Ultima.
Appassionato del jazz e della musica classica Kubrik.ha
sempre avuto particolare attenzione per le note musicali .
Vorremmo per quanto detto in premessa dedicare spazio unicamente all’ approfondimento non sempre noto,ma strumentale della musica nell’ opera cinematografica di Stanley Kubrick in genere ed ,in particolare, dedicare uno spazio specifico al ruolo che quest’ultima ha avuto nell ‘ opera controversa di “A Clockword orange “.
Anche lo spettatore meno attento non può non cogliere la centralità della musica nel messaggio cinematografico di Kubrick.
Dice della musica Stanley kubrick” Esistono certe aree del sensibile e della realtà, o dell’irrealtà o della sensibilità più intima, comunque le vogliate chiamare,che sono peculiarmente inaccessibili alla parola .La musica ha accesso a queste aree. E così la pittura. Sono le forme di espressione non verbali che ci riescono”
Disse ancora di se il regista circa la musica, parafrasando alcune sue interviste”la musica mi ha aiutato si a comunicare ma anche ad esprimermi, a capire, a capirmi , a selezionare ,ad ispirarmi ,oltre la mia piccola dimensione di umano ed accedere a un fruscio universale degli archetipi universali. Quante volte ho rivisitato i miei lavori ascoltando la traccia musicala "leitmotiv"individuata; la musica è la mia musa e la relativa vibrazione mi accresce .”( questa dichiarazioni sono individuate attraverso la sintesi di alcune intreviste al regista fra la fine degli anni “60 “e gli inizia degli anni “70”)
La partitura musica , (frutto di collaborazioni prima con Gerard Fried ,poi con Alex North, poi con Nilsen Riddle e Bob Harris, poi ancora Leonard Rosenman , infine con Jocelyn Pook nel film “Eyes Wide Shut”)subì nel tempo modalità di inserimento evolutive nell’opera concepita: nella prima fase la partitura fu inserita solo nella fase di montaggio , poi la musica cominciò a divenire centrale e viaggiare insieme alle immagini e questa scelta fu il mezzo per consentire a Kubrick di accedere al “paradiso “;finalmente le immagini, forma, compenetrate da un afflato universale ,assorbono nuova forza nella reciproca sincronicità e risonanza.
Qualcuno ha detto di Kubrick che è stato un regista immenso soprattutto peché ha saputo ipnotizzare ed ipnotizzarsi con la musica.
Vorremmo ora toccare l’approccio “Kubrickiano” musicale con l’opera “A Clockword orange”.
La chiave visionaria ed onirica del film viene esaltata dalla vibrazione Rossiniana e di Beethoven che divengono strumento e contrappasso per rendere incisive e non devastanti le azioni di violenza rappresentate , idem dicasi per”Singin the Rain “: le vibrazioni musicali si piegano alla trama “durissima “ accettando anche “innovative rimodulazioni”
Provate a rivedere “A Clockword orange”senza la base musicale ed il contenuto surreale scomparirà e resterà solo la violenza .
Cosa volesse poi ottenere il regista , nessuno lo ha ancora capito e forse neanche lui!
Azzardo un ipotesi: forse aveva capito che la violenza è parte della vita ma per capirla e giudicarla bisognava prima assorbirla.
Il film fu ritirato dallo stesso Kubrick dal commercio in Inghilterra dopo due anni :Kubrick aveva capito, con dolore, il pericolo del suo film per le masse dei giovani alla ricerca di un modello da seguire.
Kubrick , geniale ma anche mistero dei misteri .
Weach illuminati
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