Uno sceriffo eroico che si sacrifica fino a morire non è un personaggio usuale nel western spagnolo cresciuto intorno ai codici del western all’italiana. In molti considerano questo film uno tra i migliori western girati dai registi spagnoli, ma non mancano i detrattori che rilevano come in alcuni passaggi la sceneggiatura sia un po’ troppo incoerente. La complessità psicologica del protagonista che alterna momenti di tranquilla razionalità a trasformazioni quasi da psicopatico è difficile da accettare da parte di chi è abituato a personaggi a tutto tondo. L’inizio con lo sceriffo rispettoso della legge che difende il prigioniero dal linciaggio è debitore al classico statunitense “Un dollaro d’onore”.
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Uno sceriffo eroico che si sacrifica fino a morire non è un personaggio usuale nel western spagnolo cresciuto intorno ai codici del western all’italiana. In molti considerano questo film uno tra i migliori western girati dai registi spagnoli, ma non mancano i detrattori che rilevano come in alcuni passaggi la sceneggiatura sia un po’ troppo incoerente. La complessità psicologica del protagonista che alterna momenti di tranquilla razionalità a trasformazioni quasi da psicopatico è difficile da accettare da parte di chi è abituato a personaggi a tutto tondo. L’inizio con lo sceriffo rispettoso della legge che difende il prigioniero dal linciaggio è debitore al classico statunitense “Un dollaro d’onore”. Il tema della vendetta che fa da filo conduttore della trama è trattato con inusuale poliedricità tanto che la morte di Moran, il cattivo di turno, avviene più per fatalità che per furia vendicatrice. L’intrecciarsi del desiderio di uccidere del protagonista con le suggestioni pacifiste assorbite dai mormoni che l’hanno allevato è lo snodo su cui si dipanano le contraddizioni del protagonista. Va aggunto che non c’è consolazione né esaltazione nel massacro finale disegnato con buona mano da Rafael Romero Machent.
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