Agente 007, missione Goldfinger |
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Un film di Guy Hamilton.
Con Sean Connery, Honor Blackman, Gert Fröbe, Shirley Eaton, Tania Mallet, Harold Sakata.
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Titolo originale Goldfinger.
Avventura,
durata 108 min.
- Gran Bretagna 1964.
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Il film che ha reso Bond fenomeno mondiale
di Paolo PacittiFeedback: 9827 | altri commenti e recensioni di Paolo Pacitti |
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venerdì 14 giugno 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
La regia secca, rocciosa, di una durezza di smalto di Guy Hamilton conferisce al terzo eccezionale episodio della serie punte di cinismo sorprendente, bilanciato da un humour più evidente. Il film, che non lesina sui gadgets tecnologici è meno serio nel tono (a volte vicino al fumetto), con un Bond rimproverato dal capo dell'ufficio equipaggiamento "Q" disegnato dal regista con maggiore autorità. Lo sceneggiatore Richard Maibaum, abilissimo nel difficile compito di ridurre un testo per un film, scrive un capolavoro che alcuni ritengono ancora migliore del testo fleminghiano, soprattutto per la messa a fuoco dei personaggi principali, come l'ambigua Pussy Galore, la ragazza che finisce dipinta d'oro nella breve ma incisiva parte di Shirley Eaton e naturalmente Goldfinger, un cattivo forte interpretato dal bravo Gert Frobe, di cui Bond (contravvenendo a una delle regole dei normali film d'azione) rimane prigioniero per gran parte del film. Una delle ragioni del successo di Bond è la natura complessa del personaggio, la sua filosofia sulla quale dopo l'uscita di questo film sono stati scritti libri, insieme conservatrice e libera, ecologista e moderna, cavalleresca e spietata, infantilmente ludica e intelligentemente adulta. La formidabile colonna sonora di John Barry è uno degli esempi massimi di capacità di adattamento della musica alle situazioni e alle sensazioni di ogni scena, mentre il montaggio di Peter Hunt, cui i registi cominciavano a delegare alcune riprese, è ancora più secco e incisivo. La fotografia di Ted Moore, brillante e corposa nei colori e le scenografie geniali di Ken Adam concorrono in maniera considerevole ad uno smalto che forse nessun altro film di 007 ha eguagliato. Sul filo di un'emozione di una trama che permette di portare al calor bianco alcune delle situazioni tipiche del Bond-film sono da citare per bellezza almeno la partita di golf, l'inseguimento tra le Alpi svizzere e la scena finale a Fort Knox, oltre a naturalmente il più famoso tentativo di evirazione della storia del cinema, in una scena che è il culmine dell'ironia, della crudeltà, dell'astrazione tecnologica. Un film di totale evasione, il cui successo segnò un'epoca, inaugurando la Bond-mania in un mito che sarebbe diventato ancora più grande su scala planetaria con il film successivo. Un film che ha lo spirito, il tessuto e la sensualità della moda di "Playboy" e l'artificio di un cocktail con il luccichio dei fosfati che pare costituiscano il segreto del celeberrimo Martini (agitato, non mescolato).
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