m.raffaele92
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mercoledì 16 ottobre 2013
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il lato oscuro dell'america
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Il capolavoro di Tobe Hooper inizia con degli scatti fotografici: ciò vuole trasmettere fin dall’inizio un’affinità con la realtà, quasi come se stessimo per assistere a un documentario. Il film prosegue invece per tutt’altra direzione, creando quel modello/schema che sarebbe stato imitato, plagiato e avrebbe ispirato tutto il cinema horror a venire, ovvero: il gruppo di ragazzi in viaggio che, una volta lontani da tutto (o quasi) si imbattono in un orrore smisurato, venendo quindi uccisi (violentemente) uno ad uno (oltre a sequel e remake di questo film, possiamo ad esempio citare “Jeepers Creepers”, “La casa dei 1000 corpi”, ecc.
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Il capolavoro di Tobe Hooper inizia con degli scatti fotografici: ciò vuole trasmettere fin dall’inizio un’affinità con la realtà, quasi come se stessimo per assistere a un documentario. Il film prosegue invece per tutt’altra direzione, creando quel modello/schema che sarebbe stato imitato, plagiato e avrebbe ispirato tutto il cinema horror a venire, ovvero: il gruppo di ragazzi in viaggio che, una volta lontani da tutto (o quasi) si imbattono in un orrore smisurato, venendo quindi uccisi (violentemente) uno ad uno (oltre a sequel e remake di questo film, possiamo ad esempio citare “Jeepers Creepers”, “La casa dei 1000 corpi”, ecc.).
Eppure questo è solo uno tra i tanti motivi che hanno fatto di questo film un capolavoro imprescindibile, in grado di terrorizzare ancora oggi.
In primo luogo, questo film è prevalentemente ambientato sotto la luce del sole, e termina proprio in prossimità dell’alba, quando Leatherface (nella scena famosissima) agita la motosega davanti (appunto) al sole. Abbandonato lo stereotipo (credenza condivisa) secondo il (la) quale l’horror è legato all’oscurità notturna, le morti (violentissime e sconvolgenti per l’epoca, crude ancora oggi) a catena avvengono nella soleggiata campagna texana. L’orrore non viene quindi più da fuori (ovvero non scaturisce più dall’ambientazione), ma viene da dentro, si consuma nel nucleo familiare, nelle mura di casa. La famiglia come istituzione non è mai stata bersaglio di una critica così acida, tanto è vero che la scena (moralmente e psicologicamente) più cruda si svolge proprio quando tutta la “famiglia” è a tavola. Ciò che si nasconde “dietro quella porta” altro non è che una società deformata e afflitta dalla colpa e dall’orrore della guerra del Vietnam, che si rispecchia (oltre che, appunto, in una famiglia messa alla berlina) soprattutto nel serial killer soprannominato “faccia di cuoio. Non è infatti un caso che egli indossi una maschera fatta di pelle umana, carne che rappresenta quindi niente di meno che l’uomo stesso.
A dispetto di quanto accadeva in passato o di quanto sarebbe accaduto in futuro, non abbiamo più un “cattivo” in qualche modo affascinante (si pensi al Dracula sensuale di Cristopher Lee, guardando indietro), oppure dotato di qualche sentimento residuo e quindi capace di fermarsi e riflettere, seppur solo per un secondo (e guardando questa volta avanti, si pensi al Jason di “Venerdì 13”, che si blocca stordito ogni qualvolta viene nominata sua madre).
“Faccia di cuoio” è il male puro, una macchina, un macellaio che per uccidere fa uso degli strumenti (armi) più rozzi (un enorme martello prima, la celebre motosega poi, passando attraverso una scena ai limiti del sopportabile dove una ragazza viene appesa viva a un gancio), la cattiva coscienza di un’America che ha perso la propria innocenza. Ecco perché fa così paura.
Questo, quindi, è anche un film politico.
Guardando di nuovo al genere horror nel complesso, assistiamo con questa pellicola alla nascita del cosiddetto “New Horror”, che fa di castelli gotici popolati da pipistrelli, topi e ragnatele un tema obsoleto.
Se gli horror ante-“Non aprite quella porta” erano spesso di ispirazione letteraria (si pensi a Dracula e a Frankenstein, i film tratti da Edgar Allan Poe, così come a tutti i film di ispirazione gotica), col “New Horror” emerge qualcosa di nuovo, che ha in qualche modo a che fare con la contemporaneità e che ha come marchio di fabbrica il modello narrativo che ho esplicato all’inizio.
