Giuseppe Marotta
Permettetemi di esclamare: viva Charles Laughton. Quanti anni sono, venti, che ammiro questo egregio attore? Laughton, Greta Garbo, John e Lionel Barrymore, Gary Cooper, Charlie Chaplin, Bette Davis, Douglas Fairbanks... tutta un'aristocrazia del cinema. È sufficiente uno dei loro nomi per fare medaglia, stemma, araldica. I tribuni della plebe che si chiamano Tyrone Power e Ava Gardner, o Bob Hope e Rita Hayworth, o Frank Sinatra e Marilyn Monroe, vadano a nascondersi. Hanno vinto ma ci hanno riportati all'Adamo e all'Eva cinematografici, torsi vellosi e foglie di fico su lattei bacini, la povertà delle povertà e la nudità delle nudità, il paradiso terrestre degli schermi panoramici e del 3 D, in cui nessuno è cavaliere o barone di niente, una infima democrazia nella quale chi ha larghe spalle udenti fitti è il migliore, chi ha fianchi di Velletri e mammelle di Brianza e la migliore. [...]
di Giuseppe Marotta, articolo completo (6772 caratteri spazi inclusi) su 1956