Giuseppe Marotta
Cliniche universitarie. Una barella percorre silenziosamente un corridoio, fra due gelidi, compunti infermieri. Bell'inizio. Pensiamo all'individuo celato da un panno, lungo e inerte sul muto scorrere delle ruote gommate: si tratta, è probabile, di scivolare nell'al di là come nel più liscio e naturale dei foderi. “Auguri, chiunque tu sia”, mormoriamo all'invisibile paziente; se i due cerimonieri ne scandissero il nome, accompagnandolo con tutti gli eventuali e numerosi titoli (“Sua Eccellenza il barone Tizio dei Mevi, Camerlengo di su e Gran Cordone di giù”, faccio per dire) egli non potrebbe rispondere né assente ne presente. [...]
di Giuseppe Marotta, articolo completo (7248 caratteri spazi inclusi) su 1956