Tobe Hooper, tra i pionieri del genere, avrebbe realizzato due anni più tardi il bellissimo “Quel motel vicino alla palude” (1976) per dirigere nel 1986 “Non aprite quella porta – parte 2”, sequel trascurabile del film in questione, così come anche il terzo e quarto capitolo (non diretti però dal Nostro).
Marcus Nispel avrebbe realizzato un buon remake nel 2003, mentre la vera svolta sarebbe arrivata con “Non aprite quella porta – L’inizio” di Johnathan Liebesman (2006), a tutt’ora il migliore dopo l’originale.
Inguardabile invece l’ultimo “Non aprite quella porta 3D” (John Luessenhop, 2013).
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chriss
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venerdì 20 agosto 2010
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l' horror più trucido nella storia del cinema...
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Non aprite quella porta è un film trucido fatto da un genio. E' l' unica risposta che mi sono dato al termine della visione di quest' opera cinematografica sorprendentemente sottovalutata dalla critica. Ciò che ha colpito a morte la mia fantasia è che si tratta di un film macabro, sporco ed inzuppato di sangue. Tuttavia, il regista, non ha il solo scopo di terrorizzare lo spettatore: lo vuole annichilire! Comincia macabro con la ripresa dell' armadillo morto per strada; prosegue, sempre macabro, con l' autostoppista sporco di sangue che, dapprima mostra ai ragazzi le foto del bestiame ammazzato, poi si taglia una mano; infine ferisce il ciccione ad un braccio; diventa depravato con l' inquadratura delle ossa e dei teschi umani; si fa più cruento con l' arrivo in scena di Faccia di Cuoio; ritorna, per un attimo, macabro con le torture su Sally; ed infine, quasi per sublimarci, termina con una scena mai vista prima: un misto tra l' ironico ed il grottesco.
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Non aprite quella porta è un film trucido fatto da un genio. E' l' unica risposta che mi sono dato al termine della visione di quest' opera cinematografica sorprendentemente sottovalutata dalla critica. Ciò che ha colpito a morte la mia fantasia è che si tratta di un film macabro, sporco ed inzuppato di sangue. Tuttavia, il regista, non ha il solo scopo di terrorizzare lo spettatore: lo vuole annichilire! Comincia macabro con la ripresa dell' armadillo morto per strada; prosegue, sempre macabro, con l' autostoppista sporco di sangue che, dapprima mostra ai ragazzi le foto del bestiame ammazzato, poi si taglia una mano; infine ferisce il ciccione ad un braccio; diventa depravato con l' inquadratura delle ossa e dei teschi umani; si fa più cruento con l' arrivo in scena di Faccia di Cuoio; ritorna, per un attimo, macabro con le torture su Sally; ed infine, quasi per sublimarci, termina con una scena mai vista prima: un misto tra l' ironico ed il grottesco. Di tale scena parlerò soltanto alla fine. Dentro questo calderone horror c' è tutto il materiale di cui abbiamo bisogno per farci del male: paura, angoscia, isolamento, rabbia e frustrazione. Io non ho potuto, purtroppo, vedere la nuova edizione completamente restaurata e rimasterizzata, così mi sono dovuto accontentare di quella originale. La pellicola, presentata da Tobe Hooper nel lontano 1974, era talmente vecchia, logora e consunta che, se fosse passato ancora qualche altro anno, non avrei più visto neanche un' immagine. La storia, oltretutto, è solo in parte vera. Qualcuno, su Internet, dice di aver scoperto la vera fonte alla quale si ispirò il regista americano: una famiglia di cannibali che terrorizzò la Scozia durante il Medio Evo. A me piace pensare che si sia liberamente ispirato ad Ed Gein (Faccia di Cuoio), uno dei più famosi e crudeli psicopatici nella storia statunitense, tanto da essere soprannominato il macellaio di Plainfield. Essendo stato girato per metà di giorno e per l' altra di notte, dà, allo spettatore, inizialmente solo un senso di angoscia; poi, con l' arrivo del buio, lo tortura, facendolo sentire sempre più solo ed abbandonato. La musica è tetra ed ogni volta che la si sente non ci porta nulla di buono: generalmente compare Faccia di cuoio pronto a trucidare qualche malcapitato con la sua motosega gialla. Il film, che personalmente ritengo una gemma dell' horror, costò all' epoca appena 140 mila dollari; una miseria al confronto di quanto incassò: ben 220 volte di più! Il totale è facile da farsi se, sotto mano, si ha una calcolatrice a disposizione: quasi trentuno milioni di dollari sonanti! Non a caso è considerato uno dei film a basso costo più redditizi nella storia del cinema. Il finale è un' apoteosi di emozioni. Sally, l' ultima persona scampata alla famiglia cannibale, sale a bordo di un pickup nel tentativo di evitare i colpi della motosega di Faccia di Cuoio. Il quale, tra i raggi del sole dell' alba, brandisce la sua arma come un demone infuriato per aver mancato il bersaglio. Ognuno di noi, quindi, ha la facoltà d' immaginarsi diverse possibilità. Quelle che sono venute dopo non hanno proprio lo stesso effetto di questo. Dieci e lode a Tobe Hooper e soci per l' horror più trucido nella storia del cinema. Firmato Christian Palmieri...
