Gian Luigi Rondi
Il film si impone all'attenzione del pubblico (al suo riso e ai suoi sospiri), esclusivamente per merito di Totò, che ci mostra ancora una volta di essere un attore di razza, toccando senza difficoltà, e anzi con risultati spesso ineccepibili, tanto le corde farsesche, a lui sempre congeniali, tanto quelle drammatiche, rivelando, in queste ultime, una sensibilità patetica e raccolta, una sofferta interiorità, una severa misura, degna davvero di ogni lode; e tali, oltre a tutto, da farci desiderare di vederlo meglio e più diffusamente impiegato in occasioni più propizie. [...]
di Gian Luigi Rondi, articolo completo (618 caratteri spazi inclusi) su 19 gennaio 1964