Guido Aristarco
La carrozza d'oro è il film di un Renoir che ha ormai perso (e si spera non definitivamente) il gusto del francese che «beve vino rosso e mangia formaggio di Brie davanti a un autentico panorama parigino». È anche un film che arriva in ritardo, cioè anacronistico; e in quanto tale riconferma un fenomeno del dopoguerra: il decadere di alcuni idoli stranieri (dai Vidor ai Pabst, dai Carnè ai Renoir appunto) di fronte al contemporaneo affermarsi della nuova civiltà del realismo italiano. Piuttosto che avvicinarsi al realismo, sviluppare cioè le premesse e le conquiste di quella corrente (naturalistica) cui egli pur diede l'avvio nel '30 con La chienne, Jean Renoir - rinunciando agli impegni di una problematica - ha preferito continuare la via sbarrata di The River. [...]
di Guido Aristarco, articolo completo (12912 caratteri spazi inclusi) su 1 gennaio 1953