). Mi pare che il regista riesca a raccordare — senza troppe pretese — una serie di elementi degni di nota. In primo luogo, un intento realistico, con annesso distacco “narrativo” (a quanto ho letto altrove, “una rappresentazione documentaristica”), forza visionaria e, mi sembra, un certo senso dell’umorismo non troppo malcelato.
Voglio dire, al di là della scelta stessa dei personaggi e del contesto (l’audace gruppo di ragazzi inconsapevolmente — inevitabilmente — votato al massacro), l’orrore stesso è qui una divertita derisione delle convenzioni di genere… È grottesco e paradossale, poiché privo di ogni possibilità di giustificazione. L’azione scenica è semplificata oltre ogni limite nello spazio, nel tempo (senza perdersi in spiegazioni sul perché, quando, come) e negli scambi dialogici, pressoché nulli (le battute degli amici sono volutamente convenzionali, e Letherface, forza cieca, si limita a grugnire).
Come a dire: cosa pretendere da un B-movie chiamato, nella maniera più brutale, The Texas Chainsaw Massacre?
Una discesa nel regno della violenza più gratuita e immediata... e al contempo un horror “puro” e quasi interamente visivo — tanto più apprezzabile per i cultori del genere.
Non so, ho sempre avuto l'impressione che Hooper fosse una sorta di "genio per caso".
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m.raffaele92
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mercoledì 16 ottobre 2013
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il lato oscuro dell'america
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Il capolavoro di Tobe Hooper inizia con degli scatti fotografici: ciò vuole trasmettere fin dall’inizio un’affinità con la realtà, quasi come se stessimo per assistere a un documentario. Il film prosegue invece per tutt’altra direzione, creando quel modello/schema che sarebbe stato imitato, plagiato e avrebbe ispirato tutto il cinema horror a venire, ovvero: il gruppo di ragazzi in viaggio che, una volta lontani da tutto (o quasi) si imbattono in un orrore smisurato, venendo quindi uccisi (violentemente) uno ad uno (oltre a sequel e remake di questo film, possiamo ad esempio citare “Jeepers Creepers”, “La casa dei 1000 corpi”, ecc.
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Il capolavoro di Tobe Hooper inizia con degli scatti fotografici: ciò vuole trasmettere fin dall’inizio un’affinità con la realtà, quasi come se stessimo per assistere a un documentario. Il film prosegue invece per tutt’altra direzione, creando quel modello/schema che sarebbe stato imitato, plagiato e avrebbe ispirato tutto il cinema horror a venire, ovvero: il gruppo di ragazzi in viaggio che, una volta lontani da tutto (o quasi) si imbattono in un orrore smisurato, venendo quindi uccisi (violentemente) uno ad uno (oltre a sequel e remake di questo film, possiamo ad esempio citare “Jeepers Creepers”, “La casa dei 1000 corpi”, ecc.).
Eppure questo è solo uno tra i tanti motivi che hanno fatto di questo film un capolavoro imprescindibile, in grado di terrorizzare ancora oggi.
In primo luogo, questo film è prevalentemente ambientato sotto la luce del sole, e termina proprio in prossimità dell’alba, quando Leatherface (nella scena famosissima) agita la motosega davanti (appunto) al sole. Abbandonato lo stereotipo (credenza condivisa) secondo il (la) quale l’horror è legato all’oscurità notturna, le morti (violentissime e sconvolgenti per l’epoca, crude ancora oggi) a catena avvengono nella soleggiata campagna texana. L’orrore non viene quindi più da fuori (ovvero non scaturisce più dall’ambientazione), ma viene da dentro, si consuma nel nucleo familiare, nelle mura di casa. La famiglia come istituzione non è mai stata bersaglio di una critica così acida, tanto è vero che la scena (moralmente e psicologicamente) più cruda si svolge proprio quando tutta la “famiglia” è a tavola. Ciò che si nasconde “dietro quella porta” altro non è che una società deformata e afflitta dalla colpa e dall’orrore della guerra del Vietnam, che si rispecchia (oltre che, appunto, in una famiglia messa alla berlina) soprattutto nel serial killer soprannominato “faccia di cuoio. Non è infatti un caso che egli indossi una maschera fatta di pelle umana, carne che rappresenta quindi niente di meno che l’uomo stesso.
A dispetto di quanto accadeva in passato o di quanto sarebbe accaduto in futuro, non abbiamo più un “cattivo” in qualche modo affascinante (si pensi al Dracula sensuale di Cristopher Lee, guardando indietro), oppure dotato di qualche sentimento residuo e quindi capace di fermarsi e riflettere, seppur solo per un secondo (e guardando questa volta avanti, si pensi al Jason di “Venerdì 13”, che si blocca stordito ogni qualvolta viene nominata sua madre).
“Faccia di cuoio” è il male puro, una macchina, un macellaio che per uccidere fa uso degli strumenti (armi) più rozzi (un enorme martello prima, la celebre motosega poi, passando attraverso una scena ai limiti del sopportabile dove una ragazza viene appesa viva a un gancio), la cattiva coscienza di un’America che ha perso la propria innocenza. Ecco perché fa così paura.
Questo, quindi, è anche un film politico.
Guardando di nuovo al genere horror nel complesso, assistiamo con questa pellicola alla nascita del cosiddetto “New Horror”, che fa di castelli gotici popolati da pipistrelli, topi e ragnatele un tema obsoleto.
Se gli horror ante-“Non aprite quella porta” erano spesso di ispirazione letteraria (si pensi a Dracula e a Frankenstein, i film tratti da Edgar Allan Poe, così come a tutti i film di ispirazione gotica), col “New Horror” emerge qualcosa di nuovo, che ha in qualche modo a che fare con la contemporaneità e che ha come marchio di fabbrica il modello narrativo che ho esplicato all’inizio.
Tobe Hooper, tra i pionieri del genere, avrebbe realizzato due anni più tardi il bellissimo “Quel motel vicino alla palude” (1976) per dirigere nel 1986 “Non aprite quella porta – parte 2”, sequel trascurabile del film in questione, così come anche il terzo e quarto capitolo (non diretti però dal Nostro).
Marcus Nispel avrebbe realizzato un buon remake nel 2003, mentre la vera svolta sarebbe arrivata con “Non aprite quella porta – L’inizio” di Johnathan Liebesman (2006), a tutt’ora il migliore dopo l’originale.
Inguardabile invece l’ultimo “Non aprite quella porta 3D” (John Luessenhop, 2013).
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