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faber
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sabato 5 gennaio 2008
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non sarò affatto breve
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Non è che io voglia dissacrare la, secondo alcuni pareri, eccezionale capacità del regista di dare il "taglio documentaristico", o di saper utilizzare la cinepresa in modo da produrre la cosiddetta suspance, anche perchè, malgrado abbia certi pregiudizi nei confronti del cinema americano dagli anni 60 in poi (che più che definire pregiudizi, io chiamo giudizi, e basta, perchè sono fondati) queste sono opinioni di quelle poche che in un dibattito non verrebbero mai a dipanarsi.
Ma, secondo me, l'eccezionalità e la straordinaria efficacia e particolarità della pellicola risiede in altri fattori.
Innanzitutto, ciò che lo rende uno dei film più orrorifici della storia dell'horror è quella telecamera maledetta, fosca e che ha tutto il sapore di un non so che di proibito, di arcano, di taciuto.
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Non è che io voglia dissacrare la, secondo alcuni pareri, eccezionale capacità del regista di dare il "taglio documentaristico", o di saper utilizzare la cinepresa in modo da produrre la cosiddetta suspance, anche perchè, malgrado abbia certi pregiudizi nei confronti del cinema americano dagli anni 60 in poi (che più che definire pregiudizi, io chiamo giudizi, e basta, perchè sono fondati) queste sono opinioni di quelle poche che in un dibattito non verrebbero mai a dipanarsi.
Ma, secondo me, l'eccezionalità e la straordinaria efficacia e particolarità della pellicola risiede in altri fattori.
Innanzitutto, ciò che lo rende uno dei film più orrorifici della storia dell'horror è quella telecamera maledetta, fosca e che ha tutto il sapore di un non so che di proibito, di arcano, di taciuto. E in questo la bravura del regista, come di tanti altri nel medesimo caso, non ha alcun merito. Il film è vecchio, la pellicola è ridotta malissimo e l'immagine così poco chiara è dovuta non ad una scelta, ma all'effettiva mancanza di mezzi, per la realizzazione di questo film.
In secondo luogo, tutto ciò che poi nei sequel o nel remake è stato più minuziosamente ricercato, migliorato, pompatp, come, ad esempio, la maschera dell'omicida sottosviluppato, in questa prima versione è assolutamente ai suoi minimi termini, ridotta propria al poverissimo necessario essenziale. questo da dunque adito all'inconscio e alla parte retrogada della psiche umana di fantasticare su tutto, dal momento che, peraltro, in questo modo la resa è tutta molto più reale o "realistica". Ricordate la scena in cui, dalla fessura orale della maschera di carne umana dell'assassino, s'intravede una bocca orribilmente, ma realisticamente (cioè con i dovuti "limiti di credibiltà") deformata, con due denti storti, tra cui uno più ribassato dell'altro? Ecco, è una mia supposizione, ma penso che la faccia poi nel seguito del film non si sia mostrata non per una consapevole scelta artistica, ma per povertà: non c'erano i quattrini per un effetto speciale, come quello che sarebbe occorso per mostrare il mostruoso volto del macellaio schizzato.
