C’è chi lo definiva il terzo occhio di dio. Chi invece sosteneva che incarnava alla perfezione la quintessenza esasperata del tecnicismo registico. Chi invece era persuaso - e intimorito - del suo talento visionario, quella capacità di vedere le cose oltre le cose e fra le cose. Altri hanno bollato col marchio infuocato la sua impeccabile pulizia narrativa e scenografica e per questo l’hanno collocato fra i grandi malati mentali al limite della paranoia ossessiva, in altre parole “perfezionismo patologico”. Un ciak di cinque secondi era capace di rifarlo anche duecento volte. Chiedetelo a Malcom McDowald (interprete principale di “Arancia Meccanica”) che con la febbre a 38 ha dovuto ripetere una scena dove si bagnava i capelli per ben quarantatre.
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C’è chi lo definiva il terzo occhio di dio. Chi invece sosteneva che incarnava alla perfezione la quintessenza esasperata del tecnicismo registico. Chi invece era persuaso - e intimorito - del suo talento visionario, quella capacità di vedere le cose oltre le cose e fra le cose. Altri hanno bollato col marchio infuocato la sua impeccabile pulizia narrativa e scenografica e per questo l’hanno collocato fra i grandi malati mentali al limite della paranoia ossessiva, in altre parole “perfezionismo patologico”. Un ciak di cinque secondi era capace di rifarlo anche duecento volte. Chiedetelo a Malcom McDowald (interprete principale di “Arancia Meccanica”) che con la febbre a 38 ha dovuto ripetere una scena dove si bagnava i capelli per ben quarantatre. Stanley Kubrick era questo e altro. Ho sempre rifiutato l’idea balzana e pseudo romantica dell’artista o autore che appartiene ad un altro mondo, appartato, fantastico e inaccessibile. L’ho sempre rifiutata perché mi pare fosse una gran cagata, oltre che essere un’idea razzista. Ma se dovessi fare un’eccezione e frantumare per un attimo questa mia “regolina”, penso che il regista più misogino e che viveva davvero in un mondo tutto suo, era proprio lui: S.K.. Al di là dell’uso massiccio e industriale di Lsd di Kubrick, anche sul set (e si vede in più di una occasione), era forte la sensazione che avesse scelto ad un certo punto di ritirarsi in un luogo isolato in Inghilterra. Per questo comprò un castello con 454 stanze, narrano i ben informati. Scriviamo di Kubrick perché al di la dei gusti personali, riteniamo sia stato una colonna portante del cinema mondiale e perché il 7 marzo ricorreva il sesto anniversario della sua morte. Moriva con il set di “Eyes Wide Shut” ancora in essere, tant’è che il finale, a mio avviso e non solo, non è stato girato da lui in quanto già morto. Provate a vedere quel film e notate gli ultimi cinque minuti quanto siano diversi in luce, angolazioni della cinepresa, ritmo scenografico, sceneggiatura, rispetto a tutto il resto del movie, che rimane comunque uno dei suoi lavori peggiori. “Preferisco non sapere come girerò una scena” diceva Kubrick “mi piace risolvere i problemi strada facendo, senza seguire un preciso ordine di idee o qualcosa di prestabilito e a quello attenermi”. E infatti, chi ha lavorato con lui, come Matthew Modine in “Full metal racket” sostiene che quando qualcosa non funzionava sul set, sospendeva per mezz’ora tutto e s’isolava con la sua macchina per scrivere per creare una variante rispetto al copione iniziale. E, con un poco di civetteria, fa dire a Malcom McDowald sempre in “Arancia meccanica”: “Gli idioti si affidano alla ragione, mentre i geni si abbandonano all’ispirazione”. Inevitabile leggere in quelle parole lo stile di Kubrick, vanesio per quanto misantropo. Si dice che “Arancia Meccanica” sia stato girato in grande parte sotto l’effetto di allucinogeni e verrebbe da dire complimenti, visto il risultato inqualificabile in quanto a bellezza e profondità e originalità. Mal sopportato dall’establishment hollywoodiano per la troppa indipendenza e capacità di realizzare cult storici senza l’ausilio della fottuta America, perfetta metafora odierna della legge: “O con me o contro di me”. E lui, così anarchico se non anarcoide, era contro lo star system americano e il suo semplicistico modo di invadere ogni spazio vergine.
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