nico
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simpatico western
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Tutti gli stereotipi rispettati,un film simpatico e piacevole realizato da Petroni con robusto mestiere. Prima parte ironica e ridanciana,nella seconda si fa sul serio,rapine, morti, violenza,nella migliore tradizione del western nostrano, bravi Adorf e Gemma, belle le musiche di Morricone, un buon prodotto che fa passare 90 minuti piacevoli.
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gianni lucini
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mercoledì 14 settembre 2011
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la beat generation in chiave western
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La chiave del film è tutta nelle battute finali quando Harry chiede a Tim «Dove vai?». L’amico gli risponde «Non lo so» e lui, dopo aver guardato le macerie del ranch dopo lo scontro finale con gli uomini di Samuel Pratt risponde «Aspetta, vengo anch’io». Nato non per caso nel 1968 E per tetto un cielo di stelle è un inno alla vita “on the road”, sulla strada, alla ricerca di una nuova dimensione attraverso il viaggio. Con questo film Giulio Petroni racconta in chiave western le pulsioni dell’epoca della beat generation e porta sulle polverose strade della frontiera i sogni raccontati da Jack Kerouac e le aspirazioni di quella che è considerata l'ultima grande generazione di vagabondi senza meta del Novecento.
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La chiave del film è tutta nelle battute finali quando Harry chiede a Tim «Dove vai?». L’amico gli risponde «Non lo so» e lui, dopo aver guardato le macerie del ranch dopo lo scontro finale con gli uomini di Samuel Pratt risponde «Aspetta, vengo anch’io». Nato non per caso nel 1968 E per tetto un cielo di stelle è un inno alla vita “on the road”, sulla strada, alla ricerca di una nuova dimensione attraverso il viaggio. Con questo film Giulio Petroni racconta in chiave western le pulsioni dell’epoca della beat generation e porta sulle polverose strade della frontiera i sogni raccontati da Jack Kerouac e le aspirazioni di quella che è considerata l'ultima grande generazione di vagabondi senza meta del Novecento. Per farlo disegna un antieroe libero e senza alcun tormento, che non ha vendette da compiere né aspirazioni particolari a parte l’idea di dedicarsi all’allevamento dei conigli e non delle vacche. È solo, non ha casa e per tetto, come dice il titolo, ha il cielo stellato e si è lasciato dietro alle spalle un passato le cui caratteristiche lo fanno giorno dopo giorno assomigliare a qualcosa vissuto da altri. Si è cambiato nome da Billy in Tim e, dopo essere stato nella sua vita precedente un pistolero infallibile, non porta armi. Per vivere, difendersi e qualche volta attaccare gli basta (o crede gli possa bastare) la sua vivace intelligenza. Nel viaggio gli sono compagni e amici altri che come lui vivono sulla strada, a partire dai saltimbanchi degli spettacoli viaggianti. Pur essendo la stessa persona Tim il vagabondo non ha più niente di Billy il pistolero e quando Harry gli chiede perchè non usi la pistola lui risponde che non può sparare perchè gli tremano le mani fin dalla nascita. Non è una bugia, ma è piuttosto la confessione di una rinascita spirituale iniziata con l’addio alla sua vecchia vita e l’inizio del viaggio. Billy sparava, Tim no. Quando lo fa è per difendere un amico “di strada” e per cancellare per sempre il passato che gli è ripiombato addosso all’improvviso. È soltanto un attimo. Chiusa la parentesi non si fa affascinare dalla tentazione di fermarsi e riprende il suo viaggio.
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gianni lucini
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mercoledì 14 settembre 2011
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il primo sparo dopo un’ora
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Proiettato per la prima volta nell’agosto del 1968 E per tetto un cielo di stelle stabilisce un record inusuale per un western all’italiana: dall’inizio del film al momento in cui Tim, l’antieroe interpretato da Giuliano Gemma, mette mano alla pistola passa circa un’ora. Non è l’unica curiosità di questa pellicola, diretta con mano insolitamente delicata da Giulio Petroni. Il film, infatti, fa un po’ da modello per successive fortunate esperienze di altri registi. Nella coppia formata da Giuliano Gemma e Mario Adorf si possono ritrovare, infatti, molte delle caratteristiche che staranno alla base dei personaggi di Trinità e Bambino mentre il rapporto che si instaura tra i due vagabondi e la Donna Sirena sembra ispirare le vicende e le ambientazioni circensi del successivo La collina degli stivali di Giuseppe Colizzi.
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Proiettato per la prima volta nell’agosto del 1968 E per tetto un cielo di stelle stabilisce un record inusuale per un western all’italiana: dall’inizio del film al momento in cui Tim, l’antieroe interpretato da Giuliano Gemma, mette mano alla pistola passa circa un’ora. Non è l’unica curiosità di questa pellicola, diretta con mano insolitamente delicata da Giulio Petroni. Il film, infatti, fa un po’ da modello per successive fortunate esperienze di altri registi. Nella coppia formata da Giuliano Gemma e Mario Adorf si possono ritrovare, infatti, molte delle caratteristiche che staranno alla base dei personaggi di Trinità e Bambino mentre il rapporto che si instaura tra i due vagabondi e la Donna Sirena sembra ispirare le vicende e le ambientazioni circensi del successivo La collina degli stivali di Giuseppe Colizzi.
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