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Il genere drammatico è stato sempre registicamente congeniale a Richard Brooks, anche quando ha filmato altri generi. Anche questo film (girato dopo il successo de La gatta sul tetto che scotta) non fa eccezione anche se vi sono delle aperture ironiche che non guastano visto l'argomento trattato, uno dei nervi scoperti della società americana: la libertà di culto che inesorabilmente porta alla manipolazione delle menti operato dalle più svariate sette pseudo-religiose. Il film mette bene in evidenza tutte le contraddizioni dei vari personaggi, tra razionalismo scientifico e fanatismo religioso, legati da un filo conduttore che si riassume nel personaggio Gantry-Lancaster sufficientemente canaglia e imbroglione ma anche romantico e amorevole (gli valse giustamente l'Oscar). Certo il finale dell'incendio del tempio "revivalista" ha il sapore di una vendetta divina da Antico Testamento. E' come se il regista prendesse le distanze da tutto quello visto prima e ribadisse il concetto rassicurante e tremendo allo stesso tempo del "castigo" come elemento purificatore, tuttavia il film segna una tappa nella storia del cinema americano tra '50 e '60 denunciando profeticamente l'influenza del potere mediatico (già descritto ne L'ultima minaccia), evidenziando le propensioni all'impegno socio-politico del regista.
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