Osservate gli ambienti: sono raccapriccianti, tetri, forse come solo Pupi Avati in "La casa dalle finestre che ridono" ha saputo creare, ma qeulla era una scelta, qui non si poteva scegliere ambientazioni più megalomani e impersonali, com'è d'uso agli americani, perchè, come ho già detto, non c'erano i soldi. La casa degli orrori, così piccola, intima, umanizzata, calda di vita aumenta il terrore psicologico, perchè è tutto molto umano, tutto molto ...vero. Osservate, vi prego la tavola a cui è legata Sally, nella scena finale: è corrosa, sa proprio di vecchi tavolne attorno a cui i nonnini giocano a carte, in campagna, la sera di Natale...
Per concludere, il film è ottimo, ma secondo me, la fama e il rispetto di cui gode fino ai nostri giorni, più che un merito, è stato un colpo di fortuna. Beata la povertà!!!
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chriss
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sabato 21 agosto 2010
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i segreti di un grande successo...
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Era il 1974 quando Tobe Hooper terminò le riprese del sadico Non aprite quella porta. Il film, che negli anni divenne un Cult del cinema horror, oggi reggerebbe il confronto con i suoi più temuti rivali ( Profondo Rosso, l' Esorcista e Shining, solo per citarne alcuni). I motivi di tanto successo non sono più, ormai, tanto sconosciuti. Ma, per creare un Cult di successo che reggesse nel tempo, Tobe Hooper fu costretto ad affidarsi, oltre che al suo talento innato di regista, anche al tipo di sceneggiatura originale. Se a questo ci aggiungiamo la musica tetra, qualche effetto speciale ben riuscito, un mostro psicopatico di 100 kg armato fino ai denti, qualche sporca tortura ed un pò di fortuna, ecco che il gioco è fatto.
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Era il 1974 quando Tobe Hooper terminò le riprese del sadico Non aprite quella porta. Il film, che negli anni divenne un Cult del cinema horror, oggi reggerebbe il confronto con i suoi più temuti rivali ( Profondo Rosso, l' Esorcista e Shining, solo per citarne alcuni). I motivi di tanto successo non sono più, ormai, tanto sconosciuti. Ma, per creare un Cult di successo che reggesse nel tempo, Tobe Hooper fu costretto ad affidarsi, oltre che al suo talento innato di regista, anche al tipo di sceneggiatura originale. Se a questo ci aggiungiamo la musica tetra, qualche effetto speciale ben riuscito, un mostro psicopatico di 100 kg armato fino ai denti, qualche sporca tortura ed un pò di fortuna, ecco che il gioco è fatto. Tobe Hooper cominciò la sua opera partendo da una storia solo in parte vera. Dentro ci infilò uno stupido bestione col viso ricoperto di pelle umana (Faccia di Cuoio); non lo fece parlare, altrimenti avrebbe fatto meno paura; infine, per aumentare l' angoscia generale degli spettatori, lo armò di motosega. Quest' arma, nelle mani di un tipo così, non avrebbe potuto far altro che aumentare il terrore in tutti noi. Le persone, oltre che ai truculenti delitti del mostro di riferimento (Ed Gein), rimase affascinata da un pò tutta la storia avvenuta in Texas. Il taglio documentaristico e gli ambienti in cui il regista girò il film fecero il resto. Ci sono scene che urtano la sensibilità di chi lo guarda. Faccio qualche esempio: l' asciugamano sporco di sangue infilato nella bocca di Sally; il cadavere mumificato della donna in soffitta; le ossa degli animali, i denti ed i teschi di esseri umani sparsi per tutta la casa; il teschio umano che adorna una abat-jour; le macabre torture su Sally; la casa isolata tappezzata di pelli. Il mostro fu un successo anche per il fatto che fosse, tutto sommato, infantile. Pensate alla cantilena del film Profondo Rosso: non era spaventosa? Le bambole, i pupazzi e tutti gli oggetti infantili dell' assassino non ci assillano ancora? Tutto ciò che ci ricorda l' infanzia da una parte ci piace e dall' altra ci tormenta. Basta solo un episodio, di vita quotidiana andato a male, per tormentare un bambino per sempre. Io, per esempio, rimasi impaurito da un ago per puntura. Tuttora, quando mi fanno qualche prelievo, mi viene la nausea. Il finale del film fu una grande sorpresa, anche per me: era come il ripetersi di una macabra danza di morte. Il mostro, che per Tobe Hooper e per tutti noi simboleggiava il Male Assoluto, rimase da solo a brandire la sua motosega (Chain-Saw=motosega), come a voler rappresentare una sciagura ancora non del tutto finita. Questi, secondo me, sono stati i segreti di un grande successo. Se la Fortuna aiuta ed assiste gli Audaci, beati gli audaci! Firmato Palmieri Christian...
