Giuseppe Marotta
Magari ho un debole per Edward Dmytryk. Al fatto, però: quanti sono i registi la cui firma equivalga, non tentiamo paragoni grossi, almeno al distintivo di fabbrica di una stoffa o di una penna stilografica di buona qualità? Artisti seri, "impegnati", come oggi si dice, i quali pur non avendo o non potendo avere un loro mondo (è la produzione, ovunque, che progetta i film) adoperino con vigore, con intelligenza, la materia che viene loro offerta? I registi della taglia di Chaplin, di Eisenstein, di Feyder, che si contano sulle dita di mezza mano, tutto sommato non aiutano il cinema a sollevarsi di un centimetro, sono fenomeni e basta, irripetibili: miraggi nel Sahara, che poi restituiscono la sabbia alla sabbia. [...]
di Giuseppe Marotta, articolo completo (6360 caratteri spazi inclusi) su 1956