Anno | 2011 |
Genere | Documentario |
Produzione | Italia |
Durata | 60 minuti |
Regia di | Fiorella Infascelli |
MYmonetro | 3,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 24 agosto 2011
È il febbraio del 2009. Un gruppo di operai della Vinyls in cassa integrazione occupa il carcere dell'Asinara. Chiede la riapertura degli impianti. Il film è stato premiato al Festival di Venezia,
CONSIGLIATO SÌ
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Febbraio 2009. Un gruppo di operai della Vinyls in cassa integrazione occupa il carcere dell'Asinara. Chiede la riapertura degli impianti. Chiede di poter continuare a lavorare. All'inizio è una battaglia disperata, una protesta estrema. Poco alla volta, il mondo si accorge di quegli uomini sperduti su un'isola deserta, prigionieri in un carcere abbandonato: l'articolo di un giornale, un servizio televisivo, il loro blog che cresce. E poi Facebook, interviste, collegamenti, trasmissioni sempre più importanti. Una battaglia sindacale tradizionale diventa visibile grazie a strumenti di lotta non tradizionali. Ma cosa accade davvero su quell'isola? Passano i mesi. Passa un anno. Gli impianti rimangono fermi. Sembra che non sia cambiato nulla. In realtà tutto è cambiato. Fiorella Infascelli coglie con la sua macchina da presa quello che solitamente i documentari su occupazioni o lotte per la difesa dei diritti non prendono in considerazione: quanto questi eventi mutino le persone nel profondo. Gli interventi guardando in macchina, i momenti di vita condivisa danno conto di un'evoluzione, di un percorso che va oltre la dimensione dell'azione per ottenere il diritto elementare ad avere un lavoro. L'operaio che a un certo punto afferma che ha scoperto che il suo più grande desiderio è quello di poter tornare a pagare il mutuo per la casa si rivela una sorta di cartina al tornasole dell'intera situazione. Sembra una frase assurda ma sintetizza il bisogno di tornare a una normalità difficile ma comunque con degli obiettivi da raggiungere. Con quella vita davanti a sé che il sistema sociale che da noi sembra essere il preferito da chi governa è impegnato a cancellare facendo della precarietà l'unica forma possibile. E' contro questa cancellazione di un futuro che è necessario impegnarsi. Perché chi lotta può perdere ma chi non lotta ha già perso.