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pietro viola
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martedì 13 settembre 2011
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presente, passato, futuro
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L 'inutilità, l'assurdo, l'osceno delle cene e dei pranzi de il fascino discreto della borghesia, rovesciati nell'abbuffata tribale e cannibalica, deviante ed estrema,con tanto di totem e feticci. Quintessenza del cinema plumbeo e nero degli anni '70 (vedi friedkin), punto di arrivo di tutto l'horror precedente e punto di partenza di tutto l'horror successivo. Ineguagliato e ineguagliabile distillato dei mostri più oscuri che si agitano dentro (e dietro) ogni facciata e superficie. Tra polli in gabbia come canarini, porci che si aggirano come commensali, quasi-morti tenuti in vita dal sangue fresco delle vittime, il film di hooper distrugge e rovescia ogni punto di riferimento morale e culturale, spazza via in un colpo solo la patina sottile di tutte le convenzioni borghesi, scoperchia il pentolone di tutte le nostre paure e rimane un'opera senza tempo e senza pari.
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L 'inutilità, l'assurdo, l'osceno delle cene e dei pranzi de il fascino discreto della borghesia, rovesciati nell'abbuffata tribale e cannibalica, deviante ed estrema,con tanto di totem e feticci. Quintessenza del cinema plumbeo e nero degli anni '70 (vedi friedkin), punto di arrivo di tutto l'horror precedente e punto di partenza di tutto l'horror successivo. Ineguagliato e ineguagliabile distillato dei mostri più oscuri che si agitano dentro (e dietro) ogni facciata e superficie. Tra polli in gabbia come canarini, porci che si aggirano come commensali, quasi-morti tenuti in vita dal sangue fresco delle vittime, il film di hooper distrugge e rovescia ogni punto di riferimento morale e culturale, spazza via in un colpo solo la patina sottile di tutte le convenzioni borghesi, scoperchia il pentolone di tutte le nostre paure e rimane un'opera senza tempo e senza pari. La scena della riunione a tavola della famigliuola, con le sue inquadrature oblique e sghembe, le sue luci oscillanti, i primi piani terribili, il tremendissimo humor nerissimo, le urla della vittima...bè, vista una volta non te la scordi più finchè campi!
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[+] suggestiva interpretazione
(di cianoz)
[ - ] suggestiva interpretazione
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andrea.bonino.97
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sabato 4 gennaio 2014
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l'indimenticabile capitolo della motosega texana
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5 Turisti si recano in Texas e durante una breve sosta nelle campagne finiscono massacrati uno dopo l'altro da una famiglia di cannibali, con al centro la figura di Leatherface, munito di maschera di pelle (umana) e motosega. Realizzato da Tobe Hooper nel lontano 1974, è un film horror che tutt'ora è ancora capace di impressionare e far inorridire lo spettatore che si ritrova davanti agli occhi uno spettacolo ripugnante. Tutto questo dovuto a numerosi fattori che ne hanno permesso l'entrata nell'olimpo dei film cult horror, come l'argomento dei cannibali che non era ancora stato trattato all'epoca ancora da nessuno, o come l'innovativo metodo con cui esso è girato (l'ultima scena con Leatherface che sventola in aria la motosega e il nascere dell'alba è assulutamente stupenda).
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5 Turisti si recano in Texas e durante una breve sosta nelle campagne finiscono massacrati uno dopo l'altro da una famiglia di cannibali, con al centro la figura di Leatherface, munito di maschera di pelle (umana) e motosega. Realizzato da Tobe Hooper nel lontano 1974, è un film horror che tutt'ora è ancora capace di impressionare e far inorridire lo spettatore che si ritrova davanti agli occhi uno spettacolo ripugnante. Tutto questo dovuto a numerosi fattori che ne hanno permesso l'entrata nell'olimpo dei film cult horror, come l'argomento dei cannibali che non era ancora stato trattato all'epoca ancora da nessuno, o come l'innovativo metodo con cui esso è girato (l'ultima scena con Leatherface che sventola in aria la motosega e il nascere dell'alba è assulutamente stupenda). Alcune pecche ci sono: il ritmo lento, i personaggi poco carismatici e l'ambientazione efficace ma troppo anonima. Qualche dose di azione in piu' non avrebbe guastato e alcune sequenze eccessivamente lunghe. La scena della cena è ripugnante ma indimenticabile e la figura del nonno mitica.
