Anno | 2013 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Svizzera |
Durata | 90 minuti |
Regia di | Ivana Lalovic |
Attori | Charlie Gustafsson, Adnan Maral, Roeland Wiesnekker, Siir Eloglu, Bettina Stucky Runa Greiner, Lea Bloch. |
MYmonetro | 2,50 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 6 novembre 2013
Una gita al lago in compagnia dell'affascinante Kai metterà alla prova l'amicizia tra le quindicenni Asal e Zoe.
CONSIGLIATO NÌ
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Azal e Zoe sono migliori amiche, hanno quindici anni e trascorrono insieme l'estate che chiude il capitolo della scuola dell'obbligo e apre quello della vita adulta. Azal, più timida e portata per lo studio, non desidera altro che avere un ragazzo, mentre Zoe, più sfrontata e problematica, sogna di diventare una truccatrice professionista e di lasciare per sempre il supermercato dove la madre l'ha messa a lavorare per trasferirsi a Parigi. L'arrivo in città di Kai, un ragazzo svedese, trasforma la coppia in un trio, mettendo in serio pericolo l'amicizia tra le due storiche amiche.
Primo lungometraggio della regista svizzero-bosniaca, pur rispettando i criteri del genere "coming of age", che vuole protagonisti teenagers alle prese con l'estate del primo amore e la scadenza delle decisioni autunnali, Sitting next to Zoe manca dell'ingrediente che ha reso memorabili i migliori esempi di questo genere cinematografico. Sensibilmente privo di ironia, infatti, nel momento in cui il copione chiede conto, drammaturgicamente, del ribaltamento delle premesse e di una soluzione che apra sul futuro, il film preferisce la strada della virata drammatica, più inopportuna che imprevista, che ha tutto il sapore della facile scorciatoia piuttosto che della necessità narrativa.
La regista cattura i sentimenti d'incertezza, illusione, delusione tipici dell'età indagata, ma non personalizza abbastanza le dinamiche, preferendo affidarsi ai tòpoi della gita al lago e della notte sotto le stelle. In compenso, la direzione degli attori è matura ed efficace e i loro contributi - specie quello di Runa Greiner nel ruolo di Zoe - sono fondamentali per supplire alle lacune della scrittura e dare vita a tre protagonisti che non si dimenticano facilmente.
Visivamente, la Lalovic sembra guardare al realismo sospeso e rarefatto di alcune pellicole indipendenti americane sugli stessi temi, salvo poi contraddirsi nella scena clou della preparazione del portfolio fotografico, che improvvisamente appartiene a tutt'altro registro e abbatte la soglia della credibilità.
In generale, dunque, il film non racconta soltanto di una stagione di prove e di ingenuità ma incarna questa stessa condizione, presentandosi acerbo e ancora legato all'imitazione di modelli esterni, tanto rassicuranti quanto frenanti.