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alex41
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sabato 15 dicembre 2012
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l'horror più controverso della storia del cinema
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Girato quasi come un documentario, con un cast di attori sconosciuti, "Non Aprite Quella Porta" è un film che all'epoca ebbe un fortissimo impatto, in un periodo in cui in America si temevano i serial killer e l'uomo era arrivato sulla luna da pochi anni. Il film forse visto oggi non farebbe più paura come una volta, ma sicuramente la sua atmosfera non è solo portentosa, ma è unica. Fin dalla prima inquadratura il regista geniale Hopper ci comunica qual'è il suo intento principale: mostrare la violenza, ma mettendola in secondo piano, e portandoci in un vertiginoso tunnel verso l'inferno. E' un film molto realistico e recitato abbastanza bene, ma più che per la regia o il montaggio ciò che più mi ha colpito è la suddivisione dei tempi, forse la migliore mai vista in un film horror.
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Girato quasi come un documentario, con un cast di attori sconosciuti, "Non Aprite Quella Porta" è un film che all'epoca ebbe un fortissimo impatto, in un periodo in cui in America si temevano i serial killer e l'uomo era arrivato sulla luna da pochi anni. Il film forse visto oggi non farebbe più paura come una volta, ma sicuramente la sua atmosfera non è solo portentosa, ma è unica. Fin dalla prima inquadratura il regista geniale Hopper ci comunica qual'è il suo intento principale: mostrare la violenza, ma mettendola in secondo piano, e portandoci in un vertiginoso tunnel verso l'inferno. E' un film molto realistico e recitato abbastanza bene, ma più che per la regia o il montaggio ciò che più mi ha colpito è la suddivisione dei tempi, forse la migliore mai vista in un film horror. Certo il film visto oggi perderebbe molto (la scena della cena per esempio oggi non farebbe quasi più paura e ribrezzo come lo fece allora), ma tuttavia considero questo film l'horror più controverso mai realizzato: pellicola sporca, fotografia soffocante, scenografie abbastanza suggestive, e con piccoli momenti cult di puro orrore (la scena in cui Leatherface insegue Sally nel bosco con la motosega è forse la sequenza più angosciante della storia del cinema horror, che nemmeno il remake di Nispel del 2003 è riuscito a eguagliare). Insomma un film che ha inventato un genere, un personaggio instabile e affascinante nello stesso tempo, che ha portato a tantissimi sequel (mediocri a mio parere). Resta comunque un film indimenticabile e memorabile!
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toty bottalla
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giovedì 10 settembre 2015
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horror grezzo dalla tensione asfissiante!
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Cinque ragazzi con un furgone in panne finiscono vittime di una famiglia di macellai pazzi e assassini, solo una di loro si salverà...Il film parte lento e noioso con dialoghi banali, ci vorrebbe un pò di suspence in mezzo e invece s'arriva dritti in una fase di tensione asfissiante senza tregua con poco riguardo ai particolari in una sceneggiatura superficiale che non prevede lampi di recitazione accettabili. Saluti.
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alfa999
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domenica 12 luglio 2015
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luna piena.
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Un absolute classic del genere horror inferiore solo all' "esorcista" per grandezza ed esemplarità.
Un dato molto potente della pellicola è costituito indubbiamente dalla critica pesante della cellula di social organization della famiglia borghese della presente fase storica.
Un intero sistema di società deve esprimere tutto se stesso prima di trapassare verso something else e ciò si verifica anche per la dolce sacra famiglia: essa,responsabile di alienazione e infinite frustrazioni per un numero enorme di individui,continuerà a produrre i suoi nefasti prodotti fino alla crisi strutturale totale (forse non molto lontana) dove si verificherà una opportunity widow per chiudere la partita.
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Un absolute classic del genere horror inferiore solo all' "esorcista" per grandezza ed esemplarità.
Un dato molto potente della pellicola è costituito indubbiamente dalla critica pesante della cellula di social organization della famiglia borghese della presente fase storica.
Un intero sistema di società deve esprimere tutto se stesso prima di trapassare verso something else e ciò si verifica anche per la dolce sacra famiglia: essa,responsabile di alienazione e infinite frustrazioni per un numero enorme di individui,continuerà a produrre i suoi nefasti prodotti fino alla crisi strutturale totale (forse non molto lontana) dove si verificherà una opportunity widow per chiudere la partita.
In tale caso la famiglia basata sulla trasmissione patrimoniale e l' "allevamento" della prole finalizzato alla riproduzione della labor force non avrebbe più senso.
Impressionante la scena relativa al tentativo dei membri della allegra comitiva di permettere all'amato nonno mostro di sentirsi ancora parta "viva" della cellula familiare medinate l'esecuzione di un atto di omicidio e di successiva mutilazione prevista del corpo di una giovane donna: il regista non erra nell'utilizzare nella parte della vittima sacrificale una giovane splendida donna con tutto il peso simbolico che essa può detenere in quanto tale, come essere dotato del potere di perpetuare l'avventura della specie sul pianeta al di là del muro della morte destinato ad interrompere necessariamnete l'esistenza di ciascun singolo membro di essa.
Quando un giorno sarà possibile entrare nella porta si dovrà essere armati a sufficianza:un tempo si scrisse che sarebbe stato il momento che dalle armi della citica si sarebbe passati alla critica delle armi.
Sarà allora il tempo della scelte quando il bivio storico sarà fra lo sterminio e le urla dementi dell 'odio programmate perfettamente nel laboratorio delle magnifiche sorti e progressive del migliore dei mondi possibili e la possibilità di una rottura radicale negatrice della divisione e mirante al ritrovamento di se stessi dopo una infinita e già così incredibile traversata nel deserto.
Fantastica la inquadratura reiterata some times di una outstanding full moon davvero immensamente suggestiva e sconsolata osservatrice delle miserie infinite della allegra "umana" società.
Un grande capolavoro, uno dei più grandi.
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sickboy
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giovedì 14 ottobre 2010
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redrum
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Come può una tranquilla gita di cinque ragazzi , trasformarsi nel peggiore degli incubi mai immaginati? Vedere questo film per credere... Senza dubbio una delle pellicole più disturbanti nella storia del cinema dell'orrore, impregnata di malsano e di degrado fin dalla prima scena. Realizzato da un Tobe Hooper in stato di grazia, che non riuscirà più a bissarne l'enorme successo e clamore con altre pellicole (non a caso è ormai un cult senza tempo, nonchè uno dei film indipendenti a basso costo di maggior successo) , quest'opera ha anche il pregio di aver lanciato nell'olimpo dei mostri di celluloide il personaggio di Leatherface, ormai icona indiscussa dell'orrore filmico moderno, insieme a Tall Man, Freddy Krueger, Michael Myers e Jason Voorhees.
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Come può una tranquilla gita di cinque ragazzi , trasformarsi nel peggiore degli incubi mai immaginati? Vedere questo film per credere... Senza dubbio una delle pellicole più disturbanti nella storia del cinema dell'orrore, impregnata di malsano e di degrado fin dalla prima scena. Realizzato da un Tobe Hooper in stato di grazia, che non riuscirà più a bissarne l'enorme successo e clamore con altre pellicole (non a caso è ormai un cult senza tempo, nonchè uno dei film indipendenti a basso costo di maggior successo) , quest'opera ha anche il pregio di aver lanciato nell'olimpo dei mostri di celluloide il personaggio di Leatherface, ormai icona indiscussa dell'orrore filmico moderno, insieme a Tall Man, Freddy Krueger, Michael Myers e Jason Voorhees. Con l'espediente del film semi-documentaristico, per avvicinare ancor di più il pubblico all'orrore (sono stati in molti a credere che si trattasse di una storia vera, mentre in verità si ispira solo in parte alle gesta del serial killer Ed Gein) , "Non aprite quella porta" resta un film disarmante per come riesca, nella sua semplicità di mezzi, ad essere terrificante : raramente la follìa è stata rappresentata con tanta efficacia. Nessun attore di richiamo nel cast, scenografie ai minimi termini eppure di grande impatto disagiante, niente colonna sonora ricercata, niente effetti strabilianti : ovvero quando la ruvidezza della messa in scena e l'ispirazione vincono sui grandi mezzi. Soffocante, claustrofobico, questo è un film per nulla consolatorio , dove nemmeno nel finale c'è spazio per un pò di speranza, ma anzi piuttosto, a guardar bene il significato delle ultime scene, si resta ancor più agghiacciati. Il marciume umano portato all'ennesima potenza, per avvertirci che siamo costantemente e quotidianamente ad un passo dall'incubo...
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